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Solve et Coagula - pagina 10



Capitolo 1 - parte 10

Luisa la vide poi passare con passo svelto e sparire dal lato opposto della stanza. Tese poi l’orecchio per sentire i suoni che provenivano dalla cucina. Ecco che Alessandra apriva e richiudeva la porta del frigo; poi prendeva un bicchiere dalla credenza, lo posava sul tavolo e lo riempiva con uno dei suoi succhi di frutta…
Una delle tante cose di Alessandra di cui Luisa non poteva fare a meno di stupirsi era che suonasse il violoncello. Non si considerava certo un’esperta di musica, soprattutto classica, ma spontaneamente lei associava nella sua immaginazione quello strumento a una figura molto diversa da quella della sua inquilina. Pensava a una donna o ragazza alta, dal volto ovale, dai capelli corvini e magari dall’espressione malinconica. Sapeva però che si trattava solo di una suggestione provocata dalla particolare timbrica del violoncello, così cupa e misteriosa almeno nel suo registro grave. C’era poi il discorso delle dimensioni: Luisa cercava di immaginarsi Alessandra che lo suonava da seduta e la vedeva quasi scomparire dietro lo strumento.
In quel momento la ragazza rientrò nella stanza e con lo stesso passo svelto di prima si avviò verso il corridoio. Non era certo la prima volta che lo faceva sotto i suoi occhi, ma era la prima volta che Luisa sentiva di doverla fermare, in un modo nell’altro.
«Alessandra!» esclamò con forza, quasi contasse sul potere del suono della parola per impedirle di lasciare la stanza.
In un certo senso fu quello che accadde, perché la ragazza si arrestò all’istante. Poi si volse lentamente a guardarla.
«Ti piacciono le fiabe?» continuò Luisa, quando i loro sguardi si incontrarono.
Alessandra rimase per alcuni istanti immobile a guardarla in silenzio con i suoi grandi occhi azzurri, poi finalmente si decise a rispondere: «Sì».
Luisa era perplessa. Qualcosa non andava in quella risposta, come anche nell’espressione del volto della ragazza. Avrebbe dovuto chiedere perché le faceva quella domanda, no? Almeno lei, al posto suo, avrebbe accompagnato la sua risposta con una domanda: «Sì, perché?» avrebbe detto. O, al limite, avrebbe accompagnato il suo con un punto interrogativo negli occhi. Va be’, pensò ancora Luisa, ognuno è fatto a modo suo.
«Posso leggertene una?» aggiunse.
Stavolta la ragazza annuì semplicemente con un cenno della testa. Un cenno neutro, avrebbe detto ancora Luisa, né esitante né deciso.
«Si intitola Zio Lupo. A me la raccontava mia nonna. Ascolta».
Solo che in quel momento Luisa si sentì precipitare, suo malgrado, nell’imbarazzo. In fondo, davanti a lei ad ascoltarla c’era pur sempre una musicista, cioè una persona perfettamente in grado di giudicare le qualità di una voce, le sue sfumature espressive, la dizione... E si rendeva anche conto, allo stesso tempo, di desiderare terribilmente di fare bella figura con la sua inquilina. D’altronde aveva dovuto improvvisare e leggerle la fiaba che aveva sotto il naso era la sola idea che le fosse venuta lì per lì.
Si fece così coraggio e lesse per la seconda volta la storia di Zio Lupo, ad alta voce stavolta.

(Il dedalo delle storie, martedì 3 settembre 2013)

>> pagina 11

Commenti

  1. Un bel viaggio in se stessi..... non sempre ci conosciamo bene così come crediamo. I ricordi che tornano come da una nebbia possono aiutarci a vedere meglio. Ma anche a confonderci

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    1. Grazie del commento, Patricia!
      Nella prima parte di Solve et Coagula, apro la storia a diverse possibili linee di narrazione. Il progetto prevedeva infatti che chiunque potesse agganciarsi alla storia e proseguirla in altre direzioni. Per cui avevo offerto una possibilità horror suggerendo che Alessandra potesse essere un vampiro o un fantasma, una possibilità erotica suggerendo un'attrazione fisica da parte di Luisa nei confronti dell'inquilina e così via.
      Da pagina 70 la storia segue invece un percorso più univoco anche se l'improvvisazione costante rende impossibile una completa linearità.

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    2. Avevo intuito che davanti ai nostri occhi ci sono più percorsi.
      Non sapevo però della possibilità di agganciarsi alla storia da parte dei lettori. Sono arrivata in g+ che la novel era già avanti....
      L'idea di non sapere però quale strada prenderà l'autore, il sentirsi per un momento spiazzati di fronte alla sua scelta è quello che rende un libro intrigante.
      La continua scoperta, l'illudersi di aver trovato la direzine giusta e poi scoprire che no, non era proprio quella.
      Proseguo nella lettura e poi ti dico!
      Ciaooo

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    3. Io stesso all'inizio inizio mi sono agganciato alle parti di altre due persone...

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    4. L'ho visto iniziando a leggere..
      Quando sono arrivata su g+ tu ne avevi già postate parecchie parti

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  2. Si tratta di un esperimento difficilissimo, peggio che scrivere un libro a quattro mani. È come se tu fossi un druido!

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    1. In certi momenti sono stato anche sul punto di pentirmi di averlo iniziato. Però mi sta dando anche qualche soddisfazione. Il numero dei lettori è andato crescendo nel tempo mentre sembra che di regola, in questo genere di operazioni, si verifichi il contrario. E anche la pausa di quattro mesi tra la prima e la seconda parte ha fatto meno vittime del previsto.

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    2. Come avevo già scritto in altre occasioni, non riuscirei a condurre in porto una cosa del genere. Avrei paura di perdere la bussola durante la navigazione... Ad ogni modo la soddisfazione di vedere i lettori crescere dev'essere impagabile!

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