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Walli Elmlark, la Strega Bianca di New York ovvero Cercavo Bodé e ho trovato... Bowie (e Fripp)! /2




Chiusa la parentesi britannica di The Cosmic Children, Walli Elmlark ritorna a New York, dove diventa titolare, sul rock magazine Circus - sorta di versione metallara di Rolling Stone - di una rubrica fissa sui dietro le quinte del mondo musicale, e dà alle stampe, sempre nel 1972, il libro Rock Raps of the 70’s, scritto a quattro mani con l'amico occultista Timothy Green Beckley, direttore dell'Istituto di New York dove lei insegna magia.

Lo stesso Beckley, nel numero 549 di Conspiracy Journal, ci offre questa interessante descrizione di lei:
Wallie era conosciuta da tutti come la Strega Bianca di New York. A causa dei suoi contatti con l’industria discografica aveva consolidato una clientela eclettica a cui offrire la sua guida spirituale, oltre a occasionali incantesimi per la buona sorte o la riuscita in amore, sempre di natura positiva. Non si cimentava con la magia nera e neanche con quella detta “gris gris”, una forma di “magia grigia” di New Orleans che comprendeva l’uso di bamboline e  talismani da tenere nelle proprie borse di magia. Walli era vitale, ingegnosa, piena di energia, mentalmente lucida e decisamente attraente nei suoi fluttuanti abiti bianchi e i suoi ornamenti d’argento alla moda. Per non parlare dei suoi lunghi capelli neri attraversati da strisce di colore verde.

Ma veniamo ora, dopo la versione di Marc Spitz del 2009 che ho presentato nella prima parte, alla precedente versione della storia offerta da Angela "Angie" Bowie, ex moglie del cantante. Nel suo già citato testo autobiografico del 1993, Backstage Passes: Life On The Wild Side With David Bowie, Angie si assume in pieno, al posto di Cherry Vanilla, la paternità della decisione di interpellare Walli Elmlark. Ecco cosa scrive a pag. 299 del suo libro (traduzione mia):
Se David non era in grado di salvarsi approdando alla mia visione delle cose, allora dovevo essere io ad adottare la sua. Dovevo saltare con lui nel suo nido di demoni e fantasmi e venire a patti con loro secondo i suoi termini.
Fortunatamente avevo gli strumenti per farlo. Nella mia agenda avevo il numero di telefono di Walli Elmlark, una strega bianca del tutto rispettabile che David ed io avevamo incontrato a Londra dove stava lavorando con Robert Fripp al bizzarro progetto di un disco sulle percezioni extra-sensoriali. Walli era grandiosa; conosceva molto bene il suo mestiere, e aveva anche l'aspetto giusto - molto pallida e gotica, con zigomi scolpiti alla maniera di una gitana slava - e per mia fortuna, era a casa per rispondere alla mia chiamata. Le spiegai la situazione e lei mi dette una prescrizione per via telefonica: un rituale con l'impiego di erbe accompagnato da letture dal Libro tibetano dei morti (che David aveva con sé dai tempi del suo noviziato come monaco buddista) avrebbe ristabilito un momentaneo equilibrio.
La notizia che avevo delle istruzioni di Walli fu di per sé rincuorante per David, che si calmò un poco. Acconsentì perfino a mangiare - a patto che io, e solo io, toccassi il suo cibo. Andai in cucina, gli preparai un piatto e glielo portai nella sua stanza.

