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Visualizzazione dei post da settembre, 2014
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La mia prima libreria /1 - La stella d'oro

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Chiunque ami i libri, può nominare una dozzina di titoli, che in quanto gli disserrano l’anima, gli aprono gli occhi alla realtà, per lui sono libri preziosi. Non ha alcuna importanza quale stima ne facciano gli studiosi e i critici, gli specialisti e le autorità: per colui che ne sia toccato nel profondo, questi libri sono il non plus ultra. Henry Miller, I libri nella mia vita , pag. 205 * * * Con questo secondo post dedicato al mio Progetto di autobiobibliografia torno inevitabilmente a risalire all'indietro la corrente del tempo, stavolta fino alla primavera del 1971 e al primo cambio di casa della mia vita. Avevo dieci anni e mezzo allora, e io vissi l'evento come una sorta di cacciata dal mio primo, personale paradiso terrestre, anche a causa della coincidenza temporale con la fine dell'infanzia. Ma la coincidenza che più importa qui è un'altra, quella con lo smantellamento, di necessità, della mia prima libreria - un mobile scarno ma a suo modo

Bathory II - Darvulia

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Dopo l'arrivo di Darvulia, nel castello non ci furono più che pianti e litigi. Questa frase, tratta ancora dal libro La contessa sanguinaria di Valentine Penrose sintetizza a meraviglia il "salto di qualità" che il suo ingresso in scena fa compiere alla vicenda di Erzsébet Báthory. E, una volta tanto, la cronaca storica e il film di cui mi sto occupando sembrano andare d'accordo. Almeno in parte. Sembra che prima dell'avvento della "strega della foresta", Anna detta Darvulia , Erzsébet si limitasse a punire le sue serve nel caso di loro mancanze. Il grado di crudeltà di queste punizioni è materia di dibattito. La più eccessiva da questo punto di vista, sembra essere quella di una ragazza ricoperta tutta di miele e poi esposta all'aggressione di vespe e formiche. Se vi sono state delle morti prima dell'avvento di Darvulia, e non è detto, furono conseguenze indesiderate di punizioni che al loro inizio non erano state concepite per ucc

Solve et Coagula - pagina 84

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Capitolo 7 - parte 2 Alla fine Giulia non si era limitata a portare solo gli ingredienti che le erano serviti per realizzare il dolce, uno strudel di farina integrale con frutta di stagione e dolcificato con uvetta e malto d’orzo. Dietro consiglio delle sue amiche del corso di danza aveva anche comprato un assortimento di diversi tipi di germogli ed era con questi che lei e Luisa avevano preparato l’insalata, con aggiunta di erba cipollina, prezzemolo, cavolo verza e zenzero – proprio come suggeriva una delle ricette. Il resto del menu consisteva in pappa al pomodoro, cous cous con ragù di verdure, zucchine ripiene, crema di cavolfiori al latte di riso, insalata di germogli di humus di ceci. Le due ragazze, entrambe poco dotate in ambito culinario, continuavano a guardare l’assortimento di piatti sul tavolo di cucina, stentando ancora a credere che tutto quel ben di dio fosse uscito dalle loro mani. Si sentivano un po' come se avessero sommato tra loro due zeri e ottenuto,

I miei sette personaggi letterari preferiti

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Circa due mesi fa, il 6 agosto, Daniele Imperi ha pubblicato sul suo blog il post I miei sette personaggi letterari preferiti . Come mi accade in genere in questi casi, mi sono sentito spinto a lasciare un commento di risposta e ho così elencato a mia volta i miei sette personaggi letterari preferiti. Che sono, in ordine sparso: 1) Simona della “Storia dell’occhio” di Bataille. 2-3) Sia Margherita che il Maestro, protagonisti del romanzo-capolavoro di Bulgakov. 4) Teresa, la protagonista del libro “Lilla Stjaerna” di John Ajvide Lindqvist. 5) Eli, ancora da Lindqvist (“Lasciami entrare”). 6) Carmilla. 7) Marcel, alter ego di Proust nella Recherche. Ma ora che mi accingo a dedicare loro un post, mi si pone anche un dilemma: i sette nomi sono gli stessi di due mesi fa oppure, a mente fredda, è cambiato qualcosa? Vediamolo subito. 1) Simona (italianizzo per praticità il nome femminile francese Simone, che crea evidenti problemi di genere nella nostra lingua scritt

