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Visualizzazione dei post da giugno, 2016
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The Studio Section 3 - Berni Wrightson /6

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Len Wein ed io eravamo probabilmente il duo scrittore-artista con più affinità reciproca attivo in quegli anni nel campo del fumetto. Berni Wrightson * * * Ho scelto, per questo speciale interamente dedicato alla serie Swamp Thing , di adottare lo stesso sistema che ho utilizzato nel quinto post della Section Three per presentare il volume Badtime Stories . Offro cioè, di ogni storia, una mia breve presentazione accompagnata dall'immagine di una pagina tra le più significative dell'albo, e, ogni volta possibile, dal parere dello stesso Berni Wrightson . Avendo inoltre già preso in esame, nel post citato, sia il numero 92 di House of Secrets , contenente la primissima storia, autoconclusiva, di Swamp Thing, sia il primo numero della serie ufficiale con la riscrittura delle origini ( Dark Genesis ), considererò adesso le rimanenti nove del totale di undici storie disegnate da Wrightson con protagonista la "cosa della palude". Swamp Thing #2 – The

Insieme raccontiamo 10: Uscita dal bosco...

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Decimo appuntamento con Insieme raccontiamo , la bella iniziativa del blog Myrtilla's House di Patricia Moll, che ci regala ogni volta degli splendidi incipit da completare a nostro piacere. O quasi. Bisogna infatti attenersi a un certo numero di caratteri (versione breve) o parole (versione lunga): 200/300 in un caso e nell'altro. Per chi volesse saperne di più, o leggere i finali degli altri partecipanti, lo rimando direttamente al post di Patricia . Io questo mese - è la prima volta che succede, e spero non l'ultima - ho deciso di cimentarmi in ambedue le versioni, breve e lunga. Buona lettura! #insiemeraccontiamo #giochiletterari * * * L'incipit di Patricia Uscita dal bosco, lungo quel sentiero che correva tra querce e olmi, la vide apparire all'orizzonte. Pianta quadrata, quattro basse torri ai lati, si stagliava contro il cielo ancora chiaro del tramonto in arrivo. Scura, quasi nera con quelle bifore che parevano occhi di gigante. Che da

Solve et Coagula - Pagina 149

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Parte II - Capitolo 2 /5 L’articolo terminava con la promessa della pubblicazione, nel numero della settimana successiva, di un’intervista al ricercatore. Luisa dubitava che ne sarebbe entrata prima o poi in possesso, anche se non si poteva mai dire visto come stavano andando le cose. Bambini verdi , ripeté dentro di sé. E all’improvviso quelle due parole smisero di avere il suono della sua voce, o anche quella della sua inquilina Alessandra, per acquistarne uno maschile. Ma certo! Come poteva essersene dimenticata? si ripeté per l'ennesima volta. Nelle letture che le faceva suo padre, dopo la storia della Sirena, o corno da nebbia, veniva sempre quella dei bambini verdi. Il che la inquietava non poco, perché sembrava darle una nuova conferma, l'ennesima, dei suoi peggiori sospetti. Cominciò a guardarsi intorno nervosa, chiedendosi se tra tutta quella gente che indossava maschere di carnevale (non ricordava di averne mai viste tante in una volta sola a Firenze e le semb

The Studio - Primo intermezzo: Man-Thing

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Intermezzi. Ossia post dedicati a singoli dettagli o curiosità che a mio avviso meritano di essere approfonditi, ma che, se sviluppati all'interno delle serie "ufficiali" di post, rischierebbero di rallentare o spezzare il flusso della narrazione. Questo primo si colloca esattamente tra la quinta e la sesta parte della Section Three di The Studio, dedicata a Berni Wrightson, e ha a che vedere con un personaggio dei fumetti chiamato Man-Thing . La sua storia? E' quella di uno scienziato che conduce esperimenti segreti per conto del governo degli Stati Uniti e che finisce per trasformarsi in un umanoide mostruoso a causa della reazione tra il composto chimico su cui stava lavorando e gli elementi presenti nelle acque della palude in cui affonda. Se avete l'impressione di un deja-vu, non vi state sbagliando: la storia, così riportata, è la stessa di Swamp Thing , il mostro umanoide, ex scienziato, di cui mi sono occupato pochi giorni fa. E se vi chiedete come

