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Solve et Coagula - Pagina 44



Capitolo 4 - parte 6

Senza dire niente, Alessandra alzò il piatto all’altezza del suo plesso solare e con la mano libera afferrò una delle uova, se la portò alla bocca e la addentò. Luisa era stupefatta: per la prima volta in due anni, la vedeva mangiare.
E la sua sorpresa era destinata a prolungarsi, perché, subito dopo, la ragazza allungò ancora il piatto verso di lei con l’apparente intenzione di offrirle l’altro uovo. Luisa esitò per un breve momento, poi decise di stare al gioco, ma, proprio mentre stava per allungare a sua volta la mano, emerse alla sua vista un dettaglio raccapricciante che le era prima sfuggito: la superficie all’apparenza bianca e lucida dell’uovo era in realtà pervasa di sottili ramificazioni venose che trattenevano ancora il loro sangue. Luisa si rese conto, in poche parole, che quello che aveva sotto gli occhi non era per niente un uovo bensì il testicolo spellato di un grosso animale, forse di un cavallo. Fece per gridare, ma si sentì la gola come paralizzata. In compenso, colpì però il piatto con una mano, facendolo finire rumorosamente in terra e andare in mille pezzi.

Fu a questo punto che lei si svegliò, ansimando e con il cuore in gola. Accese la luce dell’abat-jour e si guardò intorno. Il lettore cd era finito sul pavimento e aveva fatto più o meno la stessa fine del piatto del suo sogno. In fondo, si consolò, aveva pur sempre avuto una lunga vita, al di là di ogni sua aspettativa. Avrebbe voluto che la stessa sorte toccasse anche al sogno, ma purtroppo se lo ricordava nitidamente in ogni dettaglio.
Era stato in realtà un incubo bello e buono e, almeno nella prima metà, di un realismo impressionante: lei aveva veramente creduto di essersi alzata dal letto ed essersi diretta verso la cucina. E anche tutti i suoi pensieri successivi, che ricordava altrettanto bene, avevano seguito una logica impeccabile.
Si chiese allora quali associazioni di idee potessero averlo originato. Era stata la musica di Marilyn Manson a provocarlo? O forse i disegni che decoravano il Ragnarock e che lei aveva osservato a lungo? Sicuramente doveva riguardare la relazione, che aveva finito per mettere radici nella sua mente, tra la figura di Alessandra e il frigorifero. E il frigo conteneva in quel momento, tra le altre cose, delle uova…
Luisa stava in ogni caso tornando lentamente padrona di sé e delle sue emozioni e decise, come prima cosa, di verificare il suo sospetto che potesse anche essere trascorsa una certa quantità di tempo dal momento in cui si era distesa sul letto. Ne ebbe la conferma non appena posò l’occhio sul display del suo cellulare. Facendo i calcoli, dopo l’ascolto del cd doveva aver dormito per un’ora e mezzo, forse due ore. Era anche troppo tardi ormai per mettersi a cucinare e, in ogni caso, il sogno le aveva fatto passare l’appetito. Anzi, la sola idea di mettere piede in cucina le dava la nausea e, se avesse visto un uovo, avrebbe probabilmente vomitato.

(Il dedalo delle storie, 2 novembre 2013)

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Commenti

  1. Ma è stato un sogno o un viaggio astrale?

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    1. E quante coincidenze!!!
      Ci credo poco alle coincidenze.Credo più al destino che agisce per conto suo e ci mette di fronte al fatto compiuto. Di fronte a certe scelte apparentemente libere ma in realtà già decise a priori proprio da esso.

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    2. E' stato un sogno per Luisa e per me un modo divertente di rendere omaggio a uno dei miei libri preferiti: "La storia dell'occhio" di Georges Bataille. Il sogno è ispirato a un episodio di quel libro.

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    3. Anch'io, come te, propendo per la tesi "destino".Ne ho avute troppe dimostrazioni nella mia vita per poterne dubitare ancora :)

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  2. Spiacente ma non lo conosco.... ne ho ancora da leggere di libri in vita mia.... uff! Ce la farò????? :)))
    Un sogno però può essere così reale da farti star male anche il giorno dopo.... anche indistinguibile dalla realtà a volte.

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  3. Anch'io non credo per niente alle coincidenze. E, per dirla con Steiner, credo che nuotiamo come pesci nel mare delle possibili scelte; ma di tratta di un mare comunque delimitato.

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    1. L'incubo di Luisa ha anche una spiegazione metaletteraria, che espongo nella consueta Nota al capitolo.

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