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The Studio Section 3 - Berni Wrightson /5




C'è un luogo di ombre che attende al varco ognuno di noi. È connesso al nostro mondo da un filo dei più sottili e il suo tocco ci fa sussultare per lo spavento. Questo regno di orrore e decomposizione esercita nondimeno un’attrazione magnetica rivolta ai suoi aspetti più paurosi. Si contano sulla punta delle dita gli artisti dotati della capacità di ricomporre questa decomposizione in immagini che mutano il nostro spavento in fascinazione. Berni Wrightson è uno di questi rari artisti.
(Allan Asherman, autore e critico di fantascienza) *


* * *


Nonostante la sua insoddisfazione di fondo, Berni Wrightson è sempre più consapevole della crescente attenzione che pubblico e critica riversano su di lui e sulle storie che disegna per la DC Comics. Il suo stile, così ricco di atmosfera, si sta rapidamente imponendo, agli occhi degli appassionati, come quello di riferimento per le storie a fumetti dell'orrore e del mistero. Intenzionato a battere il ferro finché è caldo, Wrightson decide allora di allestirsi una vetrina in solitaria dove far sfoggio della propria bravura e, entro certi limiti, adattabilità stilistica: un volume a fumetti formato di sei storie interamente (o quasi, come si vedrà) scritte e illustrate da lui, intitolato Badtime stories. "Un tentativo di farmi quel gruzzolo di soldi che non riuscivo mai a tirar su" ne dirà lui, che deve fare i conti con i magri compensi delle case editrici. Si appoggia, per la pubblicazione, a un editore del fandom, Ron Barlow, e, all'uscita del volume (siamo nel 1972), ha la rara e piacevole sorpresa di vedere come la qualità tipografica dell'opera sia oltre ogni sua aspettativa.
Badtime stories è in realtà, sotto ogni aspetto, quanto di meglio Wrightson abbia realizzato fino a quel momento. Ognuna delle sei storie che vi sono incluse ha una diversa intenzione e atmosfera e il suo stile artistico si adegua di volta in volta. Per la copertina, realizza prima l'immagine principale, poi fa aggiungere all'amico, collega e coinquilino Jeff Jones il lettering del titolo. Solo all'ultimo decide di aggiungere anche la candela umana sulla sinistra.

Quello che segue è un percorso guidato in sei tappe, ognuna con un piccolo assaggio delle meraviglie di Badtime Stories.

La prima storia, The Last Hunters, è di genere fantascientifico. In una terra morente gli ultimi cacciatori, quel che resta della specie umana, si nutrono di forme di vita inferiori in un tentativo estremo di salvarsi dall'estinzione. Ma sono a loro volta le prede ambite di un altro cacciatore, che si dimostra più adatto di loro alla sopravvivenza in un ambiente ostile.

BW: The Last Hunters l'ho realizzata usando della carta speciale doubletone e il retino trasferibile. [lo stesso procedimento adottato per la sfortunata storia di King Kull, Skull of Silence, come ho illustrato in questo post]

BW: Ain’t She Sweet? l'ho realizzata nello stile tipico di George Evans. Non avevo in mente di copiarlo, ma pensavo al tipo di storie che illustrava quando lavoravo con lui. Sebbene il disegno sia in buona sostanza diverso dal suo, la storia ha le sue atmosfere. Ma non arriva veramente da nessuna parte e a riguardarla non è che mi dica molto.

Una suspense story vecchio stile, che è in effetti la meno originale e interessante dell'albo. George Evans (1920-2001) è stato un illustratore e fumettista americano, che ha contribuito non poco alla cattiva fama della gloriosa EC Comics. La sua copertina per il numero 23 di Crime Suspenstories è stata anche oggetto di un'interrogazione parlamentare al Senato americano.

The Task è una storia sword and sorcery su di un barbaro legato in modo indissolubile all'arma che maneggia fino al compimento della sua missione di morte.

BW: The Task è la mia eccessiva, esagerata storia a tema barbarico. Alcune vignette sono molto buone. Quelle con il barbaro nella foresta sono davvero efficaci. In quel periodo ero ancora preso dalle storie con i barbari e questa mi sembrava venuta molto bene. Ho fatto tutto ad acquerello, che risultò molto migliorato per effetto della stampa. L’albo dà l’impressione che i colori siano lucidi e brillanti, quando in realtà sono piatti e spenti. Ogni tanto succede. Pareggia i conti con tutte le volte in cui le case editrici ti crocifiggono il lavoro.

