Solve et Coagula - Pagina 45
Capitolo 4 - parte 7
Ma l’appartamento nel suo insieme le sembrò diventato
all’improvviso ostile, come se tra le sue pareti aleggiasse ancora l’eco del
suo incubo. Luisa decise così che fosse meglio per lei uscire e camminare finché
non si fosse tranquillizzata del tutto.
Vagò per un po’ senza meta nelle vie del centro, poi
entrò in un bar, si sedette a uno dei tavoli e ordinò una tazza di cioccolata
calda. Nel frattempo si mise anche a sfogliare uno dei quotidiani messi a disposizione
dei clienti per la consultazione e vide che, nella pagina dedicata agli eventi
cittadini, era menzionato anche il Ragnarock. In particolare, il trafiletto si
occupava di uno spettacolo che avrebbe avuto inizio alle ventitré nei locali
del pub, un concerto del gruppo musicale Hel. Era la prima volta in assoluto
che lo sentiva nominare, ma Luisa immaginò fosse uno dei tanti gruppetti locali
di genere heavy metal che le capitava di vedere pubblicizzati in manifesti
sbiaditi affissi nelle strade del centro, compresa la via dove abitava lei. E
se anche il nome Hel era preso in prestito, proprio come nel
caso di Ragnarock, dalla mitologia nordica, questo non significava che
quel particolare gruppo musicale dovesse distinguersi dagli altri, o anche solo che
fosse collegato direttamente al pub.
Finita la cioccolata, Luisa uscì dal bar. Si sentiva
decisamente meglio ma non era ancora pronta a rientrare nel suo
appartamento. Dove poteva andare però a quell’ora?, si chiese.
Magari a trovare Giulia alla scuola di danza? Era una possibilità ma non
particolarmente allettante: non solo non era mai riuscita a legare con nessuna
delle compagne di classe dell’amica, ma in loro presenza era la stessa Giulia a
trattarla un po’ come un corpo estraneo. E, se anche era vero che quella sera
aveva a disposizione la scusa delle ricette vegan, era ugualmente certa che
alla fine Giulia avrebbe ricevuto le ricette dalle sue compagne via e-mail e
gliele avrebbe inoltrate allo stesso modo, indipendentemente dal suo
intervento.
Decise così di continuare la sua peregrinazione in
solitaria e camminò per un’altra decina di minuti, finché non si rese
improvvisamente conto che le sue gambe l’avevano portata, in apparente
autonomia, proprio nella via del Ragnarock. Strano però, si disse, che non vi
fosse nessuna traccia della confusione che si era aspettata di trovarvi. Vide
invece, in prossimità del pub, una fila ordinata di persone in attesa di
entrare e qualcuno davanti all’ingresso che aveva tutta l’aria di esaminarli
uno a uno prima di lasciarli passare. Forse il Ragnarock non era un vero pub ma
una specie di club privato, concluse Luisa. Oppure quella era una serata
speciale, a invito. Era incuriosita ma rimase ferma dov’era, accontentandosi di
guardare da lontano in attesa che lo spazio davanti all’ingresso si svuotasse.
Solo a quel punto si decise ad avvicinarsi.
(Il dedalo delle storie, 3 novembre 2013)
Comincia l'errare di Luisa... ma anche quell'errare mi sa che è prestabilito dal destino.
RispondiEliminaMolto probabile. La mia fede nel destino è all'incirca di tipo vichingo ;-)
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