In compagnia dei lupi /3: I Quindici
Ho già parlato dell'enciclopedia I quindici in un paio di post precedenti (in questo e in quest'altro per la precisione). Qui dirò solo che è dalle loro pagine, in particolare da quelle del secondo volume, Racconti e fiabe, che sono usciti altri due dei primi lupi della mia vita, dopo quelli di Cappuccetto Rosso, dei Tre porcellini (In compagnia del lupi - parte prima e I tre porcellini la volpe e i folletti) e della favola antica (In compagnia del lupi - parte seconda).
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Il primo dei due è quello che cerca di fare la festa ai sette capretti, in una fiaba che presenta delle analogie sia con la storia dei tre porcellini sia con la storia di Cappuccetto Rosso nella versione dei fratelli Grimm.
Il lupo e i sette caprettini
Fiaba popolare tedesca - Fratelli Grimm
C'era una volta mamma capretta, che aveva sette piccoli caprettini e li amava come ogni mamma ama i suoi figlioletti. Un giorno decise di andare nel bosco per provvedere alla cena e allora chiamò i suoi sette caprettini e disse loro: - Cari figli miei, devo andare a fare la spesa nel bosco. Durante la mia assenza state attenti al lupo! Se riesce a entrare farà di tutti e sette un sol boccone. Quel bellimbusto è abituato ai travestimenti e potrebbe ingannarvi, ma voi lo riconoscerete perché ha un grosso vocione e le zampe tutte nere.
Illustrazione di Hermann Vogel |
- Non ti preoccupare, mammina cara, - risposero i caprettini, - faremo attenzione!
Mamma capretta belò e si avviò fiduciosa nel bosco. Dopo un po' si sentì bussare alla porta e un grosso vocione gridò: - Aprite, figlioletti miei! E' la vostra mamma. Sono tornata e ho portato un regalo a ognuno di voi!
- Puoi star certo che non apriamo! - fecero in coro i caprettini. - La nostra mamma ha una voce melodiosa e tu hai un vocione grosso e sgraziato. Abbiamo capito che sei il lupo!
Allora il lupo entrò in un negozio e si comprò un bel pezzo di creta, per mangiarselo e farsi addolcire la voce. Dopodiché ritornò dai caprettini, bussò e disse loro: - Aprite, figlioletti miei! E' la vostra mamma. Sono tornata e ho portato un regalo a ognuno di voi!
- Puoi star certo che non apriamo! - fecero in coro i caprettini, che avevano visto la zampa nera del lupo poggiata alla finestra. - La nostra mamma non ha le zampe nere! Abbiamo capito che sei il lupo!
Allora il lupo andò dal fornaio e gli disse di mettergli un po' di pasta sul piede, perché si era fatto male; poi si recò dal mugnaio e gli chiese di infarinargli la zampa. Il mugnaio capì subito che il lupo voleva gabbare qualcuno e si rifiutò. Ma il lupo lo minacciò e allora il mugnaio dovette accontentarlo. Eh, sì! Così son fatti gli uomini! A quel punto il furfante si presentò per la terza volta alla porta dei caprettini e disse: - Aprite, figlioletti miei! E' la vostra mamma. Sono tornata e ho portato un regalo a ognuno di voi!
- Vogliamo prima vedere la tua zampa - gridarono i caprettini.
Il lupo poggiò sulla finestra la zampa infarinata e allora i caprettini aprirono la porta, perché pensarono che avesse detto la verità. Ma invece di mamma capretta fu il lupo a balzare in casa! Allora i caprettini cercarono di fuggire e di nascondersi. Il primo si ficcò sotto il tavolo, il secondo sotto il letto, il terzo dentro la stufa, il quarto in cucina, il quinto dentro l'armadio, il sesto sotto l'acquaio e il settimo nella cassa dell'orologio a pendolo. Il lupo non ci mise molto a trovarli e li ingoiò uno dopo l'altro senza troppi riguardi. Tuttavia non riuscì a scovare il settimo, quello che si era nascosto dentro la cassa dell'orologio a pendolo. Dopo il lauto pranzo, il lupo i diresse verso il prato e andò a coricasi sotto un albero per fare la siesta.
