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The Pleasure of Pain II: L'educazione sentimentale nel boudoir




* * *


Come avevo anticipato nella mia "postfazione" al post da lui scritto in qualità di primo ospite dello Speciale, questo mio intervento odierno si pone nella scia dell'articolo di Max sul romanzo di Sade La filosofia nel boudoir. Non voglio però cominciare dal libro, ma bensì dal film a esso ispirato, L'educazione sentimentale di Eugenie, le cui immagini, dopo aver fatto da accompagnamento al testo dell'articolo, hanno finito per suscitare in vari commentatori quasi altrettanta curiosità del libro. E comincio col dire che comprendo perfettamente il punto di vista di Max, quando scrive che L'educazione sentimentale di Eugenie NON è La filosofia nel boudoir. Come del resto puntualizza lo stesso regista Aurelio Grimaldi, nei titoli di apertura del suo film, definendolo solo liberamente ispirato al testo di Sade - dettaglio, questo, che è tutto fuorché un'eccezione alla regola, con i film tratti dalle opere del Marchese.
Verrebbe così spontaneo trovarsi d'accordo con Roland Barthes, convinto assertore della non rappresentabilità di Sade su schermo, se solo lui non avesse ribadito il concetto* anche a proposito dell'unico film dell'intera storia del cinema che secondo me testimonia del contrario, cioè di Salò o le centoventi giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini. E anche stavolta si tratta di un "liberamente ispirato", a dimostrazione che non è questa la vera discriminante. La differenza con tutti gli altri registi è che Pasolini è riuscito a mantenersi allo stesso livello di Sade e a tradurre così, senza tradimenti, un libro "illeggibile" in un film "inguardabile". Mi sento in effetti così sicuro di ciò da poter affermare di aver avuto finora occasione di vedere - nel mio ormai lunghissimo pellegrinaggio di cinefilo - oltre a tutti i film ispirati alle opere di Sade su cui io sia riuscito a mettere le mani, molti film sadici, ma un solo e unico film sadiano, che è appunto il Salò di Pasolini.
Quel che fa invece Grimaldi con la sua Educazione sentimentale è di rendere quasi soave un'opera che è, tra quelle capitali di Sade, forse la più lieve, perfino percorsa com'è per lunghi tratti da una corrente di Joie de vivre rarissima nel tormentato scrittore, e la più abbordabile. Ne risulta un film che riproduce con scansione cronometrica le vicende del libro senza però che questo ne aumenti di un grammo la garanzia di autenticità.
Se poi dovessi anche dire, per gioco, di tre difetti del film da un lato e tre pregi dall'altro, metterei nella prima categoria: 1) la prova di recitazione di almeno parte del cast, che sembra spesso scordarsi di essere dentro un film e non sulla scena di un teatro, 2) la sceneggiatura e la regia tutt'altro che prive di sbavature, 3) una Sara Sartini che appare più dubbiosa del suo ruolo di Eugénie che delle lezioni del libertino Dolmancé; mentre tra i pregi elenco senz'altro: 1) la grande cura profusa nell'allestimento scenico, 2) una luminosa Antonella Salvucci nel ruolo della marchesa di St. Ange, 3) una colonna sonora da brividi e pure molto ben utilizzata nell'economia del film, composta quasi interamente di brani di musica barocca.
Nel ruolo di titolare della colonna sonora figura in realtà Maria Soldatini, che si limita però a reinventare per il film le Suite per liuto di Bach, mentre il resto delle musiche comprende estratti da Le quattro stagioni (Estate) e dal Lauda Jerusalem di Vivaldi; estratti dagli oratori Solomon (L'arrivo della regina di Saba) e Israel in Aegypto (He smote all the first born of Egypt) di Händel; il celeberrimo Rondò "Alla Turca" di Mozart e, per finire, l'Adagio del Concerto per tromba in Re Maggiore n°1 di Telemann, un brano musicale che molti di voi probabilmente già conoscono senza saperlo, nella versione proposta da un noto cantautore nostrano attraverso una delle sue più belle canzoni. Se guarderete/ascolterete il breve estratto video che vi propongo adesso, credo che non farete nessuna fatica a riconoscere di chi e cosa sto parlando.





Ma voglio anche proporvi un secondo video, stavolta con la parte di film, vicina al finale, in cui Dolmancé (l'attore Valerio Tambone) legge dei passi dal pamphlet rivoluzionario "Francesi, ancora uno sforzo se volete essere Repubblicani", inserito da Sade in forma di libro nel libro all'interno de La filosofia nel boudoir.





