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Visualizzazione dei post da 2013
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Solve et Coagula - Pagina 28

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Capitolo 3 - parte 3 Giulia annuì: «La moglie di Miller, June, era bisessuale, ma Anais Nin alla fine concluse di non esserlo e che i motivi della sua attrazione erano altri e confinati a quell’unica donna». L’attenzione di Luisa era a quel punto salita alle stelle: «E come ha fatto a capirlo?». «Andando oltre l’apparenza» rispose l’amica «ma in qualche modo c’entra anche la psicanalisi». «Non riesci a essere un po’ più precisa?». «Cosa pretendi, che mi ricordi tutto quello che leggo? Se sapevo che era di questo che volevi parlarmi mi sarei portata i primi due volumi del Diario ». «Non vorrei proprio essere costretta ad andare in analisi» commentò Luisa preoccupata. «Facciamo così» continuò Giulia «appena torno a casa mi metto a frugare tra le pagine del Diario e, se trovo qualcosa di utile, te lo invio per posta elettronica. Che ne dici?». «Dico che mi sembra un’ottima idea, grazie… E tu che ne dici se andiamo?». «Per me va bene». «Allora, mia cara Giuli, aspe

Solve et Coagula - Pagina 27

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Capitolo 3 - parte 2 Quindi la domanda era: perché l’idea di provare attrazione per la sua inquilina la disturbava così tanto? Forse perché sapeva istintivamente che le cose non dovevano essere così e che doveva cercare altrove la spiegazione di quanto le stava accadendo? Inaspettatamente, fu proprio la sua amica del cuore Giulia a darle infine una nuova e, per lei, sorprendente chiave di lettura. Luisa aveva inizialmente esitato a confidarsi con lei per almeno un paio di motivi: perché conosceva bene l’impazienza dell’amica e la sua propensione a liquidare tutto in quattro e quattr’otto e perché sapeva, altrettanto bene, che per lei Alessandra era come il fumo negli occhi e che quindi non sarebbe mai stata imparziale nel suo giudizio. Ma alla fine si era decisa e le aveva chiesto di poter parlare con lei davanti a una tazza di tè e un piatto di pasticcini, sedute a un tavolo della loro pasticceria preferita. E Giulia non solo l’ascoltò con attenzione per tutto il tempo

Solve et Coagula - Pagina 26

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Capitolo 3 - parte 1 Le acque sembravano essersi di nuovo acquietate, almeno esteriormente. Per essere più vicini al vero, però, sarebbe stato molto più corretto dire che tragedie e commedie erano tornate a svolgersi, in massima parte, sul palcoscenico del suo teatro interiore. Un palcoscenico in cui lei, Luisa, la protagonista, rischiava continuamente di essere spinta sullo sfondo da una moltitudine di comparse. Era in ogni caso da un po’ di tempo, grazie alle sue letture ma anche in base alle sue riflessioni interiori, che si era formata un’idea abbastanza chiara sulla stretta relazione esistente tra nevrosi e vita sessuale. Aveva compreso che esistevano pensieri di serie A e pensieri di serie B come anche di serie Zeta, a seconda della distanza che li separava dal sentimento o dalla loro utilità pratica nelle cose della vita. Aveva capito inoltre che un’attività sessuale regolare e appagante faceva sì che quegli stessi pensieri fluissero come le correnti di un fiume nel l

Solve et Coagula - Nota al capitolo 2 /4

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Il diavolo? Sì, no, forse... Alessia HV,  XV. The Devil  (digital art, 2015) Del tutto paradossale e simile a una specie di beffa del destino è invece che proprio l'illustrazione del Bafometto di Eliphas Levi (vedi immagine in basso) abbia finito per diventare l'emblema del diavolo, capovolgendo così l'intenzione dell'autore, il cui sforzo era apparentemente consistito proprio nel sottrarre la figura presente nell'Arcano XV dei Tarocchi di Marsiglia dalla sua identificazione con il diavolo. Ecco, a questo proposito, un mio riassunto della descrizione che l'autore dà del suo Bafometto all'inizio del capitolo 15 di  Dogma et Rituel de la Haute Magie : ...porta sulla sua fronte il Segno del Pentagramma con una punta rivolta verso l'alto, il che è sufficiente a distinguerlo come simbolo della luce. Inoltre il segno dell'occultismo è fatto con entrambe le mani, che puntano in alto verso la bianca luna di Chesed, e in basso verso la luna ner

