Sette opere d'arte per sette poesie
Questo post odierno dovrebbe essere, se ho tenuto bene il conto, il mio terzo che trae ispirazione da uno di quei giochi di accostamento tra immagini e testo che stanno diventando un vero marchio di fabbrica del blog Il Manoscritto del Cavaliere (questo è il link al post d'ispirazione). Devo tuttavia ammettere che stavolta mi sono discostato ancor più del solito dal progetto originale di Cristina, che prevedeva di scegliere sette opere d'arte da utilizzare per le copertine di altrettanti romanzi. Il punto è che accostare testi e immagini è qualcosa che a me è sempre venuto naturale e in una vecchia cartella del mio computer, non aggiornata da almeno quattro anni, ho ritrovato una serie di poesie di grandi poeti che avevo scelto di conservare in una sorta di biblioteca ideale della poesia, corredandole di un'immagine ciascuna. Molti di questi esercizi di accostamento, una ventina in tutto, li avevo poi pubblicati, a suo tempo, su una delle mie pagine facebook. Le sette poesie che fanno seguito a questa breve introduzione non sono quindi altro che una ulteriore selezione di qualcosa che già in partenza era figlio di una selezione accurata, così che ognuno di questi componimenti - posso dirlo con assoluta tranquillità - esprime per me al meglio quella che è l'essenza dell'arte poetica. E chissà che non siano proprio le immagini, piuttosto che ancora altre parole, le più adatte a dire, o meglio a suggerire, qualcosa di più a proposito di questa essenza.
Si va dunque a cominciare...
Si va dunque a cominciare...
1. Rubaiyyat (Stanze 29-31; 33-35) di Omar Khayyam (1048-1131)
Quando come falco spiccai il volo dal mio mondo
Di mistero, volando sempre più in alto,
Nessun saggio era ad accogliermi con la verità;
Così mi rilanciai per la stessa angusta porta.
Il cervello dell'uomo mai risolse l'eterno Perché
Né andò oltre il limite fissato al pensiero.
Ogni intelletto, sii certo, si rivela futile,
Quale che sia il modo di insegnare o di imparare.
Nell'agitazione sono venuto al mondo,
Nulla imparai dalla vita se non a stupirmene;
Con riluttanza ce ne andiamo, ancora ignari
Del perché al mondo siamo venuti, andati, esistiti.
Fosse stata mia la scelta, sarei venuto?
E cosa sarei potuto diventare?
Qual miglior sorte avrei potuto incontrare
Di non venire, divenire, o essere?
Dal Perigeo della Terra all'Apogeo di Saturno
Ho svelato tutti i misteri astrali:
Rompendo le barriere di inganno e falsità,
Saltando ogni ostacolo tranne il disegno del Fato.
Né tu né io possiamo imparare il segreto più ascoso:
Troppo difficile decifrare il codice eterno.
Dietro il Sipario di Dio di noi mormorano voci
Ma quando si aprirà, dove saremo noi due?
Di mistero, volando sempre più in alto,
Nessun saggio era ad accogliermi con la verità;
Così mi rilanciai per la stessa angusta porta.
Il cervello dell'uomo mai risolse l'eterno Perché
Né andò oltre il limite fissato al pensiero.
Ogni intelletto, sii certo, si rivela futile,
Quale che sia il modo di insegnare o di imparare.
Nell'agitazione sono venuto al mondo,
Nulla imparai dalla vita se non a stupirmene;
Con riluttanza ce ne andiamo, ancora ignari
Del perché al mondo siamo venuti, andati, esistiti.
Fosse stata mia la scelta, sarei venuto?
E cosa sarei potuto diventare?
Qual miglior sorte avrei potuto incontrare
Di non venire, divenire, o essere?
Dal Perigeo della Terra all'Apogeo di Saturno
Ho svelato tutti i misteri astrali:
Rompendo le barriere di inganno e falsità,
Saltando ogni ostacolo tranne il disegno del Fato.
Né tu né io possiamo imparare il segreto più ascoso:
Troppo difficile decifrare il codice eterno.
