Solve et Coagula - pagina 9
Capitolo 1 - parte 9
Luisa sorrise. Sorrise davanti alla sua ingenuità di
bambina ma anche alla sua ingenuità di adesso. Cosa si aspettava? Di provare gli
stessi brividi di allora? Chiuse comunque gli occhi e cercò di tornare con il
ricordo ai giorni della sua infanzia. Soprattutto cercò di rievocare dentro di
sé la voce della nonna mentre le raccontava proprio quella storia. Si ritrovò
invece a pensare al giorno di dodici anni prima in cui finalmente si convinse ad
andare a trovarla in ospedale. Troppo tardi però, perché era già in coma. E per
giunta con la pelle tutta gialla e incartapecorita, trasparente quasi.
Avrebbe
dovuto provare dolore allora, per la morte di quella che era stata la sua nonna
preferita. Ma quelli erano per lei gli anni dell’indifferenza, gli anni
difficili come li definiva sua madre, gli anni in cui esercitava il
distacco dalla sua famiglia. Solo che non voleva pensare a quello in quel
momento. Sospirando, riaprì gli occhi e li puntò di nuovo verso
il pc. Vide che era già entrato in stand-by e sfiorò così il mouse per
fare riapparire il file con Zio Lupo.
Un’altra cosa che aveva scoperto il giorno prima: la
fiaba era romagnola, proprio come sua nonna che era nata a Monghidoro, un paese
a poca distanza da Bologna. Questo spiegava perché la conoscesse.
E a proposito di Monghidoro, un’estate vi aveva
trascorso un periodo di vacanza in compagnia di sua madre e della nonna e aveva scoperto
che era il posto che aveva dato i natali a Gianni Morandi. Una volta era
riuscita anche a vederlo,
seduto al bar con gli amici. Certo, vedere Kurt Cobain o Freddie Mercury le
avrebbe fatto tutt’altro effetto, ma dovevano già essere entrambi morti
all’epoca e casomai si sarebbe trattato dei loro fantasmi. A quel punto ebbe
un sussulto: di nuovo un pensiero a cui non sarebbe mai arrivata seguendo i
suoi normali percorsi mentali e ancora una volta collegato alla morte, come
quello di poco prima con sua nonna. Che cosa le stava succedendo? La lettura
di Zio Lupo aveva forse avuto un effetto al di là della sua
comprensione? O c’entrava qualcosa la conferenza sui tarocchi? A questo punto era
anche un po’ preoccupata per la possibile piega che avrebbero assunto i suoi
sogni:
si sarebbe forse svegliata nel cuore della notte in un bagno di sudore e col
batticuore?
Fu in quel momento che ebbe l’impulso di guardare in
direzione del corridoio. La porta era aperta e nella sua cornice si delineava
il contorno di una figura minuta, alta forse un metro e cinquanta ma ben
proporzionata. La debole luce della stanza ne traeva appena dall’ombra il
fragile contorno come anche sprazzi dei folti ricci biondi e del tessuto bianco
del pigiama.
«Alessandra… non mi aspettavo di vederti. Mi hai un
po’ spaventata» scherzò Luisa.
Per qualche motivo la sua strana figura le apparve invece,
in quel momento, rassicurante.
«Vado in cucina a bere» disse l‘altra, in tutta risposta.
Ma questa Alessandra diventa sempre più inquietante!
RispondiEliminaE' stato, e continua a essere, un personaggio molto difficile da gestire in una prima stesura com'è questa. Attualmente è uccel di bosco ma dovrà ricomparire.
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