Con il suo invito alla libertà dei costumi sessuali, alla parità di genere e con il suo pacifismo a oltranza, il pamphlet non mancò di esercitare il suo fascino, quasi due secoli dopo, sugli attivisti del maggio francese, che se anche non potevano accettare parola per parola il dettato di Sade ne esaltarono tuttavia lo spirito di uomo libero.
Del resto, che la figura di Sade sia da collegarsi agli eventi della rivoluzione, quella ufficiale del 1789, è certo, almeno per quel che riguarda l'evento circoscritto della caduta della Bastiglia, evento in cui lui giocò un ruolo non secondario. Sebbene Georges Bataille non abbia neanche mancato di portare l'attenzione, ne La letteratura e il male, sull'elemento di casualità, di capriccio, insito in un simile collegamento tra un particolare momento della vita di un uomo e delle idee che fino a un momento prima non assomigliavano davvero alle sue:
Il senso della rivoluzione non è espresso nelle idee di Sade; le sue idee non possono essere riportate in alcun modo alla rivoluzione. Queste e la rivoluzione si collegano piuttosto come gli elementi disparati di una figura compiuta, come ad una rovina si collegano delle rocce, o al silenzio la notte.**

Eppure Sade aderì in piena coerenza con le sue idee, se non proprio alla Rivoluzione, almeno agli eventi rivoluzionari. Insofferente verso ogni abuso di potere perpetrato dalle classi elevate ai danni del popolo, salutò con fervore sotto ogni apparenza sincero la caduta dell'Ancien Régime, convinto com'era, in perfetta antitesi a quel che faceva professare ai grandi libertini delle sue opere, che gli oppressi debbano alfine sempre rovesciare la loro sorte e prevalere sui propri oppressori. Ma, ironia della sorte, Sade, che il 2 luglio dalla sua cella, con un megafono improvvisato, aveva sobillato la folla davanti alla Bastiglia gridando, fra le altre provocazioni, che si stavano sgozzando dei prigionieri, non fu tra coloro che la caduta della fortezza-prigione rese uomini liberi. Il governatore M. de Launay si affrettò infatti a richiedere al ministro della giustizia il trasferimento di Sade all'albergo dei pazzi di Charenton, trasferimento che fu eseguito il 4 luglio, dieci giorni prima della presa della Bastiglia.
Ma la cattiva sorte non si limitò neanche a questo e riservò a Sade un trattamento ai suoi occhi forse perfino peggiore. Durante il saccheggio della Bastiglia i manoscritti del marchese, rimasti nella sua cella, andarono dispersi, compreso quello, il più prezioso di tutti, de Le centoventi giornate di Sodoma. Lo trovò e lo raccolse uno tra i tanti curiosi che si misero a frugare tra gli oggetti ammucchiati alla rinfusa nel cortile della Bastiglia, un benefattore dell'umanità di cui non sapremo mai il nome. Da allora, di quel manoscritto non si seppe più niente fino ai primi del '900, quando fu fortunosamente ritrovato negli scaffali di una libreria antiquaria tedesca. Sade morì senza mai sapere nulla neanche del primo ritrovamento, dopo aver versato lacrime di sangue sulla perdita, da lui creduta irrimediabile, di quella che sapeva essere, pur se ancora largamente incompiuta, la sua opera definitiva. Non provò a riscriverla, ma fece tuttavia il tentativo di sommare gli eccessi che vi erano contenuti alla storia della sua Justine, producendo come risultato il romanzo-fiume La nuova Justine. Ma qualcosa nel frattempo, forse una voce interiore che lo guidava, era ormai andata a sua volta perduta, e in questo caso davvero per sempre.


* * *


* In un articolo apparso su Le Monde in data 16 giugno 1976.

** Georges Bataille, La letteratura e il male. SE Edizioni, 1987; pag. 98. Trad. di Andrea Zanzotto.

Commenti

  1. Grazie per la splendida spiegazione , sai che apprezzo particolarmente questi dettagli e retroscena.

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    1. Grazie mille, Nick! E' che sto disseminando di esche il percorso di questo Speciale allo scopo di far cadere nella rete un certo blogger di mia conoscenza... vedi mai ;-D

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  2. Un mio conoscente mi disse una volta di aver visto il film di Pasolini e, beh, raramente ho visto una faccia così disgustata mentre rammentava alcune scene. Evidentemente Pasolini ha davvero saputo mettere in scena Sade.

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    1. In effetti, pure io che sono ormai alla mia plurima visione del film continuo ad avere un po' quella faccia lì. Pensa che la prima montatrice scelta per il montaggio del film abbandonò il lavoro sopraffatta dalla nausea.

