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Picnic at Hanging Rock Reloaded: Oltre la Roccia /4





Link ai precedenti post dello Speciale:
1. Primavera, tempo di Picnic2. Le ragioni di uno Speciale3. Oltre la Roccia /1
4. Oltre la Roccia /25. Oltre la Roccia /3


Inizio questo post elencando le cinque tesi proposte da Yvonne Rousseau in The Murders at Hanging Rock, come soluzione al mistero della scomparsa delle ragazze, elencate nell'ordine in cui lei le presenta nel libro. Tra breve capirete perché.


1. Tesi dell'universo parallelo. I corpi delle ragazze e dell'insegnante non sono mai stati ritrovati perché il romanzo è ambientato in un universo parallelo con il tempo sfalsato di tre giorni rispetto al nostro. Un universo dove il giorno di San Valentino del 1900 cade di sabato anziché di mercoledì.

2. Tesi dell'altra dimensione. I corpi delle ragazze e dell'insegnante non sono mai stati ritrovati perché Hanging Rock è un portale d'accesso a un'altra dimensione, ed è in questa che loro continuano a esistere.

3. Tesi del rapimento UFO. I corpi delle ragazze e dell'insegnante non sono mai stati ritrovati perché vittime di un rapimento a opera di alieni. La "specie di buffa nuvola" di un "malevolo color rosso" che nel romanzo Edith Norton racconta di aver visto sopra Hanging Rock sarebbe un disco volante.

Degno di nota, a questo proposito, è che a una "nuvola rossa" è attribuita anche la sparizione nel nulla di una pattuglia di soldati australiani sul fronte turco, nel corso della prima guerra mondiale.*

4. Tesi dell'evento soprannaturale. I corpi delle ragazze e dell'insegnante non sono mai stati ritrovati perché la loro sparizione è il risultato di un intervento divino e del loro trasporto a una sfera ultraterrena.

5. Tesi dell'omicidio. I corpi delle ragazze e dell'insegnante non sono mai stati ritrovati perché occultati in una fenditura della Roccia dal giovane di buona famiglia Michael Fitzhubert e il cocchiere Albert Crundall, che hanno seguito le ragazze su Hanging Rock, le hanno violentate e infine uccise. Tutte tranne Irma Leopold, che riesce a fuggire pur se soffrirà di un'amnesia permanente relativa all'intero episodio.

Come si vede, la prima delle cinque tesi si basa proprio sull'inesattezza temporale presente nel romanzo a cui ho accennato nel finale del precedente post. Mentre l'ultima è, nelle sue linee essenziali, quella propugnata da Janelle McCulloch, nel suo Beyond the Rock.

Ho pochi dubbi che la scelta del sabato provenga, come altri dettagli della scena del picnic, dall'articolo del Cluthan scritto dalla insegnante del Clyde H.E. McCraw. E nulla, in linea di principio, vieta di pensare che l'intenzione di Joan Lindsay fosse davvero di mostrare, per mezzo di una discrepanza temporale, che tutta la vicenda da lei raccontata si svolge in un universo diverso dal nostro. Ma c'è almeno un altro modo, che non ho finora trovato esplicitato da nessuna parte, ma secondo me del tutto plausibile, di interpretare la questione. Ne dirò tra breve, dopo un paio di precisazioni che ritengo doverose sulla posizione di Yvonne Rousseau durante e dopo The Murders at Hanging Rock.


Nathan Oliveira, Spring Nude (1962).
Prima precisazione, a differenza di ciò che sarà quasi quarant'anni dopo per Janelle McCulloch, l'indagine della Rousseau è svolta unicamente sul piano letterario. Vale a dire che le sue conclusioni iniziano e finiscono con il romanzo Picnic a Hanging Rock, senza nessuna ricerca di collegamenti con fatti reali esterni alle sue pagine. E' quindi dovuta più che altro alla reiterata ambiguità delle dichiarazioni di Joan Lindsay, che non certifica mai in pieno lo status di fiction del suo romanzo, ma suggerisce a tratti il contrario, la circostanza che le cinque tesi della Rousseau abbiano trovato credito tra i lettori di The Murders at hanging Rock, spingendoli, a seconda delle inclinazioni personali, a privilegiare l'una o l'altra di esse.