Quando mamma capra ritornò, quale terribile spettacolo colpì i suoi poveri occhi! La porta di casa era rimasta aperta, il tavolo e le sedie giacevano rovesciati per terra, l'acquaio era ridotto in pezzi e i letti erano tutti sottosopra. Cercò disperatamente i suoi figlioletti, ma invano. Li chiamò uno per uno, ma non ricevette risposta. Quando alla fine chiamò il più piccolo dei sette, sentì una vocetta rispondere piano piano: - Mamma, mamma! Sono nascosto nella cassa dell'orologio!
Mamma capretta lo tirò fuori di lì e il caprettino gli raccontò quel che era successo: come il lupo si fosse travestito e come avesse mangiato tutti i suoi fratelli. Potete immaginare quante lacrime versò la povera madre!
Alla fine, con il cuore a pezzi, uscì a fare un giro e si diresse proprio verso il prato. Lì vide il lupo che dormiva sotto l'albero e russava così forte che i rami tremavano tutti. Subito noto che aveva la pancia gonfia e che dentro c'era un gran movimento.
Mio Dio! - pensò la povera capretta. - Chissà se i miei piccoli sono ancora vivi! Disse allora al caprettino che l'aveva seguita di correre subito a casa e di prendere forbici, ago e filo. Poi aprì la pancia del lupo, ed ecco che uno dopo l'altro vennero fuori i sei caprettini! Erano sani e salvi, perché il lupo per avidità se li era mangiati tutti interi. Ah, quale gioia provò mamma capretta! I caprettini intanto si stringevano alla loro mamma facendo salti e capriole. Poi mamma capra disse: - Andate subito a cercare un bel mucchio di pietre; dobbiamo riempire la pancia di questo maledetto prima che si svegli e si accorga che siete ancora vivi!
Subito i sette caprettini ubbidirono e tornarono poco dopo con un bel mucchietto di pietre. Le ficcarono nella pancia del lupo, e mamma capra la ricucì alla perfezione. Il lupo continuava a dormire e non si accorse di un bel niente.
Quando si svegliò si sentì un po' pesante e gli venne una gran sete. Allora si diresse alla fontana e mentre camminava, le pietre facevano un fracasso del diavolo! Perciò il lupo gridò:
Ah, la mia panciaGiunto alla fontana, si abbassò per bere, ma le pietre erano così pesanti che lo fecero cadere giù. Così il lupo morì affogato nella fontana. quando se ne accorsero, i sette caprettini fecero grandi salti di gioia e gridarono a mamma capra: - E' morto il lupo! E' morto il lupo!
come rimbomba!
Non son capretti
bensì sassetti!
Illustrazione di Hermann Vogel |
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Il secondo lupo è invece nientepopodimeno che... (squilli di tromba)... Zio Lupo. Proprio lui, il lupo (o forse, piuttosto, il lupo mannaro) che è all'origine di tutto, o quasi: all'origine della particolare piega presa dalla vicenda di Solve et Coagula (il mio romanzo in corso di pubblicazione, a colpi di post, in questo blog) e perfino all'origine di questa serie di articoli dedicati ai lupi.
Avendo tuttavia già pubblicato io a suo tempo (in Solve et Coagula - pagina 8 per la precisione) la versione della fiaba presente nella famosa raccolta di Italo Calvino e confluita poi nei Quindici, dovevo trovare un modo per non ripetermi. Il risultato è che troverete, qui di seguito, una versione della fiaba abbastanza diversa, nella forma se non nel contenuto, da quella più comunemente nota.
