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Picnic at Hanging Rock Reloaded: Oltre la Roccia /7




Link ai precedenti post dello Speciale:
1. Primavera, tempo di Picnic2. Le ragioni di uno Speciale3. Oltre la Roccia /1
4. Oltre la Roccia /25. Oltre la Roccia /36. Oltre la Roccia /4
7. Oltre la Roccia /58. Oltre la Roccia /6


Non è dato saperlo con certezza, ma è possibile che il sorpasso (a destra in questo caso) della scrittura sulla pittura si sarebbe con il tempo verificato ugualmente, anche senza l'intervento del marito Daryl, dopo che Joan Lindsay, oltre che al tentativo di scrivere un romanzo in coppia con l'amica Maie Casey, già dall’inizio degli anni ’20 si era dedicata alla scrittura di articoli d’arte, racconti e poesie per giornali e riviste australiane. Si stabilisce in ogni caso tra lei e il marito, già poco dopo il matrimonio, una collaborazione basata su una rigida divisione dei ruoli: quando qualcosa scritto Joan abbisogna di illustrazioni, non è lei a provvederle bensì Daryl.

E comunque sia, insieme a un marito importante ma ingombrante, la nuova signora Lindsay acquista anche un cognato di rilievo, Norman Lindsay (1879-1969), fratello di Daryl. Pittore, scultore, illustratore, fumettista, scrittore e pugile dilettante, Norman fu autore di uno dei classici australiani per l’infanzia, The Magic Pudding, e due dei suoi cinque figli, emigrati negli anni '20 dall'Australia in Inghilterra, furono romanzieri e autori teatrali inglesi.
Ma qui la sua figura interessa soprattutto per un motivo: un suo dipinto del 1919 intitolato On the Rocks (immagine a sinistra), che sembra esser passato inosservato ai vari Picnicologi ma che a me evoca molto chiaramente atmosfere da Picnic a Hanging Rock (soprattutto relative al Capitolo XVIII). Vero è che quasi mezzo secolo separa le due opere, ma è assai probabile che Joan abbia avuto sotto gli occhi a lungo i quadri del cognato o ne abbia comunque serbato memoria.
Ancora negli anni '20, Joan si mette alla prova anche come autrice teatrale, con due copioni, mai dati alle stampe, intitolati Wolf! e Cataract. Il primo, da lei scritto con le sorelle Anne (1887-1966) e Margot (1907-1965) Neville Goyder, che sotto il nome unico di Margot Neville furono tra le più conosciute autrici australiane di gialli, fu portato a termine e anche allestito in Inghilterra nel maggio 1930; il secondo, tutto di suo pugno, rimase invece incompiuto, ma chi lo ha visionato afferma che contiene già una parte dei temi e delle atmosfere che sarebbero ritornati in Picnic a Hanging Rock: la presenza di forze spirituali annidate in uno scenario alieno e all’apparenza ostile, e le distorsioni temporali.

         Joan e Daryl Lindsay a Mulberry Hill negli anni '20
La coppia si trasferisce intanto, nel 1926, a Mulberry Hill - una residenza situata nella Mornington Peninsula e costruita, su progetto dell’amico architetto Harold Desbrowee Annear, su un preesistente cottage di fine ‘800. In stile coloniale americano e arredata con opere d’arte e mobili in stile georgiano, la magione è prima destinata a diventare la dimora storica dei Lindsay e poi, dopo la loro morte, un museo nazionale.
Fino all’avvento della Grande Depressione del ’29, quando la coppia, a causa delle crescenti difficoltà economiche, deve affittare Mulberry Hill e trasferirsi, nell’aprile 1930, in un cottage di Bacchus Marsh, un'area coltivata a meli situata tra Melbourne e Ballarat.
Ma tra l'inizio degli anni ’30 e il 1937 Daryl e Joan trascorrono anche del tempo in Europa, in Inghilterra come nel continente, peregrinando da un museo d'arte all'altro. Lei ha così modo di dar sfogo alla sua passione per il balletto e anche di passare del tempo in compagnia del cugino scrittore Martin Boyd, a cui regala la trama di Nuns in Jeopardy, una storia di suore salpate dall’Australia e naufragate su un’isola deserta del Pacifico che è, a quanto pare, farcita degli ingredienti macabri e soprannaturali prediletti dalla futura autrice di Picnic a Hanging Rock.
Alla radice della storia vi sono in realtà un paio di esperienze vissute da Joan in prima persona, nel corso dei numerosi viaggi intrapresi col marito in quel periodo: la vista, durante un viaggio verso il paese di origine di Daryl, Creswick nel Central Victoria, di alcune suore che scavalcavano un recinto per cavalli, e una traversata della Manica, nel 1933, sul cargo tedesco Mosel, su cui erano imbarcate delle suore luterane che se ne stavano sempre appartate e in silenzio. Il luogo del primo episodio, l'avrebbe in seguito informata la suocera, aveva in passato ospitato un convento che era andato distrutto in un incendio.
Anch'esso ambientato in un’isola deserta, ma di tutt'altro tenore, è il primo libro scritto da Joan a vedere le stampe, Through Darkest Pondelayo (An Account of the Adventures of Two English Ladies on a Cannibal Island), che esce nel 1936 per i tipi della casa editrice inglese Chatto & Windus: una parodia dei libri di viaggio che andavano di moda all’epoca, da lei firmato con l'altisonante e improbabile nome d'arte di Serena Livingstone-Stanley.