Solve et Coagula - Nota al capitolo 2 /3

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E ora, tiriamo un po' le somme La carrellata sul diavolo nei diversi mazzi di tarocchi che ho incluso nel post precedente  ci servirà, nelle righe che seguono, per definire gli elementi comuni e quelli divergenti nelle diverse raffigurazioni dell'Arcano XV. E' perciò evidente che i rimandi alle immagini sono da riferirsi a quella parte della nota e non a questa. Vediamo, per cominciare, che in alcune versioni (figure 2,3,4) le gambe della figura terminano con artigli di uccello, mentre nelle altre (figure 5,6) con zoccoli di caprone. Solo la presenza delle corna è comune a tutte le versioni, mentre quella delle ali è comune a tutte eccetto la figura 7. La natura ermafroditica del diavolo è invece sottolineata, a livello somatico, solo nelle figure 3,5. Ed è interessante notare, rimanendo in tema di sessualità, come proprio l'Arcano XV di Crowley, all'apparenza diversissimo da tutti gli altri, permetta di gettare un po' di luce su un dettaglio che è

Solve et Coagula - Nota al capitolo 2 /2

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Ed eccoci finalmente arrivati ai Tarocchi e, per loro tramite, anche a Fabrizio, una figura che nel secondo capitolo occupa una posizione centrale. Anche in questo caso, come per la creazione del personaggio di Alessandra, mi sono stati preziosi alcuni ricordi; in particolare, quello di una visita che feci un giorno all'atelier di un giovane pittore fiorentino di nome Adriano Buldrini , che stava realizzando, in quel periodo, un mazzo di tarocchi. Il mazzo in questione è stato poi pubblicato, dalla casa editrice specializzata Lo Scarabeo, sotto il nome di Tarocchi contemplativi .  L'Arcano XIV nei Tarocchi Contemplativi di Adriano Buldrini Caso volle che proprio in quel momento il pittore fosse intento alla realizzazione dell'Arcano XV, Il diavolo, e che al mio arrivo nell'atelier l'opera, realizzata solo a metà, si trovasse sul cavalletto. Mai e poi mai avrei potuto immaginare che un giorno, a oltre un decennio di distanza, mi sarei trovato a uti

Solve et Coagula - Nota al capitolo 2 /1

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Sbagliando si impara Devo in gran parte all'esperienza con il mio primo blog, il defunto  Power Spot , la scoperta di avere uno spirito, se non proprio agli antipodi, sicuramente molto distante da quello dell'articolista. E se è stata inizialmente una scoperta dalle conseguenze per me spiacevoli, poiché ha contribuito in modo determinante a far sì che il succitato blog prima soffrisse di un progressivo dilatarsi degli intervalli tra un articolo e l'altro, poi giungesse all'inevitabile chiusura, con il senno di adesso posso ben farla entrare di diritto nella serie dei miei  Sbagliando si impara . Mi ha permesso infatti di conquistare la completa certezza che il mio interesse nella scrittura è rivolto in modo quasi esclusivo allo storytelling o narrazione di storie. Che poi anche un blog potesse essere utilizzato a questo scopo, è cosa che non mi era mai passata per la testa prima che Romina Tamerici creasse il suo Dedalo delle storie . E' così a lei che devo

Solve et Coagula - Pagina 25

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Capitolo 2 - parte 13 «No, non credo che mentisca. Mi ha anche invitata ad andare a vederla suonare. Inoltre, un paio di volte è salita da noi una sua collega musicista con cui fa dei duetti». «Questa sì che è una notizia» esclamò Giulia «la mummia egizia che intrattiene relazioni con il mondo dei vivi!». «Già, proprio così. E come vedi non sono la sola a essere prevenuta verso qualcuno». «Ma l’ha anche fatta entrare nella sua stanza?» insisté Giulia. La domanda stavolta non lasciò indifferente Luisa che ci rifletté su per una manciata di secondi prima di essere, però, costretta alla resa: «Sai che non te lo so dire? Non ci ho proprio fatto caso». «Caspita!» esclamò all’improvviso Luisa «Giulia, hai visto anche tu?». «Visto cosa?». «Io per aprire quel cavolo di portone devo spingere con due mani e faccio ancora fatica. Lei, Alessandra, sembra averlo fatto con un dito…». «Come fai a dirlo con questa poca luce?» replicò l’amica. «In ogni caso, non mi resta che im

Solve et Coagula - Pagina 24

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Capitolo 2 - parte 12 «È ora di andare. Che ne dici Giuli?» disse all’improvviso, approfittando della pausa di silenzio. «Di già? Non vi ho ancora mostrato la mia stanza…» protestò timidamente Fabrizio. «Siamo venute per vedere i quadri, non le stanze» replicò Luisa. Giulia, a sua volta colta alla sprovvista dall’iniziativa dell’amica, ebbe una reazione un po’ seccata: «Non darle ascolto, Fabrizio, vedremo volentieri la tua stanza». Poco più di mezzora dopo, le due ragazze erano già in macchina e sulla strada del ritorno. «Non riesci proprio a essere un po’ gentile?» furono le prime parole di Giulia dopo una lunga pausa silenziosa. Luisa si aspettava il rimprovero e ribatté: «Non so che farci, a me quel tipo dà sui nervi». «Secondo me è perché sei prevenuta nei suoi confronti» replicò Giulia «e senza motivo, perché lui non ha nessuna colpa di quello che è successo la sera della conferenza, come non ne hai tu. Ma, mentre è chiaro che per lui è acqua passata, per t

