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Solve et coagula - Pagina 14



Capitolo 2 - parte 2

Dall’altro lato, aveva anche finito per considerare quel particolare io altrettanto sfuggente della sua inquilina, dal momento che ogni tentativo di portarci sopra l’attenzione in quelle due settimane si era rivelato praticamente inutile. La sua consapevolezza si scontrava ogni volta contro una barriera o meglio, per usare un termine più tecnico, un meccanismo di difesa che lei stessa doveva avere eretto inconsciamente. Il che non era molto diverso dal nascondere lo sporco sotto il tappeto per poi fingere che la stanza sia pulita.
Ma, sempre secondo le sue cognizioni di psicologia, gli io andavano integrati in un modo o nell’altro nello spettro della propria individualità, altrimenti c’era sempre il rischio che un io represso finisse per trasformarsi in una sorta di Zio Lupo personale, pronto a scendere dal camino quando meno te lo aspetti per cacciarti in chissà quali guai.
Doveva quindi vincere a ogni costo le sue resistenze e affrontare di nuovo Alessandra, indipendentemente dalle conseguenze e anche dal fatto che lei fosse o no d’accordo. Sarebbe forse stata una forzatura ma in questo modo avrebbe avuto la possibilità di offrire a Zio Lupo esattamente quello che lui voleva, le sue ciambelle, dopodiché l’avrebbe forse lasciata in pace. Le tornò all’improvviso in mente un aforisma che aveva letto una volta e che diceva più o meno così: Se hai mille amici potrai non averne uno vicino quando serve, ma se hai anche un solo nemico lo incontrerai sempre e ovunque. In quel momento non ricordava chi ne fosse l’autore, ma le sembrò che descrivesse alla perfezione la scomoda situazione interiore a cui lei stava cercando di porre rimedio.
Guardò l’ora. Alessandra non avrebbe tardato a fare ritorno dal Conservatorio, a meno che non l’attendesse uno dei suoi pomeriggi di prove musicali, ma, poiché non aveva nessuna idea di cosa aspettarsi dal confronto, riteneva anche inutile cercare di crearsi una strategia. Si sarebbe affidata completamente al suo estro del momento.
Decise in ogni caso di apparecchiare per il pranzo nel soggiorno, poiché dalla cucina non avrebbe potuto accorgersi del momento esatto in cui Alessandra avrebbe fatto ingresso nell’appartamento. Mangiare alla sua scrivania anziché al tavolo di cucina era del resto una cosa che faceva spesso, quindi non avrebbe destato sospetti.
In quanto a quello che sarebbe successo dopo, Luisa riteneva, in base alla sua esperienza, che vi fosse un cinquanta per cento di probabilità che Alessandra si chiudesse nella sua stanza per il resto del pomeriggio mentre un altro quarantanove per cento contemplava la possibilità che si dirigesse al frigo in cucina. Il rimanente uno per cento prevedeva invece la possibilità che scegliesse di andare in bagno.
Non aveva ancora finito di mangiare quando sentì girare la chiave nella toppa. Si mise quindi in ascolto, come aveva fatto la sera di due settimane prima, e dopo poco sentì dei piccoli ma rapidi passi lungo il corridoio. Non c’erano dubbi, si disse nel mezzo di una miscela interiore di paura ed eccitazione, tra due secondi me la troverò di fronte nella stanza.

(Il dedalo delle storie, Domenica 8 settembre 2013)

>> pagine 15 e 16

Commenti

  1. Questa frase: "...poiché non aveva nessuna idea di cosa aspettarsi dal confronto, riteneva anche inutile cercare di crearsi una strategia. Si sarebbe affidata completamente al suo estro del momento." mi ricorda anche l'atteggiamento da tenere nei confronti della gestione della stessa blog novel.

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    Risposte
    1. Un minimo di idea di cosa aspettarmi io ce l'ho altrimenti sarebbe davvero dura, comunque sì, una certa analogia c'è ;-)

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