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Insieme raccontiamo 10: Uscita dal bosco...




Decimo appuntamento con Insieme raccontiamo, la bella iniziativa del blog Myrtilla's House di Patricia Moll, che ci regala ogni volta degli splendidi incipit da completare a nostro piacere. O quasi. Bisogna infatti attenersi a un certo numero di caratteri (versione breve) o parole (versione lunga): 200/300 in un caso e nell'altro. Per chi volesse saperne di più, o leggere i finali degli altri partecipanti, lo rimando direttamente al post di Patricia.
Io questo mese - è la prima volta che succede, e spero non l'ultima - ho deciso di cimentarmi in ambedue le versioni, breve e lunga. Buona lettura!


#insiemeraccontiamo #giochiletterari


* * *

L'incipit di Patricia

Uscita dal bosco, lungo quel sentiero che correva tra querce e olmi, la vide apparire all'orizzonte.
Pianta quadrata, quattro basse torri ai lati, si stagliava contro il cielo ancora chiaro del tramonto in arrivo. Scura, quasi nera con quelle bifore che parevano occhi di gigante. Che davano un senso di.....


I miei due seguiti

300 caratteri

...qualcosa di cui non fidarsi. Si fermò, pronta a darsela a gambe. Per un po' tutto rimase com’era, ma poi le bifore si accesero di una luce malvagia, le quattro torri si piegarono ai lati a toccare il suolo, e il mostro partì alla carica. Proprio per un pelo, pensò lei, nel rituffarsi nel bosco.

216 parole

...abbandono. Erano tristi occhi vuoti, come abbandonati dalle loro iridi. Come sempre, si sedette a fissarle sull'erba fresca poco oltre il margine della radura, in attesa del momento in cui l’oscurità vi avrebbe come sovrapposto due nere palpebre. Solo allora, lo sapeva per esperienza, al senso di abbandono si sarebbe sostituito, anche in lei, il rassicurante oblio del sonno. Ma stranamente, ogni mattino, si risvegliava nello stesso luogo da cui era venuta: un posto dalle mura bianche e spoglie, popolato di gente vestita tutta uguale e tutta indaffarata, che sembrava accorgersi a malapena di lei. Ne approfittava allora, ogni volta, per uscire senza farsi notare da nessuno e tornare a immergersi nella più carezzevole ombra del bosco, dove riprendeva il suo lungo cammino verso la radura. Poco le importava se vi sarebbe arrivata solo alla soglia del tramonto; poco le importava se sarebbe stata un po’ triste fino al calar del buio. Non era stata capace di trovare altra strada che quella. Poi, un giorno, a metà cammino, trovò un albero caduto a sbarrarle il sentiero. Inutilmente protese le braccia in avanti, verso l'ancor lontana radura e la dimora dallo sguardo triste e vuoto. Quell'albero caduto era il suo filo, ora del tutto reciso, e già la mano invisibile, ma imperiosa, dell’Ade la reclamava a sé.


* * *


L'immagine di apertura del post è: Thomas Worthington Whittredge, Evening in the Woods (detail).
Clicca sull'icona a lato per la visualizzazione intera.

Commenti

  1. Bellissimi, mi piacciono entrambi! Il primo, poi, è sorprendente. :-)

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    1. Eh sì, questi transformers sono proprio imprevedibili ^^
      Grazie mille per le belle parole, Cristina!

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  2. Epperò... che strano castello! Un mostro in pietra pronto risvegliarsi.... :))
    Molto bello.
    Il secondo bellissimo! Più triste, però. Si scappa scappa ma le tenebre eterne raggiungono sempre
    Grazie!

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    1. O un mostro di carne che si finge un castello di pietra... chissà!
      Il secondo, sì, è un po' triste, ma all'inizio avevo elaborato un finale ancora più cupo.
      Grazie a te, Patricia ^_^

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  3. Un gioiellino e un gioiello, per quanto riguarda la lunghezza, scritti da chi sa farlo.
    Cristiana

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  4. Bravo Ivano, ti sei lanciato nella doppia versione! Entrambe belle, ma la prima, nella sua brevità, mi è piaciuta di più. :)

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    1. Grazie Marina! Sono completamente diverse tra loro nello spirito. La prima aveva un intento giocoso.
      Attendo di leggere la tua prova :)

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  5. Ivano, finali maestosi così come il tuo narrare... :))...
    Personalmente, il secondo ha quel fascino che mi cattura... sei un maestro!

    Io però stavolta ti ho sequestrato nel mio, di finale ovviamente... Perdonami! ;))

    Un abbraccio ...

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    1. ahahahahhahahahah vai a leggere Ivan/Ivano vai.. io sto ancora ridendo!
      oi mi dici se ho fatto bene ad incoronarlo Regina qualche tempo fa ahahahahha

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    2. Son passato ora a leggere di là e a ringraziarti, Regina. E di qua faccio solo in tempo a ringraziarti di nuovo, Regina, soprattutto per l'appellativo di "Maestro"... C'è di là Margherita che mi reclama ^_-

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  6. Interessante Ivano: anche questa sembra una iniziativa assai simpatica... ma perché no? Socializziamo! Belli i tuoi finali... un tantino inquietanti direi...

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    1. Grazie mille, Sfinge! Inquietare è il mio mestiere... almeno vorrei lo diventasse, come scrittore. Appena ho un briciolo di tempo vengo a scoprirti a mia volta ^_^

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  7. Triste il secondo, però entrambi orignali. Unico appunto sul primo: "Che davano un senso di.....
    ...qualcosa di cui non fidarsi." Non funziona molto in italiano come espressione, no?

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    1. Dici? A me piace come espressione ^_^
      Grazie per il commento, Marco!

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  8. Waww!!! Ciao Ivano, geniale l'idea del transformer, ma anche il secondo è molto particolare, il personaggio sembra provenire da un limbo dove i suoi giorni sono tutti uguali però quell'albero... si può immaginare ciò che si vuole. La fortezza era l'inferno? Il suo Ade è il paradiso? O viceversa? Ognuno se la canta come vuole ;)

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    1. L'ambiguita è voluta, anche se io una mia interpretazione del racconto ce l'ho. Ma la metto sullo stesso piano di quelle degli altri.
      Grazie per il gradimento, Anna Maria ^_^

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  9. Belli, soprattutto la versione lunga! Davvero belli!

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    1. Mille grazie Glò! Mi sembra che ci sia una simpatica alternanza nei commenti tra chi predilige la prima e chi la seconda ^^

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  10. uao si molto belli i tuoi finali Ivano ...mi è piaciuto molto il secondo... veramente un fuoriclasse ... cioè mica in castigo eh?? un abbraccione ;))

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    1. Grazie Giusi! Come ho scritto di là, ho molto apprezzato anch'io il tuo contributo. Un abbraccio a te e buona settimana :))

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