Zio Lupo
Fiaba popolare romagnola - Versione di Paolo ToschiIllustrazione da I Quindici, vol. 2: Racconti e fiabe |
C'era una volta una bambina ghiotta e disubbidiente. A Carnevale, la maestra di scuola disse a lei e alle sue compagne: - Se finite la maglia per benino, vi do le frittelle col miele.
Quella bambina però non aveva voglia di far la maglia e disse che le scappava un bisogno. Poi andò al bagno, si chiuse dentro e si mise a dormire. Quando si svegliò, le altre si erano mangiate tutte le frittelle e per lei non c'era rimasto nulla.
Tornò a casa piangendo, e sua madre, per consolarla, le promise che avrebbe fatto una padellata di frittelle tutta per lei. Aveva la farina, aveva le uova, aveva il miele, però le mancava la padella, perché era una donna povera e in cucina ci teneva solo il paiolo per la polenta. Così disse alla bambina: - Vai da Zio Lupo e chiedigli la padella, se per favore ce la presta.
La bambina andò e bussò.
- Toc toc!
- Chi è? - disse Zio Lupo.
- Sono io!
- E che vuoi?
- Dice la mamma se ci potete prestare la padella per le frittelle!
- Aspetta che mi infilo la camicia!
- Toc toc!
- Mi metto le mutande!
- Toc toc!
- Mi tiro su i pantaloni!
- Toc toc!
- Manca solo la giacca!
Zio Lupo era bell'e pronto e scese ad aprire: - Ecco la padella, ma ricordati che in cambio voglio un piatto di frittelle, una pagnotta fresca e un fiasco di quello buono.
- Va bene, va bene - disse la bambina, e scappò via.
Sua madre ne fece tante frittelle da riempirsi la pancia e ne lasciò da parte un piatto per Zio Lupo. Poi, quand'ebbero mangiato, disse: - Ora porta a Zio Lupo la sua padella, con le frittelle e una pagnotta, e questo bel fiasco di vino rosso -.
La bambina, ghiotta com'era, a sentire l'odore delle frittelle non resisteva: - Che bontà, che profumo! Ne mangerò una sola, tanto per assaggiare.
Così una ad una le mandò giù tutte, e poi si attaccò alla pagnotta e non ne lasciò una briciola. Quindi, siccome aveva una gran sete, aprì il fiasco e lo prosciugò sino all'ultima goccia.
E adesso, cosa gli porto a Zio Lupo? Per strada c'erano i ricordini di un somaro che era passato di là, belli fumanti, e quelli li mise al posto delle frittelle. Nel fiasco ci smise l'acqua di una pozza, e invece della pagnotta prese un panetto di calcina vecchia. Poi bussò alla porta di Zio Lupo (toc toc!) e gli mise in mano questi bei regali. Zio Lupo cominciò dalle frittelle: - Che schifo! Ma questa è pupù di somaro!
Poi mise in bocca un pezzo di pane: - Per carità! Ma questa è calcina vecchia!
Poi prese un sorso di vino: - Peggio! Questa è acqua del fosso!
La bambina si fece piccola piccola e lui la guardò con gli occhi di brace: - Preparati che stanotte ti mangio! La bambina tornò a casa strillando: - Mamma, mamma, Zio Lupo ha detto che mi mangia!
Sua madre sprangò la porta, chiuse le finestre, tappò le fessure: però il camino se lo dimenticò.
Di notte, a buio fondo, la bambina sentì la voce di Zio Lupo, che si avvicinava grandi passi.
- Vengo a mangiarti! Sono in giardino!
Poi lo sentì che camminava sul tetto: - Vengo a mangiarti! Sono sul tetto!
Ecco un gran rumore giù per il camino: - Vengo a mangiarti sono nel camino!
- Mamma, mamma, c'è Zio Lupo!
- Tirati le coperte sulla testa, figlia mia!
E Zio Lupo: - Vengo a mangiarti! Sono nel focolare!
La bambina tremava da capo a piedi.
- Vengo a mangiarti! Sono nella stanza!