BW: King of the Mountain, Man è una storia che avevo in mente da molto tempo. Avevo realizzato alcune copertine di fanzine usando il personaggio principale. È stato divertente fare una storia puramente farsesca. Qualsiasi tipo di umorismo che provi a spingersi oltre, semplicemente non funziona.
Le matite dell’ultima pagina [quella riprodotta qui a sinistra] sono di Jeff Jones, come si nota facilmente guardando le ragazze, che sono decisamente migliori di quelle che faccio io.

Una farsa "avventurosa" ambientata nel vecchio west. Mi ripeto, ma insisto col dire che anche le ragazze di Wrightson sono superlative. Proprio come quella che dà lustro alla pagina d'esempio della storia precedente.

BW: The Reaper of Love è una delle mie storie più insolite. Di solito mi tengo alla larga dalle storie fantasy – elfi, fate e animali graziosi non sono esattamente quello che mi riesce meglio. Quando creai questa storia ero in un mood molto particolare. Cercavo di riprendermi da una brutta storia d’amore e in qualche modo il disegno ne è stato influenzato. Che sia stato solo disegnato e non inchiostrato, aggiunge alle vignette una morbidezza che è difficile ottenere in altra maniera.

Un affascinante horror-fantasy dove sogno e realtà si sovrappongono in un tragico intreccio di amore e morte.

BW: Uncle Bill’s Barrel era apparsa la prima volta su Graphic Showcase, ma restava comunque una delle mie storie preferite.
Una ghost story con risvolti umoristici degni di Mark Twain. Ne avevo già fatto cenno in questo post. Il disegno risente ancora pesantemente dell'influenza di Frank Frazetta.
Wrightson dice che si tratta del suo primo fumetto pubblicato, a me risulta come secondo. Indagherò meglio.

Ma lo stesso 1972 vede anche, nel suo scorcio finale, l'uscita del primo numero di una serie destinata a entrare nella storia del fumetto, Swamp Thing. Il team di produzione - Len Wein ai testi, Berni Wrightson ai disegni e Joe Orlando nelle vesti di redattore capo - è lo stesso che, come ho accennato nel finale di questo post, aveva dato vita all'omonima storia autoconclusiva di otto pagine apparsa oltre un anno prima nel numero 92 di House of Secrets. Ne era protagonista un uomo risuscitato dalla palude nella forma di un mostro umanoide mosso da un desiderio di vendetta.

Len Wein aveva scritto la storia nel 1970, ma solo dopo alcuni mesi la dirigenza della DC aveva deciso di tirarla fuori dal cassetto. Wein propose allora a Wrightson di illustrarla e lui accettò, prima di sapere che la storia era già prevista in uscita e che aveva solo una settimana di tempo per fare i disegni delle otto pagine. Dovette così ricorrere, ancora una volta, all'aiuto dei suoi compagni di appartamento. Li utilizzò prima come modelli per le foto di riferimento, mettendo nelle vesti del cattivo Mike Kaluta, del personaggio femminile Louise Jones, moglie di Jeff Jones, e se stesso in quelle del personaggio principale. Per quel che riguardava invece i disegni, ricorse a un piccolo aiuto di Alan Weiss per la seconda pagina, mentre Jeff Jones si occupò delle matite della quinta e Mike Kaluta delle matite delle prime vignette della sesta. La storia fu così finita in tempo e poté uscire nella data prevista, il mese di luglio del 1971, guadagnandosi anche la ribalta della copertina.

A sorpresa, l'albo conquista la prima posizione nella classifica delle vendite del mese delle pubblicazioni DC, mentre il gradimento dei lettori nei confronti della storia di Lein e Wrightson è tale che circa un anno dopo l'ignaro disegnatore, al ritorno negli uffici della DC dopo un viaggio fuori New York, viene a sapere che Swamp Thing sta per avere la sua collana su base bimestrale - una scelta resa possibile anche dal recente allentamento delle restrizioni in materia di orrore e mostri nei fumetti per ragazzi da parte della Comics Code Authority - e che lui è l'artista designato a illustrarla. Come autore dei testi e come redattore capo ci sono ancora rispettivamente  Len Wein e Joe Orlando: squadra vincente non si cambia.

