Solve et Coagula - Pagina 46
Capitolo 4 - parte 8
Ma non fece quasi in tempo a gettare lo sguardo oltre
la vetrina del pub, che tutte le luci all’interno, eccetto quelle di sicurezza,
si spensero. Dopodiché riuscì solo a individuare, oltre ai contorni del
mobilio, le sagome di alcune persone che sembravano confondersi con la parte
più in ombra della parete di fondo della stanza. Si trattava in realtà, come
Luisa si rese conto alcuni istanti dopo, di un varco che si apriva tra due
colonne lignee. Un varco che lei immaginò dovesse portare allo spazio dove era
previsto che suonassero gli Hel.
Però era davvero strano, si disse, che in un locale
del genere si chiudessero le porte al pubblico all’inizio di un concerto come
fosse un teatro o un auditorium. E, se fino a poco prima era stata
perfino tentata di entrare, era ormai evidente che non ci sarebbe stato nessun
incontro anticipato tra lei e il Ragnarock: era tutto rimandato a mercoledì, come da
programma.
Se non altro, almeno l’incantesimo che sembrava
tenerla relegata all’esterno delle mura di casa doveva essersi spezzato, perché
si sentiva finalmente pronta a rientrare. Fece quindi per incamminarsi di nuovo
quando, nel voltarsi, andò quasi a sbattere contro qualcuno che aveva tutta
l’aria di avere approfittato della sua distrazione per portarsi silenziosamente
alle sue spalle. Stava per lanciare un urlo, poi riconobbe Fabrizio.
«Mi hai fatto venire un colpo» esclamò.
«Mi spiace» replicò lui «non era mia intenzione. Sei
arrivata in ritardo anche tu, vedo».
«Ritardo?».
«Sì, per il concerto delle Hel. Non eri venuta per
loro?».
Luisa scosse la testa: «No, in realtà passavo di qua per
caso».
«Io invece ho mancato l’autobus giusto» spiegò
Fabrizio «ho preso il successivo ma, come vedi, non è servito. Pazienza, sarà per
un’altra volta».
Luisa non sapeva bene che pesci prendere.
Intuiva solo di non essere nello spirito giusto per parlare con lui e che
doveva perciò togliersi in un modo o nell’altro da quell’impiccio.
«In realtà ero già sulla strada di casa» chiarì,
mimando il gesto di rimettersi in cammino «ti aspetto per sabato a cena, ok?».
Ma Fabrizio non sembrava propenso a farsi liquidare
così facilmente.
«A proposito della cena…».
«Se ti riferisci alla questione vegan» lo prevenne
Luisa «è tutto a posto. Non mi hai creato nessun problema».
«Ne sono contento» replicò lui, esitante «ma non
pensavo a questo…».
Sembrava caduto all’improvviso preda di uno dei suoi
attacchi di timidezza e Luisa si chiese cosa stesse cercando di dirle.
«È forse qualcosa che ti sei dimenticato di scrivermi
nella tua e-mail? Se è così, non farti problemi a dirmelo adesso» lo rassicurò.
«No, no… niente del genere» le rispose lui «è che… detto in
tutta sincerità, sono rimasto stupito dal tuo invito».
Era normale, pensò Luisa, che Fabrizio avesse
percepito nei loro incontri precedenti la scarsa simpatia che lei aveva nei
suoi confronti. Tuttavia le sue parole le offrivano un’ottima occasione per ritoccare
al meglio la versione della storia che stava cercando di mettergli sotto gli
occhi.
Povera Luisa, tutto "complotta" contro di lei! :-)
RispondiEliminaUn po' tutto "Solve et Coagula" trasuda complottismo ;-)
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