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Il segreto di Hanging Rock /3 di 4




Nel finale del post precedente ho cominciato a esplorare, timidamente, quel gigantesco e labirintico edificio, "religioso" e "filosofico" insieme, che è il Tempo del Sogno australiano. In questo nuovo post cercherò, nei limiti dello spazio consentito, di avventurarmi un po' più addentro alla cosa.

1. Il mistero dei corsetti sospesi

Come abbiamo visto, secondo Yvonne Rousseau il Capitolo 18, il capitolo perduto e ritrovato di Picnic a Hanging Rock, poggia tutto sulle fondamenta del Tempo del Sogno e, come ho detto, io condivido in pieno questa sua convinzione.
Sempre Yvonne Rousseau ritiene inoltre di avere individuato, in base allo svolgimento del Capitolo 18, quale sia il Sogno "creato" da Joan Lindsay, l'autrice del libro.

Scrive Rousseau:
Nella leggenda del Tempo del Sogno che racconta l'avventura del Picnic, possiamo supporre che un'aquila di passaggio lasci cadere un granchio di fiume dove stavano dormendo la lucertola e lo scarabeo.

Nello specifico, è Miranda ad avere come spirito-antenato, o totem personale, lo scarabeo e Marion la lucertola. (Irma è un caso a parte, come vedremo nel prossimo post di questa serie). Mentre il granchio ha a che fare con Miss McCraw; come forse suggerisce anche il cognome, dal momento che granchio in inglese è "crab".

Un'altra prova dell'aggiunta di una nuova dimensione alla realtà ordinaria si ha poi nel momento in cui le ragazze, dopo essersi già tolte in precedenza scarpe e calze, decidono di liberarsi anche dei corsetti che le opprimono.
Quando però poi li gettano dalla Roccia, i corsetti non cadono ma rimangono immobili a mezz'aria. Allora Miss McCraw, che ha acquisito una misteriosa sapienza oracolare, dà la sua spiegazione e dice che secondo lei i corsetti sono rimasti impigliati nel tempo.


* * *

2. Singolari annali storici

Il corrispettivo inglese di "Tempo del Sogno" è "Dreaming", o "Dreamtime", ed è stato usato all'inizio del XX secolo da Baldwin Spencer e Francis Gillen come traduzione del termine australiano "alcheringa" nei loro studi antropologici e sociologici (studi che hanno influenzato, tra gli l'altri, Frazer, l'autore del Ramo d'oro, e Freud).
Ma è l'antropologo e sociologo, oltre che prete anglicano, Adolphus Peter Elkin a delineare con maggior precisione i termini del concetto e a diffonderlo negli anni '30 e '40 del novecento, soprattutto attraverso i suoi saggi più noti: The Australian Aborigines e Aboriginal Men of High Degree.
Nella prima di queste due opere, Elkin, pur puntualizzando che la visione aborigena della vita non è solo animista e totemica ma anche storica, chiarisce che lo è però in termini molto lontani dai nostri. Senza tuttavia voler significare, con questo, che il passato...
...sia un prodotto di fantasia o di un’immaginazione a briglia sciolta... I miti del Tempo del Sogno sono annali storici… Ma il tempo a cui si riferiscono partecipa della natura dei sogni perché, come nel caso di questi, passato, presente e futuro sono in un certo senso coesistenti.

E mi sembra adesso molto chiaro di cosa stia parlando effettivamente Joan Lindsay quando scrive nel già citato incipit del Capitolo 18:
Sta accadendo adesso. Come accade da quando Edith Horton corse inciampando e urlando verso la pianura. Come continuerà ad accadere fino alla fine del tempo.

* * *

3. Terra nullius

Cioè disabitata e pronta a diventare proprietà di chi vi si stabilisca. Così i primi europei che vi approdarono dichiararono essere l'Australia. Eppure, da un certo punto di vista, non c'era forse terra più "abitata" di quella sull'intero globo terracqueo.
Per comprendere questo punto, proviamo adesso a immaginare il continente australiano dell'epoca come un gigantesco tappeto formato da una trama fittissima e intricata - e anche molto colorata. Ed ecco che ci troviamo a contemplare le famose Songlines (Vie dei Canti), nelle quali lo scrittore Bruce Chatwin ravvisò il principio essenziale alla base della condizione nomade e che dettero anche il titolo al suo capolavoro.


Peter Taylor Tjutjatja, Western MacDonnell Ranges.

Le "Vie dei Canti" sono gli itinerari seguiti, sul suolo australiano, da determinati Antenati o eroi (che hanno per lo più natura totemica e sono perciò spesso raffigurati in veste di animali), nel tempo mitico della creazione o Tempo del Sogno. Gli eroi o gruppi di eroi, dopo essere emersi in superficie dalle loro dimore ancestrali, cantavano le cose lungo questi itinerari, e così facendo creavano il mondo. Per gli aborigeni "cantare" a loro volta le gesta compiute dall'eroe, o dai gruppi di eroi, lungo questi stessi itinerari significa riattualizzarle e mettere in comunicazione il tempo presente con l'era del mito.