Seconda precisazione, Yvonne Rousseau ammetterà in The Secret of Hanging Rock, sette anni dopo la pubblicazione di The Murders, che l'improvvisa comparsa del Capitolo XVIII ha messo fuori gioco tutte e cinque le sue tesi.

Premesso ciò, a me viene più facile pensare a una spiegazione dell'apparente errore di Joan Lindsay diversa da quella dell'universo parallelo. Ritengo infatti più probabile che alla sua origine vi sia l'indifferenza, se non il disprezzo, da lei sempre dimostrato verso il tempo lineare, misurato dalle lancette dell'orologio e sulle pagine del calendario. Indifferenza o disprezzo ampiamente testimoniati dai suoi parenti e amici ma anche da lei stessa.

Sì, mi ha sempre interessato a fondo la questione del tempo. Che ho sempre percepito come qualcosa che ci circonda, non solo nei termini di una lunga linea, o di un calendario. Sento che siamo nel mezzo del tempo e che passato presente e futuro in realtà ci circondano... che io sono nel mezzo del tempo. E' un modo assai poco scientifico di dirlo, ma a me è sempre sembrato un po' folle che le persone misurino il tempo sulla base della durata dei loro corpi fisici. Non penso che possiamo farci molto, ma penso che sia un tema molto profondo, che io non sono molto qualificata a trattare, ma è un fatto che qui non ci sono molti orologi, come avrete notato. Non è che io sia molto brava a caricarli... Semplicemente non mi ricordo di caricarli... la mia memoria non è la più adatta per questo genere di cose. E per quel che mi riguarda, gli orologi da polso... Beh, ho sentito di tante altre persone che non riescono a portarli. Io ho un dono straordinario, o potresti dire molto sinistro, di fermare gli orologi delle persone solo stando loro seduta accanto. Non so se ne ho fermati a chi sta girando questo video, ma abbastanza spesso qualcuno mi dice: "Oh, l'orologio non mi si era mai fermato prima". "Bene" rispondo, "mi spiace, ma è probabile che sia colpa mia. Così, dico per quel che può valere, ci sono forse altri ferma-orologi in ascolto che sapranno di che cosa sto parlando. Non so dire perché succeda, ma è la verità.**


William Blandowski (1822-1878), Hanging Rock.

Utilizzare il sabato in cui lei si è imbattuta nell'articolo del Cluthan al posto del mercoledì, potrebbe quindi esserle sembrato il modo migliore per sottolineare questo suo rifiuto di adattarsi a un tempo follemente misurato sulla durata della vita umana.

Sia come sia, tra gli ingredienti di Picnic a Hanging Rock il tempo è con ogni probabilità il più cruciale, oltre che l'unico che si presti davvero a fornire una chiave di lettura adeguata di tutta la vicenda.

Già nelle prime pagine del romanzo, l'Appleyard College ci viene mostrato come "un anacronismo architettonico nella macchia australiana, un irrimediabile sbaglio nel tempo e nello spazio."

C'è poi la parte, una delle più citate del libro e del film - e implicita anche nelle parole di Joan Lindsay che ho riportato poco sopra -, degli orologi che si fermano a mezzogiorno in punto nell'area del picnic. Così come sembra si sia fermato alla stessa ora l’orologio del Melbourne’s Stage Theatre nel 1975, alla prima del film di Peter Weir. In conseguenza dello scherzo di un buontempone? O di una furba manovra pubblicitaria? Rimane in ogni caso indelebile, sempre a proposito del film, la testimonianza della co-produttrice Patricia Lovell, che aveva tra i suoi compiti quello di prender nota del comportamento degli orologi della troupe durante le riprese:

Tutti i nostri orologi sembravano fare i capricci. Il mio smise di camminare alle sei del pomeriggio mentre ero sulla Roccia. Chiederci a vicenda che ore fossero divenne una specie di gioco.***

Ma in Picnic a Hanging Rock è possibile rinvenire anche altri "scardinamenti" dell'ordine temporale precedenti a quello, definitivo e apocalittico, del Capitolo XVIII. Nel prossimo post esaminerò i più importanti.


