Solve et Coagula - Pagina 34
Capitolo 3 - parte 9
Il 5 di ogni mese, così si erano accordate all’inizio.
Anche se, parlare di accordo nel loro caso, la faceva sorridere. Usando
un’analogia musicale: poteva esserci
qualcosa di più scordato di tutta quell’assurda situazione?
E così era di nuovo punto e accapo. Aveva promesso a
Giulia di riflettere su quello che le aveva detto quel pomeriggio, ma in realtà
non pensava di avere veramente bisogno di farlo. Le era del tutto evidente che
non provava niente per Fabrizio e che quindi il particolare tipo di transfert che
Giulia aveva ipotizzato era fondato sul nulla. Ma di questo non poteva certo
incolpare l’amica, che stava solo facendo del suo meglio per aiutarla. Che poi,
di contorno, amasse anche fare sfoggio della sua infarinatura in materia di
psicanalisi, anche questo le sembrava indubbio ma era ancora un altro discorso.
Un poco più utili e interessanti le erano sembrati, a
naso, i pochi accenni che Giulia le aveva fatto su Anais Nin e in effetti sperava
di leggere presto le citazioni dal Diario che l'amica aveva promesso
di spedirle. Ma ci sarebbe comunque voluto del tempo, che Luisa avrebbe dovuto
riempire. Con cosa? Sicuramente con la cena e i suoi preparativi ma anche
leggendo.
Entrò così nella sua stanza e cercò subito di individuare
negli scaffali della libreria Dio di illusioni. Fu sollevata quando
lo vide, quasi avesse temuto di averlo prestato per la seconda volta ed
essersene dimenticata. Ma non pensò minimamente di rileggere quel libro, che
ricordava ancora troppo bene. Le mancavano invece un paio di capitoli per
concludere la lettura di Follia, il primo romanzo di Patrick
McGrath che le fosse capitato di comprare, e decise che avrebbe dedicato
proprio a quella trentina di pagine il tempo che la separava dall’ora di cena.
Le sembrava anche, a conti fatti, il tipo di lettura più adatto a conservare
quel particolare tipo di sospensione in cui si sentiva come precipitata quel
pomeriggio.
Era
infatti certa che quella storia, non importava quanto fosse cupa, non avrebbe
minimamente alterato il suo stato di animo, tanto la sentiva scollegata dalla
sua situazione del periodo. Salvo forse per il fatto che aveva a che fare,
guarda caso, con la psicanalisi. Ma, per il resto, parlava del lento e inesorabile
processo di autodistruzione di una donna per amore ed era abbastanza facile
prevedere che non ci sarebbe stato nessun lieto fine. Distruggersi per amore?
La tentazione Luisa l’aveva avuta in passato, anche forte in certi momenti, ma
aveva resistito e adesso la guardava come se fosse appartenuta a un'altra e non
a lei. Era anche abbastanza certa che sotto sotto si fosse trattato di una
vocazione al martirio, un po’ come suggeriscono le Mille e una notte.
Anzi, lo ripetono in continuazione e a chiare lettere: i morti per amore
ascendono automaticamente al rango dei martiri. Ed eccolo lì, davanti a lei, il
cofanetto con i quattro volumi dell’edizione integrale del lunghissimo racconto
di Sherazade, nello scaffale più o meno dedicato alle fiabe. Leggerli tutti e quattro dall’inizio alla fine era stato un po’ come scalare una catena formata da quattro montagne, ma era servito allo scopo: mantenerla abbastanza a lungo in un mondo a parte, preservandola da questo. E proprio quando più le era necessario.
Complimenti per la tua capacità di entrare nella psicologia femminile. Ho notato che, almeno per il momento, i personaggi principali sono tutte donne (a parte Fabrizio). A me viene di solito rimproverato il contrario, cioè l'eccesso di personaggi maschili.
RispondiEliminaAnche nel mio romanzo, quello "vero", che forse un giorno terminerò, ci sono molto personaggi femminili. Forse dipende dal fatto che attorno a me sono sempre state più numerose e preminenti le donne rispetto agli uomini.
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