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Visualizzazione dei post da settembre, 2016
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Insieme Raccontiamo 13: Il mistero dei bambini scomparsi e Un giorno al museo

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Doppia versione lunga, stavolta. Ancor più fuori programma se si considera che fino a stamani avevo realizzato soltanto una versione breve di 200/300 caratteri. Ho poi aggiunto una versione lunga di 200/300 parole, presentata qui come finale numero due, e infine espanso anche la versione breve che è così diventata a sua volta lunga (finale numero uno). Non aggiungo altro se non un invito alla lettura, mentre per le regole dell'iniziativa e le prove degli altri partecipanti, vi rimando come sempre al consueto post di lancio del blog Myrtilla's House di Patricia Moll. #insiemeraccontiamo #giochi * * * L'incipit di Patricia Seduta sulla poltrona, alzò gli occhi dal giornale. L’articolo le aveva fatto capire cosa doveva cercare per ottenere quello che voleva. Lo posò, si alzò e così come era in casa uscì dirigendosi verso… Il mio seguito numero 1 (299 parole) …la fermata. Vi si erano già radunati intorno alcuni bambini, per la maggior parte più piccoli

The Studio Section Four: Jeffrey Catherine Jones /1

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Nel Sud degli Stati Uniti, negli anni '50, non c'erano né gay né lesbiche, e poco ma sicuro nessuno come me. Jeffrey Catherine Jones * * * E così il logo di The Studio appare da oggi finalmente tutto intero. Mi riferisco, per capirci, all'immagine con cui sono solito chiudere i post di questa serie, da me prima ritagliata in quattro parti e poi fatta crescere su fondo nero, come un'anomala luna rettangolare nella notte, di un quarto a ogni sezione: Barry (Windsor-)Smith, Mike (Michael William) Kaluta, Berni(e) Wrightson e, infine, l'arrivo di oggi: Jeffrey Catherine Jones - che è, devo dirlo, il mio preferito dei quattro moschettieri di The Studio . Athos, Porthos, Aramis e D'Artagnan? No. Da sinistra a destra: Bernie Wrightson, Jeffrey Jones, Michael William Kaluta, Barry Windsor-Smith (c. 1978) O dovrei dire "preferita", visto che si tratta di un artista transgender, che dall'età di 55 anni e per i successivi dodici

Solve et Coagula - pagina 153

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Parte II - Capitolo 2/9 Quando arrivò alla fine delle scale Luisa cercò di orizzontarsi. Alla sua destra, dove avrebbe dovuto trovarsi il banco della custode del bagno, c’era invece un armadietto che doveva essere quello che gli aveva indicato il cameriere del bar. Solo che quando vi frugò sopra non trovò nessuna traccia della chiave con cui avrebbe dovuto aprire l’ingresso delle cantina, ma solo uno spesso strato di polvere. Non poteva proprio fidarsi di nessuno, concluse. Pensò che sarebbe stata quindi costretta a tornare di nuovo di sopra, al piano terra, ma qualcosa le suggeriva che non sarebbe mai successo senza che la luce si spegnesse di nuovo. E non era detto che anche stavolta sarebbe stato senza conseguenze. Se prima, per esempio, non si fosse fatta distrarre dal ricordo lontano della sua visita al luna park e avesse subito acconsentito alla svolta comparsa dal nulla nel mezzo della sua discesa, chissà in quel momento dove starebbe vagando sottoterra. Forse le conveniv

Trilogia delle Madri /7 - Le origini: Steiner, Goethe, Plutarco

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All'interno dell’opera complessiva di Rudolf Steiner – composta di circa quattrocento volumi, tra libri scritti direttamente dall'autore e raccolte di suoi articoli o conferenze - la figura di Goethe occupa un posto di grande rilievo. È quindi lecito aspettarsi una certa attenzione anche nei confronti del Faust , e soprattutto della sua seconda parte (detta anche Faust II , di ben altro spessore rispetto alla prima o Faust I ), che è poi la parte che comprende l'episodio della discesa di Faust alle Madri . Più in particolare, dei due cicli integrali di conferenze dedicati da Steiner al capolavoro di Goethe, e raccolti in seguito ne La scienza dello spirito e il Faust di Goethe vol. 1 e 2 (Opera Omnia n. 272 e n. 273), la quarta conferenza del secondo ciclo, tenuta da Steiner a Dornach il 2 novembre 1917, porta proprio il titolo di  Faust e le Madri . Era un tema già più volte affrontato in precedenza dall’esoterista austriaco, che lo considerava uno dei punti cardin

Leggere non è peccato, forse

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Un post nato in modo del tutto imprevisto, questo, frutto di una somma di coincidenze. Primo, era da un po' che vedevo circolare sui blog amici un meme libresco dal titolo Leggere non è peccato , con cui, devo dirlo, non è stato amore a prima vista. Niente di strano, mi è successo molte altre volte di considerare un meme non proprio nelle mie corde, nonostante io di principio non abbia nulla contro simili iniziative. Secondo, mi è capitato di dover riprendere ultimamente in mano, per il mio più recente post sulla Trilogia delle Madri, l'autobiografia di Dario Argento , Paura . Si tratta di un ottimo testo, pubblicato da Einaudi nel 2014, che mantiene in pieno la promessa della quarta di copertina ( Un'autobiografia che si legge come un romanzo ), la cui lettura penso possa essere utile, a dispetto del titolo, non soltanto agli appassionati di cinema horror e del regista in particolare, ma a varie categorie di persone. Per esempio, a chiunque sia interessato ad ap

Trilogia delle Madri /6 - Le origini: dal Triangolo Magico al Triangolo di Plutarco (Re-edit)

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Nota: Questo non è il mio primo re-edit, ma i precedenti riguardavano tutti articoli di vecchia data, la cui forma e contenuto, a distanza di anni, non mi soddisfacevano più del tutto. In questo caso mi trovo invece a dover fare i conti con un articolo pubblicato appena il giorno prima, a causa di una mia ricostruzione ipotetica di un brano che è stata poi smentita nei commenti da parte di un amico blogger. La prima parte di questo post si è così trasformata nel resoconto, passo dopo passo, proprio di questo evento di ricostruzione e smentita. Ho lasciato invece immutata la metà successiva del post, quella dedicata a Plutarco. * * * Viaggiammo in lungo e largo per l’Europa, sulle tracce del film che stavamo scrivendo insieme. Studiammo i testi esoterici e alchemici più famosi dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, scandagliammo le teorie di Rudolf Steiner, visitammo cattedrali che odoravano d’incenso, biblioteche che sapevano di muffa e molti luoghi considerati