Anche il seguito è interessante, ma non posso certo trasferire qui l'intero libro. Spostiamoci quindi adesso un po' più avanti, a pagina 303. Finora David e Angie a Los Angeles erano ospiti di una coppia di amici, Michael e Nancy Lippman, ma adesso decidono di cercarsi una casa tutta per loro. E anche in questo caso, niente Glenn Hughes, Charles Manson e casa di Los Feliz:
David non acconsentì però a trasferirsi nella casa ideale che avevo trovato per noi dopo molte ricerche. Era una bellissima casa Art Deco con sei acri di terreno; una splendida tenuta dall'enorme valore venduta per soli 300,000 dollari. Ma lui si accorse di un dettaglio che io non avevo notato: un esagramma dipinto sul pavimento di una stanza circolare dalla precedente proprietaria, Gipsy Rose Lee, ed ebbe una crisi isterica. Ora Angie era in combutta con il diavolo. Perché altrimenti avrebbe provato ad attirarlo in una simile trappola?
Un bel po' di coccole e rassicurazioni ci fecero superare la crisi, e io trovai la casa di Doheny Drive. Costruita alla fine degli anni '50 o all'inizio dei '60, era un cubo bianco che circondava una piscina coperta. A David il posto piaceva, ma io pensavo che fosse troppo piccolo per soddisfare a lungo le nostre esigenze, e non andavo pazza per la piscina. Nella mia esperienza, le piscine coperte sono sempre un problema.
Questa non faceva eccezione, anche se in un modo diverso dal solito. Aveva un inconveniente in cui non mi ero mai imbattuta e di cui mai avevo avuto notizia prima di allora: era abitata da Satana. David mi disse che aveva visto con i suoi occhi LUI sollevarsi dalla piscina.
Daccapo a Walli Elmlark, quindi, e stavolta con una bella gatta da pelare. David voleva un esorcismo.
Una chiesa greca ortodossa di Los Angels avrebbe potuto farlo per noi - c'era un prete disponibile per quel genere di servizio, mi fu detto - ma David non ne volle sapere. Niente estranei in casa, replicò. Ed eccoci così con nient'altro in mano che le istruzioni di Walli Elmlark e qualche centinaio di dollari di libri, talismani e altri aggeggi provenienti dai migliori empori dell'occulto di Los Angeles.
Lui era già pronto e carico. I libri e gli strumenti appropriati disposti su un leggio vecchio stile. L'incantesimo ebbe inizio e sebbene io non capissi né il senso delle parole né in quale lingua fossero non potei evitare che una sensazione di gelo mi crescesse dentro mentre David continuava la sua cantilena.
Non c'è modo facile o garbato per dirlo, così lo dirò nel modo più diretto. A un certo punto del rituale, la piscina iniziò a ribollire – o, meglio ancora, ad agitarsi – in una maniera non attribuibile ai filtri della vasca o quant'altro”. "Bene caro, non sei forse astuto? Sembra che stia funzionando. Non pensi che qualcosa là dentro si stia muovendo?" dissi, cercando di sdrammatizzare. Ma non ressi a lungo. Perfino dopo le mie recenti esperienze faticavo ad accettare quello a cui stavo assistendo.

Angie continua dicendo che nelle ore seguenti prese a scrutare di tanto in tanto attraverso la porta a vetri che portava alla piscina e a un certo punto rimase esterrefatta da quel che vide:
Sul fondo della piscina c'era ora una grande ombra, o macchia, che non c'era prima del rituale: aveva la forma di una bestia degli inferi, mi ricordava quei gargoyle contorti e tormentati che urlano in silenzio dalle guglie delle cattedrali medievali: era repellente, scioccante, malevola, mi spaventava. Indietreggiai sentendomi molto strana, attraversai l'androne di casa e dissi a David quel che avevo visto, cercando di mostrare non-chalance ma senza grande successo. Lui sbiancò in volto, ma poi si riprese abbastanza da passare il resto della notte a sniffare coca. Senza però mai avvicinarsi alla piscina. Ancora oggi non so cosa pensare di quella notte. E' in totale contrasto con il mio pragmatismo e la mia fede quotidiana nell'integrità del mondo "normale", e mi confonde molto. Ciò che mi turba di più è sapere che se mi si dicesse che quella macchia era il marchio di Satana, non avrei cosa obiettare. David, naturalmente, insistette per cambiar casa il prima possibile, come abbiamo poi fatto, ma ho sentito da fonti attendibili (Michael Lippman per esempio, l'agente immobiliare della proprietà) che gli inquilini successivi non sono stati in grado di rimuovere la macchia. Anche se la piscina è stata ridipinta più volte, è sempre tornata.