Solve et Coagula - Pagina 83

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Capitolo 7 - parte 1 Avrebbero apparecchiato il tavolo del soggiorno, decise Luisa, e utilizzato quello della cucina come poggiavivande. «Per le bevande come intendi regolarti?» le chiese l’amica. «Ho visto che hai tre confezioni di succhi di frutta nel frigo». Luisa entrò subito in allarme. «Quelle fa’ finta che non esistano» replicò seccamente. «Posso provarci, ma non è per niente facile» fu la misteriosa replica. «Che vuoi dire?» la interrogò perplessa Luisa. «Voglio dire che non ti facevo così compulsiva. Cioè, per la verità, qualche sospetto…» e scosse la testa in un gesto carico di significato .  «Continuo a non capire». «È che il primo giorno che hai fatto la spesa al mio supermercato hai acquistato tre confezioni di succo identiche a queste, non ricordi?». «Come faccio a ricordarlo? Sono passati più di due anni». «Be’, io me lo ricordo». «Impossibile» ribatté Luisa. «Per almeno due motivi. Non puoi ricordarti di una cosa così banale a distanza di due

Quando Jennifer cantò nella Città Oscura - Incantesimi cinemusicali /5

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E' con grande piacere che torno a sfornare, dopo mesi, qualcosa di nuovo per questa categoria di post. Ma sono soprattutto felice di farlo con un'attrice e un film che mi piacciono in modo esagerato. Lei è  Jennifer Connelly , esso, il film, è  Dark City . Jennifer, che ha percorso quasi per intero i miei anni '80, contribuendo a illuminarli con la sua bellezza stratosferica attraverso un buon numero di film: C'era una volta in America , Phenomena , Labyrinth ,  Étoile , The hot spot (con una Connelly, per la prima ma non ultima volta, davvero "hot"). Quando poi l'ho ritrovata, anni dopo, è stato proprio in  Dark City,  il grande film di Alex Proyas del 1998, dove lei fa sfoggio, in un paio di momenti, anche delle sue doti canore. Proprio su questi due momenti, suggestivi e delicati, è incentrato questo post. Perché... sarà l'atmosfera del film, sarà il mio vecchio amore (non ricambiato) per l'attrice, sarà la grande bellezza delle due ca

Quella volta che...

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Questo meme mi ha subito conquistato quando, questa mattina, ho aperto il realtivo  post del blog di Ariano Geta . Consiste nel raccontare una serie di aneddoti della propria vita. Pare comunque che l'idea originale sia di Diego Cajelli che nel suo blog Diegozilla   ha stilato una lista di venti aneddoti. Ariano di suoi ne ha proposti quindici. Io, in prima istanza, ho trovato questi sedici. Quella volta che… a Los Angeles gettai distrattamente nel cestino dell’immondizia 500 dollari canadesi insieme alla ricevuta di cambio. Quella volta che… in Francia dovevo recarmi a Villeneuve Loubet e senza sapere che ne esistevano due presi il treno per la destinazione sbagliata ritrovandomi a Villeneuve Loubet di terra anziché di mare. Quella volta che… con la mia ragazza di allora entrai in un cinema senza guardare i manifesti all’esterno e vidi I miei più cari amici di Alessandro Benvenuti al posto di Full Monty . Di questo secondo film avevano interrotto la programmazi

