I tre porcellini, la volpe e i folletti
Un secondo post dedicato ai Tre porcellini non era nei miei piani fino a poco tempo fa, ma adesso posso dire di essere molto contento di averlo realizzato e potervelo offrire.
La sua origine imprevista si deve al fatto che, come avevo accennato proprio in occasione del mio primo post su questa fiaba, mi ero a un certo punto imbattuto in una versione della storia dove la parte del cattivo non era appannaggio del lupo bensì della volpe.
Incuriosito, l'ho prima semplicemente letta in inglese, poi ho pensato che mi sarebbe piaciuto farne> una traduzione in italiano per il blog. Detto fatto, il risultato è la prima delle due fiabe di questo post.
Lo scambio della figura del lupo con quella della volpe non è in ogni caso la sola differenza presente nel racconto rispetto alla versione più conosciuta. Ce ne solo altre di notevoli a cominciare proprio dalle tre casette, che non sono qui opera dei tre porcellini stessi ma sono un omaggio della loro vecchia madre che asseconda le loro richieste; inoltre, le prime due case non sono realizzate con paglia e legno, ma con fango e cavoli, secondo il gusto dei legittimi proprietari. Solo la terza casetta, quella del porcellino saggio, è, come ci si aspetta, di mattoni. Di soffi e sbuffi poi qui non se ne parla proprio: la volpe non sembra dotata di un simile superpotere e userà altri metodi, più ordinari, per raggiungere il suo scopo.
Un'altra differenza di rilievo riguarda poi i tre espedienti del lupo presenti nella versione lunga della storia. Qui si conserva solo il terzo, quello del contenitore che il porcellino saggio acquista alla fiera e usa, al momento opportuno, per nascondersi e sfuggire alle grinfie del suo predatore. E per di più l'episodio non è, in questo caso, neanche originato da una decisione autonoma della volpe ma da un incontro casuale tra i due personaggi.
Illustrazione di Helen Jacobs |
Ecco invece come sono andate le cose per quanto riguarda la seconda delle mie due traduzioni presenti nel post: La volpe e i folletti.
Si tratta, anche in questo caso, del risultato di un'indagine, tesa stavolta a scoprire se vi fossero altre versioni dei tre porcellini con la volpe al posto del lupo. Mi sono così imbattuto proprio in questa fiaba dove a quella sostituzione se ne accompagna una seconda ben più radicale: al posto dei tre porcellini ci sono tre folletti.
E anche qui, come nel caso precedente, i materiali delle tre casette subiscono una modifica: non paglia, legno e mattoni, ma legno, pietra e ferro.
Riguardo poi ai tre famosi espedienti, la "legge del tre" continua a essere violata, solo che stavolta il loro numero non è ridotto a uno ma a due.
In più, per finire, la volpe in questa versione della storia non è sconfitta con mezzi ordinari bensì con la magia. Ma questo è sicuramente coerente con l'utilizzo dei folletti al posto dei porcellini.
Si tratta, anche in questo caso, del risultato di un'indagine, tesa stavolta a scoprire se vi fossero altre versioni dei tre porcellini con la volpe al posto del lupo. Mi sono così imbattuto proprio in questa fiaba dove a quella sostituzione se ne accompagna una seconda ben più radicale: al posto dei tre porcellini ci sono tre folletti.
E anche qui, come nel caso precedente, i materiali delle tre casette subiscono una modifica: non paglia, legno e mattoni, ma legno, pietra e ferro.
Riguardo poi ai tre famosi espedienti, la "legge del tre" continua a essere violata, solo che stavolta il loro numero non è ridotto a uno ma a due.
In più, per finire, la volpe in questa versione della storia non è sconfitta con mezzi ordinari bensì con la magia. Ma questo è sicuramente coerente con l'utilizzo dei folletti al posto dei porcellini.
* * *
I tre porcellini
Fiaba popolare inglese - Andrew Langda: The Green Fairy Book, 1892 - Illustrazioni di J.H. Ford
C'era una volta mamma porcello che viveva, con i suoi tre figlioletti, in una fattoria vecchio stile con tutti i confort. Il maggiore dei tre porcellini si chiamava Brunetto, la seconda Bianca e il più giovane, e carino a vedersi, Nerino. Ora, Brunetto era un porcellino molto sporco e, spiace dirlo, trascorreva la maggior parte del tempo a rotolare e grufolarsi nel fango. Non era mai così contento come nelle giornate piovose, quando il fango diventava soffice, spesso e melmoso. Allora si allontanava di soppiatto dalla madre e, una volta trovato il più bel posto dell'aia, si rotolava e se la godeva un mondo.
