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Il Maestro e Margherita - un percorso per immagini /6: L'apparizione dell'eroe



...ogni autorità è una violenza sugli uomini...

* * *


Capitolo XIII: L'apparizione dell'eroe


Lo sconosciuto, con un dito sulle labbra, fece segno a Ivan di tacere e gli sussurrò: "Ssst!".
Per vedere meglio, Ivan sedette sul letto, con i piedi sul pavimento. Dal balcone un uomo di forse trentotto anni osservava con prudenza la stanza; non portava la barba, aveva i capelli scuri, il naso affilato, gli occhi impauriti e una ciocca di capelli che gli copriva la fronte.

Questo sconosciuto, e insieme eroe, che si introduce nella stanza del poeta Ivan Nikolaevic Ponyrev detto "Bezdomnyj" invitandolo a rimanere in silenzio, è il Maestro.
Non credo sorprenda più di tanto scoprire che nessuno dei quattro adattamenti filmici da me presi in considerazione tiene in particolare conto la descrizione fisica che Bulgakov dà del personaggio.


Ugo Tognazzi
Il Maestro e Margherita (Italia/Yugoslavia, 1972)

Wladyslaw Kowalski
Mistrz i Malgorzata (Polonia, 1988)

Viktor Rakov
Master i Margarita (Russia, 1994)
Solo in questo film il Maestro indossa nel corso del dialogo
con Bezdomnyj, il berretto cucitogli da Margherita.

Aleksandr Galibin
Master i Margarita (Russia, 2005)


Anche il Maestro è un paziente come il poeta, ma grazie all'esser riuscito a impossessarsi di un mazzo di chiavi, può muoversi da una stanza all'altra della clinica e far visita agli altri internati. Quel che nessuno dei due ancora sa è che l'altro è rinchiuso per il suo stesso motivo. Ma sono destinati a scoprirlo molto presto, ossia nel momento in cui nella loro conversazione affiora il nome di Ponzio Pilato. Alla scoperta fa poi seguito il resoconto di Bezdomnyj della sua disavventura ai Patriarse prudy e la rivelazione, da parte del Maestro, che il misterioso personaggio con cui il poeta aveva avuto a che fare il giorno prima altri non era che Satana in persona.
E' quindi il turno dello sconosciuto di raccontare la sua storia. Veniamo così a sapere della sua vincita di un premio di centomila rubli alla lotteria, dell'abbandono di entrambe le sue professioni - di impiegato in un museo di Mosca e di traduttore a tempo perso - e della sua scelta di trasferirsi nel seminterrato di una villetta, dove si dedica completamente alla stesura di un romanzo su Ponzio Pilato.
La parte di dialogo che segue subito dopo è tra le più importanti dell'opera e non può essere tralasciata:
"Lei è uno scrittore?" chiese con vivo interesse il poeta.
L'ospite si oscurò in viso e agitò il pugno verso Ivan, poi disse:
"Io sono un Maestro". Era diventato severo: estrasse dalla tasca della vestaglia un berrettino nero, tutto unto, sul quale era ricavata con del filo giallo di seta la lettera M. indossò questo berrettino e si mostrò a Ivan di fronte e di profilo, per provare che era un Maestro. "Me l'ha cucito lei, con le sue mani," soggiunse misterioso.
"Ma qual è il suo nome?"
"Non ho più nome" rispose con cupo disprezzo lo strano ospite. "Ho rinunciato ad averlo, come ho rinunciato a tutto nella vita. Dimentichiamolo."

E un po' dopo, nello stesso capitolo, il Maestro mostrerà anche di non avere più memoria del nome della ex moglie.
Sembra proprio che Bulgakov abbia tutta l'intenzione di evocare i contorni di un'iniziazione spirituale, vista da sempre nei termini di una rigenerazione completa dell'individuo e di un abbandono della vecchia identità. Un ulteriore indizio a favore di questa ipotesi lo gioca la scelta, da parte del Maestro, di un seminterrato come nuova abitazione, con la presenza di una stufa destinata ad avere un ruolo nel seguito della vicenda. Sembra proprio un luogo deputato alla trasformazione alchemica.


