Solve et Coagula - Pagina 13
Capitolo 2 - parte 1
A volte, per non dire spesso, capitava che Luisa si
stupisse della spaventosa quantità di vuoto, o forse piuttosto di inutilità,
che riusciva a tollerare nelle sue giornate ed era soprattutto per porre un
limite a questo vuoto e a questa inutilità che sognava di trovarsi prima o poi
un lavoro.
Sognava era la parola giusta. L’ultimo
tentativo serio che aveva fatto risaliva a un anno prima, quando aveva fatto
domanda al Disney Store per
essere assunta come commessa. Quando Giulia l’aveva saputo prima aveva riso di
brutto poi aveva fatto
del suo meglio per smontarla o, come diceva lei, per riportarla
con i piedi per terra.
«La solita illusa» aveva commentato.
«Che vuoi dire? Che secondo te non sono qualificata
per fare la commessa?».
«Non è questo il punto. È che tu vuoi fare la commessa
al Disney Store unicamente
perché vuoi trascorrere otto ore della tua giornata nel mondo delle favole. Ma
non prendi in considerazione un particolare…».
«Quale particolare?».
«Che i clienti del negozio non escono dai film di Walt
Disney, ma vengono dal
mondo reale. E, per come ti conosco io, dopo otto ore non ne potresti più. Ne
so io
ben qualcosa visto che lavoro alla cassa di un supermercato».
Poteva anche darsi che Giulia avesse ragione, ma Luisa pensava che, se l’avessero
chiamata, ci avrebbe
provato comunque. In fondo, nella sua situazione poteva concedersi il lusso di
licenziarsi in qualsiasi momento. Però non la chiamavano e le sue giornate
continuavano così a essere piene di vuoto e di inutilità.
E le cose andavano persino peggio, se possibile, dalla
sera di due settimane prima in cui si era svolta la sua breve interazione con
Alessandra. Era solo contenta di essere stata abbastanza previdente da non
illudersi che fosse il preludio a un cambiamento, perché la sua inquilina era
tornata a essere a tutti
gli effetti il fantasma di prima. Aveva anzi l’impressione che avesse ristretto
di proposito le possibilità di contatto tra loro, come se si fosse subito
pentita di essersi concessa per quei pochi minuti al di là dei suoi limiti
consueti. Ma poteva benissimo essere che Alessandra si comportasse esattamente
come prima e che a farle immaginare la differenza in negativo fosse solo il
diverso modo in cui lei guardava al loro rapporto da quella fatidica sera.
Comunque fosse, era innegabile che dentro di sé Luisa
fosse ancora scossa dal ricordo dell’improvvisa ondata di desiderio
che aveva sentito nei confronti della ragazza, subito dopo che era uscita dalla
sua vista. Era stato come se per alcuni minuti un io sconosciuto si fosse
sostituito al suo io di sempre e, poiché di psicologia ne sapeva pur
sempre qualcosa, non aveva dubbi che quell'io sconosciuto fosse ancora
dentro di lei, da qualche parte al di sotto della soglia della sua coscienza.
Per questo, alla fine, non poteva lamentarsi più di tanto se le cose erano tornate
a procedere lungo i binari consueti, al riparo da ogni possibile causa
scatenante.
Anni fa, ma proprio tanti, feci un colloquio presso gli uffici Disney per una posizione di segreteria editoriale, che rifiutai. Avevo la sensazione che qualcosa non andasse, nell'ambiente.
RispondiEliminaChi ci aveva lavorato mi confermò che non era dei migliori... nonostante alle pareti campeggiassero Pippo, Topolino e Minnie. Se un ambiente lavorativo non è sereno, alla fine rischi di odiare anche loro.
Comprendo bene. Ho preferito anch'io, in più di un'occasione, rischiare di rimanere con nulla in mano piuttosto che lavorare in un ambiente per me negativo. Forse non eravamo abbastanza disperati ^_^
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