La madre aveva spesso di che ridire con lui e, scuotendo la testa sconsolata, diceva: "Ah, Brunetto! Un giorno ti dispiacerà di non aver ubbidito alla tua povera mamma".
Ma non c'erano parole o ammonimenti in grado di guarire Brunetto dalle sue cattive abitudini.
Bianca, da parte sua, era indubbiamente una porcellina intelligente, ma era golosa. Pensava sempre al cibo ed era sempre in attesa dell'ora di mangiare, e quando vedeva la contadinella venire con i secchi dall'altra parte dell'aia, si rizzava sulle zampe di dietro e si metteva a ballare e a far capriole dalla contentezza. Non appena poi il cibo era nel trogolo, spintonava Nerino e Brunetto per farsi largo e prendere per sé i bocconi migliori e più grandi. Sua madre la rimproverava spesso per il suo egoismo, e le diceva che un giorno avrebbe pagato le conseguenze della sua voracità e avidità.
Nerino era invece un porcellino buono ed educato, né sporco né goloso. Aveva modi gentili e raffinati (per essere un maiale), e la sua pelle era sempre liscia e lucente come seta nera. Era molto più intelligente di Brunetto e Bianca, e il cuore di sua madre era gonfio di orgoglio quando sentiva gli amici del fattore dirsi tra loro che un giorno quel tipetto piccolo e nero sarebbe diventato un maiale da esposizione.
Arrivò però il giorno in cui la madre, sentendosi vecchia e debole e ormai vicina alla morte, chiamò intorno a sé i tre porcellini e disse loro: "Figli miei, sento di star diventando vecchia e debole e che non vivrò a lungo. Prima che io muoia, voglio costruire una casa per ognuno di voi, perché questo vecchio porcile in cui abbiamo vissuto così felicemente sarà consegnato a una nuova famiglia di maiali e voi dovrete lasciarlo. Dimmi, Brunetto, che tipo di casa ti piacerebbe avere?"
"Una casa di fango" rispose Brunetto, guardando con desiderio una pozza in un angolo dell'aia.
"E tu Bianca?" chiese la madre con la voce un po' rattristata, delusa dalla scelta poco intelligente di Brunetto.
"Una casa fatta tutta di cavolo" rispose Bianca, con la bocca piena e sollevando appena il grugno dal trogolo in cui era alla ricerca dei resti di una patata.
"Che bambina dissennata" esclamò la madre, visibilmente turbata. "E tu, Nerino" disse, voltandosi verso il figlio più piccolo. "Che tipo di casa devo ordinare per te?".
"Una casa di mattoni per favore, madre, così starò al caldo d'inverno, al fresco d'estate, e al sicuro tutto l'anno".
"Ecco un porcellino giudizioso" commentò la madre, guardandolo con orgoglio. "Farò in modo che le tre case siano subito pronte. E ora vi do un ultimo consiglio. Mi avete sentito parlare del nostro vecchio nemico, la volpe. Quando lui saprà che sarò morta, proverà sicuramente a catturarvi e portarvi nella sua tana. E' molto astuto e senza dubbio si camufferà e si spaccerà per un amico, ma voi dovete promettervi che non lo farete entrare in casa vostra per nessun motivo al mondo".
E i porcellini promisero senza indugio, perché avevano sempre avuto una gran paura della volpe, sul cui conto avevano sempre sentito tante storie terribili. Poco tempo dopo la loro vecchia madre morì, e i tre porcellini andarono a vivere ciascuno nella propria casa.
Brunetto era assolutamente deliziato dalle pareti di morbido fango e dal pavimento di argilla, che finì però presto per assomigliare solo a una grande pozza melmosa. Ma era proprio ciò che piaceva a Brunetto, che era al colmo della felicità mentre si rotolava tutto il dì e si impiastricciava da capo a piedi.
Un giorno, mentre sonnecchiava sdraiato nel fango, sentì bussare piano alla porta, e una voce gentile dire: "Posso entrare, Padron Brunetto? Voglio vedere come è bella la tua nuova casa".
"Chi sei?" chiese Brunetto, schizzando in piedi dallo spavento, perché sebbene la voce fosse gentile era certo che fingesse, e temeva che si trattasse della volpe.
"Sono un amico che è venuto a trovarti" rispose la voce.
