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The Studio Section One - Barry Smith /5




Quando alla fine lasciò la serie di Conan, la reazione dei suoi seguaci fece tremare le mura della Marvel. Lo rivolevano indietro, ma era troppo tardi; a causa dei conflitti con i suoi editori a proposito di diritti d’autore e dividendi, non solo lasciò Conan ma l'intera industria dell’illustrazione a fumetti.
(J.S., The Studio, 1979)


Nell'ultimo post abbiamo lasciato Barry Smith messo alla porta dall'illustratore pubblicitario Charles White. La stessa sorte non avevano però ancora subito gli originali di Conan, e questo si rivelò un caso fortunato per lui. Di lì a pochi giorni, infatti, l'allora direttore artistico della CBS records, John Berg, si trovò a far visita a White nel suo studio e notò alcune tavole abbandonate di Red Nails. A colpirlo fu l'effetto di finito/non finito dato dai disegni non ancora passati a china, e in particolare il senso di indeterminatezza evocato dalla non perfetta coincidenza del disegno principale con la sottostante traccia della matita blu, usata dai disegnatori di fumetti con una certa libertà perché non rilevata dai macchinari tipografici per la stampa in bianco e nero.




Berg contattò allora Smith per chiedergli di creare la copertina per la riedizione, prevista per quello stesso anno (1973), dell'album Preflyte dei Byrds, con un effetto che imitasse quello degli originali di Red Nails. Come Berg era stato capace di intuire, il risultato finale è di grande fascino e a Smith fu anche assegnato un award dall'associazione nazionale degli illustratori.

Ma l'esperienza non vide comunque un seguito perché Barry Smith era ormai del tutto deciso a assicurarsi la più completa autonomia artistica. Si creò così la sua personale casa editrice, che chiamò Gorblimey Press, con l'intento programmatico di dedicarsi, da allora in poi, alla realizzazione di singole illustrazioni a tiratura limitata da stampare e vendere in proprio. La prima stampa, The Sepia Horseman (a sinistra) vide la luce in data primo aprile 1974.
Da quel momento un numero imprecisato di nuovi fan andrà ad aggiungersi a quelli che Barry Smith si era già conquistato grazie alla sua militanza nelle fila della Marvel, abbastanza in ogni caso da far prosperare la casa editrice sino al 1993, anno in cui l'artista ne siglerà la fine del cammino editoriale con un'ultima stampa intitolata Liberomano (in basso a destra).

Ma avremo tempo e modo per parlare di questo. Torniamo adesso agli immortali seventies, che hanno ancora molto da raccontarci, e in particolare a un periodo intermedio tra il momento in cui Barry Smith aveva lasciato lo studio di White e la nascita della Gorblimey.

Andava in scena in quegli anni (fin dal 1965) una convention multitematica - forse la prima a cadenza annuale a dare grande spazio al fumetto - chiamata Detroit Triple Fan Fair (DTFF). "Triple fan" sta a indicare che la manifestazione si rivolgeva agli appassionati di tre diverse discipline: accanto al fumetto, la narrativa e il cinema di genere fantastico. La manifestazione proseguì, saltando il 1971, fino al 1977 e vide anche, nel 1972, il debutto del Bodé Cartoon Concert di Vaughn Bodé davanti a un pubblico di ottanta persone.
Nel 1973, l'anno che più interessa qui, la convention raddoppiò per la prima volta l'offerta, con un appuntamento in primavera e uno in autunno. Al secondo, che si tenne dal 18 al 21 ottobre, fu invitato a partecipare nelle vesti di ospite d'onore, fresco del grande successo ottenuto dal suo Conan, proprio Barry Smith. A condividere la ribalta con lui c'erano, oltre al regista George Romero, altri due autori di fumetti: Russ Heath (noto per le storie di Little Annie Fanny apparse negli anni '60 su Playboy) e Michael Kaluta. Tenete bene a mente il nome di quest'ultimo autore, perché avremo molto presto a che fare con lui.
* * *



Commenti

  1. Interrotto sul più bello -_-
    Molto bella la copertina per l'album così come la stampa in basso a dx (un poco Art Nouveau?) :O

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    1. Il finale, Glò, serve a introdurre il secondo segmento della serie ^_^
      E direi che l'illustrazione in basso è una combinazione di art nouveau e preraffaellismo.

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  2. Sì, è vero, noto anch'io qualche accenno di art nouveau.

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    1. Anche il prossimo autore avrà qualcosa da spartire con l'art nouveau ^_^

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  3. Mi associo all'impressione Art Nouveau, comunque bei disegni davvero.

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    1. E ne vedremo molti altri, Bruno... siamo appena all'inizio ;)

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  4. C'è poco da fare: l'illustrazione "d'epoca" è arte. La maggior parte di ciò che si vede adesso è puro dilettantismo.

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    1. Allora penso che ti piacerà anche il prossimo autore della serie ;-)

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  5. Molto belli davvero questi disegni, e visto che sono una nonna smemoranda, so già che mi scorderò il nome Kaluta, anche perché diciamolo non sono certo nomi molto orecchiabili per noi; così ti seguo e vedo a quali scoperte mi condurrai senza pormi troppi problemi, tanto a documentarci ci pensi tu. ;)))

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    1. Urka! Perdono Anna Maria, ma ho visto solo stasera questo commento. A quest'ora avrai già visualizzato i post su Kaluta...

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  6. Sono sempre molto ammirata dal tratto di questi disegni. Sono molto fluidi e naturali, ma è evidente che si tratta del risultato di un lungo esercizio. Però non ho trovato il post 4/ dedicato a Barry Smith, possibile?

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    1. Il post 4 esiste eccome! E' quello incentrato sulla pittura preraffaellita. Non so perché non lo hai trovato, ma un modo rapido per recuperarlo c'è, entrando nella pagina statica dei post divisi per serie (che trovi nel menu di navigazione sotto la testata) e scorrendo fino alla serie The Studio.

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