* * *


L'incontro


Ed ecco che in un giorno imprecisato, durante una delle sue passeggiate, il Maestro fa un incontro.
Teneva tra le braccia dei disgustosi, angoscianti fiori gialli. Non so che fiori siano, il diavolo lo sa, e lui sa anche come si chiamano, io so solo che per qualche motivo sono i primi a comparire a Mosca. E quei fiori risaltavano nitidi sul suo soprabito nero, primaverile. Tra le braccia, fiori gialli! Non un bel colore. Aveva svoltato dalla Tverskaja in un vicolo e lì si era girata a guardare. Lei sa com'è la via Tverskaja? Passavano migliaia di persone, ma io le assicuro che lei ha visto soltanto me, e mi guardava: non ansiosa, ma addirittura sofferente. E più della sua bellezza mia ha colpito la straordinaria solitudine nei suoi occhi, una solitudine mai vista da nessuno prima.

E' Margherita, la cui apparizione - sebbene ancora solo in flashback - mette finalmente fine all'aspettativa evocata, scommetto in ogni lettore, dal titolo del romanzo. L'accento è di nuovo sulla sofferenza degli occhi, ma anche sul mazzo di fiori che la donna tiene in mano e il cui colore, il giallo, il Maestro le dichiarerà di lì a poco non apprezzare affatto.


Ugo Tognazzi e Mimsy farmer
Il Maestro e Margherita (Italia/Yugoslavia, 1972)

Anna Dymna e Wladyslaw Kowalski
Mistrz i Malgorzata (Polonia, 1988)

Anastasia Vertinskaya e Viktor Rakov
Master i Margarita (Russia, 1994)

Aleksandr Galibin e Anna Kovalchuk
Master i Margarita (Russia, 2005)


Dei due è Margherita, sebbene sposata, a dimostrarsi la più coraggiosa, o forse soltanto la più disperata, e a farsi avanti per prima, con una domanda:
Le piacciono i miei fiori?
Alla risposta negativa dell'uomo, Margherita reagisce assumendo "un sorriso colpevole" e gettando i fiori in un rigagnolo.
E tuttavia, racconta ancora il Maestro a Bezdomnyj,
lei diceva che quel giorno era uscita con i fiori gialli tra le braccia perché io finalmente la trovassi e che, se non fosse accaduto, si sarebbe avvelenata, perché la sua vita era vuota.

E' il grande amore. Quello tra due persone che, senza saperlo, cercano da sempre di ritrovarsi e che lo stesso Bulgakov, nell'incipit della seconda parte del libro, definirà: "eterno, fedele, autentico". Sorprende quindi ancora di più che lo scrittore metta al centro di un simile incontro predestinato un elemento di dichiarata bruttezza. Così come sorprende scoprire, nel seguito del racconto, che Margherita farà uso di un filo dello stesso colore, tanto disprezzato dal Maestro, per ricamare la M sul berretto che cuce per lui. E' un modo per richiamare, e come fissare, le bizzarre circostanze del loro primo incontro o di ribadire la rinuncia a sé dello scrittore?
Riguardo invece alla lettera in sé, è facile vedere che è anche l'iniziale del nome Margherita. Ma è anche l'iniziale rovesciata del nome del diavolo, Woland, la cui W si staglia solitaria rispetto alle altre lettere nel suo biglietto da visita.

Margherita si appassiona alla follia al Ponzio Pilato, ed è sulla spinta di questo entusiasmo che comincia a chiamare "Maestro" il suo amato e a confezionargli il cappellino con la M. Preme perché finisca il romanzo e lo faccia pubblicare al più presto, senza poter sapere che in questo modo evoca la catastrofe. Non solo il Ponzio Pilato non ottiene il beneplacito per la pubblicazione, ma cominciano anche a fioccare sui giornali articoli ostili a opera di critici e letterati - le cui figure sono ispirate ai reali detrattori e accusatori di Bulgakov nella Russia staliniana. A esser presa di mira è in particolare la natura religiosa del testo.
La disavventura provoca il crollo nervoso del Maestro, ma segna anche l'inizio del lento, progressivo disfarsi del suo rapporto con Margherita. Lo scrittore prende infine la decisione di far ardere nella stufa tutte le copie dattiloscritte del Ponzio Pilato ed è solo l'arrivo, inatteso e provvidenziale, della donna - che sottrae, quasi intatta, l'ultima copia del romanzo alle fiamme - a evitare la completa sparizione dell'opera. 


