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The Studio - Quarto intermezzo: Il Signore della giungla nascosta /2




Quando, nel luglio 1974, mi diressi, come di consueto, all'edicola sotto casa e vi acquistai il numero 33 della collana Gli albi dei supereroi, il nono a ospitare le avventure di Conan il barbaro, non sapevo ancora che da quel momento in avanti il mio modo di guardare al fumetto sarebbe mutato per sempre. La storia di apertura dell'albo, La notte dei giganti (The Frost Giant's Daughter), era ancora una di quelle tratte dai racconti di Robert Ervin Howard, il creatore di Conan, e al suo timone vi erano Roy Thomas ai testi e Barry Smith ai disegni. Proprio i disegni rappresentavano ai miei occhi una svolta, diversi com'erano da tutti gli altri che conoscevo, compreso quelli realizzati in precedenza dallo stesso Smith.

Fu con queste parole che io esordii, oltre due anni fa, nel primo post di questo lungo viaggio che ho battezzato "The Studio". Tutto vero, ma devo ora anche aggiungere che già circa un anno prima avevo avuto un'altra folgorazione, in tono minore, al momento di mettere le mani sul numero 8 della stessa collana Gli albi dei supereroi (conosciuta anche con l'acronimo ASE), il secondo con protagonista il tarzanide Ka-Zar. Con il senno di poi, avrei forse dovuto parlarne proprio agli esordi di The Studio, ma nel dicembre 2015 la mia idea era ancora quella di ridurre all'osso il discorso, così da non proporre un numero eccessivo di post. Solo al momento di attaccare con Bernie Wrightson decisi di compiere invece un percorso più approfondito, così che le Sezioni dedicate a lui e a Jeffrey Catherine Jones hanno un numero doppio di post rispetto alle precedenti due su Barry Smith e Mike Kaluta. Approfitto perciò di questo Quarto Intermezzo, tutto dedicato a Barry Smith, per rimediare a questa lacuna.

Gli albi dei supereroi numero 8 presentava, al suo interno, quattro episodi di Ka-Zar di dieci pagine ciascuno, apparsi in origine negli USA all'interno dei numeri 3, 4, 5 e 6 di Astonishing Tales, che è poi tutto il Ka-zar disegnato da Barry Smith. Un albo, quindi, che può essere definito "speciale", sebbene non si trattò di niente di voluto da parte dall'editore italiano, bensì di una coincidenza fortunata frutto della semplice pubblicazione in ordine cronologico delle avventure del Signore della giungla nascosta. I quattro succitati numeri di Astonishing Tales uscirono, negli USA, tra il dicembre 1970 e il giugno 1971, e la loro pubblicazione coincise quindi con quella di altri cinque albi disegnati da Barry Smith: i numeri 2, 3, 4, 5 e 6 di Conan the Barbarian. Ciò che veniva alla luce, mese dopo mese e albo dopo albo, era, oltre alla crescente bravura del disegnatore anglo-americano, anche il suo progressivo sottrarsi all'influenza del suo idolo giovanile Jack Kirby (1917-1994) in favore di una sempre più costante attenzione rivolta all'insegnamento di altri Maestri, del fumetto, dell'illustrazione e della pittura. I nomi che lo stesso Barry Smith fa in quel periodo sono quelli di Hal Foster (1892-1982, Tarzan e Prince Valiant), di Alphonse Mucha (1860-1939) e della corrente pittorica preraffaellita, fondata nel 1848 dagli sforzi congiunti di  William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti. Di quest'ultima influenza in particolare, mi sono già occupato nel quarto post di The Studio in riferimento all'evidente influenza preraffaellita sui disegni di The Frost Giant's Daughter.

Un modo secondo me efficace per mostrare questa de-kirbyzzazione in corso, è di presentare, l'una di seguito all'altra, le quattro splash pages di apertura delle quattro storie di Ka-Zar ospitate sul numero 8 de Gli albi dei supereroi. Ed è ciò che vado a fare, ricordandovi ancora che queste quattro sono le uniche storie con protagonista il Signore della giungla nascosta disegnate da Barry Smith, che fu poi costretto, con il passaggio della periodicità di Conan the Barbarian da bimestrale a mensile, a dedicarsi completamente alle storie del barbaro di Howard.