Dietro il Sipario di Dio di noi mormorano voci
Ma quando si aprirà, dove saremo noi due?
(Libreria Editrice Psiche, 1999. Trad. Amelita Jorio Stacy da: The Rubaiyyat of Omar Khayyam di Sayed Omar Ali-Shah)
Opera d'arte abbinata: Doors of the night di Vladimir Kush (1965-)
* * *
2. Sebbene sia notte di Juan de la Cruz (1542-1591)
Come conosco la fonte che sgorga e dilegua,
sebbene sia notte.
Questa eterna fonte sta nascosta
ma io ben ne conosco la dimora,
sebbene sia notte.
Non so se e dove abbia principio
ma so che ogni principio in lei zampilla,
sebbene sia notte.
So che esservi non può cosa più bella
e che i cieli e la terra bevon d'ella,
sebbene sia notte.
So che in essa fondo non si trova
e che a nessuno è dato di guardarla,
sebbene sia notte.
La sua chiarità mai non si oscura
e so che ogni luce in lei si accende,
sebbene sia notte.
So essere così forte la sua piena
che genti, cieli e inferni son suo letto,
sebbene sia notte.
La fiumana che nasce dalla fonte
ben so quanto è grande e onnipotente,
sebbene sia notte.
E quella che da queste due procede
so che all'una e all'altra non succede,
sebbene sia notte.
L'eterna sorgente sta nascosta
in questo pane vivente che dà vita,
sebbene sia notte.
Qui sta chiamando le creature
e al buio di quest'acqua van bevendo,
perché è notte.
Questa viva sorgente di cui ardo
nel pane di vita io la contemplo,
sebbene sia notte.
sebbene sia notte.
Questa eterna fonte sta nascosta
ma io ben ne conosco la dimora,
sebbene sia notte.
Non so se e dove abbia principio
ma so che ogni principio in lei zampilla,
sebbene sia notte.
So che esservi non può cosa più bella
e che i cieli e la terra bevon d'ella,
sebbene sia notte.
So che in essa fondo non si trova
e che a nessuno è dato di guardarla,
sebbene sia notte.
La sua chiarità mai non si oscura
e so che ogni luce in lei si accende,
sebbene sia notte.
So essere così forte la sua piena
che genti, cieli e inferni son suo letto,
sebbene sia notte.
La fiumana che nasce dalla fonte
ben so quanto è grande e onnipotente,
sebbene sia notte.
E quella che da queste due procede
so che all'una e all'altra non succede,
sebbene sia notte.
L'eterna sorgente sta nascosta
in questo pane vivente che dà vita,
sebbene sia notte.
Qui sta chiamando le creature
e al buio di quest'acqua van bevendo,
perché è notte.
Questa viva sorgente di cui ardo
nel pane di vita io la contemplo,
sebbene sia notte.
(Da: Poesie, Einaudi 1974. Trad. di Giorgio Agamben)
Opera d'arte abbinata: Gebirgige Flusslandschaft am Morgen und bei Nacht di Caspar David Friedrich (1774-1840)
* * *
3. Da: Aria e Angeli di John Donne (1572-1631)
Due o tre volte ti ho amata,
prima di conoscere la tua faccia o il tuo nome;
Così - in una voce, in una fiamma informe,
gli Angeli spesso ci toccano, per essere adorati.
Ancora quando arrivai dov'eri,
vidi un amabile glorioso nulla.
Ma poiché la mia anima, che ha per figlio l'amore,
prende membra di carne, altrimenti non può far nulla,
più sottile di com'è la madre non deve essere l'amore,
ma prendere a sua volta un corpo.
Per questo io invito l'amore a chiedere cosa e chi eri
e ora gli concedo di assumere il tuo corpo,
e di insediarsi nel tuo labbro, nel tuo occhio, sulla tua fronte...
prima di conoscere la tua faccia o il tuo nome;
Così - in una voce, in una fiamma informe,
gli Angeli spesso ci toccano, per essere adorati.
Ancora quando arrivai dov'eri,
vidi un amabile glorioso nulla.