Secondo Marc Spitz, Walli Elmlark scrisse successivamente "una serie di formule e incantesimi per Bowie, nel caso i demoni avessero fatto ritorno, e i due rimasero in contatto per per tutto il tempo in cui lui continuò a lottare contro le forze oscure”.
Del seguito, poi, della vita di Walli Elmlark e della sua fine, si sa molto poco. Ancora Spitz scrive che la donna "lasciò questo piano dell'esistenza nel 1991". Ma sembra più probabile che se ne sia andata prima. Nel forum della Webzine musicale The Gear Page, qualcuno che le fu amico ha lasciato una delle rarissime testimonianze in rete su di lei, dove scrive che Walli morì mentre era al telefono con lui, dopo aver ingerito una dose letale di barbiturici. Era, scrive, il 1979 o il 1980.

Tesi, questa, che sembra anche suffragata da alcune parole, un po' sibilline, di Timothy Green Beckley:
Passarono gli anni e Walli andò incontro a una morte prematura, perché nonostante l’impatto enorme e positivo che ebbe su quasi chiunque la incontrò, non riuscì a scacciare dalla sua vita i suoi personali demoni interiori….

E questo, per ora, è tutto quel che ho reperito della biografia di Walli Elmlark. Non voglio però ancora dichiarare concluso l'articolo, non senza aver richiuso il cerchio e riproposto l'immagine di apertura della sua prima parte.




Tra i dettagli insoliti che si possono notare nell'immagine, ve ne è uno appena accennato che mi ha dato da pensare: una piccola ferita sul petto di Walli da cui escono delle gocce di sangue. Che significa? Ho provato a darmi delle risposte e ne ho trovate due che sono solo delle mie ipotesi e vanno quindi prese con le pinze.
La prima, si fonda su certe affinità che mi sembra di riscontrare tra Walli Elmlark e Vaughn Bodé, in particolare riguardo al loro condurre la vita su due binari all'apparenza paralleli, ma che in realtà possono benissimo aver finito per incontrarsi in Elmlark come hanno fatto in Bodé. Chi ha letto i post della mia biografia sul messia del fumetto sa che Bodé affiancava alla sua ricerca spirituale l'arte della trasgressione, preferibilmente negli ambienti del S&M e del bondage. La moglie Barbara ricorda come lui rincasasse, dopo le sue sessioni notturne, ricoperto di lividi e piccole ferite. Walli Elmlark, dal canto suo, lavorava o aveva comunque lavorato in un night club. La piccola ferita nel ritratto significa forse che anche lei si spingeva oltre, fino a frequentare determinati ambienti?
La seconda ipotesi a cui ho pensato è più sottile, e credo per questo ancor meno verificabile dell'altra: la possibilità che Bodé abbia voluto indicare in questo modo la dedizione agli altri di Walli Elmlark, ricorrendo a un'antica simbologia, del pellicano che si ferisce il petto con il becco per nutrire del proprio sangue i suoi pulcini.


* * *


Principali fonti utilizzate

Angela Bowie with Patrick Carr, Backstage Passes: Life on the Wild Side with David Bowie. Cooper Square Press, 1993.

Marc Spitz, Bowie: A Biography. Crown Publishing Group, 2009.

Andrea C. Soncini, King Crimson. Gli anni prog. Giunti, 2018.

MEET THE MYSTERIOUS ‘WHITE WITCH’ WHO EXORCISED DAVID BOWIE’S COCAINE PALACE by Martin Schneider (2015). In: Dangerous Minds

DAVID BOWIE: "STARMAN" by Timothy Green Beckley (2016) in: More Dark than Shark

* L'immagine di apertura del post è un dettaglio della copertina di Rock raps of the 70's by Walli Elmlark and Timothy Green Beckley. Drake,1972.

Commenti

  1. Inutile dire che il racconto di Angela Bowie fa venire i brividi, tanto più che, lo sto notando proprio adesso, sul pavimenti del salotto della mia nuova casa c'è un ottagramma iscritto in un cerchio... (e io che pensavo fosse solo il pentagramma ad essere diabolico...)
    PS: l'ipoptesi del pellicano mi piace di più! ^_^

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    1. Ah ah, a me è capitato anche di peggio. Una ragazza di Bologna che aveva nel suo appartamento una strana stanza ottagonale. Ricordo che per tutto il tempo che vi sono stato dentro ho avuto la sensazione come di qualcosa di strisciante pronto a ghermirmi alle spalle ;-D
      Sì, anche a me convince di più l'ipotesi pellicano, anche se non mi sento del tutto di scartare l'altra. Grazie Obs :-)

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  2. Anch'io propendo per la donna-pellicano. Riguardo le ossessioni di Bowie, ricordo alcune sue interviste in anni più recenti, prima della morte, in cui ne faceva accenno, precisando però che ormai il suo cervello e la sua memoria erano pieni di "buchi".

