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Solve et Coagula - Pagina 152



Parte II - Capitolo 1 /8

Solo lentamente i suoi occhi si abituarono all’apparente totale oscurità e riconobbero, collocate in basso, una per gradino, ai lati discendenti della scalinata, delle luci di sicurezza di colore blu. Non illuminavano un bel niente, ma le avrebbero comunque permesso di continuare la sua discesa senza rischiare di inciampare e cadere. Già dopo pochi gradini, però, le lucine indicavano una svolta del percorso che lei non ricordava e che per di più non combaciava neanche con la vista della scena di cui aveva usufruito fino a metà scalinata, prima che la luce si spegnesse di colpo. C’era una sola spiegazione possibile, si disse Luisa: l’ambiente andava modificandosi passo passo mentre lei avanzava, e questo poteva almeno spiegare perché poco prima si era persa per strada lungo un percorso che conosceva a memoria. Stava così per acconsentire alla nuova direzione, quando proprio la sua memoria le evocò un'improvvisa associazione mentale che la proiettò come indietro nel tempo, fino a un giorno in cui, da bambina, era entrata con degli amici, forse dei compagni di scuola, nel castello infestato di un luna park. Anche allora avanzava a piedi lungo stretti corridoi immersi nell’oscurità, tra finte ragnatele che le ostacolavano il passaggio e pavimenti cedevoli in cui aveva la sensazione di sprofondare come in sabbie mobili, senza contare i personaggi demoniaci che la attendevano dietro ogni svolta.
Ma più di ogni altra cosa le era rimasto impresso il momento in cui, in uno dei quei corridoi, si era trovata a essere trascinata, da una specie di tapis roulant, in direzione di una nicchia scavata nella parete di fondo. Al suo interno, illuminato da ogni lato, vi ero uno scheletro. Il dettaglio che fosse tutta plastica passò completamente in secondo piano per lei in quel momento, mentre l’intensità dell’esperienza di trovarsi a faccia a faccia con la morte le apparve del tutto soverchiante rispetto al normale corso quotidiano della sua vita, con il suo flusso costante di esperienze a basso voltaggio, a tal punto che quando poi un giorno si era trovata a leggere della famosa esperienza del saggio taoista Chuang-Tzu - che sognò di essere una farfalla e al suo risveglio non poté evitare di chiedersi se la sua vita diurna non fosse per caso soltanto l’immaginazione di una farfalla che sognava di essere lui – Luisa era tornata con la mente a quello stesso ricordo, chiedendosi se non doveva considerare, in modo simile, la sua vita precedente e successiva a quella visita nel castello del luna park come una specie di sogno a occhi aperti.
E adesso? Cosa c’era adesso ad attenderla oltre quella svolta? Un nuovo sogno o una realtà più vera? O soltanto un’altra svolta? Era forse finita intrappolata in un labirinto senza uscita? A questo pensiero si sentì percorrere da capo a piedi da una seconda onda di gelo. Minosse, la testa di toro, il Minotauro, il centro del labirinto verso cui erano inviate le giovani (vergini?) delle quali il mostro avrebbe fatto un boccone. Significava, in altre parole, che era scampata a Hel, cioè all’inferno, solo per finire uccisa nel labirinto? Che stupida era stata a non capirlo subito! Eppure gli indizi erano stati presenti, sebbene confusi (di proposito?) con mille altri, fin dal primo momento in cui aveva saputo del Minoic. Ma se era davvero così, se davvero volevano offrirla al Minotauro, o al mostro di turno, magari Freddy Krueger in persona, perché darsi tutta quella pena a concepire un piano così assurdamente articolato? Non sarebbe stato mille volte più semplice rapirla e gettarla laggiù dove si trovava adesso?
In quello stesso istante tornò la luce, e Luisa scoprì così di trovarsi esattamente dove si trovava al momento in cui era scesa l’oscurità. Tutto quello che aveva creduto di vivere dopo… le luci blu, la svolta, era stato dunque soltanto un parto nella sua mente, su cui, a quanto pareva, esercitava un sempre minore controllo con il passare delle ore. Ai suoi piedi, ancora mezza rampa di scale da percorrere, e il bagno; alle sue spalle, la parte di rampa già percorsa e la porticina da cui era entrata. Per un momento si chiese se non avrebbe fatto meglio ad approfittarne per tornare di sopra, poi scosse la testa e riprese a scendere i gradini.


