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Il cinema della Storia dell'Occhio /2: Spell (Dolce mattatoio)




Come ho scritto nel post precedente, di tutto quel che ho visto finora sullo schermo di tratto o ispirato da opere di Georges Bataille, c'è solo una scena di un singolo film che io riesca a considerare degnamente batailliana. E' tratta da Spell (Dolce mattatoio), un film del 1977 scritto e diretto da Alberto Cavallone, ed è una scena che si rifà chiaramente a uno dei passi conclusivi della Storia dell'occhio.



Riprende più precisamente l'ultimo dei vari giochi erotici concepiti da Simone, attuato stavolta con la complicità del narratore e dell'inglese Sir Edmond, una vecchia conoscenza della ragazza che ha offerto, a lei e al suo amico, sostegno durante la loro fuga dalla Francia alla Spagna meridionale seguita al suicidio di Marcelle.
Il contesto del film è in realtà molto diverso da quello del libro, ma dopotutto Spell non rivendica nessun legame diretto con la Storia dell'occhio, e credo che quello di Cavallone sia da considerarsi semplicemente un omaggio a un testo che ha senza dubbio amato.

Per cominciare, nel libro l'occhio non è affatto strappato alla carcassa di un bue ma al cadavere di un prete, di cui i tre hanno fatto scempio in una delle tappe della loro fuga. Un episodio che rievoca stavolta i giochi con le uova che Simone attuava con l'aiuto del narratore, così come la vicenda dei testicoli del toro di cui ho parlato in un post precedente richiamava il primo dei giochi erotici del libro, quello che coinvolgeva il piatto con il latte del gatto.

E' come se la seconda parte del libro dovesse riflettere, nelle intenzioni dell'autore, specularmente la prima, ma in una cornice di morte e di accentuata crudeltà. Sia nell'episodio del matador Granero sia in quello del prete, l'occhio è infatti enucleato dalla sua orbita.
Accade, nel secondo caso, subito dopo che una mosca si è posata sull'occhio del morto provocando una delle consuete reazioni eccessive di Simone:
Si prese la testa tra le mani e la scosse, rabbrividendo. La vidi sprofondata in un abisso di pensieri.

La stessa Simone si rivolge poi a Sir Edmond in questi termini:
..."farà ciò che voglio?".
"Lo farò... probabilmente" le disse l'inglese.
Lei mi fece avvicinare al cadavere e, inginocchiandosi, scostò le palpebre, aprì completamente l'occhio sulla cui superficie si era posata la mosca.
"Vedi l'occhio?".
"Ebbene?".
"E' un uovo" disse lei in tutta semplicità.
Turbato, m'impuntai.
"Dove vuoi arrivare?".
"Mi ci voglio divertire?".
"Ma come?".
Alzandosi, lei parve congestionata (era in quel momento terribilmente nuda).
"Ascolti, Sir Edmond" disse lei "deve donarmi subito quell'occhio, lo strappi!".
Sir Edmond non trasalì ma prese dal suo portafoglio un paio di forbicine, s'inginocchio e ritaglio la carne poi affondò le dita nell'orbita ed estrasse l'occhio, dopo aver tagliato i legamenti. Poi depose il piccolo globo bianco nella mano della mia amica.
Simone guardò quella stravaganza, visibilmene a disagio, ma non ebbe esitazioni. Accarezzandosi le gambe vi fece scivolare l'occhio. La carezza dell'occhio sulla pelle è di una dolcezza eccessiva... con un che di orribile, come il grido di un gallo.

Dopo il racconto prosegue con altre descrizioni, che sono però superflue ai fini di questo post, salvo per il dettaglio fondamentale che il gioco termina proprio con la vista, da parte del narratore, dell'occhio nella vulva pelosa di Simone.
Da notare anche il particolare del "grido del gallo" che contribuisce in modo determinante a dissipare, casomai ve ne fossero, ogni dubbio sulla diretta discendenza dell'episodio del film dalla Storia dell'occhio.

* * *

Vi è comunque almeno un altro elemento del film che può essere ricondotto al libro, ed è la doppia citazione di Hans Bellmer, che ha illustrato la Storia dell'occhio nell'edizione del 1967.

