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Visualizzazione dei post con l'etichetta Vaughn Bodé
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Bodetori ovvero Impressioni di primavera

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Nessuno si spaventi! Questa a cui assistete non è una resurrezione del blog, che non è in vista né a breve, né a medio né a lungo termine. La ragione dell'esistenza di questo post è la sua autocostruzione, nella mia mente, nel corso della lettura, ad aprile, dello speciale di Linus "Quando muore un eroe", dedicato alla scomparsa del mangaka Akira Toriyama . Queste mini-monografie interne a Linus , io a volte le leggo per intero, altre volte solo in parte e a volte le scarto del tutto, a seconda dei casi, ovverosia del mio interesse per il personaggio trattato. Su Akira Toriyama, in particolare, non nutrivo nessun interesse definito, ma, incuriosito dalla sua parte iniziale, sull' origine dei manga , ho finito per leggere lo speciale quasi per intero. Ed è appunto nel corso della sua lettura che si è formata nella mia mente un'associazione spontanea e ripetuta tra i disegni di Toriyama, che scoprivo per la prima volta, e quelli, che frequento viceversa da quasi t...

Walli Elmlark, la Strega Bianca di New York ovvero Cercavo Bodé e ho trovato... Bowie (e Fripp)! /2

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Chiusa la parentesi britannica di The Cosmic Children , Walli Elmlark ritorna a New York, dove diventa titolare, sul rock magazine  Circus -  sorta di versione metallara di  Rolling Stone -  di una rubrica fissa sui dietro le quinte del mondo musicale, e dà alle stampe, sempre nel 1972, il libro  Rock Raps of the 70’s , scritto a quattro mani con l'amico occultista  Timothy Green Beckley , direttore dell'Istituto di New York dove lei insegna magia. Lo stesso Beckley, nel numero 549 di  Conspiracy Journal , ci offre questa interessante descrizione di lei: Wallie era conosciuta da tutti come la Strega Bianca di New York. A causa dei suoi contatti con l’industria discografica aveva consolidato una clientela eclettica a cui offrire la sua guida spirituale, oltre a occasionali incantesimi per la buona sorte o la riuscita in amore, sempre di natura positiva. Non si cimentava con la magia nera e neanche...

Walli Elmlark, la Strega Bianca di New York ovvero Cercavo Bodé e ho trovato... Bowie (e Fripp)! /1

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Il post che vi apprestate a leggere, spero con vostra soddisfazione, è un caso esemplare di come una ricerca intrapresa in un senso porti da tutt'altra parte e si finisca per scrivere qualcosa di completamente diverso da quel che si immaginava all'inizio. Tutto nasce, in questo caso, da una tavola a fumetti della serie Deadbone Erotica di Vaughn Bodé (serie di cui mi sono occupato in particolare in questo post della mia biografia  Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto ). Apparsa su un numero della rivista  Cavalier del 1973, la tavola citata è occupata quasi per intero, nella sua metà superiore, da una grande vignetta con un volto di donna accompagnato da un nome: Walli Elmlark . Incuriosito dall'insolito dettaglio, ho deciso di vedere cosa usciva fuori digitando questo nome sul motore di ricerca e devo dire che il risultato ha largamente disatteso le mie aspettative: se anche appare evidente, dal tipo di omaggio che lui le ha riservato, che...

The Studio Section Four: Jeffrey Catherine Jones /5

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L’elemento sensuale è molto importante nella mia opera. Senza, essa sembrerebbe vuota. È ciò che in parte mi risuona quando osservo i Maestri: Rodin, Degas, Whistler. Non empatizzo però altrettanto bene con un pittore come Delacroix. Mi sembra che affronti la sensualità con la mano pesante. * * * La svolta fondamentale nella cronologia di Idyl arriva nella tavola ospitata sul numero di National Lampoon del febbraio 1974 (e riprodotta, ingrandibile, qui a sinistra), dove il personaggio Idyl trova infine una fisionomia definita e diventa il protagonista fisso della striscia. Si tratta di una donna, come spiegherà anni dopo Jeff Jones in un'intervista: …nata già incinta, una donna realizzata, che rifiutava la logica maschile. Idyl non ha mai partorito e non lo avrebbe fatto neanche in futuro. Era inconsapevole del suo stato, così come era inconsapevole delle sue braccia. Era il suo stato naturale… una anti-caricatura della percezione ordinaria. “Anti-caricatu...

The Studio Section Four - Jeffrey Catherine Jones /4

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Sono un romantico e un pittore, e amo le donne... le forme femminili riflettono la luce con una tale semplicità e una tale bellezza. (Jeffrey Catherine Jones) * * * Nella seconda puntata dello speciale in due parti dedicato al  National Lampoon  avevo mostrato come, grazie alla lungimiranza del direttore artistico Michael Gross, sia  Jeff Jones  che  Vaughn Bodé  fossero approdati, pressoché in contemporanea, nella sezione  Funny Pages  dell’irriverente magazine. Per la precisione, Jeff Jones esordisce nel numero del gennaio 1972 con la prima tavola di  Idyl , Vaughn Bodè nel successivo numero di Febbraio, con la prima tavola di un rinnovato  Cheech Wizard . Vaughn Bodé, da parte sua, non era nuovo a questo genere di iniziative. Fin dal 1969, le pagine della rivista “per soli uomini”  Cavalier  ospitavano con regolarità le tavole autoconclusive del suo  Deadbone Erotica,  a cui si erano aggiunt...

The Studio Section Four - Jeffrey Catherine Jones /3

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La mia speranza è che ogni mia opera mi lasci insoddisfatto. Questo mi dà la spinta per passare all'opera successiva. Il giorno che penserò di aver creato qualcosa di grande finirà tutto. * * * Un anno importante per Jeff Jones  (per ora continuerò a chiamarlo così, a dispetto dei titoli dei post) è il 1969. Una storia da lui disegnata - forse nel 1966, se è vero ciò che riportano le cronache - su testi di  Bill Pearson , trova posto sul numero 6 di  Witzend , presumibilmente proprio grazie al passaggio di testimone da  Wallace (Wally) Wood  (1927-1981), che aveva curato, tra il 1966 e il 1968, i primi quattro numeri della  prozine , allo stesso Pearson. Copertina di Jeff Jones per The W.C. Fields Book ( Witzend # 9, 1973) In realtà  Witzend  l'abbiamo già incontrata in passato su questo blog, per l'esattezza nella  seconda parte della mia biografia artistica su Vaughn Bodé ; ma allora, preso co...

The Studio - Secondo intermezzo Parte 2: Oh Funny Pages! (1972-73)

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A curare la veste editoriale del magazine National Lampoon furono chiamati in origine i grafici dei Cloud Studios , la cui filosofia di lavoro coincideva più o meno con quella degli autori di fumetti (ma non solo) underground: evitare per quanto possibile di apparire professionali e accurati e fare della propria (apparente) sciatteria un punto di merito. Una filosofia operativa che si rifletté nell'aspetto grafico dei primi sette numeri, pubblicati tra l'aprile e l'ottobre del 1970, prima che Matty Simmons e Leo Mogel , i boss della Twenty First Communications , si decidessero per un sostanziale cambio di rotta. I due imprenditori erano convinti che una grafica più accurata - più mainstream - avrebbe inevitabilmente attratto un pubblico di lettori più ampio e variegato, con un conseguente aumento delle vendite. Detto fatto, licenziarono i Cloud Studios e arruolarono al loro posto l'ex grafico di Cosmopolitan , Michael Gross . Gli effetti della cura Gross...