Solve et Coagula - Pagine 29 e 30
Capitolo 3 - parte 4
Andarono avanti ancora per un po’ a discutere in
questi termini. L’interesse di Giulia per la psicanalisi, che aveva avuto
un’improvvisa impennata in quegli ultimi mesi, si insinuava sempre più spesso
nelle pieghe delle loro conversazioni e cominciava a dare, pensò Luisa, i suoi
frutti perversi. Tanto per cominciare, non c’era il minimo dubbio che tutto
quel che le stava succedendo con Alessandra e Fabrizio fosse determinato,
almeno per un buon 90%, dal suo inconscio.
«Hai letto Il libro dell’Es, no?» spiegò
ancora Giulia «Noi non siamo altro che
pedine che esso muove a suo
piacimento senza alcuna partecipazione da parte del nostro io cosciente».
Ma era forse soprattutto Adler a fare al suo caso suo.
Infatti, chi meglio di lui aveva approfondito in ogni dettaglio i complicati
retroscena psicologici in base ai quale l’essere umano finisce invariabilmente
per manifestare nel suo comportamento esteriore l’esatto contrario di quello
che sente dentro di sé?
E alla fine l’amica si dimostrò persino in grado di
ribattere a una domanda con cui Luisa confidava di metterla in difficoltà.
«Come potevo provare attrazione per Fabrizio la sera
della conferenza, se neanche lo conoscevo?» le chiese a bruciapelo.
«Non mi hai forse detto che in un certo momento della
serata hai provato un’avversione spontanea nei suoi confronti?» fu la pronta
replica «E non è stato ancora prima dell’incidente con le carte?».
«Sì, è quello che mi è successo» ammise Luisa.
«Ecco, vedi? È stato in quel momento che in te è
scattato qualcosa senza la partecipazione del tuo io cosciente, qualcosa che
potrebbe persino aver deciso per filo e per segno il seguito della
situazione».
«Santo cielo, Giulia» esclamò a quel punto Luisa
inorridita «mica puoi rivoltare così il mondo a tuo piacimento, come fosse un
guanto, solo per adattarlo alle teorie dei tuoi amici strizzacervelli».
«Pensala come vuoi: mi hai chiesto un parere e io te l’ho
dato» fu la replica, secca stavolta.
Luisa corse allora ai ripari assumendo un tono più
conciliante: «Non
fraintendermi, Giuli, ti sono davvero grata per il tuo aiuto, ho soltanto bisogno di
riflettere e vedere cosa, di quello che mi
hai appena detto, tocca delle corde
dentro di me e cosa no».
Avevano, nel frattempo, raggiunto il punto della
strada in cui i loro passi si separavano.
«Tu preoccupati solo di mandarmi i tuoi estratti
dal Diario di Anais Nin e al resto ci penso io» aggiunse «anche se, naturalmente, è
fuori discussione che d’ora in avanti ti terrò al corrente di tutto».
Provò ciononostante un
gran sollievo quando, pochi minuti dopo, poté finalmente richiudersi alle
spalle il portone di casa e godere della solitudine e del silenzio che
desiderava in quel momento. E non aveva, in realtà, neanche più alcuna
importanza che Alessandra, come capì subito quando aprì la porta del suo appartamento, fosse in casa, perché
Luisa sapeva di trovarsi nel suo stato più ordinario e quindi al riparo da ogni
sorpresa.
Capitolo 3 - parte 5
Quest’ultima considerazione le balenò in mente
all’improvviso e la sensazione immediata che Luisa provò fu quella di un
cerchio che, almeno in parte, si richiude. Ma quando si era aperto, esattamente,
quel cerchio? Era forse stato proprio il giorno in cui aveva conosciuto Giulia?
In effetti, rifletté, già la loro prima conversazione sembrava racchiudere in sé buona
parte del potenziale di quella che avevano appena concluso.
Ma quanti anni erano passati da allora? Non era
difficile stabilirlo, perché era lo stesso anno in cui aveva abbandonato
l’università e questo faceva risalire l’episodio a un giorno d’estate di sei
anni prima. Quel giorno, un suo ex compagno di corsi la invitò e l’accompagnò in auto a una festa che si
teneva in una casa di campagna a pochi chilometri da Firenze. Mentre accadeva questo, un altro dei suoi compagni di università aveva invitato allo stesso
modo Giulia, per lei ancora una perfetta sconosciuta. Ma a fare da battistrada
al loro incontro e, in
buona parte, a deciderne le sorti future non furono tanto i due amici quanto
piuttosto un libro, Dio di
illusioni, della scrittrice americana Donna Tartt.
Si potrebbe ben dire che a suo tempo Luisa si imbatté
per caso in quel particolare libro, mentre vagava tra i corridoi di un
supermercato pensando a tutt’altro. Fu la copertina ad attrarla per prima, a
colpo d’occhio, poi, a seguire, vennero il titolo e il prezzo. Già questi tre
elementi le sembrarono sufficienti, da soli, a darle la quasi certezza
dell’acquisto, ma la successiva lettura della presentazione sulla quarta di copertina cancellò
anche l’ultimo residuo di dubbio e il libro finì prontamente nel suo cestino
degli acquisti. La trama era quella di un thriller e raccontava di un omicidio
commesso da un gruppo di studenti universitari, ma aveva una particolarità che
Luisa trovò irresistibile: gli studenti protagonisti del romanzo erano
appassionati della civiltà dell’antica Grecia e l’omicidio era stato da loro
commesso in uno stato di estasi dionisiaca.
Fortunatamente, Dio di illusioni superò
poi anche l’esame di lettura e si rivelò a
suo parere valido non solo per le sue connessioni con l’antica Grecia, ma anche
come thriller in sé oltre che come torbida storia d’amore. E Luisa amava i
libri (e i film) di entrambi i generi: thriller e torbide storie d’amore.
Ancora in seguito, poi, le capitò talvolta di
consigliare il libro a chi le chiedeva un parere su cosa leggere, riuscendo
però allo stesso tempo a evitare di prestarlo per almeno un paio di anni,
finché non seppe dire di no alla richiesta esplicita di una sua compagna di
università. Non rivide quindi per interi mesi, a partire da quel primo momento
in cui lo perse incautamente di vista, il prezioso oggetto e lo dette anche per
spacciato. Fino al giorno della festa in campagna, quando fece ritorno da lei
come un fedele animale da compagnia, accompagnato per di più da un ulteriore,
imprevisto, dono: Giulia.
Mi sono sempre domandata come mai ci siano dei libri che arrivano da te nei modi più inattesi e altri che non arriveranno mai (per quanto buoni possano essere). In fondo ci sono centinaia di migliaia di libri passati, presenti e futuri in circolazione.
RispondiEliminaHenry Miller scrive così nella sua autobiografia di lettore:
Elimina"Con tutte le migliaia di titoli che capitano sottomano fin dai primi anni di vita, come mai un individuo si dirige verso certi autori e un altro verso altri? I libri che si leggono sono determinati dal tipo di persona che siamo".