Solve et Coagula - Pagina 57
Capitolo 5 - parte 6
Luisa scosse la testa.
Stava di nuovo coltivando aspettative che avrebbero forse finito per essere
deluse. Meglio accontentarsi di vivere le cose giorno per giorno, cosa su cui lei si faceva le ossa ormai da
anni. Non le contestavano forse tutti, a cominciare naturalmente da Giulia, la
sua totale mancanza di ambizioni e di obiettivi nella vita come il più grave, e
all’apparenza il più irrimediabile, dei suoi difetti?
Tornò quindi a
concentrarsi sulla brochure del concerto, in particolare sull’ora di inizio, le
21.15, e il luogo dove si sarebbe tenuto. Vide che era un
semplice circolo ricreativo, ma non ci trovò niente di strano. Dopotutto la sua
inquilina era ancora una studentessa e doveva passare per la
gavetta. Comunque sia, Luisa aveva ugualmente delle aspettative elevate per la
serata e qualcosa le diceva che, almeno in quel caso, non sarebbero
state tradite.
Il circolo era, tra l’altro, lontano dalla sua abitazione ma piuttosto vicino
a quella di suo padre. Luisa decise così che ne avrebbe approfittato per fargli
visita e anche per rimanere a dormire da lui, perché, se c’era qualcosa che detestava a morte, era viaggiare in scooter
la sera tardi in pieno inverno.
Era meglio però che
avvertisse suo padre delle sue intenzioni. Dopotutto anche lui aveva una sua
vita privata e non voleva rischiare di essere indelicata. Decise di provare a
chiamarlo prima sul fisso; altrimenti, se il telefono avesse squillato a vuoto,
lo avrebbe cercato in ospedale dove lavorava come infermiere. Ma bastarono un
paio di squilli perché lui alzasse il ricevitore e rispondesse con la sua voce
di ultracinquantenne, ancora calda e profonda ma meno vitale di un tempo.
Luisa gli spiegò che si
sarebbe trovata dalle sue parti quella sera e voleva approfittarne per fargli
visita.
«Se non ti dispiace»
aggiunse «mi trattengo anche a dormire. Conto di arrivare prima delle 23, che
ne dici?».
«Dico che a quell’ora
sono al lavoro» rispose lui «ma la chiave comunque ce l’hai. Vorrà dire che ci
vedremo domani mattina al mio ritorno».
E dopo essersi
accordati, si salutarono.
E anche questa è fatta, pensò Luisa, che
poteva finalmente occuparsi del suo pranzo. Ma proprio nel ritornare sola con
se stessa, si rese conto che qualcosa in lei era cambiato dal momento della
scoperta dell’invito di Alessandra: non c’erano più le trenta ore che la
separavano dalla cena dell’indomani al centro del suo senso di attesa, ma le
poche ore che mancavano all’inizio del concerto. E tornò anche, mentre si
affaccendava ai fornelli, a prendere in considerazione l’idea di scrivere a Eva
Luna. In fondo, cosa le costava tentare? Se proprio le Hel erano un argomento
top secret, non avrebbe ottenuto nessuna risposta e tutto sarebbe stato semplicemente
rimandato a un’altra occasione.
Comunque sia, quando poi
Luisa si sedette effettivamente davanti al computer, affrontò il compito con
non poca trepidazione. E la sua sensazione, nel rileggere la mail, fu che
proprio questa trepidazione avesse finito per legarsi come un’ombra a ogni sua
parola.
(Il dedalo delle storie, 1 dicembre 2013)
Bravo Ivano!
RispondiElimina:-)) !
EliminaIl mosaico si va completando, tassello dopo tassello...
RispondiEliminaAll'apparenza, forse, ma le prime vere connessioni cominciano a stabilirsi solo con l'arrivo della seconda parte, quella che ho in corso d'opera adesso.
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