Ma poiché la mia anima, che ha per figlio l'amore,
prende membra di carne, altrimenti non può far nulla,
più sottile di com'è la madre non deve essere l'amore,
ma prendere a sua volta un corpo.
Per questo io invito l'amore a chiedere cosa e chi eri
e ora gli concedo di assumere il tuo corpo,
e di insediarsi nel tuo labbro, nel tuo occhio, sulla tua fronte...
(Trad. Ivano Landi)
Opera d'arte abbinata: Apollo e Dafne di Roberto Ferri (1978-)
* * *
4. Il cerchio della vita di Friedrich Hölderlin (1770-1843)
Anche tu hai voluto più grandezza -
l'amore tutti aggioga, e più possente
il dolore ci piega: eppure non invano
torna il nostro arco là da dove viene.
All'alto, al basso - nella sacra notte
dove in silenzio la Natura pensa ai giorni che divengono
e nel più obliquo Orco
non c'è una via diritta, non regna la giustizia?
Io l'ho vissuto. Come i maestri mortali
voi Celesti che tutto sostenete,
perché sapessi e prevedessi, mai
mi guidaste su un facile sentiero.
Che l'uomo tutto provi, è il vostro detto:
che un duro cibo faccia che ringrazi sempre, di tutto,
e intenda d'esser libero
di aprire, di forzare ciò che vuole.
l'amore tutti aggioga, e più possente
il dolore ci piega: eppure non invano
torna il nostro arco là da dove viene.
All'alto, al basso - nella sacra notte
dove in silenzio la Natura pensa ai giorni che divengono
e nel più obliquo Orco
non c'è una via diritta, non regna la giustizia?
Io l'ho vissuto. Come i maestri mortali
voi Celesti che tutto sostenete,
perché sapessi e prevedessi, mai
mi guidaste su un facile sentiero.
Che l'uomo tutto provi, è il vostro detto:
che un duro cibo faccia che ringrazi sempre, di tutto,
e intenda d'esser libero
di aprire, di forzare ciò che vuole.
(Da: Le liriche, Adelphi 1977. Trad. Enzo Mandruzzato)
Opera d'arte abbinata: Vento di Vincent Van Gogh (1853-1890)
* * *
5. Erlebnis di Hugo von Hofmannsthal (1874-1929)
Le nebbie grigio argento avvolgevano nel crepuscolo la valle,
come quando la falce di luna spunta dalle nuvole.
Ma non era notte. In quell'alito argenteo e grigio,
che si posava denso di profumi sulla scura valle
fluivano fluttuanti i miei pensieri,
pensieri di crepuscolo indistinto.
Con un senso di raccolta pace mi sentivo sprofondare
nell'ordito trasparente di quel mare
e abbandonavo, lasciavo dietro a me la vita.
Che fiori mirabili, laggiù, i calici
splendenti come cupe fiamme, la luce fulvoscarlatta,
come di topazio, che penetrava ardente l'intrico delle fiamme,
e divampava.
E ovunque si dilatava e si spargeva una profonda musica,
che stringeva il cuore. Io sapevo,
pur senza afferrarne un senso e senza comprender nulla,
sapevo una cosa sola, che quella era la morte.
Morte ch'era divenuta suono, musica di soave
e possente nostalgia,
suono che ardeva oscuro e melodioso,
voce della malinconia, la più struggente.
Eppure - cosa strana! -
dentro di me, muto, piangeva un rimpianto senza nome,
un nostalgico rimpianto per la vita,
il pianto di chi, al calare della sera,
passa su una grande nave dalle immense vele gialle,
sulle acque azzurrocupe, davanti alla città,
alla sua città natale. Vede le strade,
sente il mormorio delle fontane, il profumo dei glicini,
e vede se stesso, ancor bambino, là sulla riva,
con gli occhi infantili, pieni d'angoscia e vicini al pianto,
e vede, oltre la finestra aperta,
la sua stanza con la luce accesa, e vede -
ma la grande nave lo trascina via,
scivolando silenziosa sulle acque azzurrocupe,
con le sue immense, straniere, vele gialle.
come quando la falce di luna spunta dalle nuvole.