* * *

* L'aneddoto è riportato da Vittorio Di Cesare nel suo saggio Gli aborigeni australiani; Xenia Edizioni, 1996.

**, *** In: Patricia Lovell, "A Recollection: Hanging Rock 1900". In: Picnic at Hanging Rock special edition director's cut, Disc 2 (DVD, Umbrella Entertainment 2004).

Le citazioni da Picnic a Hanging Rock provengono dall'edizione Sellerio del 1993. Traduzione di Maria Vittoria Malvano.

L'immagine di apertura del post è: Lily Kelly Napangardi, Rock Holes (2018).

Commenti

  1. La tua tesi che l'"errore" di Joan Lindsay derivi dalla sua indifferenza o disprezzo verso il tempo lineare è molto suggestiva, e credo anche la migliore possibile. Del resto, senza un atteggiamento, diciamo una predisposizione di questo tipo, sarebbe molto difficile a mio parere anche avere esperienze come quella da lei narrata di "visioni" di realtà altre che si intersecano con quella "normale", e che normalmente si definiscono paranormali. Sai che pure io non ho mai portato l'orologio al polso, nonostante negli anni me ne abbiano regalati almeno due di un certo valore (anche se non proprio di mio gusto)? Fino almeno ai 25-26 anni non possedevo neppure un cellulare (e tutti, puntualmente, mi rimproveravano di essere sempre irrintracciabile). Fino ad allora, per conoscere l'ora mi affidavo unicamente agli orologi stradali. Eh sì, un tempo si viveva anche così.

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    1. Eh, qui io invece mi differenzio sia da te che da Joan, perché sono un amante degli orologi da polso. Ne ho tre, di cui uno, che risale alla mia prima comunione, non più funzionante, ma talmente bello con il suo quadrante blu che non riesco a gettarlo via. Gli altri due invece viaggiano e finora ho avuto la fortuna di non imbattermi in nessun ferma-orologi ^__^
      Mi fa piacere che ti piaccia la mia tesi sul giorno sbagliato. Anche a me sembra la più convincente e ho trovato strano che non ci avesse ancora pensato nessuno. O forse sono io che non ho ancora trovato l'articolo che la riporta (non è che ho letto proprio tutto). Chissà. Grazie Simona e a presto :-)

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  2. Si probabilmente la spiegazione migliore sta proprio nel disprezzo anzi nell'indifferenza della scrittrice nei confronti della convenzioni del tempo lineare.

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    1. La cosa più strana, che però non ho scritto nel post (troppa roba), è che Joan Lindsay si dichiara non qualificata a parlare dell'argomento quando in realtà teneva conferenze sul tempo ciclico. Probabilmente, dopo aver scritto Picnic a Hanging Rock ed esser finita sotto i riflettori più di quanto volesse, ci teneva a schermirsi presso il grande pubblico.

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  3. Quindi anche una sorta di gioco letterario basato sulla non linearità del tempo. Anche se parliamo di un autore estremamente diverso, mi fa pensare a certi paradossi nei racconti di Borges.

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    1. Se ti piacciono queste cose, Ariano, penso che con il post di domani avrai di che divertirti ;-)

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  4. La tesi della data sbagliata come indicatore dell'indifferenza dell'autrice per il tempo ha una sua logica. Peccato solo che non sia avvincente come speravo (praticamente l'errore deriva dal fatto che l'autrice non aveva voglia di sfogliare un calendario).
    Preferisco di gran lunga l'ipotesi degli universi paralleli: le ragazza provengono da uno di questi, dove il 14 febbraio era un sabato, e si materializzano nel nostro universo davanti agli occhi di una perplessa bambina di quattro anni che lì per lì non comprende ma che, alla lunga, finisce per segnarle l'esistenza.

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    1. Dal punto di vista del fascino è indubbiamente superiore l'ipotesi universi paralleli, ma se sommi gli indizi vedi che quello che interessava a Joan era ambientare la storia nel 1900, anno del suo primo picnic da bambina, e il 14 febbraio, giorno di San valentino, quindi giorno magico. Per questo dubito che avesse in mente l'universo parallelo.

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