L'appuntamento in edicola con Gli albi dei supereroi era per me, in quegli anni ormai trascorsi da quasi mezzo secolo, uno dei più graditi, anche per la particolare formula editoriale della collana di variare personaggio di albo in albo, sebbene fu proprio questa sua caratteristica a decretarne, dopo 49 numeri, la prematura fine.* Successe infatti che con il tempo molti lettori cominciarono a concentrarsi sui personaggi che preferivano, tralasciando di comprare i numeri in cui comparivano gli altri, e devo dire che la cosa per me più singolare di tutte è stato scoprire, alla fine, che i personaggi che vendevano di più in Italia, I difensori e Conan su tutti, erano gli stessi che godevano di maggior fortuna nel paese d'origine. In altre parole, nonostante le diverse eredità culturali, i lettori di qua e di là dall'Atlantico sembravano condividere gli stessi gusti. Gli ASE furono inoltre la prima serie in assoluto dell'avventura editoriale Marvel-Corno a chiudere i battenti, seguita immediatamente dopo da Devil. E se anche io ero ormai abbastanza cresciuto da comprendere che le cose sono destinate a mutare nel tempo, l'effetto su di me fu comunque quello di un piccolo colpo al cuore.

Ma è ora arrivato il momento di chiudere il cerchio e svelare, come promesso nel post della volta scorsa, la reale natura della connessione tra questi due ultimi post dedicati a Ka-Zar e i precedenti quattro su Conan. A parte, s'intende, quella già stabilita che tutto è comunque nelle mani di un unico disegnatore, Barry Smith. Le due parole magiche sono Savage Tales, poiché è proprio su questo magazine, e precisamente nel suo primo e unico Annual (la serie è sopravvissuta solo per 11 numeri), che compaiono le ristampe in scale di grigi delle prime tre storie delle quattro pubblicate a colori su Astonishing Tales, che sarebbero poi le tre che formano il breve ciclo incentrato sulla figura di Garokk, il Dio Sole.
Con che risultato? Fate pure da soli il confronto.

Da "Back to Savage Land" - Astonishing Tales #3 pg 3 e Savage Tales Annual #1 pg 40



Da "The Sun God" - Astonishing Tales #4 pg 4 e Savage Tales Annual #1 pg 51



Da "Rampage" - Astonishing Tales #5 pg 2 e Savage Tales Annual #1 pg 59



Ma si era nel frattempo anche conclusa, con il numero 3 di Savage Tales e le parti 2 e 3 di Red Nails, la prima fase della carriera artistica di Barry Smith. Presa la decisione di lasciare la Marvel e il mondo del fumetto in generale, il giovane artista fonda la propria casa editrice, la Gorblimey Press, per dedicarsi (come ho raccontato a suo tempo nel quinto post della serie The Studio) alla produzione e alla vendita dei suoi poster, portfolio e stampe d'arte. In quanto a Savage Tales, ospitò Conan ancora soltanto per due numeri, prima che il personaggio, ormai famoso, traghettasse su un nuovo magazine creato ad hoc, The Savage Sword of Conan.

L'editoriale con cui Roy Thomas, sul numero 5 di Savage Tales, annuncia la prosecuzione delle avventure
del suo Conan su The Savage Sword of Conan.

Si rivelò una decisione fatale per quello che era stato, in ordine di tempo, il secondo magazine della Marvel a vedere la luce, dopo il fallimentare tentativo del 1968 con The Spectacular Spider-Man, durato solo due numeri. Le spalle pur larghe di Ka-Zar non si dimostrarono infatti in grado di reggere da sole il peso di Savage Tales, che, orfana di Conan, sopravvisse per soli altri sei numeri (più l'Annual).


* * *


* A questo link, la cronologia completa de Gli albi dei supereroi.

L'immagine di apertura del post è un dettaglio della copertina di Ken Barr per Savage Tales Annual #1 (1975).

Commenti

  1. Quando una collana smette di uscire è sempre una piccola delusione, più marcata quando si è giovani.

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    1. E fu solo la prima di una lunga serie. Non molto dopo sarebbe toccato a serie per me fondamentali come "Il corriere della paura", "Tarzan special", "Tarzan Extra"... e così via.

