Solve et coagula - Pagina 64
Capitolo 5 - parte 13
Avrebbe così potuto
ascoltare dalla viva voce dell’amica il resoconto completo del suo colloquio
con Eva Luna, invece che averne un riassunto per via telefonica.
Detto fatto, due minuti
dopo era sulla sella del suo scooter, in viaggio verso il Ragnarock. O, per meglio dire, verso il bar nei pressi
del Ragnarock dove si era seduta due sere prima e dove aveva avuto occasione di
leggere il trafiletto sulle Hel.
Al suo ingresso nel locale, Luisa avvisò il barista che avrebbe atteso
l’arrivo di un’amica prima di ordinare e si sedette allo stesso tavolo della
volta precedente. Cominciò poi a riflettere sullo strano sogno che aveva avuto
durante il concerto. In realtà, se si escludeva la parte finale, il suo grado
di verosimiglianza era tale da avere tutte le caratteristiche di un vero e proprio ricordo del suo passato. Rammentava infatti ancora
benissimo, a sedici anni di distanza dall’ultima volta che l’aveva veduta, la casa
abbandonata con la sua facciata color zafferano e le finestre con i vetri rotti. Così come ricordava il
dettaglio dell’erba gattaia e anche gli strani discorsi che le faceva talvolta
la nonna. Anzi, a pensarci bene era perfino in grado di dare un seguito
all’episodio, perché una volta, notando come vicino al rudere ci fossero le
tracce di un fuoco, aveva chiesto alla nonna se per caso le streghe non ci
venissero ancora in quel posto.
Ma lei era stata
categorica nel suo diniego: «No, l’ultima volta ci
sono venute quando ero bambina io» le aveva risposto.
Argomento chiuso. O
quasi. Perché poi, qualche giorno dopo, Luisa fece l’errore di chiedere a suo
padre se sapeva cosa facessero le streghe e lui volle subito sapere come le
fosse venuta in mente una simile domanda. Allora lei fece il suo secondo errore
di seguito: quello di dirgli la verità. Il risultato
fu una furiosa litigata tra i suoi genitori, con suo padre che insisteva sulla
necessità di porre un limite ai suoi soggiorni dalla nonna, per preservarla da
tutte le sciocchezze che le metteva in testa. Ed era un’idea, quella, che a
Luisa non piaceva neanche un po’.
Per fortuna, però, la
cosa rientrò più in fretta del previsto e la consuetudine che voleva che lei trascorresse almeno un fine
settimana su due dalla nonna non fu intaccata. Si sarebbe comunque
guardata bene, da quel momento in avanti, di far parola con suo padre di quello
che lei sentiva dalla bocca dalla nonna. Chissà cosa avrebbe detto, per
esempio, se avesse saputo che la metteva in guardia dalla Gatta Maimona! E questo era qualcosa che Luisa capiva
ancor meno della faccenda delle streghe, perché se c’era qualcuno al mondo che
lei avrebbe voluto incontrare di persona era proprio la Gatta Maimona. Ma a
sentir sua nonna…
Il segnale di avviso del
cellulare la distolse improvvisamente dai suoi ricordi. Guardò il display e
vide che il messaggio era proprio di Giulia. Lo aprì con trepidazione e lesse:
Uscita adesso dal
Ragnarock. Attendo tua chiamata.
Ho l'impressione che con questa uscita dal Ragnarok intendi molto di più, vero?
RispondiEliminaBe' volendo potresti toglierti la curiosità leggendo il seguito sul Dedalo delle storie di Romina, dove ci sono già pubblicati i quattro post successivi a questo. Altrimenti la storia riprende qui dopo la consueta nota conclusiva di commento al capitolo (dato che con questo post termina giusto il quinto).
EliminaIn genere i padri erano molto più pragmatici delle madri su quello che c'era da insegnare ai bambini. Mi riferisco naturalmente ai nostri padri, magari i giovani padri sono ora molto più possibilisti sulle streghe e la Gatta Maimona.
RispondiEliminaQuella che descrivi è anche la mia esperienza, Cristina. Solo che il padre di Luisa, che è destinato a diventare uno dei protagonisti assoluti della BN, è molto più addentro a queste cose di quel che lui immaginava... o, meglio, di quel che lui ricordava... all'epoca di questi discorsi che faceva alla figlia.
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