Da Through Darkest Pondelayo

Solo con l’incombere della guerra in Europa, i Lindsay fanno il loro ritorno definitivo in Australia, dove nel 1941, con la nomina di Daryl a Direttore della National Gallery di Victoria, comincia una nuova fase della loro vita, con Joan che per supplire alla mancanza di personale dovuto alla guerra fa da assistente al marito al museo per tre giorni la settimana, mentre scrive articoli di critica d'arte per l’Herald e il Sun di Melbourne. Ma la coppia contribuisce anche direttamente alla causa bellica realizzando il volume The Story of The Red Cross, ancora una volta secondo la divisione dei ruoli consolidata che vede Joan ai testi e Daryl ai disegni.
Un dipinto in particolare, della collezione australiana della National Gallery, attira l'attenzione di lei: At the Hanging Rock (in alto, immagine di apertura del post), dipinto da William Ford nel 1875, che le riporta echi dei picnic della sua infanzia ai piedi della Roccia. Fu forse la vista di questo dipinto a fare da catalizzatore e far riemergere in lei l'antico ricordo d'infanzia da cui sarebbe nato Picnic a Hanging Rock?
Di certo c'è che, ricordo d'infanzia a parte, il dipinto di Ford è una delle due fonti accertate di ispirazione del romanzo, insieme all'articolo del Cluthan di cui ho discusso nei precedenti post. Mentre rimane a tutt'oggi dubbia la pista dell'articolo di giornale privilegiata da Janelle McCulloch.

E occorre anche, a questo punto, fare un'importante distinzione. Ho già accennato, in precedenza, alla forte impronta dualistica che caratterizza Picnic a Hanging rock e che si esprime sotto molti diversi aspetti. Abbiamo visto l'esempio della contrapposizione tra tempo aborigeno e tempo europeo, ma un dualismo analogo è rinvenibile anche a proposito delle fonti. E infatti indubbio che all'origine del romanzo, accanto alle fonti che possiamo definire di matrice europea, vi sia anche un'ispirazione di tipo autoctono.
Già ai tempi in cui era studentessa di pittura alla National Gallery School, Joan Lindsay era solita visitare il museo di Melbourne in compagnia dell'antropologo Sir Baldwin Spencer (1860-1929), che insieme al collega Francis James Gillen (1855-1912) coniò il termine Dreamtime come traduzione del vocabolo Alcheringa utilizzato dagli Aranda per definire il tempo sacro aborigeno.
Durante quelle visite lei ascoltava rapita, "con gioia segreta e inarticolata", le considerazioni estetiche del grande antropologo sia riguardo l'arte occidentale che l'arte aborigena. E non è forse un caso che lei, con il suo matrimonio, sia finita tra le braccia di un altro profondo estimatore dell'arte aborigena, quel Daryl Lindsay che nel 1943 allestì un'importante esposizione d'arte primitiva che dette il via alle prime acquisizioni da parte dei collezionisti.
Le fonti aborigene di Picnic a Hanging Rock non sono in realtà mai evidenziate nel romanzo - e solo in un punto si nomina di passaggio una presenza aborigena: un seguitore di piste nero di Gippsland - ma sono tuttavia suggerite, anche prima del Capitolo XVIII. Nel prossimo post mi proverò a fare almeno un esempio al riguardo.

Commenti

  1. Questa è la parte che aspettavo di più, la ricostruzione della vita dell'autrice e una prima summa delle sue ispirazioni. Interessante ed inquietante al tempo stesso il dettaglio sulle suore viste dall'autrice. Fantasmi? Visioni da un altro universo? Penso che questo sia stato uno dei primi tasselli che ispirarono l'autrice per il futuro "Picnic". ;)

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    1. La verità, in questo caso, rimarrà per sempre sepolta nell'interiorità di Joan, caro Nick ;-)
      E sì, mettersi sulla pista delle fonti è sempre appassionante, soprattutto quando, come in questo caso, potrei averne identificata una non ancora nota.

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  2. L'interesse per la cultura indigena è probabilmente anche uno spunto per la distinzione dalla letteratura della madrepatria. É un elemento presente anche in altre letterature "coloniali". I coloni europei inizialmente producono opere letterarie con il sogno che siano apprezzate anche nel loro paese di origine, e gli elementi "esotici" servono solo a dare colore all'opera. Poi, arriva invece l'autore che magari involontariamente crea un'opera autoctona non solo per gli aspetti esteriori (che in realtà potrebbero essere "applicati" anche da uno scrittore della madrepatria per raccontare un suo viaggio nella colonia) ma anche e soprattutto per una diversa sensibilità che sarebbe stata impossibile per un autore che non fosse nato e vissuto nella colonia e non avesse assorbito pienamente le diversità locali. La letteratura sudamericana (ormai purtroppo un po' degenerata, ahinoi) nasce proprio così.

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    1. Grazie per la tua analisi, Ariano :-)
      Non sapevo del declino della letteratura sud-americana, che ho sempre seguito molto poco. A parte qualcosina di Borges e alcune poesie (Borges, Neruda, Jimenez), credo di aver letto solo due romanzi sud-americani: "Don Segundo Sombra" e "Quando Teresa si arrabbiò con Dio". Del primo non ricordo l'autore, il secondo è di Jodorowsky.

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  3. Bel colpo quello di aver dissotterrato il quadro del cognato! Le analogie sono evidenti e non ho dubbi che "On the rocks" abbia fatto la sua parte. Certo che quel povero marito aveva un sacco di concorrenti in famiglia... e tutti più bravi a quanto pare.

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    1. Vero :-D In realtà alcuni quadri di Daryl Lindsay li trovo anche piacevoli, però mi hanno un po' tutti una certa aria da "cartolina". Magari c'è anche a chi piacciono molto.

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