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  2. Deve essere stata una serie molto bella, a giudicare dal tuo post, peccato l'abbiano interrotta...
    Un abbraccio!

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    1. In verità neanche a me piacevano proprio tutti i personaggi, Francesca, però compravo lo stesso ogni numero.
      Un abbraccio altrettanto :-)

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  3. Dovessi scegliere la tua storia preferita di questo ciclo quale sceglieresti?

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    1. Non è una domanda a cui è così facile rispondere, Nick, perché in realtà le storie sono soltanto due: una costituita di tre parti e un'altra formata di un'unica parte. Sicuramente nel suo insieme preferisco la prima.

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  4. Negli anni '90 ricordo un bellissimo ciclo di Ka-Zar firmato Mark Waid ed Andy Kubert, davvero bello.
    Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo, dovrei ancora avere quei pochi albetti del ciclo.

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    1. Il mio percorso con la Marvel è stato molto accidentato, Raffaele. Ho seguito tutto fino a un certo punto degli anni '70. Poi ho fatto una pausa di alcuni anni, interrotta solo dalla scoperta, nell'83, degli X-Men di Claremont. Indi è arrivata una nuova pausa, stavolta definitiva, all'inizio dei '90, in coincidenza con l'abbandono di Claremont. Da allora non ho più letto nulla della casa editrice e il ciclo di Ka-Zar che citi non lo conosco. Ho visto di che si tratta, ma devo dire che a istinto sono molto più attratto dal precedente ciclo "Ka-Zar the Savage" di Bruce Jones e Brent Anderson, due autori più nelle mie corde.

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    2. Fai bene a seguire l'istinto perché non sono sicurissimo ti piacerebbe, visto che in quegli albi il "selvaggio " Ka-Zar diventa attratto dalla tecnologia, diciamo diventa più materialista del solito.
      Ma ti assicuro che è un buon ciclo.

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    3. Più che altro è che Kubert figlio ha uno stile un po' troppo pompato per i miei gusti ;-)

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  5. Una domanda: possiedi ancora tutte queste collezioni? Se lo hai già scritto, pardon. Se sì, dove le conservi?

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    1. In cartaceo ne conservo solo una parte, Luz, in una voluminosa libreria con gli sportelli a vetrata. Il resto, cioè la quantità maggiore, ce l'ho archiviata nel computer in forma digitale.

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  6. Quello che odio un po’ di queste case editrici è che tuttora prendono e disfano i personaggi come vogliono loro (so che è una questione di marketing, quindi è tutto fan-service in realtà), però da un punto di vista di identità si perde molto secondo me. Non sono un’esperta quindi non potrei dire troppo al riguardo, ma considerati tutti gli stravolgimenti, i reboot e le fusioni che hanno fatto mi sembra più una confusione generale che una vera e propria identità.

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    1. Cara Alessia, io ho smesso di seguire tutto proprio quando, all'inizio dei '90, hanno cominciato a esagerare con il genere di cose di cui parli. Quindi posso solo sottoscrivere il tuo pensiero :-)

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  7. I fumetti possono essere davvero delle piccole opere d'arte, osservando i disegni è la prima cosa che mi viene in mente, parlo da profana, perché i fumetti che ho amato sono parecchio diversi dai tuoi, sono partita da Topolino e Paperino per arrivare a Diabolik e fermarmi con Dylan Dog.
    A proposito nel mio post di oggi rispondo al tuo Liebster Award.

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    1. I personaggi del tuo percorso nei fumetti sono alcuni di quelli di maggior diffusione, Giulia, quindi è più facile che un "profano" vi venga a contatto. Comunque i moltissimi lettori che, come me, hanno seguito percorsi un po' più esterofili hanno fatto diventare a più riprese anche molti supereroi Marvel (sebbene non Ka-Zar) popolarissimi in Italia.
      Sono in fase malattia, ma passo comunque a leggere dal tuo blog le risposte all'Award.

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  8. Più che altro la serie sui supereroi spaziava in maniera davvero discontinua, saltando da un tipo all'altro, senza creare alcuna omogeneità di fondo.

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    1. Era la sua caratteristica e, secondo me, anche il suo bello, Marco. Ma si vede che non eravamo abbastanza a pensarla così.

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