Ma non era notte. In quell'alito argenteo e grigio,
che si posava denso di profumi sulla scura valle
fluivano fluttuanti i miei pensieri,
pensieri di crepuscolo indistinto.
Con un senso di raccolta pace mi sentivo sprofondare
nell'ordito trasparente di quel mare
e abbandonavo, lasciavo dietro a me la vita.
Che fiori mirabili, laggiù, i calici
splendenti come cupe fiamme, la luce fulvoscarlatta,
come di topazio, che penetrava ardente l'intrico delle fiamme,
e divampava.
E ovunque si dilatava e si spargeva una profonda musica,
che stringeva il cuore. Io sapevo,
pur senza afferrarne un senso e senza comprender nulla,
sapevo una cosa sola, che quella era la morte.
Morte ch'era divenuta suono, musica di soave
e possente nostalgia,
suono che ardeva oscuro e melodioso,
voce della malinconia, la più struggente.
Eppure - cosa strana! -
dentro di me, muto, piangeva un rimpianto senza nome,
un nostalgico rimpianto per la vita,
il pianto di chi, al calare della sera,
passa su una grande nave dalle immense vele gialle,
sulle acque azzurrocupe, davanti alla città,
alla sua città natale. Vede le strade,
sente il mormorio delle fontane, il profumo dei glicini,
e vede se stesso, ancor bambino, là sulla riva,
con gli occhi infantili, pieni d'angoscia e vicini al pianto,
e vede, oltre la finestra aperta,
la sua stanza con la luce accesa, e vede -
ma la grande nave lo trascina via,
scivolando silenziosa sulle acque azzurrocupe,
con le sue immense, straniere, vele gialle.
(Trad. Claudio Magris)
Opera d'arte abbinata: Steppa di Archip Ivanovič Kuindži (1842-1910)
* * *
6. I Sonetti a Orfeo II, 29 di Rainer Maria Rilke (1975-1926)
Tacito amico delle molte lontananze, senti
come lo spazio accresci ad ogni tuo respiro.
Con le fosche campane nella cella oscillando
rintocca anche tu. Ciò che ti consuma
diverrà forza grazie a questo cibo.
Tu entra ed esci dalla metamorfosi.
Qual è la tua esperienza che più duole?
Se t'è amaro il bere, fatti vino.
In questa notte in cui tutto trabocca
sii magica virtù all'incrocio dei tuoi sensi,
dei loro strani incontri sii tu il senso.
E se il mondo ti avrà dimenticato,
dì alla terra immobile: Io scorro.
All'acqua rapida ripeti: Io sono.
come lo spazio accresci ad ogni tuo respiro.
Con le fosche campane nella cella oscillando
rintocca anche tu. Ciò che ti consuma
diverrà forza grazie a questo cibo.
Tu entra ed esci dalla metamorfosi.
Qual è la tua esperienza che più duole?
Se t'è amaro il bere, fatti vino.
In questa notte in cui tutto trabocca
sii magica virtù all'incrocio dei tuoi sensi,
dei loro strani incontri sii tu il senso.
E se il mondo ti avrà dimenticato,
dì alla terra immobile: Io scorro.
All'acqua rapida ripeti: Io sono.
(Da: Poesie 1907-1926, Einaudi 2000. Trad. Giacomo Cacciapaglia)
Opera d'arte abbinata: The Woman in White by Frederick Walker (1840-1875)
* * *
7. Genziane Bavaresi di David Herbert Lawrence (1885-1930)
Non tutti hanno in casa genziane
nel dolce Settembre, nella triste ricorrenza di San Michele.
Genziane bavaresi, alte e scure, ma scure
così da oscurare la luce del giorno come torce dell'azzurro fumoso della tenebra di Plutone,
scanalati fiori infernali eretti, dalla fiamma d'oscurità che si spiega azzurra
aprendosi a punte nella bianca corrente pesante del giorno.