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  3. Splendido pezzo: questo speciale ha del dolore davvero piacevole :-P

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    1. L'amore che strappa i capelli è perduto ormai, ma non quello che lacera la pelle delle schiene ;-D
      Grazie mille dell'apprezzamento, Lucius!

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  4. Solo lo spazio dedicato alla musica mi farò ritornare sul post anche nei prossimi giorni!

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    1. La porta di questo boudoir è sempre aperta, Ferruccio ;-) Ma sono bellissimi anche i due pezzi di Haendel qui solo citati.

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    2. Sì, grande musica... i miei gusti hanno un ampio spettro in campo musicale

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    3. Anche i miei, sebbene debba dire che la musica barocca rimane la mia prediletta.

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  5. Davvero un bel post, lo speciale procede di bene in meglio ;-) Cheers!

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    1. Un grande grazie Cassidy! E vedrai quando cominceranno anche a volare le bare ;-D

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  6. Forse molti resterebbero sorpresi nel constatare che Sade non era affatto quel personaggio "monodimensionale" che pensano che fosse.
    Il legame tra i film e le opere da cui questi sono ispirati è un tema sempre affascinante, ma in questo caso le differenze non si devono alla prevalenza di scene irrappresentabili, e dunque anche il film di Grimaldi, come il libro da cui è tratto, è più o meno adatto a tutti...

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    1. Il film di Grimaldi è una festa dei sensi, cosa che La filosofia nel boudoir in ultima analisi non è, nonostante in generale lo sia di più delle altre opere di de Sade. Di qui anche la scelta del regista di non mettere in scena il Settimo e ultimo dialogo del libro, che è l'unico cruento.
      E della pluridimensionalità di Sade ci sarà modo di vedere altri esempi, nei prossimi capitoli di questa nostra avventura :-)

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  7. CIao .
    Non ricordavo La canzone dell’amore perduto di De Andrè...forse proprio non la conosco!
    Pensavo a Gigi D’alessio ..ma mi avran confuso i gemiti della protagonista 😀


    Bhe sul film non mi sposto di una virgola da quello che ho già scritto...confesso di non ricordarmi nemmeno le musiche così raffinate , ricordavo un po’ meglio invece la prova di recitazione degli attori...come testimonia ben il tuo secondo estratto video.
    Volevo chiederti invece a proposito di film sadici ma non sadiani se conosci
    Marquis
    Film del 1989 diretto da Henri Xhonneux Ispirato ai racconti del Divin Marchese e recitato per intero da attori con maschere animalesche .
    Lungometraggio Belga-Francese.
    Me venuto in mente quel film osservando il quadro di Felix Labisse,di due post fa ( la donna sdraiata con il volto di un felino)

    Riguardo alle 120 giornate di Sodoma è un po’ la Bibbia della produzione di De Sade.
    Ora capisco anche il significato della Justine e della Nuova Justine...Sade ha cercato di condensare senza riscriverlo ,nelle vicende della sua eroina, l’anima del racconto che credeva perduto.
    Pasolini ha capito tutto del pensiero di De Sade e fedelmente ha riscritto Salo’ senza censure di espressione creando un film inguardabile ma fedele allo spirito dell’ originale
    a cui si ispira.
    Complimenti


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    1. L'incontro tra Telemann e Gigi D'Alessio sarebbe qualcosa di paragonabile a quello tra l'ombrello e la macchina da cucire su un tavolo per dissezione di Lautréamont ;-D

      Sai che ero convinto che quello di Xhonneux fosse un film d'animazione? Sono stato tratto in inganno soprattutto dalla presenza di Roland Topor tra i suoi creatori. Invece, a quanto capisco, gli attori sono uomini e donne in carne ed ossa con indosso delle maschere? Il che mi riporta alla mente un altro film dove ci sono uomini con maschere di animali... un film di Jean Rollin, mi pare. Prima o poi ricorderò di preciso qual è, spero...

      E sono contento di scoprire che la pensi come me su Pasolini e Salò. Grazie per il denso commento Max (visto Claudia?). E per i complimenti!

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    2. Visto Claudia?
      Virtualmente sul suo blog, si!
      È una tipa schietta esuberante e gran simpaticona .

      Riguardo a Salo’ son curioso di leggere come affronterai l’argomento...magari prima o dopo prenderò il coraggio di guardarmi il film ( lo conosco a “spezzoni “ visti su YouTube 😀).
      Per le 120 giornate di Sade per me sarà come rinfrescarmi la memoria ...dopo tanti anni che ho letto e poi buttato via il libro.
      Son curioso..aspetterò!
      Ciao



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    3. Ah, ah! Ma no! Il "visto Claudia?" è rivolto a lei medesima, che dice che sul suo blog non lasci mai commenti lunghi e articolati ;-D

      Spezzoni di Salò su youtube? Sono andato a curiosare e ho visto che c'è perfino il film intero. Cosa difficile da capire, visto che a me hanno censurato cose ben più innocue. Mistero...