Comunque non tutta la superficie del continente australiano ha un significato mitologico, ed esistono anche "terre di nessuno". In genere, sono particolari eventi geologici (Hanging Rock, per esempio), o altri elementi naturali significativi, che testimoniano l'atto creativo di cui è stata sede e rendono sacra una determinata porzione di paesaggio.
Le località sacre possono inoltre essere raggiunte solo ripercorrendo ritualmente lo stesso itinerario seguito in origine dall'eroe o dal gruppo di eroi, e accade anche che in una stessa località (ma non necessariamente nello stesso tempo) possano incrociarsi i sentieri di due o più eroi o gruppi di eroi.

Sempre lungo questi sentieri che collegano tra loro le varie località sacre, sono poi situati i centri vitali e spirituali delle varie specie naturali, così come anche gli spiriti dei nascituri, che esistono del pari fin dall'età mitica della creazione e si reincarnano a varie riprese nei membri dell'una o dell'altra tribù locale. In modo analogo, ma all'inverso, dopo la morte lo spirito del defunto ritorna alla sua sede spirituale.
E sono le stesse tribù locali a essere custodi del mito di un particolare itinerario, oltre che dei riti e della località che vi sono collegati. Ma si tratta in genere solo di un capitolo del mito, cioè di un particolare tratto della Songline. Nessuna singola tribù possiede infatti il canto di uno dei miti maggiori nella sua integrità, dato che l'itinerario di ciascuno di questi può attraversare il suolo australiano per una lunghezza anche di molte centinaia di miglia.

Ma possedere solo una parte dell'interezza di un mito (si può anche dire che sia proprio la conoscenza di una particolare sezione del mito a rendere una tribù diversa dall'altra) significa anche che esiste una inevitabile interdipendenza reciproca tra tutte le varie tribù dislocate su uno stesso sentiero mitologico.
Soltanto la cognizione di un mito nella sua integrità e l'esecuzione di tutti i riti collegati possono infatti garantire la continuità con il passato e il benessere della natura e dell'essere umano.

Commenti

  1. Molto suggestivo questo aspetto mistico dell'Australia pre-coloniale che influenza anche gli inglesi e i loro discendenti. E' indubbiamente vero che gli australiani appaiono diversi dagli inglesi della madrepatria per una serie di atteggiamenti. Forse l'influenza del contesto ambientale..

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    1. Ciao Ariano :) In realtà ho letto che la mutazione riguarda anche i tratti fisiognomici, non solo quelli psicologici. E non sto parlando dei casi ovvi degli incroci di sangue tra aborigeni e europei, ma di quei casi dove si è mantenuta una netta separazione filogenetica tra le due etnie.

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  2. Ammazza, e chi lo avrebbe detto che questa storia avrebbe riservato cose così interessanti!
    Una mitologia molto particolare, non c'è che dire... Mi piace anche il simbolismo con gli animali... Insomma, non è una cosa messa a casaccio. Mi ha ricordato vagamente una cosa analoga in un'altra opera.

    Moz-

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    1. A questo punto, caro Miki, mi hai incuriosito e ti chiedo di vuotare il sacco: qual è l'opera? O hai intenzioni di dedicargli un post apposito?

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  3. Alla fine questo libro poteva essere tantissimo in più. Ma non lo è stato. Troppi timori?

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    1. Il libro comunque è molto bello e coinvolgente anche nella versione pubblicata, senza epilogo. L'ho giusto riletto in questi giorni :) Lo stesso si può dire valga per il film, che è sempre stato uno dei miei cult.

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  4. Io commento sempre articoli vecchi perchè mi perdo piacevolmente in giro per il tuo blog dove si trovano un sacco di cose affascinanti.
    Ma sai che questo concetto di Tempo del Sogno mi fa addirittura pensare alla concezione "spaziotempo" di Einstein dove in qualche modo anche ogni istante paia esistere sempre, come fosse una coordinata spaziale e dove passato, presente e futuro sono diversi da quelli che li percepiamo con i sensi.

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    1. Ah ah, grazie mille per il tuo interesse Kukuviza :-))
      Sì, indubbiamente è possibile accostare il concetto di Tempo del Sogno a quello dello spazio-tempo einsteiniano. Dopotutto è una specie di difetto del funzionamento della nostra coscienza a non permetterci di percepire il tempo come quarta coordinata spaziale, dove tutto esiste simultaneamente in un eterno presente.

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    2. E chissà che animale-totem aveva Einstein: forse un koala!

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    3. A occhio e croce, io direi un vombato ^__^

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  5. :D ah ecco, ancora più tosto del koala! Adesso me lo immagino un vombato con una raggiera di capelli grigi!

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    1. Però, a pensarci meglio, il quokka secondo me non lo batte nessuno come possibile candidato ;-)

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    2. Il quokka ha un musetto simpaticissimo ma non sarà troppo socievole? Einstein mi dà l'idea di uno che se ne stava per i fatti suoi.

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    3. Sai che mi hai appena dato l'idea per un nuovo post? Grazie mille, Kukuviza ^__^

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