Fiori-torcia dell'oscurità fumante d'azzurro, splendore azzurro scuro di Plutone,
lampade nere uscite dalle sale di Dite che fumate azzurro scuro
emettendo tenebre, tenebre azzurre sul giorno giallo pallido di Demetra.
Guidatemi dunque, fatemi strada.
Mi si dia una genziana, una torcia.
Possa io guidarmi con la forcuta torcia azzurra d'un fiore
giù per le sempre più scure scale, dove l'azzurro s'incupisce d'azzurro,
giù per la via che percorre Persefone, giusto ora, nei primi geli di Settembre,
verso il cieco regno in cui l'oscurità è sposata al buio:
Persefone stessa non vi è più che una voce e, quale sposa,
un'invisibile tenebra avvinta nell'aggravata oscurità
delle braccia di Plutone che la rapisce ancora una volta
e la trafigge una volta di più con la sua passione dell'oscurità totale,
in mezzo allo splendore delle torce nero-azzurre raggianti buio senza fine sulle nozze.
Datemi un fiore su un alto stelo, e tre fiamme scure,
perché andrò alle nozze, e sarò ospite di nozze
agli sponsali della tenebra vivente.
nel dolce Settembre, nella triste ricorrenza di San Michele.
Genziane bavaresi, alte e scure, ma scure
così da oscurare la luce del giorno come torce dell'azzurro fumoso della tenebra di Plutone,
scanalati fiori infernali eretti, dalla fiamma d'oscurità che si spiega azzurra
aprendosi a punte nella bianca corrente pesante del giorno.
Fiori-torcia dell'oscurità fumante d'azzurro, splendore azzurro scuro di Plutone,
lampade nere uscite dalle sale di Dite che fumate azzurro scuro
emettendo tenebre, tenebre azzurre sul giorno giallo pallido di Demetra.
Guidatemi dunque, fatemi strada.
Mi si dia una genziana, una torcia.
Possa io guidarmi con la forcuta torcia azzurra d'un fiore
giù per le sempre più scure scale, dove l'azzurro s'incupisce d'azzurro,
giù per la via che percorre Persefone, giusto ora, nei primi geli di Settembre,
verso il cieco regno in cui l'oscurità è sposata al buio:
Persefone stessa non vi è più che una voce e, quale sposa,
un'invisibile tenebra avvinta nell'aggravata oscurità
delle braccia di Plutone che la rapisce ancora una volta
e la trafigge una volta di più con la sua passione dell'oscurità totale,
in mezzo allo splendore delle torce nero-azzurre raggianti buio senza fine sulle nozze.
Datemi un fiore su un alto stelo, e tre fiamme scure,
perché andrò alle nozze, e sarò ospite di nozze
agli sponsali della tenebra vivente.
(Da: Tutte le poesie, Mondadori 1959. Trad. Piero Nardi - con mie modifiche)
Opera d'arte abbinata: Gather Ye Rosebud While Ye May di John William Waterhouse (1849-1917)
* * *
L'immagine di apertura del post è: Vittorio Reggianini, La soirée.
Mi hai incantato. Oltre a farmi leggere per la prima volta Khayyam, di cui conoscevo l'esistenza solo per via di una canzone di Guccini.
RispondiEliminaWow, grazie mille Antonella. Incantare è davvero il massimo a cui potevo aspirare con un post di questo tipo.
EliminaE non sapevo neanche che Khayyam fosse stato citato da Guccini in una sua canzone :O
Chiedo poi scusa per tre refusi presenti nell'ultima poesia. La fretta di pubblicare prima di cena mi ha fatto correre troppo, e fretta e bene, si sa, non vanno insieme.
Ora ho rimediato ^_^
la canzone è "Via Paolo Fabbri" e Guccini dice che se anche riuscisse a entrare nel paradiso dei poeti finirebbe poi per trovarsi a trascrivere quartine a Khayyam
EliminaNon la ricordavo, ma l'album mi sembra di averlo ascoltato quando uscì nel lontano 1976. Anche perché L'avvelenata la ricordavo abbastanza bene.