      Ciao a presto, Max!

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    4. Film intero...si probabilmente non ho voluto vederlo.
      Ho visto solo qualche scena e sicuramente la fine.;)
      I film preferisco vedermeli in DVD o in TV.
      Sul tubo la qualità a volte non è delle migliori.

      No si sbaglia l ‘ultima volta le ho lasciato un commento molto prolisso sulla ricetta del ciambellone alle mele che aveva pubblicato 😀

      Censura ? Pure tu sei stato censurato.?
      Strana bestia la censura italiana...stavo leggendo nel blog di Obsidian i guai che ha passato L’impero dei sensi in Italia da quando è uscito in poi.
      Incredibile.

      Dovresti controllare se c’è qualche ex democristiano della vecchia repubblica nella commissione di censura:
      (Quella che ti ha censurato;)😀😀😀

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    5. Ho combattuto i democristiani tutta la vita... qualche sassolino nella scarpa è probabile se lo siano voluto togliere ^__^

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    6. Ahahah
      Eccomi qui. Presente.
      Caro Ivano, mente sapendo di mentire. A me i papiri non li lascia mai. Anzi.. Mi contesta persino le ricette. Dice che vuole la torta pere e cioccolato, ma la farò quando se la sarà guadagnata.
      Ihihih
      Quanto a te, passa a trovarmi qualche volta.
      Stasera, ad esempio, troveresti un post che ti direbbe qualcosa di me.
      Buona serata.
      Bacio ad entrambi.

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    7. Ciao Claudia! Verrò senz'altro a trovarti, ma più probabile che accada alla fine dello Speciale, che mi sta costringendo a tempi di lavoro strettissimi. Al punto che in questo periodo sto visitando giornalmente meno della metà dei blog che visito in genere. Tra scrittura e formattazione dei miei post, formattazione di quelli altrui, ricerca delle immagini, condivisioni nei social, risposte ai commenti...
      Bacio a te e grazie del passaggio. A presto, comunque!

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    8. Vabbè si è capito..
      Sei più stronzo e paraculo di Max.
      E ce ne vuole!
      Vabbè, pazienza..... 😜😜😈

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  8. Ero qua sul divano qualche sera fa, mentre accanto a me la Simo leggeva il tuo post. Improvvisamente sento partire le note del Grande Genovese. Che meraviglia!
    Ebbene si, io sono uno di quelli che conoscevamo Telemann senza saperlo.

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    1. Grazie del bell'aneddoto famigliare. Pensa però che questa faccenda Telemann/De André ha suscitato polemiche che non si sono mai placate del tutto. Per il fatto che De André ha depositato alla SIAE il pezzo con testi e musica a suo nome, senza far parola di Telemann. Non che quest'ultimo o i suoi eredi possano vantare delle royalties per i diritti d'autore, ma alcuni appassionati di musica classica l'hanno comunque giudicata una scorrettezza.

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  9. Che meraviglia l'Adagio del Concerto per tromba in Re Maggiore n°1 di Telemann, e il brevissimo estratto video che hai pubblicato mi ha emozionato quasi quanto la protagonista che piange davanti allo specchio. ^_^ Per quanto riguarda l'altro estratto, in effetti noto una notevole impostazione teatrale nella recitazione. La scena però è squisita e noto, come dici, una cura particolare negli abiti e nelle acconciature, e il contenuto del pamphlet è esemplificativo.
    Volevo dirti che sono proprio felice di questo speciale che parla di Settecento e di rivoluzione, e ti ringrazio dell'iniziativa. Sono un po' indietro con la lettura, ma voglio gustarmi gli articoli con calma.

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    1. Grazie per le belle parole, Cristina! Vero che l'Adagio di Telemann è meraviglioso? Ma anche i due brani di Haendel, come scrivevo anche a Ferruccio, sono (secondo me) sullo stesso livello.
      E in effetti in questo Speciale la tua penna ci sarebbe stata bene, visto gli stretti rapporti tra la vicenda umana di de Sade e la Rivoluzione francese. Peccato che non sia successo...

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    2. Stavo pensando alla stessa cosa, ma non mi sarebbe stato proprio possibile contribuire. In questo periodo, tra una cosa e l'altra, riesco a malapena a trovare il tempo di respirare!

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    3. Non ti preoccupare, capisco benissimo. Sono in una situazione del tutto analoga...

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