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    1. Grazie Ariano, per ora la donna-pellicano è saldamente in testa nel sondaggio ;-)

      Riguardo all'ultimo Bowie, ho pensato tra l'altro a come nella sua ultima clip musicale, quella relativa a Blackstar non a Lazarus, lui sembri aver cercato di ricollegarsi alle esperienze di quel lontano periodo della sua vita, ma filtrate attraverso una maggior consapevolezza.

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  3. Sono stato un fan di Bowie da ragazzino, non mi perdevo un articolo su Ciao 2001. Questo sembra un po' una storia di quelle che si leggevano allora...

    Sono comunque abbastanza distaccato da certe simbologie, non mi hanno mai attirato, anche se chiaramente hanno un certo fascino

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    1. Ero anch'io un accanito lettore di Ciao 2001, ma non ricordo che vi comparissero storie di questo tipo. Chissà, forse non mi interessavano abbastanza da essermi rimaste impresse... In genere, come te, non mi interesso di queste cose - diciamo che appartengo a quella categoria di persone che non hanno bisogno dei miracoli per credere in qualcosa d'ulteriore ;-) - ma quando mi ci imbatto, un certo fascino anch'io lo subisco. Non ho comunque mai retto per più di cinque minuti un programma di Roberto Giacobbo. Mi piaceva il modo in cui argomenti vicini a questi venivano trattati da Mino D'Amato in "Alla ricerca dell'arca", ma penso quello sia stato un caso pressoché unico nella storia della televisione.
      Grazie e a presto, Ferruccio :-)

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    2. Più che altro c'erano articoli che ti facevano pensare a storie del genere

      "Non ho comunque mai retto per più di cinque minuti un programma di Roberto Giacobbo. Mi piaceva il modo in cui argomenti vicini a questi venivano trattati da Mino D'Amato in "Alla ricerca dell'arca", ma penso quello sia stato un caso pressoché unico nella storia della televisione."
      Su questo punto siamo più che simili

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    3. Grazie Ferruccio, mi fa piacere saperlo :-)

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  4. Ciao Kukuviza e grazie per il commento :-)

    Sul cognome di Walli non so dirti nulla, perché davvero i dati biografici su di lei, almeno in rete e nei tre libri che sono riuscito a consultare, sono ridotti all'osso. Ho visto che il suo amico Timothy Green Beckley ha pubblicato appena tre mesi fa una sua biografia e spero prima o poi di metterci le mani sopra, anche se titolo e copertina non sono proprio del genere che mi invogliano a leggere un libro.

    Anche riguardo al perché non abbia operato direttamente lei non so che dire. Forse perché Los Angeles non è proprio dietro l'angolo rispetto a New York e lei in quel periodo non poteva muoversi più di tanto? Altro non mi viene in mente.

    Infine, sul "venuto fuori". Secondo me ne è venuto fuori in parte già nel periodo berlinese e del tutto direi da Let's Dance in poi. Comunque, come ho scritto sopra a Ariano, ascoltando il suo ultimo disco ho avuto l'impressione che abbia volutamente scelto di morire rientrandoci consapevolmente in quel periodo. Del resto già da un po' i suoi lavori mi davano l'idea di un lento ma progressivo riavvicinamento.

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    1. Ops, Kukuviza, è successa una cosa strana. Come ho fatto altre volte, ho eliminato la mia risposta al tuo commento perché avevo fatto un errore e volevo ripubblicarla corretta. Ma insieme è sparito anche il tuo commento :-(

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    2. Non ti preoccupare per il commento perduto. E poi si desume dalla tua risposta.
      In effetti questa Walli sembra aver lasciato poche tracce. Il cognome a me sembra inventato perché composto da Elm + Lark. Olmo + allodola potrebbe avere un senso simbolico soprattutto se lei praticava la Wicca.