The Studio Section 3 - Berni Wrightson /5

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C'è un luogo di ombre che attende al varco ognuno di noi. È connesso al nostro mondo da un filo dei più sottili e il suo tocco ci fa sussultare per lo spavento. Questo regno di orrore e decomposizione esercita nondimeno un’attrazione magnetica rivolta ai suoi aspetti più paurosi. Si contano sulla punta delle dita gli artisti dotati della capacità di ricomporre questa decomposizione in immagini che mutano il nostro spavento in fascinazione. Berni Wrightson è uno di questi rari artisti. (Allan Asherman, autore e critico di fantascienza) * * * * Nonostante la sua insoddisfazione di fondo, Berni Wrightson è sempre più consapevole della crescente attenzione che pubblico e critica riversano su di lui e sulle storie che disegna per la DC Comics . Il suo stile, così ricco di atmosfera, si sta rapidamente imponendo, agli occhi degli appassionati, come quello di riferimento per le storie a fumetti dell'orrore e del mistero. Intenzionato a battere il ferro finché è caldo, W

The Studio Section 3 - Berni Wrightson /4

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Ma per Berni Wrightson l'inizio degli anni '70 non aveva significato solo lavoro, o tentativi di lavoro, per le due grandi major del fumetto, DC e Marvel. Aveva anche tentato, grazie alla sua amicizia con Vaughn Bodé , la strada delle riviste patinate per adulti (quelle che una volta anche da noi erano definite "per soli uomini"). Bodé, come dovrebbe sapere chi ha letto la mia serie sul Messia del fumetto e questo post in particolare, pubblicava in quel periodo sulla rivista Cavalier le tavole autoconclusive di Deadbone Erotica , ma si era anche impegnato a pubblicare su un'altra rivista del settore, Swank , una nuova serie a fumetti che aveva battezzato Purple Pictography . Ogni "sessione" della serie doveva consistere in una storia breve di tre pagine, il che si rivelò però molto presto per Bodé un impegno troppo gravoso, inconciliabile per motivi di tempo con il resto della sua attività artistica. Wrightson gli propose allora di affidare a

Solve et Coagula - Pagina 148

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Parte II - Capitolo 2/4 Non era stata la frase in sé, che aveva più guardato che letto, a colpire Luisa, ma quelle due parole evidenziate dalle iniziali maiuscole: Green Children , Bambini Verdi… perché le sembrava di averle già udite? Ebbe prima un momento di buio totale, poi all'improvviso una frase la colpì con la violenza di un pugno ben assestato da un pugile su un ring: La mia favola è preferita è quella dei Bambini Verdi ... Il principale motivo del suo shock era che quelle parole le scandiva in quel momento nella sua mente la voce della sua misteriosa inquilina, Alessandra, mentre lo sfondo su cui echeggiavano altro non era che quello della sera in cui lei le aveva letto la favola di Zio Lupo dallo schermo dal suo pc. Solo che all'episodio si era ora aggiunta una coda che la sua memoria sembrava aver trattenuto a sua insaputa, e dove, tra il momento in cui Alessandra aveva applaudito la sua lettura della favola di Zio Lupo e il momento in cui era sparita di nuovo

Trilogia delle Madri /3 - Le origini: Goethe e Nietzsche

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Ricercare alla luce è uno scherzo, ma nelle tenebre si annidano i misteri. (Goethe, Faust, 1147 ) * * * La chiave saprà scovare il giusto luogo: seguila nella sua discesa! ti guiderà alle Madri. Questa chiave è in realtà un oggetto molto speciale, un oggetto magico che, nel momento in cui Mefistofele lo consegna a Faust, cresce di dimensioni e diventa luminoso. Ciò a cui mi sembra si avvicini di più è la corona luminosa che Arianna consegnò a Teseo per farsi guidare nel labirinto cretese. Come la corona, anche la chiave di Mefistofele ha la funzione di fare da guida in un luogo cui si rischierebbe altrimenti di perdersi per sempre. Ma se tutti abbiamo una pur vaga idea della natura del labirinto al cui centro dimora il Minotauro, che luogo è quello che abitano le Madri? Solo attraverso la descrizione anticipata che Mefistofele fa a Faust del viaggio che lo attende noi arriviamo a saperne qualcosa, mentre per tutto il tempo in cui Faust effettivamente lo compie, l’a