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Solve et Coagula - Pagina 149



Parte II - Capitolo 2 /5

L’articolo terminava con la promessa della pubblicazione, nel numero della settimana successiva, di un’intervista al ricercatore. Luisa dubitava che ne sarebbe entrata prima o poi in possesso, anche se non si poteva mai dire visto come stavano andando le cose. Bambini verdi, ripeté dentro di sé. E all’improvviso quelle due parole smisero di avere il suono della sua voce, o anche quella della sua inquilina Alessandra, per acquistarne uno maschile. Ma certo! Come poteva essersene dimenticata? si ripeté per l'ennesima volta. Nelle letture che le faceva suo padre, dopo la storia della Sirena, o corno da nebbia, veniva sempre quella dei bambini verdi. Il che la inquietava non poco, perché sembrava darle una nuova conferma, l'ennesima, dei suoi peggiori sospetti.
Cominciò a guardarsi intorno nervosa, chiedendosi se tra tutta quella gente che indossava maschere di carnevale (non ricordava di averne mai viste tante in una volta sola a Firenze e le sembrava quasi di essere a Venezia, anche se davanti ai suoi occhi - tra spettri e vampiri, streghe e angeli della morte - sembrava averla piuttosto vinta una predilezione, molto halloweeniana, per il macabro) non vi fosse per caso mescolato suo padre, magari in compagnia della misteriosa Pohjola. Non poté tuttavia indugiare a lungo su quel fastidioso pensiero, perché uno dei camerieri del locale le si avvicinò per comunicarle che l’auto che stava aspettando era arrivata.

«Auto? Io non sto aspettando nessuna auto» replicò Luisa. La polizia era forse stata abbastanza abile da rintracciarla in poco poco tempo? O alla fine era davvero arrivato il suo turno di unirsi al coro degli scomparsi? Dei poliziotti non avrebbero comunque avuto bisogno di servirsi di intermediari: sarebbero entrati nel locale e le avrebbero chiesto di seguirli. Doveva quindi trattarsi per forza di loro, di quelli che avevano fatto sparire Giulia e Fabrizio, e forse anche suo padre e Eva Luna.
«Che macchina è?» chiese ancora Luisa che cercava inutilmente di allungare lo sguardo oltre la folla degli avventori verso la vetrina del locale.
«Uno di quel macchinoni neri e lunghi come un treno che a volte si vedono davanti agli alberghi di lusso. Sa, di quelli con le tendine ai vetri» le rispose il cameriere.
Luisa annuì. «Lo immaginavo».
«Se non fosse carnevale penserai che qualche sceicco arabo sia intenzionato a rapirla per aggiungerla al suo harem» continuò scherzando il cameriere, «ma immagino che in questo caso qualche suo amico buontempone sia in vena di scherzi».
«Temo di non avere amici disposti a spendere un capitale per noleggiare una macchina come quella per uno stupido scherzo di carnevale» commentò lei. «C’è qui dentro un posto dove posso nascondermi per alcune ore?».
Il cameriere la guardò perplesso. «Adesso è lei che mi sta facendo uno scherzo di carnevale, vero?».
«Le sembra che stia scherzando?».
L'altro la scrutò pensieroso per un breve momento poi prese un menu del tavolo e glielo porse. «No, mi sembra di no. Ma neanche io ho voglia di scherzare. Non cosa cosa lei abbia fatto, ma sicuramente l’ha combinata grossa e non voglio andarci di mezzo. Intanto, mentre mi spiega, faccia finta di consultare il menu».
«Se le dicessi che non ho fatto assolutamente nulla e che non ho nessuna idea del perché quelli là fuori ce l’abbiano con me, mi crederebbe?» continuò Luisa, mentre ubbidiva alla richiesta del cameriere.
Il cameriere scosse la testa. «Sinceramente no. Inoltre quelli là fuori devono conoscerla molto bene, visto che mi è stata descritta da loro in ogni dettaglio. Forse, a questo punto, avrebbe fatto bene a mettersi in maschera anche lei, come tutti. Insomma, in conclusione, cosa gli dico?».
«Che se mi vogliono devono venirmi a prendere. Ma prima mi dica dove posso nascondermi».
L'altro esalò un lungo sospiro di resa. «E va bene. Sa dov’è il bagno?».
«Sì».
«Bene, sopra l’armadietto a destra dell’ingresso del bagno, troverà una chiave che porta alle cantine. È il posto più sicuro che abbiamo da offrirle».
«Grazie. Ah, mi permette ancora un'ultima domanda?».
«Prego. Chieda pure».
«Le sembra normale che in questa città così tante persone abbiano scelto quest'anno di mettersi in maschera per carnevale?».
Il cameriere dette un'alzata di spalle. «Mah! Che io ricordi è sempre stato così».


Commenti

  1. Mi sa che Luisa ha perso l'occasione di ritrovare tutti gli amici scomparsi, padre compreso.
    A meno che la cantina non rappresenti un tranello, una specie di prigione o una porta su un altro mondo ancora

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    1. Sei sulla buona strada con le tue deduzioni Patricia. Del resto, anche se ci sono ancora molte diramazioni secondarie da seguire, il corso principale degli eventi sta ormai convergendo verso il suo finale ^_^

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  2. La penso anch'io come Patricia. In quella cantina succederanno cose... Il cameriere è un complice volontario o involontario?

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    1. In questa follia programmata il confine tra volontario e involontario è talmente sfumato da essere perfino trascurabile ^^

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  3. Mai fidarsi di camerieri che ti dicono di andare in cantina...

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    1. Ops... questo commento mi era sfuggito!

      Mi sa che i tuoi sospetti non sono privi di fondamento, Marco. Tra pochi giorni la risposta ^^

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  4. Questa volta gli scenari possibili sono parecchi, dunque non faccio "pronostici" XD Attendo!!! :D

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    1. In questo mondo "anomalo"... una cantina chissà che riserva (fa tanto "catabasi" :P)

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    2. Catabasi che da metaforica si fa letterale? Possibile, Glò, possibile *__*

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  5. Le cantine da una parte mi attirano moltissimo, come i sotterranei dei castelli, e dall'altra parte mi inquieterebbe assai andare a nascondermi là. Preferirei tentare di rimanere all'aperto.

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    1. Io, nonostante le ripetute visioni de "L'esorcista", continuo a trovare più rassicuranti i solai ^^

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