"No, no" disse Brunetto, "non credo tu sia un amico. Sei la perfida volpe, il nemico di cui ci ha avvertito la mamma. Non ti farò entrare".
"Oho! E' questo il modo di rispondere?" esclamò la volpe, parlando stavolta in modo sgraziato, con la sua voce naturale. "Lo vedremo presto chi comanda qui". Si mise al lavoro con le zampe, e fece un grande buco nella morbida parete di fango. Un momento dopo vi passò attraverso, e, acchiappato Brunetto per la nuca, se lo gettò in spalla e si allontanò al trotto verso la sua tana.
Il giorno dopo, proprio mentre Bianca stava mangiando un po' di foglia di cavolo da un angolo della sua casa, la volpe si avvicinò di soppiatto alla sua porta, determinata a fare in modo che la porcellina raggiungesse il fratello nella sua tana. Cominciò così a parlare nello stesso tono di voce fintamente gentile con cui aveva parlato a Brunetto, ma le fece prendere un bello spavento quando le disse: "Sono un amico venuto a farti visita e a prendere qualche foglia di cavolo per la mia cena".
"Per favore, non toccare niente" gridò Bianca preoccupata. "I cavoli sono le pareti della mia casa e se li mangi farai un buco ed entreranno il vento e la pioggia, ed io mi prenderò un raffreddore. Vattene! Io sono sicura che tu non sei un amico, ma il nostro perfido nemico, la volpe".
E la povera Bianca iniziò a mugolare e a frignare, e a desiderare di non essere stata una porcellina tanto golosa e aver usato un materiale più solido dei cavoli per la sua casa. Ma ormai era troppo tardi e in un minuto la volpe si aprì la strada a morsi nella parete di cavoli, e dopo aver catturato la tremante, terrorizzata Bianca, se la portò nella tana.
Il giorno dopo, la volpe si diresse poi alla casa di Nerino, perché aveva in mente di riunire tutti e tre i porcellini nella sua tana, ucciderli e invitare tutti i suoi amici a un banchetto. Ma quando arrivò alla casa di mattoni trovò la porta chiusa e sbarrata. Così cominciò a dire, alla sua maniera subdola: "Fammi entrare, caro Nerino. Ti ho portato alcune uova che ho preso in una fattoria mentre venivo qua".
"No, no, signor Volpe" replicò Nerino. "Non ti aprirò la porta. Li conosco i tuoi modi astuti. Hai rapito Brunetto e Bianca, ma non riuscirai a prendere anche me".
A sentir questo la volpe si arrabbiò così tanto che si scagliò con tutta la sua forza contro la parete e provò a farla crollare. Ma era troppo solida e ben costruita, e sebbene la volpe colpisse e graffiasse i mattoni con gli artigli, si faceva solo male e alla fine dovette arrendersi e andarsene zoppicante, con le zampe davanti tutte ferite e insanguinate.
"Non aver paura!" gridò con rabbia mentre si allontanava."Ti catturerò un altro giorno, vedrai se non lo faccio, e se non ti ridurrò le ossa in polvere quando ti avrò nella mia tana!" e ruggiva con ferocia e mostrava i denti.
Il giorno dopo, Nerino doveva andare nella vicina città per sbrigare un po' di affari e comprare un grosso bollitore a pressione. Mentre tornava verso casa con il bollitore sulle spalle, udì un suoni di passi come di qualcuno che strisciasse furtivo alle sue spalle. Per un momento il cuore smise di battergli per la paura, poi si accese in lui una speranza. Aveva appena raggiunto la cima della collina, e poteva vedere ai suoi piedi la sua casetta annidata tra gli alberi. Allora, in un momento, sganciò il coperchio del bollitore e vi saltò dentro. Si acciambellò e si schiacciò sul fondo mentre con una delle zampe davanti riuscì a richiudere il bollitore, in modo da essere completamente nascosto. Poi, con un piccolo calcio dall'interno, lo fece cadere e il bollitore rotolò a tutta birra giù per la collina. Così, quando la volpe arrivò in cima, tutto quello che vide fu un grosso bollitore nero che ruzzolava sul terreno a gran velocità. Al colmo della delusione, stava per tornare indietro, quando lo vide fermarsi a un passo dalla piccola casa di mattoni. Un momento dopo, Nerino saltò fuori dal bollitore e se le portò di corsa in casa, poi sbarrò la porta e sigillò anche la finestra.