Superato lo shock iniziale, Wrightson accetta il lavoro, e nel novembre 1972 appare nelle edicole il primo albo della serie. La storia, Dark Genesis, ripropone le origini del mostro, ma in una versione variata. Con cronologia e ambientazione mutate dal periodo vittoriano agli anni '70, la storia si svolge stavolta all'interno di un capannone adibito a laboratorio chimico, situato in una regione paludosa, e isolata dal mondo, chiamata Bayou Country. Mentre nella prima versione gli scienziati erano due uomini e il terzo personaggio, la donna, faceva da motivo scatenante del conflitto tra di loro, stavolta i protagonisti sono per il momento due, Alec e Linda Holland, una coppia di scienziati impegnati in una ricerca per conto del governo su di un composto chimico - un bionutriente - in grado di far proliferare la vita vegetale su vasta scala trasformando i deserti in foreste. Ma la formula, secondo il più classico dei copioni, attira anche l'attenzione di una misteriosa organizzazione criminale denominata Conclave. Nella nuova versione delle origini del mostro sarà questa organizzazione segreta responsabile della morte di Alec Holland, anziché lo scienziato rivale in amore.

Al di là della sua natura di prologo, Dark Genesis è, nel complesso, un'opera riuscita, anche se non esente da obiezioni. Ci si può per esempio chiedere perché, dopo una prima volta in cui i sicari dell'organizzazione riescono a farsi strada fino al capannone eludendo la sorveglianza dell'auto di pattuglia, non venga intensificata la rete di protezione attorno al capannone-laboratorio e i gangster siano liberi di accedervi senza particolari difficoltà una seconda e una terza volta, prima del loro prevedibile annientamento da parte della "cosa" riemersa dalla palude, il mostro nato dalle ceneri di Alec Holland. Detto questo, vi invito a ingrandire e leggere la pagina riprodotta a sinistra, tratta dal secondo numero della serie, che offre un riepilogo ultra-condensato del racconto delle origini.

Ma lo stesso Berni Wrightson ha qualcosa da dirci al riguardo:
Io volevo che Alec Holland morisse nell’esplosione – e in modo indiscutibile, maciullato, ridotto a marmellata. I suoi resti si sarebbero poi mescolati con i prodotti chimici del laboratorio e gli elementi della palude e sarebbe resuscitato dai morti nella forma di Swamp Thing.
Len voleva fare l’esatto opposto. Alec Holland sarebbe rimasto mortalmente ferito e la palude e il bionutriente gli avrebbero salvato la vita trasformandolo in Swamp Thing.
Arrivammo a un compromesso e alla fine decidemmo di passare sotto silenzio la questione della morte.
Un altro problema sorse riguardo al fatto se Swamp Thing avrebbe ucciso i cattivi o li avrebbe solo feriti in modo serio. Nel primo albo li uccise, ma dopo non lo avrebbe fatto mai più. Negli albi successivi uccide solo mostri e, nella mia opinione, la storia perde una parte del suo mordente.
Io volevo una situazione stile Jekyll-Hyde. Swamp Thing avrebbe dovuto avere due personalità – Alec Holland, l’uomo intrappolato nel corpo del mostro, la parte razionale e logica – e la forza stessa della palude – primordiale, incapace di vie di mezzo e mortale. Per la maggior parte del tempo Holland avrebbe controllato la situazione, ma di quando in quando la bestia primitiva avrebbe preso il sopravvento.

* * *


Per le citazioni: A Look Back. Underwood-Miller, 1979, 1991; Edited by Christopher Zavisa.
Eccetto:
* Berni Wrightson: an artist of fearsome skills by Allan Asherman. Da: The Masterwork Series of Great Comic Book Artists #3 (Dc Comics, Oct. 1983)

L'immagine in alto sotto il titolo è: Bernie Wrightson, Swamp Thing (1985).



Commenti

  1. Finalmente stiamo arrivando alla parte che m'interessa maggiormente. :)

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    1. Con questo post si entra nella prima fase matura dell'attività del nostro ^_^

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  2. come si nota facilmente guardando le ragazze, che sono decisamente migliori di quelle che faccio io. dunque era veramente una sua fissa XD
    I colori usati sono spettacolari! *_*

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    1. Sì, probabilmente Berni soffre di un complesso di inferiorità in tal senso ^^
      Ma i colori a cui ti riferisci sono quelli dell'immagine in alto o delle pagine di Badtime Stories?

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    2. Ma in generale, sai? Quelli delle tavole "Badtime" soprattutto *__* Acidelle, no?

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  3. "Pareggia i conti con tutte le volte in cui le case editrici ti crocifiggono il lavoro." è una frase che dimostra che anche in questo mondo ogni tanto c'è giustizia!

    La storia del mostro nella palude mi ricorda un vecchio film americano; penso che sia un classico nell'immaginario collettivo.

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    1. Immagino che tu ti riferisca a "Il Mostro della laguna nera". Anche quello, se ricordo bene, era il risultato di qualche contaminazione delle acque.

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    2. Sì, a dire la verità non lo avevo visto. Ma penso che sia proprio quello.

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