Solve et Coagula - Pagina 82

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Capitolo 6 - parte 18 Luisa avrebbe voluto fare un po' d'ordine. Non in cucina, dove i lavori erano ancora in corso (non erano ancora le diciotto), ma in tutta quella strana faccenda: il sogno dell’ultima notte, i ricordi del passato che continuavano a riemergere ogni volta che trovavano un aggancio nel suo presente, e ora quella strana storia del racconto sulla sirena da nebbia. Ma avrebbe dovuto essere da sola e avere del tempo libero: due condizioni che si poteva dire costituissero da mesi la norma della sua vita ma che non erano, in quel preciso momento, tra quelle a lei disponibili. Era in compagnia della sua amica Giulia ed era tutta presa nel vortice dei preparativi della cena di quella sera. Rimaneva tuttavia con l'orecchio teso, pronta a cogliere qualsiasi rumore dovesse provenire dai dintorni dell'ingresso, perché, per quanto ciò la facesse sentire stupida, non aveva ancora abbandonato del tutto l'idea che Alessandra tornasse volutamente in tempo

Bathory I - Ferenc /2

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Il rovescio della medaglia delle nozze di Erzsébet Báthory con Ferenc Nádasdy , che l'avevano resa, dal 1575, la donna più ricca e potente d'Ungheria, era rappresentato dai lunghi periodi di solitudine a cui la costringevano le campagne militari del marito, valoroso guerriero soprannominato "La nuvola nera d'Ungheria". Questa solitudine sarebbe stata, secondo le biografie, una delle cause della noia mortale che affliggeva la contessa. Si dice che il tempo che le rimaneva libero dall'amministrazione dei suoi vastissimi possedimenti, lo trascorresse dedicandosi a una sorveglianza meticolosa delle faccende domestiche, a una cura assidua nell'abbigliarsi e nell'acconciarsi i capelli e alla tortura e all'uccisione delle sue giovani prede femminili. Ma ci sarebbe un'altra componente all'origine del sadismo della nobildonna, accanto alla noia, ed una componente a cui lo stesso Juraj Jakubisko accenna per sommi capi nel suo film: quella

Solve et Coagula - La copertina

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Cari amici, sono lieto di annunciarvi che da oggi la mia blog novel Solve et Coagula ha una "copertina". L'ho creata unendo insieme due differenti immagini: un frame da un telefilm tratto dal Ciclo del Mondo del Fiume di Philip Josè Farmer nella parte superiore, un particolare di un'immagine digitale trovata sul sito deviantART , Hela by Arkham, nella parte inferiore. Di questa seconda immagine ho anche cercato di acquisire i diritti d'utilizzo, ma è stato tutto inutile: a un certo punto i contatti si sono interrotti. Mi dichiaro soddisfatto del risultato e ho intenzione di rendere questa immagine retroattiva, applicandola a tutte le pagine della blog novel già pubblicate. Spero piaccia anche a voi!

Bathory I - Ferenc

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Nei film di Jakubisko l'irrazionale, il misterioso e il sensazionale appaiono naturali come la vita stessa, sebbene non sia da tutti di avere un occhio come quello di Jakubisko, capace di cogliere il misterioso, l'inaspettato e il fantastico anche nella vita di tutti i giorni. Federico Fellini * * * Ho concluso il post precedente, dedicato al prologo del film,  parlando del modo in cui Juraj Jakubisko ha giocato con lo stemma di famiglia dei Báthory: ad ognuna delle tre zanne di drago, o di lupo, il regista ha fatto corrispondere il nome di una delle tre persone che più hanno determinato il corso della vita e il destino di Erzsébet. Ma il gioco non si conclude qui, perché Jakubisko ha poi utilizzato i nomi di queste tre persone come titoli delle tre parti in cui ha diviso il suo film. La prima parte, quella di cui mi occupo in questo post, porta il nome del marito di Erzsébet, Ferenc Nádasdy . Ma avrebbe potuto benissimo portare il nome di un altro personaggi