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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015
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Apollo servo di Admeto /1: Alcesti 1-568

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Il post di oggi può essere considerato, al di là del titolo, come la diretta prosecuzione del post che ho dedicato all'opera di Lars-Erik Larsson e Hjalmar Gullberg ,  Förklädd Gud : Il dio in incognito . Come ho scritto in quell'occasione, alla base di quel componimento poetico c'è un episodio del mito greco che narra dell'anno di esilio del dio Apollo presso la corte di Admeto, re della città di Fere in Tessaglia. La fonte di Gullberg è sicuramente la tragedia di Euripide   Alcesti , da lui tradotta in svedese nel 1933, l'unica opera scritta pervenutaci che tratti la vicenda con sufficiente ricchezza di dettagli. Il poeta svedese ne fa tuttavia suoi solo pochissimi elementi, offrendoceli per di più, come vedremo, vistosamente deformati dal filtro del suo retaggio cristiano. Il prologo della tragedia, che consiste dell'antefatto della vicenda, è interamente affidato alla voce del dio Apollo, colto nel momento in cui lascia il palazzo di Admeto ( Alce

È solo un gioco!

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Il post che vi presento oggi è davvero solo un gioco. Un quiz che mi è venuto in mente di proporvi dopo uno scambio di commenti con Chiara Solerio, la blogger di Appunti a Margine . Del resto anche un blogger integerrimo come Miki Moz di recente ne ha proposto uno sul suo blog: moz-ruzzle (per la cronaca: ho partecipato ma non ho vinto). Quindi, perché non farlo io? Inoltre, per non essere troppo da meno di lui, anch'io propongo un premio al vincitore. Solo che mentre nel suo caso il premio consisteva nell'ambitissima Moz-intervista (per farvi capire quanto sia ambita, vi dico che io mi sono prenotato l'estate scorsa e ancora non è arrivato il mio turno), nel mio caso dovrete accontentarvi di apparire nel mio blog con una normale intervista in cinque domande, del tipo di quella che ho fatto ad Alessia H.V. Se vi va di partecipare, potrete postare le risposte nei commenti. Ovviamente, il primo che posta le due risposte esatte vince. C'è però un limite tempo

I miei tabù nella scrittura

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Ed ecco il meme che mi ero ripromesso di scrivere dopo averne scoperto l'esistenza, quattro giorni fa, su Penna blu  di Daniele Imperi. Tutto è però partito da Cristina M. Cavaliere e dal suo blog  Il Manoscritto del Cavaliere . Alla fine del post potete trovare l'elenco, forse incompleto, degli altri blogger che finora hanno aderito all'iniziativa. Ognuno di noi ha dato, come è giusto che sia, la sua personale interpretazione e spesso anche un diverso titolo al meme. Io ho scelto, dal canto mio, di dividere il meme in tre sezioni. La prima l'ho dedicata ai tabù veri e propri; la seconda ai generi narrativi che non apprezzo e perciò detesterei scrivere; la terza ai generi narrativi che mi piace leggere e che potrebbe anche piacermi affrontare come autore, ma con i quali probabilmente non mi cimenterò mai. Non ho invece preso in considerazione i generi letterari di cui non ho esperienza diretta come lettore, né quelli che sono una cosa diversa dal romanzo e n

Solve et Coagula - Pagina 100

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Capitolo 8 - parte 10 «La farò breve, adesso. Io di quella cosa stavo vedendo solo una parte, perché era voltata di tre quarti rispetto a me. Ma dopo un po' cominciò a voltarsi lentamente nella mia direzione e allora… allora». Una nuova interruzione. Per permettergli di aprire stavolta uno dei cassetti bassi e profondi della parte inferiore di uno dei mobili della stanza ed estrarne una cartella di plastica di grande formato, di quelle che Luisa aveva visto talvolta in mano agli studenti delle scuole d’arte. Anche suo padre ne aveva frequentata una da ragazzo, ma per quanto ne sapeva lei aveva smesso di disegnare quasi subito dopo averla conclusa. «Non sono mai riuscito a spiegarlo a parole, nemmeno a me stesso, quindi ho provato con il disegno. Questo è il massimo che sono riuscito a fare…». Aperta la cartella si era messo a sbirciare tra i fogli, fino a quando non aveva trovato il foglio giusto. Ma poi, dopo averlo estrasse di mezzo agli altri, ne aveva mostrato a Lu

Il dio in incognito di Lars-Erik Larsson e Hjalmar Gullberg

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Il post che presento oggi mi permette di: 1) Continuare, dopo il post su Dan Andersson , a diffondere aspetti poco noti della cultura svedese (in questo caso la sua tradizione musicale classica); 2) Cimentarmi in una nuova traduzione dallo svedese all'italiano; 3) Scrivere e pubblicare un altro articolo sulla musica e la poesia; 4) Riprendere a parlare, ed era qualcosa di cui sentivo un gran bisogno, del mito, in particolare del mito greco. La storia ha a che fare stavolta con il musicista svedese Lars-Erik Larsson (1908-1986) e con un suo programma radiofonico, trasmesso tra il 1937 e il 1944, dove lui alternava brani letterari a brani musicali con l'intento di armonizzarli tra loro e formare un insieme coerente. Di regola venivano usate composizioni musicali preesistenti, ma non sempre: diversi dei brani che Larsson compose in quegli anni, li realizzò appositamente per il suo programma radiofonico. Con il passare degli anni, però, l'associazione tra parti musi