Bellmer compare citato sia con una sua monografia (a destra nell'immagine):


Sia direttamente con uno dei suoi disegni:


Ma è la stessa figura del protagonista del film, che si divide tra la sua fede comunista e le sue sperimentazioni artistiche, a condividere un'identica ossessione con l'illustratore: quella per lo scardinamento e la ricomposizione variata degli elementi anatomici della figura umana.

Cito inoltre volentieri la presenza, nella collezione di stampe erotiche dell'artista, di un'opera di Pierre Molinier, fotografo e pittore surrealista la cui morte forse coincise proprio con il periodo di lavorazione del film.


Così come non posso tacere, per finire, la presenza in un'inquadratura del film di un numero della rivista PHOTO, che era in quegli stessi anni uno dei miei appuntamenti mensili fissi in edicola.


E' proprio grazie a questa notevole rivista fotografica che ebbi la possibilità di conoscere, già allora, veri maestri del genere erotico come il già citato Pierre Molinier e Irina Ionesco.


* * *


L'immagine di apertura del post è: Pierre Molinier, Paradise flower.

Commenti

  1. Allora, TI AMO.
    Cioè, Alberto Cavallone. Un grandissimo regista. Visionario, geniale.
    Una scena fenomenale. Grazie per questo piccolo viaggio.

    Ora davvero hai tutta la mia totale attenzione su questa rubrica!

    Moz-

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    Risposte
    1. Grazie a te per l'entusiasmo, Moz :)
      I film sulla storia dell'occhio si concludono con il prossimo post, con un film totalmente ignoto ai più e che richiederà probabilmente il divieto ai 18 visto la scena che ho intenzione di postare.
      Ho già in mente comunque altri film collegati a opere letterarie che amo particolarmente, anche se non saranno necessariamente di genere exploitation.
      Dopotutto abbiamo già Obsploitation a deliziarci in questo ;D

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    2. Vero, vero, ma se tratterai di film di questo tipo anche come misteri vari (anche del tipo di PicNic...) sarà cosa buona e giusta!^^
      W Cavallone comunque! :)

      Moz-

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    3. Ahahah! Vedo che il travestimento di Carnevale ha lasciato delle tracce su di te... indelebili?

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  2. Mi chiedo quanto ci sia di sperimentale e quanto di semplicemente "fanservice" (secondo la dicitura usata per gli anime giapponesi per le scene scabrose non rilevanti ai fini della narrazione) in certi film anni 70 tipo questo. Parliamoci chiaro: il produttore non faceva il mecenate, voleva guadagnarci, e scene scabrose erano quel che lo spettatore medio cercava (e in parte cerca ancora, all'epoca con maggiore brama perché costituivano una novità).
    Fatto salvo questo dubbio, è curioso notare come certe citazioni letterarie possano passare del tutto inosservate se il regista del film non appartiene alla categoria dei "mostri sacri".

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  3. Secondo me, Ariano, questo film, nel suo insieme è un vero e proprio capolavoro, come molti film dello stesso genere e dello stesso periodo. Regia e sceneggiatura non fanno una grinza, così come la colonna sonora. Tutta la parte finale del film è un baccanale in crescendo costruito con assoluta maestria. Il regista in questo mio esempio riesce a slittare dal liscio alla disco music alla musica classica in meno di due minuti dando a ogni scena quel che gli è dovuto.
    Il punto è che bisognerebbe scrivere una Controstoria del cinema, definitivamente de-Sadoul-izzata, per ristabilire un minimo di verità. Spero che post come questi, ma anche quelli di TOM, aiutino a scriverla.

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  4. Meno male che hai messo il Parental Adv.! Nessuno pensa ai bambini?!
    (Anche perchè nella precendete serie di post, cinque di loro erano sparite nel nulla)

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  5. Be' le cinque di prima come bambine erano già abbastanza cresciutelle, se ti riferisci a Hanging Rock. Non trovi?

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  6. Sì, ma se avessi detto "nessun pensa agli adolescenti" non veniva la citazione dei Simpson.

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    Risposte
    1. E' il primo ma non sarà l'ultimo parental adv in questo blog. L'alternativa è la soluzione adottata da Rarovideo: Visione in presenza di un adulto :D

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