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Trilogia delle Madri /14: Verso il Mar Nero /2




Ci eravamo lasciati, alcuni mesi fa, a metà del film La terza madre, con Padre Johannes (Udo Kier) che istruisce Sarah Mandy (Asia Argento) sulle Madri in questi termini:
Più di mille anni fa la stregoneria ha avuto inizio sulle rive del Mar nero a opera di tre sorelle. Per anni hanno vagato per il mondo portando morte e distruzione ovunque andassero. Scorrendo i libri di storia dell’arte scoverai tante loro immagini. Alla fine ognuna di loro scelse una sede. Mater Suspirorium, la madre dei sospiri si stabilì a Friburgo; la madre delle tenebre, mater Tenebrarum andò a New York; Mater Lacrimarum venne a Roma.

Per quel che riguarda la parte di discorso relativa ai libri di storia dell’arte, Sarah Mandy aveva in un certo senso anticipato Padre Johannes, quando si era rinchiusa nelle sale della biblioteca a caccia di indizi sulle Madri. In quell’occasione aveva infatti sfogliato una serie di libri e sullo schermo erano comparse, secondo uno schema che riprende quello del Suspiria de Profundis di Thomas De Quincey, le immagini delle tre Grazie, delle tre Furie (Oreste perseguitato dalle Furie di William-Adolphe Bouguereau, 1862, più in basso nella pagina) e delle tre Parche (A Golden Thread di John Strudwick, 1885, in alto), insieme ad alcune immagini di esseri mitologici tricefali, tra cui una Ecate a tre teste che nel film appare identificata con la virgiliana tria virginis ora Dianae (la triforme vergine Diana; Eneide 4, 511).




Apprendiamo inoltre, sempre da Padre Johannes, che ciò che Mater Lacrimarum ha in mente di fare è di "far cadere Roma un'altra volta per inaugurare la seconda era delle streghe", laddove è certo sottintesa, come "prima era", la prima diffusione della stregoneria nell'occidente cristiano, nel medioevo ma ancor di più nei due secoli successivi alla scoperta dell’America. La causa all’origine di questa diffusione diventa perciò giocoforza, nella ricostruzione argentiana, diversa da quella o, più precisamente, da quelle che le vengono comunemente attribuite. Ma il problema può essere in qualche modo sormontato se guardiamo alla stregoneria della trilogia argentiana come a qualcosa corrispondente in tutto e per tutto alla magia nera. Quella che le Madri inaugurano sarebbe allora soltanto una particolare corrente della stregoneria, attraverso cui esse compiono la loro “opera di morte e distruzione”, che va ad affiancarsi al culto di Diana o alla visione della strega saggia di Michelet, con l'effetto però di rendere sensata almeno una parte delle accuse poste in essere dai tribunali dell'inquisizione.
I più attenti di voi si saranno inoltre già accorti, a questo punto, di un'altra possibile incongruenza, forse ancor più vistosa dell'altra. Secondo la tesi espressa nella Trilogia, infatti, l’opera delle Madri inizia a manifestarsi, in occidente, intorno all’anno mille, e tuttavia la loro presenza è chiaramente documentata, come testimonia l'apparato iconografico chiamato in causa, nei testi dell’antichità classica. Ma è possibile, anche in questo caso, decidere nel senso di una pesudo-incongruenza. E' sufficiente guardare alle triade di Madri argentiane come a una particolare ipostasi, dopo quelle di Goethe e di De Quincey, di un triplice principio femminile astratto. Il passaggio Goethe-De Quincey-Argento si svolge allora esattamente come ci si aspetta, nel senso cioè di una progressiva concretizzazione, che dalla dimensione astratta del grande tedesco, passando attraverso la dimensione intermedia del sogno evocata dall’oppiomane inglese, approda ai corpi di carne e sangue del regista italiano. Le Madri di Goethe e De Quincey proseguono in realtà indisturbate la loro opera, di smistatrici degli éidola dei morti le prime, di promotrici di una sofferenza salvifica le seconde. Solo nell'immaginazione esangue dei nostri moderni sogni di celluloide (citando Henry Miller a proposito di Fritz Lang), le Madri di Dario Argento vedono fallire, in modo forse fin troppo facile, il loro progetto di dominio sulla civiltà occidentale.


William-Adolphe Bouguereau, Il rimorso di Oreste.


Ma perché proprio il Mar Nero come luogo di partenza? Forse per un raffinato gioco di specchi, che rimanda di proposito a quello che per l'antichità classica era invece il luogo di arrivo? Visto che non ho trovato nulla al riguardo detto da Argento, è di nuovo tempo di mettersi a caccia di indizi.
Già il solo nome potrebbe forse spiegare la ragione del suo impiego: che la moderna magia nera nasca sulle rive di un Mare denominato nero può essere qualcosa in fin dei conti di quasi logico. Se poi a ciò si aggiunge anche una serie di caratteristiche peculiari del luogo, il quadro d'insieme sembra arricchirsi di altri elementi consistenti.
Secondo la Treccani online, per esempio, l’antico nome greco di Ponto Eusino (Πόντος Εὔξεινος), cioè “Mare Ospitale”, avrebbe sostituito il primitivo “Mare Inospitale” solo dopo la fondazione, dall’8°-7° sec. a.C., di colonie greche sulle coste. Un po' diversa ma più intrigante, e in fin dei conti conciliabile con la precedente, l’informazione data da Wikipedia che in tempi precedenti all’epoca classica il nome originario sia stato modificato per motivi apotropaici. Treccani e Wikipedia concordano in ogni caso nel riferirsi alla possibilità che il primitivo ἄξεινος sia un adattamento del nome scitico assimilabile all'aggettivo avestico akhshaēna "oscuro, nero".

