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Solve et Coagula - Pagina 40



Capitolo 4 - parte 2

«Se ti piace metterla in questi termini… sì, proprio quel tipo di cene. Pensavo di farne una questo sabato. Posso considerarti dei nostri?».
«Certo, molto volentieri. Ma posso almeno sapere chi sono gli altri invitati?».
Luisa sogghignò, pregustandosi l’effetto delle sue parole.
«Certo che puoi saperlo, perché no?» rispose «Saremo in tre: tu, io e Fabrizio».
Giulia sogghignò a sua volta. Ovviamente era anche incuriosita, ma non c’era modo di prolungare oltre la conversazione senza rischiare di suscitare le proteste delle altre persone in fila alla cassa. Tutte le spiegazioni dovevano essere rimandate a dopo e le due amiche si salutarono.
In ultima analisi, il piano di azione di Luisa prevedeva un avvicinamento progressivo, per gradi, alla conferenza di mercoledì 13. Avrebbe prima incontrato Fabrizio insieme a Giulia e solo dopo, in base all’esito della serata, avrebbe deciso quale fosse l’atteggiamento migliore da tenere verso di lui. Ma non era tutto. Avrebbe anche approfittato dell’occasione per testare l’insinuazione di Giulia riguardo ai suoi reali rapporti con lo stesso Fabrizio e con Alessandra. Non che prestasse fede al discorso del transfert, ma non si sentiva di escludere del tutto la possibilità dell’esistenza di qualcosa di diverso e ancora da definire.
E poiché, per una volta, si sentiva anche soddisfatta di se stessa, decise di ignorare il fatto di essere carica della spesa e di fare una deviazione per dare un’occhiata ravvicinata al Ragnarock.
Luisa dovette tuttavia accontentarsi di una ricognizione esterna, poiché l’interno del pub, come scoprì non appena vi arrivò davanti, era nascosto alla vista da pannelli di legno. Si concentrò così dapprima sull’intreccio di motivi zoomorfi a nastro che decoravano i pannelli stessi riconoscendovi delle figure stilizzate di drago e di leone, poi salì con lo sguardo fino all’insegna con la scritta Ragnarock dipinta in vernice rossa, in caratteri gotici e sue le due r evidenziate in maiuscolo. Ma ad attirarla fu soprattutto la vista, subito sopra l’ingresso, del muso di un lupo dalla pelliccia nera e irsuta con le fauci spalancate e gli occhi fiammeggianti. Era dipinto sul facsimile di uno scudo vichingo, al centro di un cerchio a doppia contornatura con quattro spirali, e sembrava quasi, pensò Luisa con un sorriso, la versione vichinga del celebre leone ruggente della MGM. In quanto al suo significato, non aveva dubbi che si trattasse del lupo Fenrir.

Secondo il racconto dell’Edda, il lupo Fenrir era stato a suo tempo legato a una roccia con una sorta di guinzaglio indistruttibile composto di quattro materiali diversi: rumore di passo di gatto, sputo di uccello, barba di donna e radici della montagna. E ancora in quel momento, attendeva da qualche parte nel mondo di sotto l’avvento del Ragnarok (quello vero, senza la c) quando, dopo essersi liberato, avrebbe divorato nientemeno che il dio degli dei Odino, il Padre di Tutto. Nel frattempo, in attesa di quel giorno, i suoi inutili tentativi di liberarsi dal cappio che lo teneva prigioniero erano la causa dei terremoti che scuotevano il mondo degli uomini.

(Il dedalo delle storie, 29 ottobre 2013)

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Commenti

  1. Ma che belle le leggende norrene. Quella del lupo Fenrir è affascinante... A proposito, ho iniziato da poco a vedere la serie tv "Vikings", devo dire che mi piace molto! Sono appena alla prima stagione.

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    1. Io sto per iniziare la visione della prima, e per ora credo unica, stagione di "Versailles". Ho visto le prime immagini e protagonista vi è nientemeno che l'attore che interpreta Aethelstan nella serie "Vikings".

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  2. Versailles? Versailles? Le antenne mi si drizzano. Immagino che sia ambientata all'epoca del re Sole.

    RispondiElimina

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