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Solve et Coagula - Pagina 161



Parte II - Capitolo 3 /4

Se le cose stavano davvero come diceva lei, rifletté Massimo, allora un altro tassello andava a collocarsi al suo posto. Almeno all’apparenza. Non era stato un sogno o un'allucinazione: aveva davvero avuto tra le mani in ospedale il libro scritto dal padre di Paula e nel momento in cui avevano deciso per il cambio di infermiera, dovevano aver pensato bene di fare altrettanto con il libro. Eppure qualcosa ancora non lo convinceva. Possibile che un medico e un’infermiera, Mrs. Wilkins in questo caso, si fossero messi d'accordo per fargli credere che si era sognato tutto o, peggio ancora, che era stato preda di un vero e proprio delirio allucinatorio? Non andava contro la loro deontologia professionale mentirgli in modo così spudorato? O forse, più semplicemente, anche nel loro caso valeva il detto che il fine giustifica il mezzo?
Per un momento credé che Paula, che teneva gli occhi chiusi e la testa reclina, a un soffio dalla sua spalla, si fosse addormentata, cullata dal rollio uniforme dell’hovercraft che avanzava sulle acque del canale come un treno sul suo binario. Poi si accorse che dalle sue belle labbra carnose usciva una nenia, a voce bassa: una canzoncina infantile forse, della quale però, per quanto si sforzasse, non riusciva a cogliere una sola parola. In ogni caso si mantenne in silenzio finché lei non ebbe finito e riaperto gli occhi, poi le chiese cosa avesse appena cantato.
«Una canzone della terra di mio padre» rispose lei, con una malcelata punta di tristezza.
Solo allora Massimo si rese conto della possibilità di qualcosa a cui avrebbe sicuramente già pensato se l'apparente totale sicurezza di sé dimostrata fino a quel momento dalla ragazza non lo avesse messo fuori strada. E non poté neanche evitare di mettere in discussione, dentro di sé, i suoi propositi, seppur blandi, di seduzione. Poteva continuare a immaginare, si chiese, di provarci con una ragazza che, come era normale che fosse, portava ancora il lutto per la recente morte del padre? E poteva persino essere quello il vero motivo che la spingeva a vestirsi sempre e solo di nero.
Cercò tuttavia di far finta di nulla e chiese soltanto la conferma che lei avesse appena cantato in finlandese.
Paula assentì. «E' una canzone che parla dell’origine del gatto» aggiunse.
«C’entra anche qui il colore verde?» le chiese ancora Massimo, fingendo lo scherzo ma in cuor suo sinceramente preoccupato.
La ragazza rise. «No. Niente colore verde. Però… ascolta, proverò a tradurtela alla meno peggio in Inglese:


Io so dell’origine del gatto – della cova di Barbagrigia.
Il gatto è nato dal focolare – mettendo insieme il naso di una ragazza,
la testa di una lepre, una treccia di capelli di Hiisi come coda,
le zanne di una vipera nelle zampe, il veleno di un serpente nella coda, 
le more di rovo di Pohjola. Il resto del suo corpo, è della razza del lupo».

Massimo provò un acuto senso di vertigine e per un momento temette sul serio di stare per svenire. Come faceva la sua compagna di viaggio, che conosceva da pochi giorni, a sapere che il suo nome di battaglia da bambino era stato proprio Barbagrigia? All’età di sei anni lo aveva scoperto in un libro, dove non era però il nome di un gatto ma di un caprone, che era il capo degli animali della fattoria. Era un nome che, per questo motivo, gli dava un senso di sicurezza, sebbene non avesse detto a nessuno dei suoi amici dove lo aveva trovato né chi era il suo possessore originario.
Ma a quel punto Paula lo sorprese anche in un modo diverso. Dimostrandogli un'inedita premura, lo accarezzò sulla testa proprio come avrebbe fatto con un gatto.
«Siamo quasi arrivati a Calais» aggiunse. «Prepariamoci a scendere».


Commenti

  1. Letto in un fiato! A quando il seguito? :D
    Ciao
    Marina

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    Risposte
    1. Ciao e grazie Marina! Il ritmo attuale di pubblicazione è di due pagine al mese, quindi puoi aspettarti di leggere la nuova pagina entro due settimane al massimo :-)

      Elimina
  2. Ci penso un momento!
    So nulla di mitologia nordica e simili e non capisco cosa centri il gatto

    E ora che succede? Perchè va a capo da solo? Blogger che faiiiiii????????

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    1. La canzoncina serve a vari scopi. Uno: contiene il nome Barbagrigia. Due: permette a Paula di tirare in ballo il nome "Pohjola", non ancora uscito. Tre: si continua a insistere sulla figura, onnipresente, del lupo, che in questo caso scopriamo avere una stretta parentela con il gatto. E Paula è entrambe le cose: un po' donna gatto, un po' ragazza lupo. Come potrebbe esserlo lo stesso Massimo. Chiaro, no? ^_^
      Ciao e grazie, Patricia

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  3. Chissà perché, ma io Paula la facevo di mezza età :D Il gatto è un animale intrigante... sarà mica un famiglio in questo caso? o.O

    Comunque... tu ci distruggi eh! XD

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    1. In uno dei post del primo capitolo di questa seconda parte è scritto che Paula ha l'apparente età di Massimo, quindi venticinque-ventisei anni.
      Per il canto magico finlandese, ti rimando a quel che ho scritto sopra a Patricia.
      Distruggervi... perché? La trama non è mai stata così lineare come adesso ^_^
      Grazie Glò e a presto!

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    2. Apparente età, m'era proprio sfuggito :P Ma tanto si sa che è creatura senza tempo (io così ho deciso XD).

      La distruzione è positiva e mentale, quale stimolo a rimuginare e ricordare :D

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    3. Capisco bene, Glò... ricordare tutto non è facile neppure per me. Ma credo (o comunque spero) di non aver commesso finora veri e propri passi falsi.
      Paula creatura senza tempo? Diciamo quasi XD

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  4. Mi piace questo tuo disseminare indizi, io ho colto Pohjola. La mia adorazione per i gatti comunque sta crescendo in modo esponenziale. Per quanto riguarda le conversazioni tra Massimo e Paula, sembra proprio di muoversi in un campo minato! XD

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    Risposte
    1. Paula sta bollendo la rana, ossia preparando lentamente Massimo alla rivelazione finale. Se dovesse fargliela conoscere tutta insieme quel che resta dell'equilibrio psichico del nostro andrebbe in frantumi, e lei questo non lo vuole proprio. Per delle ragioni che saranno charite al momento opportuno.
      Grazie Cristina! :-))

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