Solve et Coagula - Pagina 99

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Capitolo 8 - parte 9 Luisa credeva di capire la sensazione descritta dal padre, ripensando alle tante storie del mito greco che aveva letto dove gli esseri umani erano ridotti in cenere alla sola vista di cose incommensurabilmente più grandi di loro. «Ma la cosa peggiore era che non avevo nessun controllo sulle mie facoltà. Non ero neppure in grado di distogliere lo sguardo e mi consideravo ormai perduto quando all'improvviso, proprio sul punto di massimo sforzo, la scena cambiò. O meglio, la scena rimase la stessa ma era come se mi fosse stata fornita una gigantesca lente di ingrandimento puntata su un singolo dettaglio. Come ti ho detto, c’erano delle rientranze nella facciata, e adesso la mia visione era tutta occupata da una di queste nicchie e dalla statua al suo interno. Era una divinità femminile, ma le mie misteriose conoscenze non si spingevano abbastanza lontano da dire quale. O forse è un dettaglio che ho dimenticato, insieme a chissà quanti altri di quell’esper

Incantesimi cinemusicali /6: Body Love

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Body Love è un film del 1977 e appartiene quindi al primo periodo, quello europeo e il più ricco di risultati felici, di Lasse Braun , nome d'arte del regista e scrittore italiano (ma nato ad Algeri nel 1936) Alberto Ferro , conosciuto anche come "The pope of porno". Ma Body Love non è soltanto una delle migliori opere del regista italiano e quindi una delle pietre miliari del porno, è anche il risultato di una sorta di operazione magica, prodotta dall'incontro e dalla combinazione alchemica di almeno tre ingredienti: il felice tocco registico di Lasse Braun, il carisma di un'abbagliante Catherine Ringer (attrice, coreografa e ballerina divenuta in seguito anche una famosa cantautrice), la grande colonna sonora di Klaus Schulze , maestro tedesco dell'elettronica 'pop' degli anni 70. Con Catherine Ringer, Braun girò nello stesso periodo (e nella stessa location), con esiti quasi altrettanto felici, un altro film: Love Inferno . Mentr

Cinque battute cinematografiche che mi rappresentano

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Questo meme è apparso in data 5 gennaio sul blog  Plutonia Experiment  di Alessandro Girola ed io, manco a dirlo, me ne sono subito innamorato. Ecco le cinque battute cinematografiche che più mi sono congeniali tra quelle di cui ho ricordo. Le parti di film in lingua originale sono accompagnate dalle rispettive traduzioni italiane. * * * 1. Cos'è Dio? Steve Buscemi e Ewan McGregor in The Island di Michael Bay (2005) - Cos'è Dio? - Sai quando desideri ardentemente qualcosa, chiudi gli occhi ed esprimi il desiderio? Bene, quello che ti ignora è Dio . - Ah. Ecco. Motivazione: La più veritiera definizione di Dio in cui io mi sia mai imbattuto. 2. Una nuova arma è stata inventata. Pier Paolo Pasolini (voce) in  La rabbia  di Pier Paolo Pasolini (1963) Motivazione: Una grande voce profetica. 3. Ora so! Helen Morse e Vivean Grey in Picnic a Hanging Rock (Peter Weir, 1975) - Ora so... - Che cosa sa? - So che Miranda è un angelo del Bot

Omaggio a Georges Wolinski

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Ho visto che oggi molti blogger hanno voluto esprimere il loro cordoglio e la loro vicinanza alla redazione della rivista  Charlie Hebdo riportando sul loro blog la scritta su fondo nero Je suis Charlie . Io ho deciso di seguire una strada diversa, più affine al mio sentire, e semplicemente omaggiare la memoria di Georges Wolinski con un frammento della sua*  Paulette , che negli anni '70 ha reso ancora più belle e importanti le pagine delle riviste  Linus e Alterlinus . * In coppia con il disegnatore Georges Pichard.

Juke Box #5: In her electronic voice

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Le due canzoni di oggi sono di Laurie Anderson , musicista d'avanguardia affascinata dalla tecnologia ma anche creativa eclettica e performer protagonista di numerose installazioni multimediali in teatri e nei musei. Ma a renderle uniche rispetto agli altri brani che ho presentato finora in questa serie di post contribuisce anche un dettaglio extra-musicale: l'essere stati pubblicati in origine (1981) come lato A e lato B di un singolo prodotto dalla Warner Bros. In altre parole, O Superman e Walk the Dog avrebbero potuto benissimo trovare posto insieme in un juke box e non mi sento neanche di escludere a priori che sia accaduto davvero. Quel che ricordo bene sono invece le circostanze in cui mi sono imbattuto per la prima volta nella musica della Anderson. Fu durante una serata trascorsa in uno studio di danza della mia città, dovei potei assistere a una proiezione del videoclip di  O Superman . La fascinazione fu tale che il giorno dopo mi precipitai ad acquistare