      Intendi che musicalmente Bowie si riavvicinava a quel periodo? Potrebbe essere spero che però senza quei malesseri, paranoie e altro che devono essere stati piuttosto brutti.

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    3. No, non musicalmente, Kukuviza. La musica è totalmente diversa ed è la diretta prosecuzione della sua evoluzione artistica. E' che, soprattutto nella progressione delle clip musicali degli ultimi anni, è ravvisabile un altrettanto progressivo ritorno a temi e atmosfere dell'occulto. Quasi come se prima di andarsene avesse voluto richiudere il cerchio con se stesso.

      Interessante poi la tua tesi sul nome. E del tutto verosimile. Spero prima o poi di poterla verificare :-)

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  5. Mi sono venuti i brividi a leggere del rituale, la piscina e tutto il resto... Oo
    Ora ti dico la mia, anche rispetto al precedente post: non penso sia un caso che Bowie interpreti, nella mitologia di Twin Peaks, un certo personaggio specifico... ;)

    Moz-

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    1. Ah, ecco svelato l'arcano. Purtroppo non ho seguito Twin Peaks, perché all'epoca in cui trasmettevano la prima serie guardavo poco e nulla di televisione. Cercherò comunque di documentarmi almeno sulla parte di Bowie, visto che mi hai stuzzicato la curiosità ;-)

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  6. Ciao Ivan come stai?
    Scusami la sfrontatezza ma passo di qua per segnalarti una mia recensione su il buio in sala

    https://ilbuioinsala.blogspot.com/2019/05/recensione-della-serie-si-no-thagues.html?m=1

    Se passi a leggere mi farà piacere.
    Non so se ti piacciono le serie Netflix.
    Questa è autoconclusiva di dieci puntate.
    Leggermente fantascientifica e soprattutto non è americana ma spagnola.
    Ciao
    Ah passerò da te con calma .
    C’ho ancora na cosa da chiedererti sulle 120 giornate .
    Buona domenica

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    Risposte
    1. Ciao Max e bentornato! No, serie tv praticamente non ne seguo, a parte rarissime eccezioni in cui il soggetto mi interessa in modo particolare, come è successo, per esempio nella primavera 2018 con Picnic at Hanging Rock di Amazon Prime. Ecco quella è l'ultima che ho guardato. Darò comunque un'occhiata al tuo post e se l'incipit mi attrae andrò avanti nella lettura ;-)
      Quando vuoi, per la domanda, io sono qui.

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  7. Temo non sapremo mai quanto di questa storia sia vera, e quanta sia frutto di fantasia e magari del consumo di droghe. Però ti dà sicuramente una spaccato di quel decennio, dove gli incubi erano esoterici e non digitali, come nel contemporaneo.
    Ma tutta questa vicenda ha avuto qualche riflesso sull'attività musicale di Bowie?

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    1. Riflessi sull'attività musicale direi proprio di sì, Marco. Perché c'è stata poi tutta la fase di rigetto, che ha portato prima ai dischi iper-cerebrali del periodo berlinese, poi all'edonismo musicale di Let's Dance e Tonight, e ancora dopo al dionisismo di stampo Nietzschiano dell'esperienza dei Tin Machine.

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  8. Nel leggere il resoconto delle esperienze con il rituale e la piscina che ribolliva, e la macchia nera... mi è venuto voglia di andare a nascondermi sotto il divano. Il problema era che mi trovavo sull'autobus, e quindi risultava abbastanza scomodo! Non conosco a fondo la biografia di David Bowie, che ho adorato, ma la moglie Angie mi sembra una figura più equilibrata e pratica del marito.

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    1. Io pensavo di conoscere abbastanza bene la biografia di Bowie, ma evidentemente mi illudevo. Le interviste e gli articoli di giornale a quanto pare non sono abbastanza, servono i tomi di centinaia di pagine ;-)
      La moglie era sicuramente più equilibrata del marito all'epoca, ma nulla mi dissuade dall'idea che il tempo sia stato amico di David e l'avanzare dell'età lo abbia reso, in una misura che non posso quantificare, un uomo saggio.

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