EliminaNon oso immaginare cosa poteva venire fuori con "Fagioli, legumi pazzi"... :)
RispondiEliminaOvviamente sono stato costretto a cercare nel web per capire a cosa ti riferissi... ^^
EliminaDei Simpson ho intravisto solo un paio di episodi perché c'era anche Thomas Pynchon a prestare la voce ai personaggi.
https://youtu.be/-Ds4OLUDIvg
https://youtu.be/QcYXWfGt7DY
Davvero incantevole, ha detto bene Tenar *__* A parte Rilke, tutti autori che non ho ancora letto (o forse non ricordo... possibile abbia letto alcune poesie in antologie scolastiche). Gli abbinamenti sono tutti ispirati e perfetti *__*
RispondiEliminaGrazie Glò! *__* Dubito comunque che queste siano poesie da antologia scolastica.
EliminaCosì, hai davvero affrontato Rilke? Ricordo un tuo commento a uno dei miei post sul confronto tra lui e Hopper in cui scrivevi che ti avevo invogliato a leggerlo...
Gli autori sono nelle antologie che ho usato! Le poesie non penso! Ho avuto buoni insegnanti che cercavano di farci contestualizzare in un panorama allargato le tematiche affrontate. Ovviamente non ho mai approfondito in modo particolare! Rilke non è sconosciuto per me, ma non l'ho mai letto in modo sistematico e lo farò (Ho studicchiato letteratura tedesca per un corso, vedi manuale Mittner) ;)
EliminaRimando il ringraziamento di rito per aver aderito alla mia iniziativa per esprimerti tutta la meraviglia che queste poesie mi hanno trasmesso. In questi casi si tocca con mano quanto la poesia sia superiore alla prosa, e come quest'ultima assomigli a una matita spuntata rispetto a una penna bene affilata. Ne ero già convinta, ora anche di più. Stampo questo tuo post per leggere e rileggere questi versi, perché sono convinta che non basti una sola lettura frettolosa a video da parte mia: sono degli autentici tesori. E i quadri che hai abbinato sono perfetti.
RispondiEliminaDi tutte le poesie e i quadri, mi ha stupefatto la prima di Omar Khayyam, e l'opera d'arte "Doors of the night" di Vladimir Kush trasmette un senso di profondo mistero e infinito. E, naturalmente, mi ha colpito "Sebbene sia notte" del nostro Juan de la Cruz.
Grazie per avermi illuminato la giornata.
Juan de la Cruz "nostro"? Teresa d'Avila ne sarebbe sicuramente gelosa! ;D
EliminaA parte gli scherzi, grazie a te per le bellissime parole e anche per aver dato vita a questa iniziativa che mi ha permesso di presentare anche nel blog - l'unico luogo del web in cui mi sento a casa - questa selezione di poesie e immagini.
Riguardo al testo di Khayyam, non è una poesia in senso stretto, ma una mia selezione dal Rubaiyyat che è un unico poema formato di 111 stanze.
Sulla questione poesia-prosa mi sono espresso in una risposta dell'ultimo Liebster Award. A proposito, ho visto che è uscita la puntata numero 3 sul tuo blog. Fra poco arrivo!
Indubbiamente Teresa d'Avila avrebbe qualcosa da dire!;-)
EliminaBene bene, sono molto contenta che hai potuto creare questo post dedicato alla poesia e alla pittura. Ora vado ad aggiornare il mio meme-post inserendo questo tuo link come aggiornamento.
Nel pomeriggio invece mi dedico a scrivere un post che ormai sta aspettando da tempo. Il materiale, poverino, ormai è vecchio come Matusalemme.
Bellissimo post e bellissime le poesie, trovo molto azzeccati gli abbinamenti. Fantastica Aria e angeli.
RispondiEliminaGrazie mille Giulia! Abbinare immagini a poesie è una bella sfida, ma Cristina ha dovuto affrontarne una forse anche più difficile con le sue ipotetiche copertine di romanzi.
EliminaDavvero complimenti, e mi limito per non apparire il solito eccessivo commentatore. Poi ho ritrovato il mio Rilke che non leggevo dai tempi della gioventù ma che ho tanto amato. Bravissimo. Poi cose nuove per me, valore aggiunto del tuo post, non conoscevo Holderlin, de La Cruz e Donne. Chapeau, Ivano.
