Solve et Coagula - Pagina 35
Capitolo 3 - parte 10
Trascorse l’ora successiva dividendosi tra la sua stanza e la cucina, tra le pagine di Follia e i fornelli, finché a un certo punto, aprendo il frigo, non le cadde l’occhio sui cartoni tetrapack dei succhi di frutta di Alessandra. Come sempre erano tre e di tre gusti diversi. E non importava quanto indietro si sforzasse di spingersi con la memoria: nel suo frigo aveva sempre visto quei tre contenitori, sempre uguali e sempre nella stessa posizione. Possibile, si chiese, che un essere umano potesse raggiungere livelli di abitudine maniacali al punto da sostituire ogni volta un succo esaurito con uno identico? E dove finivano poi, una volta svuotati, dal momento che non ne aveva mai visto uno nell’apposito cestino per il riciclo, sotto l’acquaio? Rimase per alcuni istanti immobile, pensierosa, poi scrollò di spalle e richiuse il frigo. In fondo, non erano fatti suoi.
Si ricordo però, subito dopo, dello strano liquido color verde brillante che aveva visto bere alla sua inquilina pochi giorni prima e si chiese a quale dei tre cartoni potesse mai corrispondere. Forse, dopotutto, valeva la pena di approfondire la cosa. E stava appunto per riaprire il frigo, quando si rese improvvisamente conto di non essere più sola nella stanza. Si voltò di scatto e si trovò di fronte proprio lei, Alessandra. E chi, altrimenti?
Si immobilizzò di colpo: «Ciao, non mi ero accorto che eri entrata» esclamò imbarazzata.
«Ciao» rispose semplicemente l’altra.
Luisa si sentiva in realtà come colta con le mani nel sacco, nonostante non avesse avuto il tempo di fare nulla che potesse giustificare quella sensazione. Ma aveva la vaga impressione che la sua inquilina potesse, in qualche modo misterioso, aver subodorato le sue intenzioni. Il fatto poi che la ragazza si trovasse in cucina nello stesso momento in cui c’era lei, quando di solito evitava di farlo, sembrava esserne la conferma.
«Posso?» disse all’improvviso Alessandra, indicando il frigo.
«Oh, ma certo, scusa…» rispose Luisa, scostandosi all’istante e tornando con un balzo ai suoi fornelli.
Cercò comunque di seguire, con la coda dell’occhio, i movimenti della ragazza, ma senza in realtà riuscirvi perché lo sportello aperto del frigorifero la riparava a sufficienza dalla sua vista. La udì soltanto versare il liquido nel bicchiere e berlo.
Ma quando aveva poi avuto il tempo di prendere il bicchiere dalla credenza?, si domandò ancora Luisa, E per di più senza farsene accorgere?
Alessandra lavò quindi velocemente il suo bicchiere prima di uscire nuovamente dalla stanza, lasciandolo posato rovesciato sul ripiano dell’acquaio. Luisa lo guardò allora fisso per alcuni istanti, scendendo dentro di sé nel tentativo di ritrovare almeno l’ombra dello stimolo che l’aveva portata, non molti giorni prima, a incollarvi le sue labbra, a imitazione o surrogato del bacio. Ma senza successo. Dunque era stato veramente un raptus, si disse, scuotendo la testa. Ma come e perché si era originato? Non sapeva proprio cosa pensare…
Che personaggio misterioso Alessandra!!!!
RispondiEliminaSembra quasi un ectoplasma. A volte mi chiedo se esiste davvero o se è solo una persona inventata dalla protagonista....
Non so se sei abituata a scrivere anche cose lunghe. Nel caso la risposta fosse sì, ti sarai certo accorta che si parte con un'idea, poi a un certo punto la storia decide altrimenti. Spesso sono i personaggi stessi a suggerirti situazioni che non ti erano neanche passate per la testa. Quindi ti posso dire che adesso ho una certa idea di Alessandra che non coincide più completamente con quella che avevo all'inizio e probabilmente non coincide neanche con quel che sarà alla fine. Insomma, ne so sicuramente qualcosa più di te ma non tutto.
EliminaI personaggi più stimolanti sono proprio quelli meno docili, che a un certo punto ti sfuggono dalle mani. Almeno, per me è sempre stato così.
RispondiEliminaA proposito dello sfuggire di mano, l'idea dei tre succhi serviva in origine a uno scopo preciso che però gli sviluppi successivi, in gran parte non preventivati, della storia mi hanno costretto a rimandare e di molto.
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