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Apollo servo di Admeto - Quarta parte

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Avevamo lasciato, un paio di post addietro, il semidio Eracle a gozzovigliare in un'ala del palazzo dell'ospitale Admeto, con l'uomo addetto a servirlo che si lamentava della sua grettezza. Admeto, come ricorderete, ha volutamente ingannato l'eroe con le sue sottigliezze oracolari e gli ha nascosto, pur senza mentire, la vera natura degli avvenimenti in corso altrove, nel cuore della sua reggia. Ma anche il servo, per ordine dello stesso Admeto, deve far finta di niente e tenere tutto per sé il dolore per la perdita della padrona. Eracle finisce tuttavia lo stesso per accorgersi della tetraggine del servo. Lo invita allora a non darsi troppo pensiero per una morta che in fin conti non è neanche una del casato e a onorare invece con lui Afrodite, "la divinità più gradita ai mortali". Finché, una battuta dopo l’altra, Eracle viene finalmente a sapere che la morta è in realtà la moglie di Admeto ( Alcesti , 826-833): Me ne ero accorto, a vedere i vostri ...

Apollo servo di Admeto /3: Erodoto, Hillman, Calasso

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Se qualcuno ci chiedesse di chiudere gli occhi e di pensare al mondo delle fiabe, ci verrebbe con ogni probabilità spontaneo visualizzare un paesaggio simil-medievale. E' molto probabile che da qualche parte, per esempio sulla sommità di una collina, svetterebbe un castello, sebbene con altrettanto grande probabilità somiglierebbe più a quello dei film disneyani che a un effettivo castello del medioevo. Sarà in ogni caso un mondo popolato di contadini e artigiani piuttosto che di operai e capitani d'industria e retto da un ordinamento monarchico piuttosto che repubblicano quello che ci apparirà davanti. Considerazioni analoghe si possono fare, senza troppo azzardo, per la tragedia attica: anch'essa necessita, per prosperare, di un certo tipo di scenario passato, rappresentato in questo caso da un'età del bronzo con le sue "anacronistiche figure di autorità"* paragonabili ai re e alle principesse "medievali" delle fiabe. In altre parole, Admet...

Apollo servo di Admeto /2: Alcesti 660-866

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Uno dei motivi, forse il più noto, per cui l’ Alcesti ha sollevato una serie di problemi è l’aver occupato il quarto e ultimo posto nella scaletta di rappresentazione della tetralogia euripidea a cui appartiene, occupato di regola dal dramma satiresco. Un dettaglio che, insieme al lieto fine della vicenda, ha spinto alcuni a ritenere che l’ Alcesti non sia da considerarsi una tragedia nel senso proprio del termine. Mentre tra quelli che, sull'altro versante della diatriba, hanno posto l’accento sull’elemento tragico, c’è chi ha sostenuto che il lieto fine sia tale solo all’apparenza ed Euripide abbia voluto fare in realtà dell’ironia. Cosa vieterebbe però, a questo punto, di estendere il concetto dal solo finale a tutta la ‘tragedia’ e dire che l' Alcesti va letta in chiave ironica nella sua interezza? Ma torniamo adesso a concentrarci, per un momento, sull'inizio. Come abbiamo visto (nel post precedente ), Apollo nel prologo ci regala l’antefatto della vicenda....