RispondiEliminaGrazie mille Massimiliano! Non sapevo della tua passione giovanile per Rilke, che è il mio poeta preferito da sempre (tradotto: da quando ho letto per la prima volta le Elegie Duinesi).
EliminaDe la Cruz è un mistico cristiano spagnolo, anche canonizzato dalla chiesa cattolica, che fu discepolo di Teresa d'Avila. Da noi è più conosciuto con il nome di San Giovanni della Croce.
Una bellissima variante all'iniziativa di Cristina, complimenti.
RispondiEliminaIo non sono un'appassionata di poesia, però tra queste ho molto apprezzato quella di John Donne per due motivi: mi è piaciuta la tua traduzione (se ho capito bene, l'hai curata tu) e il quadro abbinato di Apollo e Dafne.
Bella anche "sebbene sia notte" e suggestivo "steppa", il quadro abbinato alla poesia 5 (impossibile da pronunciare e trascrivere!:) )
Grazie mille anche a te Marina! Sì, la traduzione di Donne è mia, e non è la sola che mi sono dilettato a tradurre dall'inglese. Inoltre, come credo tu sappia, in questo blog ce n'è più di una che ho tradotto dallo svedese.
Elimina"Erlebnis" impossibile...????
Hai creato un post superlativo, con i poeti migliori accostati ad artisti davvero intensi, di cui a quanto pare condividiamo la passione ^_^
RispondiEliminaNoto poi un traduttore d'eccezione, un certo Ivano Landi... :-P
Wow! Grazie del superlativo, Lucio. Non sapevo di tutte queste affinità di gusti... ottimo.
EliminaE sì, mi sono occupato della traduzione di Donne, oltre che di alcuni ritocchi alla traduzione della poesia di Lawrence. In quest'ultima, tra le altre cose, avevano tradotto Dis come Dio anziché come Dite.
Molto belli i tuoi accostamenti, in particolare mi sono piaciuti quelli tra De la Cruz e Frierich e quello tra Honderlin e Van Gog.
RispondiEliminaBello che ognuno abbia le sue predilezioni e ponga l'accento, su poesie, quadri e accostamenti diversi.
EliminaTra l'altro in questo post ci sono molte atmosfere "nocturnie" ;-)
Come è profondo il mare e quanto profondo è Ivano.
RispondiEliminaNon conoscevo nessuna delle poesie proposte, e ti dirò che non sono una grande lettrice di poesie, così come invece amo la pittura. Ad aprire un blog succede anche questo che ci si affina e si assaporano cose che prima non leggevi e cominci ad apprezzarle. Potenza della comunicazione e delle persone che frequenti. Gli abbinamenti con i quadri sono azzeccatissimi.
Grazie Anna Maria :)) E pensa che io, non riponendo molta fiducia nelle mie capacità di nuotatore autodidatta, non mi spingo più in là di mezzo metro da dove smetto di toccare il fondo!
EliminaMa la cosa peggiore è che non sono più un lettore forte di poesia come ero in passato. E' molto tempo che al mio scaffale non si aggiungono nuovi testi. L'ultimo è stato "Carmi pisani" di Ezra Pound che però non ho mai iniziato a leggere.
Sono molto contenta per tutti i bei commenti che hai ricevuto, meritatissimi!
RispondiEliminaIo ne sono anche un po' felicemente sorpreso, perché so che lettura di poesie da molti è considerata troppo faticosa rispetto alla lettura di testi in prosa.
EliminaGrazie per avermi dato il la :)
Che meraviglia, quasi tutto sconosciuto, per me, tranne Omar Khayyam.
RispondiEliminaGli accostamenti tra versi e immagini mi hanno conquistata, tanto che ho stampato questa tua pagina, degna di un'antologia.
Cristiana
Eh, magari qualcuno mi affidasse un'antologia così da compilare, Cristiana!
EliminaUn grande Grazie per le belle parole. A presto :))