Solve et Coagula - Nota al Capitolo 1 /3
Circa un mese fa, in
data 10 novembre, mi sono imbattuto sul blog Farfalle eterne di Alma
Cattleya nel primo di tre post pubblicati sotto il titolo I magnifici Quindici. Post che ho poi commentato lamentandomi del fatto che io, a
differenza di lei e di tanti altri, I Quindici non li avevo più con me. Almeno
non più nella loro veste materiale. Avevo continuato invece ad attingervi, con
la memoria, come a una specie di cornucopia: citazioni dalle loro pagine
compaiono infatti, oltre che in Solve et Coagula, anche nell'altro mio work in progress, L'estate dei Fiori Artici.
Era abbastanza?
Da un certo punto di vista sì, ma era innegabile che
la lettura del post di Alma avesse ridato improvviso vigore al mio desiderio, da molto tempo covato sotto le ceneri, di rientrare in un modo o nell’altro in
possesso dei magnifici Quindici.
Essendo però io in cerca della prima edizione, del 1967 (quella
con le costole che formano l’arcobaleno), l’idea di ricercarli in mercatini
dell’usato o in internet non mi andava molto a genio, per il timore di imbattermi in volumi troppo vissuti, cioè troppo carichi dell’esperienza
personale dei suoi primi proprietari, cosa che mi avrebbe sicuramente infastidito. Ma quale alternativa avevo?, mi chiedevo intanto che,
nei giorni 18 e 21 novembre, Alma pubblicava nel suo blog la seconda e terza parte del post, dedicate rispettivamente ai volumi dal 6 al 10 e dall'11 al 15.
Ma proprio la mattina del 21 novembre, cosa vedo al mio ingresso nella biblioteca comunale
a due passi da casa mia? Nulla di meno che i bibliotecari armeggiare con i volumi de I Quindici. Al che io mi avvicino per chiedere informazioni e scoprire così, dalla loro voce, che hanno appena deciso di disfarsi di quella vecchia
edizione (del 1967!) dell’enciclopedia e sono perciò disposti a regalarla a
chiunque la voglia. Ovviamente entro subito in fibrillazione e a maggior ragione dopo aver constatato che i volumi sono intonsi e probabilmente nessuno li ha aperti prima di allora.
Immagine dal web |
Tutto perfetto, quindi?
Quasi. Qualcuno infatti mi aveva preceduto ed era già
entrato in possesso dei volumi 1 e 2. E il secondo è proprio il famoso Racconti
e fiabe tra le cui pagine si annida, tra le mille altre perle, la storia di Zio
Lupo.
Gli imperscrutabili disegni del Fato (o di chi ne fa le veci) hanno dunque fatto sì che il mio desiderio si esaudisse per i suoi tredici quindicesimi.
Cosa
fare quindi dei rimanenti due quindicesimi? Continuare ad affidarmi alla sorte o intraprendere qualche azione che mi permetta di entrare in possesso anche dei due volumi mancanti?
Vedremo.
Torniamo intanto a Luisa e alla sua
personale esperienza con la fiaba di Zio Lupo, che ho deciso nel suo caso abbia scoperto non attraverso la lettura de I Quindici (Luisa neanche
sapeva che esistevano I Quindici prima di mettersi a fare ricerche in internet su Zio Lupo!) ma grazie a una sua nonna di Monghidoro che (proprio come una
delle mie due nonne) le raccontava fiabe e storielle.
Ed ecco che, ancora una volta, l’elemento
autobiografico che io mi sforzo di cacciare dalla porta rientra dalla finestra. Compreso per il fatto che seppure mia
nonna non era nata a Monghidoro, aveva
comunque molto a che fare con quel
posto e più di una volta io mi ci sono recato con lei. E anche l’aneddoto della
vista di Gianni Morandi al bar con gli amici mi riguarda in prima persona. Ma, in
fin dei conti, cos’è uno scrittore se non una specie di foglio di carta assorbente vagante
che assorbe la realtà istante per istante per poi restituirla, a volte alla lettera a volte intensificata o trasfigurata, nelle pagine che scrive?
E siamo così arrivati al finale di questo lunga Nota al primo capitolo. Ritengo infatti che tutto questo possa bastare, per il momento, riguardo le mie considerazioni su Zio Lupo. La figura del lupo tornerà comunque ancora, anche in altre forme, nel seguito di Solve et Coagula. (Chi ha seguito la vicenda di Luisa nel Dedalo delle storie ne ha già avuto un assaggio). E continuerà a tornarvi anzitutto, com'è nello spirito del testo, nei suoi connotati leggendari.
In quanto all’altro tema che mi ero prefisso di trattare,
i tarocchi, ho deciso di rimandare tutto alla Nota al secondo
capitolo. Per non rendere questa prima
nota ancor più chilometrica di quanto già è diventata.
* * *
L'immagine di apertura del post è un'illustrazione di Dante Mogliesi tratta dal volume 2 dell'enciclopedia I Quindici: Racconti e fiabe.
E chissà che i moti del destino o di qualsiasi cosa, la casualità, la serendipità ti conducano ai primi due volumi
RispondiEliminaBe', Alma, dopo quel che è successo con i primi tredici volumi mi aspetto di tutto.
EliminaAh ecco, allora il mio augurio alla fine della parte due non serviva, ahah! Speriamo in bene per gli ultimi due volumi e dovrò assolutamente arrivare alla nota 2. :)
RispondiEliminaGli ultimi due volumi (che poi sarebbero i primi due) ancora latitano. Vediamo cosa succede al prossimo mercatino dell'usato previsto dalle mie parti, per la festa della mamma a maggio ;-)
EliminaChe splendide illustrazioni aveva questa enciclopedia. Per quanto riguarda il tuo fortuito ritrovamento, riconosco il genere di alcuni "omaggi" arrivati anche alla sottoscritta quando meno se lo aspettava.
RispondiEliminaA contendere il primato di opera capitale della mia infanzia a questa bellissima enciclopedia c'è solo una collana di libri chiamata La stella d'oro. Davvero non saprei decidermi tra le due. E si sono guadagnate entrambe un gran numero di ospitate nel blog.
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