Commenti

  1. Molto coinvolgente. Si prova una sensazione di claustrofobia e ci si addentra con la stessa paura di Luisa!

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    1. Grazie un milione Annalisa! Ma stavo per scrivere "Grazie Arianna"... potenza del labirinto ;D

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    2. Attento che non ti do il filo! :D

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    3. Mi accontento anche di un po' di briciole di pane...

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  2. Un racconto che porta il lettore nel mondo delle allucinazioni.Bellissimo!
    Cristiana

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    1. Un milione di grazie anche a te, Cristiana. A presto :-)

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  3. Ma sono davvero allucinazioni?
    E' più facile che siano due mondi diversi che si toccano. Che ci sia una porta spazio-temporale che si apre e permette a Luisa di passare nell'altro mondo. Finchè c'è oscurità. Con il ritorno della luce tutto torna come prima.
    Ci mancava ancora il minotauro però ahhahahaha.
    e il labirinto...se ci entrassi io dovreste venirmi a recuperare voi. Io non ne uscirei più!

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    1. Domandina che mi è venuta in mente come ho inviato.
      Ma c'è una corrispondenza tra il Minotauro e la mitologia nordica? C'era un personaggio simile su, a nord?

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    2. Allucinazioni o no? Molto brava, Patricia, a cogliere lo spunto della differenza tra luce e oscurità, che in effetti un po' di cose le spiega.

      Riguardo alla tua domanda, mi viene da rispondere di no. Almeno così a freddo non mi vengono in mente personaggi della mitologia nordica affini al Minotauro.

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  4. Bello bello!!! E bentornata alla blog novel ^^
    Mi riservo supposizioni ed elucubrazioni per la prossima puntata :D (Le stringhe, un mondo alla rovescia - colpa della serie recentemente vista Stranger Things - oppure suggestione???)

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    1. Grazie, veterana Glò! ^_^
      Ho dovuto fare ricerche per sapere cosa fosse "Stranger Things". A prima vista, delle analogie sembrano esserci...

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    2. Ohhhhhhh :O (quella serie mi è piaciuta moltissimo, piena di rimandi al cinema per ragazzi anni'80!)

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  5. A me questo tuo mi intriga parecchio. Una volta ti chiesi delucidazioni su come fare a recuperare e lessi l'intervista che mi avevi indicato. La volontà è sempre quella: leggerlo dall'inizio... Se il tempo mi è amico :))... Suppongo che l'etichetta a cui fare riferimento sia Blog novel...

    Un buon pomeriggio, Ivano

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    1. Ciao Regina! Ovviamente se intraprenderai l'impresa ne sarò assai contento ^_^
      L'etichetta può essere una strada ma non la più comoda visto l'alto numero di post. Secondo me è meglio se utilizzi la pagina statica intestata a "Solve et Coagula (Blog Novel)" dove ci sono in fila tutti i link alle varie pagine, dalla prima all'ultima.

      Buon pomeriggio altrettanto!

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    2. Prendo nota del consiglio e ne faccio tesoro. L'impresa mi pare piacevole da intraprendere: ci "vediamo" presto tra i tuoi vecchi post ;)

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  6. Mi sono ricordata anch'io di quando andavo nella giostra dell'orrore (non so se questo è il nome corretto) da ragazzina, mi sono sentita proprio come Luisa, unica differenza io al ritorno della luce sarei subito tornata indietro, sono una fifona...

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    1. Ti assicuro che anche Luisa in realtà tende alla fifaggine. Ma sai com'è, nelle situazioni limite si attinge a un serbatoio potenzialità nascoste insospettate, che forse non sono neanche veramente nostre.
      Riguardo al nome, ai miei tempi si chiamava "castello stregato". E "tunnel dell'orrore" quello che si percorre seduti nelle macchine.

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  7. La descrizione mi ha fatto ricordare nitidamente la volta in cui c'ero entrata da bambina, mi pare con mia madre. E si trattava, come rispondevi a Giulia, del tunnel dell'orrore dove si andava seduti nelle macchine. Mi ero aggrappata talmente a lei, con gli occhi chiusi e la testa sotto l'ascella, che l'avevo quasi spogliata.

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    1. Io ricordo di aver provato entrambe le versioni: a piedi e in macchina su rotaie. La prima, che in parte ho riportato qui, è stata decisamente più spaventosa.

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