Riguardo all'età medievale, il sito Treccani specifica che il Mare fu detto Nero forse per il colore scuro delle sue acque.
Molto interessanti, ancora una volta, i dettagli forniti da Wikipedia, che spiegano che se
nella tradizione toponomastica italiana il Mar Nero veniva denominato, in epoca medievale e rinascimentale, Mare Maggiore, venne chiamato Svartahaf ("mare nero", appunto) già nell'opera cosmografica Heimskringla dell'islandese Snorri Sturluson nel XIII secolo, il che depone evidentemente a favore di un uso anche medievale di questa denominazione.

Inoltre, sempre da Wikipedia:
Secondo una tradizione Uralo-Altaica che si è conservata anche tra le popolazioni emigrate in America attraverso lo Stretto di Bering, i punti cardinali sono caratterizzati da quattro colori: nord-nero, est-dorato, ovest-rosso, sud-bianco. I nomi [turchi] Kara Deniz [Mare Nero] e Ak Deniz [Mare bianco] nascono quindi per indicare "mare del nord" e "mare del sud" visti in relazione alla penisola anatolica. Tramite la sua traduzione in francese (Mer Noire), il nome si è diffuso in tutta Europa nel corso del XVII e del XVIII secolo e si è imposto, nelle rispettive traduzioni, in quasi tutte le lingue moderne.

Altrettanto utile da conoscere, a livello di documentazione storico-scientifica, è poi la caratteristica del Mar nero di costituire
il più grande sistema marino anossico: in assenza di una corrente diretta dalla superficie in profondità e viceversa, non vi è ricambio di ossigeno. Inoltre il decadimento nelle profondità di materia organica aumenta l'anossia poiché alcuni microrganismi estremofili riescono a vivere consumando, al posto dell'ossigeno, il solfato e rilasciando come scarto il solfuro di idrogeno (H2S) ed il diossido di carbonio (CO2).

Ossia, messo in altri termini (Treccani):
la vita è assente al di sotto dei 200-300 m di profondità, per scarsità di ossigeno disciolto nell’acqua.


Ivan Aivazovsky, Paesaggio marino (1841)


* * *


L'immagine di apertura del post è: John Strudwick, A Golden Thread (1885).

Commenti

  1. Non sapevo che il mar Nero potrebbe aver preso il suo nome da un'antica tradizione che dava un colore ai punti cardinali. Mi immaginavo invece che, vista la presenza di vasti giacimenti di petrolio nella costa orientale, forse nell'antichità vi erano degli accumuli dell'idrocarburo pochi metri sotto il fondo marino che talvolta potevano filtrare e far diventare nera l'acqua marina.

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    1. Anch'io ero all'oscuro della vera origine del nome, anche se conoscevo la pratica sciamanica di abbinare un colore fisso a ognuna delle quattro direzioni, diffusa in tutto il mondo. In certe tribù pellerossa per esempio è: sud-rosso, ovest-nero, nord-bianco, est-giallo.

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  2. Occhio che ti stai infilando in qualcosa che rischia di allargare molto il discorso, perché quando Erodoto viaggiò sul Mar Nero raccontò che lì c'erano le rovine dell'antico popolo cimmero... Già vedo il titolo del prossimo post: "Le Tre Madri vs Conan" :-D
    Comunque ti ringrazio perché scopro di non aver ancora rispolverato la mia ricerca sui Cimmeri, per il mio blog: ho giusto una cartina del Mar Nero (fatta da me) che potrebbe esserti utile ^_^

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    1. Se è per questo, nei pressi del Mar Nero vi è anche la prigione dove fu rinchiuso il giovane Vlad Tepes e dove si dice che abbia appreso, dai suoi carcerieri, l'arte dell'impalamento. Rischio perciò di fare anche "Le Tre Madri vs Dracula" ;-D
      Una ricerca sui Cimmeri? Sembra interessante e attendo di vederla. Lo stesso per la cartina, se pensi che possa essermi utile e non ti crea problemi mostrarmela ^_^

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    2. Ah però! 'Sto Mar Nero è stata davvero grande meta turistica per popoli oscuri e principi crudeli :-P
      Ovviamente la cartina è incisa su pelle umana, e se la guardi troppo rischi di impazzire :-D

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    3. Uhm... secondo me, nella digitalizzazione l'effetto in gran parte si perde ;D

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  3. Sto programmando un giro in camper in Romania, dovrei partire sabato. Non so se arriverò sulle coste del Mar Nero, ma sicuramente andrò in Transilvania e se sarò in grado di trovare nuove notizie attinenti al post ti farò sapere. Ciao e a presto.

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    1. Grazie mille Roberto. Per il momento non ho trovato nessun collegamento tra le Tre Madri e la Transilvania, a parte forse le tre compagne di Dracula. Ciao e buon viaggio!

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  4. Sempre molto interessanti i tuoi post, Ivano.

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    1. Grazie mille Giulia, mi fa piacere sapere che l'articolo ti ha interessato :-)

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  5. Trovo particolarmente affascinante l'abbinamento di colori ai punti cardinali ("i punti cardinali sono caratterizzati da quattro colori: nord-nero, est-dorato, ovest-rosso, sud-bianco"). A quanto ho potuto constatare, però, il nord è sempre contrassegnato da un colore cupo e funereo o emana una certa negatività. Mi chiedo perché...

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    1. In genere il nero è abbinato all'elemento terra e al corpo fisico, Cristina, ma non mi risulta che tutte le culture lo associno al nord. A me è capitato di trovarlo associato all'ovest, e al nord in quel caso toccava il bianco.

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