Solve et Coagula - Pagina 61
Capitolo 5 - parte 10
Applausi e colpi di
tosse dovevano essere circoscritti alle pause tra un brano e l’altro, mentre
era obbligatorio che i cellulari rimanessero spenti per tutto il tempo.
Dopodiché, esaurito il suo ruolo, l’uomo scese dal palco e si sedette su una
sedia in prossimità dell’ingresso principale.
Seguirono altri secondi
di immobilità e di silenzio, che furono finalmente interrotti dall’ingresso,
tra gli applausi, delle tre musiciste. La prima a entrare fu la pianista, poi
fu il turno di Alessandra e per finire entrò la clarinettista. Un ingresso laterale,
seminascosto da una tenda, permise loro di accedere direttamente al palco senza
dover costeggiare le file del pubblico.
Tutte e tre indossavano
abiti lunghi da sera di colore scuro che lasciavano loro scoperte le spalle e
ciascuna emanava, in modo diverso dalle altre, un’abbondante dose di fascino.
Ma l’effetto che ebbe su Luisa la vista di Alessandra fu addirittura
soverchiante. Immaginò che dovette essersi sentita più o meno così Metanira, la
regina di Eleusi, quando vide per la prima volta la dea Demetra nel suo vero
aspetto.
Risposero agli applausi
con un accenno di inchino, poi sedettero, in un frusciare di chiffon, ai
rispettivi posti. Alessandra si sedette sulla sedia di sinistra ma con tutta la
sua figura leggermente orientata a destra così che offrì di sé a Luisa una
visione di tre quarti. In nessun caso avrebbe tuttavia rischiato di scomparire
dietro il suo strumento come Luisa aveva immaginato potesse succedere. Seguì
ancora un breve solenne momento di immobilità e di silenzio, poi attaccarono
tutte e tre insieme con il primo dei quattro movimenti del brano di Bach.
Luisa cominciò subito a
fare del suo meglio per cercare di separare tra loro i suoni dei tre strumenti,
poiché voleva concentrarsi sul violoncello. Ma era tutt’altro che un compito
facile perché le redini del pezzo sembravano saldamente nelle mani del
clarinettista. Solo a sprazzi il suono grave delle corde sfregate dall’archetto
della sua inquilina affiorava come da sotto una superficie
liquida.
E, anche se negli
intervalli tra un brano e l’altro applaudì come tutti gli altri nel pubblico (non voleva assolutamente correre il rischio che Alessandra potesse
accorgersi della sua delusione), Luisa si sentì almeno in parte defraudata: era
venuta per ascoltare Alessandra, non le sue compagne o Bach!
Nel brano successivo però, quello di Brahms, Alessandra rubò la
scena alle sue due colleghe in molte parti dell’esecuzione, e il concerto
cominciò finalmente a rispondere alle aspettative di Luisa oltre che a
risvegliare in lei un’adeguata risposta emotiva.
Fu una sorta di preludio a quello che accadde nell’ultimo, più breve, brano: l’Andantino di Fauré. Il violoncello entrò in questo caso per terzo, dopo il piano e il clarinetto, ma già poche note dopo l'attacco Luisa si sentì prima come trasportare poi sommergere dal flusso delle sue note. E a quel punto smise anche
di dedicarsi all'esercizio di isolare il suo suono da quello degli altri strumenti. Chiuse gli
occhi e si abbandonò semplicemente alla corrente del suono. Un corrispondente flusso di immagini cominciò a formarsi spontaneamente davanti all'occhio della sua mente.
(Il dedalo delle storie, 8 dicembre 2013)
Scommetto che dopo Bach hanno eseguito Dans une magnifique demeure...
RispondiEliminaPurtroppo no, Marco. Nessuno ha mai pensato di farne una trascrizione per clarinetto, violoncello e piano...
RispondiEliminaAnch'io ho notato che, in genere, le musiciste a un concerto acquisiscono un'aura quasi sacrale... pur magari non possedendo un aspetto imponente o particolarmente gradevole. Lo stesso accade con le attrici di teatro (quelle brave!).
RispondiEliminaIl problema è quando le musiciste le conosci da vicino... come è successo a me che son stato più volte anche dall'altra parte del proscenio ;-)
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