Note: La versione in dieci episodi di Bortko mette in scena anche la parentesi autunnale dell'amicizia - avversata da Margherita - tra il Maestro e il giornalista e vicino di casa Aloizij Mogaryc, cancellata con una matita rossa da Bulgakov sul suo manoscritto. Alcuni curatori la inseriscono nell'opera altri no, con differenti motivazioni.


Il Maestro, Mogaryc (Gennadiy Bogachyov) e Margherita
Master i Margarita (Russia, 2005)


Nel film del 1972, Nikolaj Afanasijevic Maksudov (il Maestro) e Margherita danno il manoscritto alle fiamme all'aperto e di comune accordo.


Il Maestro e Margherita (Italia/Yugoslavia, 1972)
Una versione dell'episodio senza dubbio molto personalizzata ...

Anna Dymna
Mistrz i Malgorzata (Polonia, 1988)

Anastasia Vertinskaya e Viktor Rakov
Master i Margarita (Russia, 1994)

Aleksandr Galibin e Anna Kovalchuk
Master i Margarita (Russia, 2005)


Ma dopo che Margherita si è allontanata con in braccio il manoscritto salvato dal fuoco, e con la promessa di tornare l'indomani per rimanere per sempre con il Maestro, succede ancora qualcos'altro: 
"Un quarto d'ora dopo che lei mi aveva lasciato," continua a raccontare il Maestro a Bezdomnyj, "bussarono alla mia finestra...".

Bulgakov tace il seguito, aggiungendo solo che il Maestro "cominciò a parlare all'orecchio di Ivan così piano che quel che disse lo udì il poeta soltanto", ma descrive le conseguenze dell'episodio: prima viene imprigionato e poi, una volta tornato libero, in una gelida notte di gennaio torna al suo seminterrato, ma solo per scoprire che le luci sono accese e una musica si leva dal suo interno. Senza più sapere dove andare, il Maestro si ricorda della recente apertura della nuova clinica del dottor Stravinskij e decide di recarvisi e farsi internare. Nella sera in cui lui parla con Bezdomnyj, sono trascorsi quattro mesi da quella notte.
Compare inoltre, nella parte del racconto del Maestro relativa al suo tentativo di bruciare le copie dattiloscritte del Ponzio Pilato, la frase, una delle più celebri del romanzo: "I manoscritti non bruciano"*. Che nella sua versione originale: Rukopisi ne goryat, è stata anche scelta come tagline della serie televisiva del 2005 e usata nei relativi poster cinematografici.



Aggiungo, in chiusura, che nel corso del dialogo tra il Maestro e il poeta, le stanze 119 e 120 della clinica si popolano di due nuovi malati: il primo "continuava a lamentarsi di una valuta straniera dentro la ventilazione e a giurare che nella loro casa, in via Sadovaja, erano andate ad abitare le forze impure", mentre il secondo "continuava a chiedere che gli venisse restituita la testa".

* * *


A che punto siamo


Questi cinque indicatori segnano l'avanzamento, film per film, del percorso per immagini rispetto al testo del romanzo.

1. Il libro

2. Il Maestro e Margherita (Italia/Yugoslavia, 1972)


3. Mistrz i Malgorzata (Polonia, 1988)


4. Master i Margarita (Russia, 1994)


5. Master i Margarita (Russia, 2005)



Nota: Caratteristica comune ai quattro adattamenti filmici è quella di intervallare al dialogo tra il Maestro e il poeta, che nel libro occupa un capitolo a sé stante, i rimanenti capitoli della prima parte del romanzo.


* * *


References


* "La carta scritta non brucia volentieri" nell'edizione Feltrinelli del 2011, a cura di Margherita Crepax, da me utilizzata per questa serie di post (con mia semplificazione dei nomi russi).