"Oho!" esclamò la volpe tra sé e sé. "Credi di sfuggirmi in questo modo, credi? Lo vedremo presto, amico mio", e silenziosamente e furtivamente si aggirò intorno alla casa alla ricerca di un modo di arrampicarsi sul tetto.
Nel frattempo Nerino aveva riempito di acqua il bollitore, e dopo averlo messo sul fuoco, si sedette tranquillo ad aspettare che bollisse. Poi, proprio mentre la pentola cominciava a fischiare e il vapore a uscire dal beccuccio, sentì venire dall'alto un rumore come di passi leggeri e felpati; un passo, due passi, tre passi, e un momento dopo la testa e le zampe anteriori della volpe sbucarono dal camino. Ma Nerino, molto saggiamente, aveva tolto il coperchio al bollitore e, con un urlo di dolore, la volpe cadde nell'acqua bollente. Poi, prima che potesse scappare, Nerino rimise il coperchio e la volpe si ustionò mortalmente.
Poi, appena fu certo che il loro perfido nemico era morto davvero e non poteva più fare nessuna malefatta, Nerino andò al salvataggio di Brunetto e Bianca.
Mentre si avvicinava alla tana, Nerino udì i pietosi grugniti e stridii del fratellino e della sorellina, che vivevano nel costante terrore che la volpe li uccidesse e li mangiasse. Ma quanto lo videro affacciarsi all'ingresso della tana, la loro gioia non conobbe limiti. Nerino trovò velocemente una pietra affilata e tagliò le corde che li tenevano legati a un palo piantato nel terreno. Poi tutti e tre se ne andarono a casa di Nerino, dove vissero per sempre felici e contenti. Brunetto smise di rotolarsi nel fango e Bianca smise di essere golosa, perché non dimenticarono mai come questi loro difetti li avessero portati a un passo da una morte prematura.
Mentre si avvicinava alla tana, Nerino udì i pietosi grugniti e stridii del fratellino e della sorellina, che vivevano nel costante terrore che la volpe li uccidesse e li mangiasse. Ma quanto lo videro affacciarsi all'ingresso della tana, la loro gioia non conobbe limiti. Nerino trovò velocemente una pietra affilata e tagliò le corde che li tenevano legati a un palo piantato nel terreno. Poi tutti e tre se ne andarono a casa di Nerino, dove vissero per sempre felici e contenti. Brunetto smise di rotolarsi nel fango e Bianca smise di essere golosa, perché non dimenticarono mai come questi loro difetti li avessero portati a un passo da una morte prematura.
* * *
La volpe e i folletti
fiaba popolare inglese, foresta di Dartmoor
da: English forests and forest trees, historical, legendary, and descriptive. London, 1853
da: English forests and forest trees, historical, legendary, and descriptive. London, 1853
Illustrazione di John B. Gruelle da: All About the Little Small Red Hen, 1917 |
C'era una volta una volpe che, aggirandosi di notte
in cerca di una preda, trovò inaspettatamente una colonia di folletti. Ogni
folletto aveva una casa separata. La prima era una casa di legno.
"Fammi entrare, fammi entrare" disse
la volpe.
"Non ti farò entrare" fu la risposta del
folletto, "e la porta è sbarrata".
Allora la volpe si arrampicò sopra la
casa, e dopo averla fatta crollare a forza di colpi, fece un pasto dello sfortunato
folletto.
La seconda casa era fatta di pietra.
"Fammi entrare" disse la volpe.
"La porta è sbarrata" rispose il
folletto.
Ma ancora una volta la casa fu abbattuta, e il suo
abitante mangiato.
La terza era una casa di ferro. La volpe volle di
nuovo entrare, e di nuovo si vide negato l’ingresso.
"Ma io ti porto buone notizie" disse la
volpe.
"No, no" rispose il folletto, "Io lo so cosa
vuoi, qui non entrerai".
La volpe tentò inutilmente di distruggere la casa, ma era troppo solida per lei, e se ne andò via scornata. Tornò però anche la notte successiva, e usò tutte le sue qualità volpine nella
speranza di ingannare il folletto. Per un po’ provò senza successo, poi alla
fine menzionò un invitante campo di rape nelle vicinanze, e si offrì di
condurvi la sua vittima designata. Furono d’accordo di incontrarsi il mattino
dopo alle quattro.
