Solve et Coagula - Pagina 21
Capitolo 2 - parte 9
Apparve così
davanti agli occhi delle due ammirate spettatrici una serie di acrilici, ognuno dei quali raffigurava un diverso Arcano, realizzato con la stessa minuzia di dettaglio
e la stessa resa cromatica dei dipinti della galleria. Erano tutti
della stessa dimensione, a occhio e croce quella di un foglio A4, ed erano appesi al pannello in file di quattro.
«Ma sono stupendi… semplicemente meravigliosi» commentò Giulia estasiata.
«Davvero» le fece eco Luisa, rimasta pressoché senza fiato.
«Siete le
prime persone al mondo a vederli dopo di me» spiegò Fabrizio, visibilmente
soddisfatto per l’effetto ottenuto «ma una volta che li avrò finiti tutti e
ventidue cercherò di convincere un editore a stamparli e farne un vero mazzo. E, se otterrò l’ok, darò
inizio alla realizzazione delle cinquantasei carte degli Arcani minori».
«Altre
cinquantasei carte? Ma sarà un lavoro lunghissimo!»
osservò Giulia.
«Non troppo lungo in realtà, dato che per gli Arcani minori userò
sicuramente una tecnica diversa, semplificata».
«Al momento» continuò «procedo alla media di circa una carta al mese, ma
con una tecnica più semplice posso arrivare tranquillamente a realizzarne una
alla settimana».
«Ma se si tratta di presentare i dipinti a un editore per la stampa,
immagino che la sensazione sia più quella di scrivere un libro che di dipingere
dei quadri» osservò Luisa.
Fabrizio
assentì con vigore: «Verissimo. Del resto
i Tarocchi sono a tutti gli effetti un libro per immagini che svela, a chi lo
sa leggere, i segreti del microcosmo e del macrocosmo, cioè dell’uomo e
dell’universo, e la loro relazione. Ma questo» aggiunse «lo avete già sentito
da Eva Luna. È inutile che ve lo ripeta io».
«Ed è un libro che tu sei in grado di leggere?» domandò Luisa.
Era una
domanda pungente, ma Fabrizio non si scompose: «Faccio
del mio meglio» replicò «ma se quello che vuoi sapere con la tua domanda è se
faccio o no il cartomante a tempo perso, la risposta è chiaramente no. A me i
Tarocchi interessano unicamente per il loro simbolismo e forse sarete anche in
grado di riconoscere che finora mi sono mantenuto abbastanza fedele alla loro
iconografia più classica».
Smise quindi di parlare lasciando che le due amiche si godessero per un
po’, in silenzio, la visione delle quattordici tavolette. Solo quando fu
evidente che la loro attenzione cominciava a perdere colpi, chiese loro se
avevano qualche altro commento da fare.
«A me viene
spontanea una domanda» disse Luisa «per quanto
ne so, esiste un numero sterminato di mazzi di Tarocchi diversi… perché mai un editore dovrebbe interessarsi ai tuoi
se non aggiungono nulla di nuovo? Pensi che il fatto che siano belli da vedere
basti a garantirne il successo commerciale?» concluse quasi in tono di sfida.
«Ottima domanda» commentò Fabrizio, visibilmente
ammirato «si vede che sei una con i piedi per terra. Ovviamente è un problema
che mi sono posto anch’io fin dall’inizio e fin dall’inizio ho cercato il modo
di risolverlo. Non so se ci sono riuscito ma almeno ci ho provato…».
Le due tematiche che mi sono venute in mente leggendo questa nuova puntata sono:
RispondiElimina- la spada di Damocle delle scadenze rispetto alla complessità di una progettazione (artistica o letteraria che sia)
- i mazzi dei tarocchi degli Sforza che ebbi modo di ammirare a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A parte la raffinatezza dell'artista e l'uso dell'oro per accentuarne la magnificenza, sono basilari per comprende la moda dell'epoca che molto si ispirava a quella delle corti francesi.
Ai tarocchi dedico la seconda nota di approfondimento e, come vedrai, ci sono citati anche gli Sforza Visconti.
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