L'immagine in alto sotto il titolo è: Antonio Ciseri, Ecce Homo (datazione incerta, tra il 1860 e il 1880)

Commenti

  1. Lo sto leggendo Ivano.
    Mi piace ma... di preciso non so ancora che dirti. Mi pare molto surreale... una satira della vita in Russia?

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    1. E' anche una satira, Patricia, ma confinarlo a ciò sarebbe molto riduttivo. C'è anche chi lo considera un libro ispirato da forze superiori.

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  2. Mi sa invece che sia, almeno in parte, una trasposizione surreale della vita di Bulgakov, o sbaglio?

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    1. Almeno in parte è anche autobiografico, Ariano. Le vicissitudini del "Ponzio Pilato" sono ispirate a quelle delle opere di Bulgakov durante la vita dello scrittore.

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  3. Non so Ariano.
    Appena ho un momento in più di tempo, mi leggo anche questi post di Ivano.
    Tu cosa intendi con trasposizione surreale della vita di Bulgakov? Non so nulla di lui.
    Adesso però devo chiudere.
    Bacio a te e a Ivano

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    1. Ah, ecco perché quando son tornato a casa avevo una macchia di rossetto...

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  4. Meraviglioso ed esaustivo al massimo questo tuo post, che mi aiuta a capire perchè avevo sospeso di leggere questo libro e perchè l'ho poi ripreso e terminato recentemente, affascinata dalle analogie che si sono susseguite nella storia dopo Stalin, attraverso personaggi che, mi sembra di aver capito, sono tutti figli del demonio.
    Cristiana

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    1. Grazie mille Cristiana *__*
      Non ho però ben capito cosa intendi con "figli del demonio". Ti riferisci al seguito di Satana/Woland: Koroviev, Azazello, Behemot e Hella?

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  5. Condivido anche questo con estremo piacere! :)

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  6. Credo che una componente legata ad un percorso iniziatico ci sia. Del resto il Male nel romanzo è una forza passiva, fa tutto l'uomo... E chi accede a un livello superiore è chi ha dimenticato il proprio nome e le "cose del mondo", diventa il Maestro. Già ti avevo accennato a studi circa il rapporto-presunto tra Bulgakov e Gurdjieff, ma non eri molto convinto... (non ne so quasi nulla: ho curiosato nel web quando ho letto il romanzo, specifico!).
    I manoscritti non bruciano: l'arte sopravvive alle cose secolari (alla censura in riferimento allo scrittore stesso), credo che questa sia l'interpretazione più immediata della frase che hai citato nella chiusa del post... ma se è Satana ad affermarlo a proposito di un romanzo sulla figura di Ponzio Pilato, beh allora riguarda lo stravolgimento della normale percezione del Bene/Male. Io devo rileggerlo *__*

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    1. Similitudini con Gurdjieff ce ne sono, ma non so quanto siano determinanti. Entrambi loro affidano a un diavolo (Belzebù nel caso di G.) una parte di primo piano in una loro opera. Inoltre la "Lotta dei maghi" di Gurdjieff è stata allestita a Mosca in quegli anni... bisognerebbe controllare le cronologie e fare i raffronti per vedere se gli anni sono davvero compatibili.
      Ma le somiglianze ci sono anche tra Bulgakov e Ouspenskij. In particolare con le opere "Colloqui con un diavolo" e "Tertium Organum" che in Russia ebbero una discreta eco.

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  7. Libro che iniziai anni fa e che poi non terminai, avendolo trovato di "difficile" lettura. questo tuo post mi ha chiarito molto le idee. da rileggere.

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    1. Non sei la prima che mi dice di essersi arenata durante la lettura di questo libro. Molti, oltre che difficile, lo trovano anche troppo strano.

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    2. Strano non so, ma non scattò il feeling.

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    3. Può succedere, perché no? A ciascuno i suoi libri ;)

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  8. Non ho letto il libro, fa parte delle mie innumerevoli lacune, però ho letto con interesse il tuo post, molto interessante.