La bambina tratteneva il fiato, ma la voce di Zio Lupo era vicina vicina.
- Vengo a mangiarti! Sono ai piedi del letto! Gnaaamm!
E in un boccone se la mangiò.
Questa è la fine delle bambine golose.
Illustrazione da I Quindici, vol. 2: Racconti e fiabe |
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Note e crediti
Le due fiabe sono tratte da: Il libro viola della fiaba, Editori riuniti 1988.
Traduzioni: Gilda Piersanti (Il lupo e i sette caprettini); Francesca Lazzarato (Zio Lupo).
L'immagine di apertura del post è un illustrazione di Gyo Fujikawa per Il lupo e i sette caprettini da I quindici vol. 2 (Racconti e fiabe).
L'immagine di apertura del post è un illustrazione di Gyo Fujikawa per Il lupo e i sette caprettini da I quindici vol. 2 (Racconti e fiabe).
Ciao Ivano!
RispondiEliminaDunque, anche io ho l'Enciclopedia dei Quindici (è di mio padre) e amo Fare e Costruire, stupendo quel volume!
Pensa che ho in programma un post a riguardo!
In ogni caso, preferisco la storiella di zio Lupo, che almeno riesce a fare il suo dovere. Le caprette... che stronze!! XD
Moz-
Ciao Miki!
RispondiEliminaPensa che qui son due mesi che ci rilanciamo I Quindici da un blog all'altro!
Se I Quindici sono di tuo padre immagino si tratti della stessa prima edizione del 1967 che ho io.
Il mio volume preferito, come penso si capisca bene, è "Racconti e fiabe", seguito da "La vita intorno a noi", "Pionieri e patrioti" e "Personaggi da conoscere". Però c'è un altro blogger che ha messo come te al primo posto "Fare e costruire".
E' poi vero che i lupi nelle favole non hanno vita facile!
Grazie per il commento.
Le fiabe e I Quindici un connubio affascinante, capaci di trasportarci in un mondo lontano (della nostra infanzia) ma indimenticabile!! Grazie :)
RispondiEliminaA quanto sembra I Quindici sono diffusissimi e in molti di noi hanno lasciato un segno profondo. Grazie a te per il commento, Marcella :)
RispondiEliminaBeh che dire? Rimangono nel cuore, vero Ivano? ;)
RispondiEliminaCaspita se è vero, Alma! ;)
RispondiEliminaLa favola dei capretti è citata anche in It di Stephen King. Ma mi pareva che il lupo fosse sotto un ponte "chi è che vien trotterellando sopra il mio ponte?). Forse era un troll, allora. Però i protagonisti erano i capretti, questo me lo ricordo.
RispondiEliminaLa favola a cui fa riferimento King è "I tre capretti furbetti" e proprio come dici tu, c'è un troll e non un lupo sotto il ponte. La storia però è molto diversa da quella di questo post e, come vedi, cambia anche il numero dei capretti.
EliminaRicordavo male allora. Mi erano venuti in mente i capretti, e pensavo fosse una versione diversa di questa stessa favola.
EliminaFra parentesi è una fiaba norvegese e questo spiega la presenza del troll, che però nelle versioni italiane viene (o comunque veniva) tradotto come "gigante".
EliminaCiao Ivano! Sono venuta da te a spulciare con l'intenzione di cercare qualcosa che riguardasse "lupo/lupi/lupacchiotti" etc etc. Il mio piccolino non smette di chiedere... Ma che c'avrà mai sto Lupo da affascinarlo tanto!...
RispondiEliminaOvviamente, c'avevo visto giusto: avevi quello che cercavo ;)
Buona giornata!
p.s. è grave che io non conoscessi l'esistenza de I quindici? eppure di fiabe da piccola ne ho lette a go go...
Ciao Regina! Eh sì, ci avevi visto giusto. In questo blog i lupi sono gli animali più considerati in assoluto. Che ci avranno mai questi benedetti animali da attirare così tanto? Mistero ^__*
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