Ma il folletto mise nel sacco la volpe, perché
trovò da solo la strada per il campo e
tornò carico di rape molto prima che la volpe si alzasse da letto. La volpe ci
rimase malissimo, e per un bel po’ di tempo non fu capace di inventarsi nient'altro, finché si ricordò di una grande fiera che stava per
cominciare non lontano da lì, e propose al folletto di andarci insieme alle
tre di mattina.
Il folletto si disse d’accordo. Ma la volpe fu
nuovamente superata in astuzia, perché fece appena in tempo a incontrare per strada il
folletto mentre tornava a casa con i suoi acquisti: un orologio, un vaso di
coccio, e una padella per friggere. Il folletto, che vide arrivare la volpe, entrò nel vaso e rotolò giù per la collina; e la volpe, incapace di
trovarlo, smise di fiutare le sue tracce e se ne andò per la sua strada. La
volpe ritornò poi la mattina successiva e, trovando la porta aperta, entrò; catturò il folletto che stava ancora dormendo, lo mise in una scatola, e ve lo chiuse dentro.
"Fammi uscire" disse il folletto,
"e ti rivelerò un meraviglioso segreto".
La volpe per un po' resistette, ma poi si fece persuadere ad aprire il coperchio, e il folletto, uscendo, lanciò un incantesimo che la costrinse ad entrare al suo posto nella scatola, dove alla fine la volpe morì.
(Traduzioni dall'inglese di Ivano landi)
Mi piacciono molto i tuoi post, così ricercati!
RispondiEliminaAi tre porcellini sono molto affezionato perché la fiaba fu una delle prime che ebbi in libro (e la ho tuttora).
Mi piace anche la versione Disney delle Silly Simphonies, anzi... lì ci sono almeno due storie col lupo e i porcellini (geniale e cinico il quadro che si vede in casa del porcello muratore: salsicce con scritto Father... ahaha!)
Altri tempi, tempi da lupi (o da volpi)!
Moz-
Grazie del complimento Miki!
RispondiEliminaA me, come ho scritto in un post precedente, la fiaba me la raccontava mia nonna da piccolo. Poi anch'io mi sono innamorato del cartone disneyano, ma anche della versione a fumetti di poco successiva e disegnata dal grande Floyd Gottfredson, che scoprii negli anni '70 nel primo "Topolino d'oro" che acquistai in edicola.
Sì, ho qualcosa anche io di Floyd, perché ho qualche storia topoliniana degli anni passati :)
EliminaMoz-
A me invece non è rimasto niente, a causa di passati sconvolgimenti della mia vita. Sono stato infatti contento di trovare mercoledì in edicola con "Il corriere della sera" il primo volume della ristampa dell'opera omnia di Romano Scarpa; le sue storie di Topolino e Paperino erano le mie preferite in assoluto da bambino. Così contento che ho anche postato la notizia qui sul blog e su G+ :))
EliminaSì, ma te lo vedi Jack Torrance che dopo aver spaccato la porta ad asciate dice: "Wendy! Sono la volpe cattiva!"
RispondiEliminaNo, non ce lo vedo. Infatti, secondo me direbbe: "Wendy! Sono la perfida volpe!"
RispondiEliminaDi Lang a me piace molto 'Le dodici principesse danzanti' - molto più della versione dei Grimm. L'hai letta?
RispondiEliminaUn saluto.
p.s. Ho visto che mi hai aggiunto nella blog roll. Se ti fa piacere, ti metto nella mia.
No, non l'ho letta. In quale dei dodici volumi si trova?
EliminaE sono molto contento se mi aggiungi al tuo blogroll. Io lo faccio con tutti i blog che seguo, per sostenerli e diffonderli e per essere aggiornato sui post che pubblicano.
Un saluto altrettanto e grazie della visita e del commento :)
Io l'ho letta online, basta che scrivi su Google: "Le dodici principesse danzanti Lang" ed è il primo sito che ti viene (non metto il link perché non so se ti fa piacere). Non sono certo, ma credo sia estratta dal libro rosso.
EliminaPurtroppo la blogroll di Wordpress non mi mostra automaticamente gli aggiornamenti, ma magari qualcuno vede il link e scopre anche il tuo blog. Buon pomeriggio.
Anch'io inizialmente avevo realizzato il blog con Wordpress, la mancanza dell'aggiornamento automatico del blogroll è uno dei motivi che mi hanno fatto dirottare su blogger, ma ce ne sono anche altri.
EliminaAppena ho un minuto di tempo cercherò e leggerò la fiaba. Di nuovo grazie e buon pomeriggio anche a te.