Solve et Coagula - Pagina 23

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Capitolo 2 - parte 11 «E sei assolutamente certo che nessuno ci abbia pensato prima di te?» chiese Giulia. «Assolutamente è una parola grossa» rispose Fabrizio «ma ne sono ragionevolmente certo. Oltre ad avere consultato i cento e passa mazzi online, ho anche associato alla parola Tarocchi, nella barra delle ricerche, ogni definizione a cui io sia riuscito a pensare: babilonesi, mesopotamici, assiri... e a questo proposito» aggiunse «vi invito a guardare di nuovo i primi quattordici arcani e forse vi accorgerete di qualcosa che prima vi è sfuggito». Le due ragazze fecero come aveva detto l’amico. «Di cosa dovremmo accorgerci?» chiese Luisa dopo forse un minuto. Fabrizio ridacchiò: «Sì, forse non è così facile da vedere. Ma se, come vi ho detto all’inizio, è innegabile che io abbia rispettato in essenza l’iconografia tradizionale dei Tarocchi, è però anche vero che ho sostituito i vestiti medievali con i costumi degli antichi babilonesi. Lo stesso vale per il carro dell’A

Solve et Coagula - Pagina 22

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Capitolo 2 - parte 10 Si era nel frattempo, tra un discorso e l’altro, avvicinato al cavalletto con il dipinto dell’Arcano XV coperto dal telo.  «Non è per caso» disse dopo una breve pausa «se ho detto che finora ho rispettato l’iconografia più classica. Con l’Arcano XV, Il diavolo , ho deciso invece di uscire e di molto dal seminato… il risultato è questo!».  E come durante un gioco di prestigio, da sotto il telo apparve finalmente il misterioso dipinto. Un dipinto con tutte le caratteristiche essenziali dei quattordici che l’avevano preceduto, salvo il fatto che era ancora in fase di realizzazione. Ma questo riguardava soprattutto lo sfondo, poco più di un abbozzo, mentre la figura del diavolo in primo piano era già abbastanza definita in tutti i suoi dettagli.  «Ma questo non è il diavolo!» esclamò Giulia.  Fabrizio sorrise, all’apparenza  soddisfatto   dell’effetto ottenuto.  «Lo è e non lo è allo stesso tempo» replicò «in realtà, prima iniziare a dipingere il miei

Solve et Coagula - Pagina 21

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Capitolo 2 - parte 9 Apparve così davanti agli occhi delle due ammirate spettatrici una serie di acrilici,  ognuno dei quali raffigurava un diverso Arcano, realizzato con la stessa minuzia di dettaglio e la stessa resa cromatica dei dipinti della galleria . Erano tutti della stessa dimensione, a occhio e croce quella di un foglio A4, ed erano appesi al pannello in file di quattro. «Ma sono stupendi… semplicemente meravigliosi» commentò Giulia estasiata. «Davvero» le fece eco Luisa, rimasta pressoché senza fiato. «Siete le prime persone al mondo a vederli dopo di me» spiegò Fabrizio, visibilmente soddisfatto per l’effetto ottenuto «ma una volta che li avrò finiti tutti e ventidue cercherò di convincere un editore a stamparli e farne un vero mazzo. E, se otterrò l’ok, darò inizio alla realizzazione delle cinquantasei carte degli Arcani minori». «Altre cinquantasei carte? Ma sarà un lavoro lunghissimo!» osservò Giulia. «Non troppo lungo in realtà, dato che per gli Arcani

Solve et Coagula - Pagina 20

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Capitolo 2 - parte 8 E detto questo, dopo ancora un’ultima breve deviazione a sinistra, Fabrizio guidò le sue due ospiti oltre la porta d’ingresso della mansarda vera e propria, fino a un salottino che a Luisa ricordò il suo per dimensioni e collocazione. «Questo è lo spazio in comune della mansarda» spiegò Fabrizio aggiustando nel contempo, da bravo padrone di casa, i cuscini sul divano «insieme al bagno e al cucinotto che, come potete vedere» aggiunse indicando alla loro destra «è stato ricavato trasformando il terrazzino in una sorta di serra». «Wow» esclamò per l’ennesima volta Giulia «ma questa è la casa dei miei sogni!». «Se sei interessata, l’altra metà della mansarda è libera al momento» l’avvertì Fabrizio. «Sarebbe bello» osservò lei «ma non oso mettere una tale distanza tra me e il lavoro. Fare tutta questa strada nel traffico due volte al giorno mi ucciderebbe». I tre sedettero quindi insieme a conversare e bere tè indiano speziato per un’altra decina di min