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    1. Le lacune sono inevitabili. Solo negli scaffali della mia libreria ho decine di classici che ancora non ho avuto tempo di leggere.
      Grazie del passaggio e per aver gradito ugualmente :))

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  9. Quando ho letto il titolo del tuo nuovo post, mi sono detta: "Ecco un'altra amnesia imbarazzante... ho letto il romanzo anni fa, e appartiene all'elenco di quelli di cui non ho trattenuto niente nella memoria." Il romanzo mi è riapparso in questi giorni nell'ambito della preparazione del post tematico sul gatto... come ben sai nel romanzo c'è Behemoth che compare sotto forma di gatto, ma nonostante il mio amore per i gatti non mi è rimasto per niente impresso. Devo iniziare a preoccuparmi? :-(

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    1. Non so davvero che dirti. Finora ero convinto che quest'opera si imprimesse in modo del tutto naturale nella mente dei lettori, tanto è dissimile da ogni altro romanzo.
      Rimango in fervida attesa del post sui gatti, che certo non manca di figure a cui attingere. Sono curioso di vedere quali hai scelto, oltre a Behemot ;)

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  10. "Il Maestro e Margherita", per quanto incompiuto, ecc. ecc., è sicuramente l'opera più complessa, intelligente e bella di quello che, secondo me, è probabilmente l'autore più interessante e innovativo del secolo scorso. Un testo che, per il suo spessore, dovrebbe essere letto a scuola (magari al posto di alcuni altri "capolavori" su cui si potrebbe mooooolto discutere). Anch'io avevo pensato di farci un post sulla rubrica che curo sul blog di Romina Tamerici, ma poi ho rinunciato perché non voglio credere che non sia già noto quasi a tutti (la rubrica di chiama "La Biblioteca Dimenticata", quindi non mi pareva il caso...). Bella anche l'idea delle associazioni visive. Bravo!

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    1. Forse a scuola incontrerebbe problemi di censura a causa dell'abbondanza di nudità. Ma non è detto, ché in fin dei conti anche l'Inferno della Divina Commedia ne abbonda...
      Conosco la rubrica che curi per il blog di Romina e in effetti è dura far rientrare Il Maestro e Margherita nella categoria "libri dimenticati".
      L'idea delle associazioni visive nasce invece dalla mia esigenza (che a quanto vedo condividiamo) di parlare del romanzo di Bulgakov senza però ricalcare le cose dette e stradette da mille altre parti nel web. A questa esigenza ho così unito la mia passione, che sconfina nel collezionismo, per le trasposizioni visive dell'opera.
      Grazie infinite per il passaggio e il commento. E a presto rileggerci, o qui o di là (Romina).

      Elimina
  11. Quel "I manoscritti non bruciano" apre tutt'un mondo di interpretazioni e possibilità.

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    1. Mi risulta infatti che sia stato oggetto di vari tentativi di interpretazione.

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  12. Ho letto ora il post, con i miei tempi "biblici". ;) Mamma mia Ivano, è proprio vero che non si finisce mai di riflettere e valutare, e che le sfaccettature di come si legge un libro sono molteplici.
    Io non avevo certo fatto caso allo stesso colore del mazzo di fiori e della lettera M. Su Ponzio Pilato e i due romanzi, per forza di cose ci ho riflettuto, così come ho dato una mia interpretazione alla frase "I manoscritti non bruciano" pensando alla censura come scrive Glò. Il romanzo comunque ha in se una notevole ironia.
    Ti leggo sempre volentieri.

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    Risposte
    1. Grazie mille Anna Maria *__* Ti confesso che anch'io il particolare del giallo l'ho notato solo in rilettura. Certi libri andrebbero meditati frase per frase come facevano gli antichi.

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  13. A mio parere il maestro quella notte di metà ottobre incontra lo stesso Woland (il maestro infatti indica la luna e dopo afferma di sentire una musica - esattamente come Margherita quando applica la crema), per poi risvegliarsi a Gennaio sconvolto recandosi al manicomio. Questo spiegherebbe anche la sua conoscenza di Woland quando parla con Ivan!

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    Risposte
    1. Sì, sono anch'io della stessa opinione. Ma poiché né il libro né le trasposizioni cinematografiche lo specificano, ho preferito adottare la stessa loro scelta del non detto.
      Grazie del commento.

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