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Solve et Coagula - Pagina 60



Capitolo 5 - parte 9

La sala concerto era una stanza, non particolarmente ampia, che si trovava al piano superiore del Circolo, e ospitava al suo interno anche la sede di un cineclub. Per questo alle pareti erano appesi poster e locandine cinematografiche, oltre a foto di divi del cinema del passato, tutti congelati nel rigor mortis delle scene che li avevano consegnati alla storia.
Luisa, che fu tra i primi del pubblico a fare ingresso nel locale, scelse di sedersi al centro della seconda di una dozzina di file di sedie. A pochi metri da lei, su una pedana in legno rialzata forse di trenta centimetri sopra il livello del pavimento, trovavano posto un pianoforte a coda e due leggii per spartiti.
Appena si fu seduta, Luisa lanciò subito un’occhiata nervosa al suo orologio da polso. Che era, fra parentesi, un oggetto di cui andava orgogliosa: un Breil che le era stato regalato in occasione della sua prima comunione e che indossava solo durante le uscite speciali o quando sapeva di non poter disporre del suo cellulare. Vide che mancavano pochi minuti alle 21.15, l’ora prevista per l’inizio del concerto, e, di conseguenza, poco più di quindici minuti all’ora in cui Giulia doveva incontrare Eva Luna. Si chiese se sarebbe veramente riuscita, dopo quell’ora, a concentrarsi solo sulla musica o se non avrebbe piuttosto continuato, suo malgrado, a porsi domande su quello che avveniva nel frattempo al Ragnarock.
Cercò intanto di pensare ad altro, per rilassarsi e diminuire la pressione dell’aspettativa. Cominciò così a interrogarsi su Alessandra e su quale e quanta parte avesse avuto nel definire il progetto di quella particolare serata. Era stata lei a chiedere di suonare in quel posto o erano stati i suoi insegnanti del conservatorio a decidere che dovesse esibirsi?, si chiese. Era forse così che familiarizzavano i loro allievi con le esecuzioni in pubblico, in vista di eventuali future esibizioni professionali nei templi della musica?
In quanto ai possibili introiti che poteva ricavarne, Luisa sospettava che il meccanismo di pagamento fosse analogo a quello che le aveva spiegato la sua amica Giulia, a proposito dei suoi spettacoli di danza del ventre. Anche lei si esibiva talvolta in quel genere di posti e otteneva un cosiddetto rimborso spese che, se in certi casi era appena sufficiente a coprire la spesa della benzina e di una pizza, in altri più fortunati assomigliava a un vero e proprio cachet d’ingaggio. Le aveva anche raccontato di aver ottenuto, una volta, un rimborso spese di 200 euro per una sola serata e ci mancò poco che svenisse quando le avevano messo i soldi in mano.
Ma ecco che alle 21.15 in punto, Luisa fu distratta dai suoi pensieri in libertà dalla salita sul palco di un uomo robusto, barbuto e sulla cinquantina, che aveva il compito di introdurre brevemente il concerto ma soprattutto di richiamare l’attenzione del pubblico sulle regole da rispettare. Sulla necessità, prima di tutto, di astenersi da qualsiasi tipo di rumore durante l’esecuzione dei brani.

(Il dedalo delle storie, 5 dicembre 2013)


Commenti

  1. Una cosa che ho sempre notato in S&C è che le situazioni sono sempre molto quotidiane. Immaginavo: ci sarà forse un brusco cambiamento con gli inediti com'è successo nel Segreto di Hanging Rock?

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    1. Sì, qualcosa del genere... comunque a chi mi domanda a quale genere possano appartenere le cose che scrivo, rispondo: al realismo magico. Finora non ho trovato una definizione più appropriata di questa.

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  2. Non so se ricordo male, ma finora tutte le scene sono filtrate attraverso lo sguardo esclusivo di Luisa (o POV, come si dice ora). Immagino che sia una scelta ben calcolata?

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    Risposte
    1. Oh yes! Mi fa piacere sentirlo, perché la mia intenzione era proprio questa ma a causa della natura improvvisata del testo non ero certo di averla sempre rispettata :))

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