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L'Estate dei Fiori Artici - Citazioni d'apertura, Incipit e Quarta di copertina

Concludo, con questo post, la serie di anteprime destinate a preparare la strada all'uscita del mio vero primo romanzo, L'Estate dei Fiori Artici. Le altre due sono 5 cartoline dall'Estate dei Fiori Artici e il recentissimo Indice dei nomi, delle opere e dei personaggi.


* * *


Comincio con le due citazioni da me poste in apertura del libro e che, unite insieme, sintetizzano l'idea fondamentale attorno a cui ho costruito la storia.

La prima è del saggio africano Ogotemmêli, ed è riportata dall'etnologo francese Marcel Griaule nella sua opera più celebre, Dio d’acqua:

Gettare un nome significa gettare una forma, un supporto, e la forma migliore e il supporto più adatto a ricevere la forza vitale dell’essere (...) Lo stesso si può dire del disegno. Soprattutto se la materia con la quale si dipinge è efficace, soprattutto se le parole che accompagnano i gesti della mano sono esplicite e obbliganti.


La seconda è invece dello psicologo junghiano Luigi Aurigemma, e anche in questo caso è tratta dalla sua opera più importante, Il segno zodiacale dello Scorpione:

Gli scorpioni della terra non solo ubbidiscono agli scorpioni celesti, ma anche all’immagine, qualora sia fatta nel tempo giusto sotto il suo ascendente e sotto il suo governo.


Proseguo, adesso, con la Quarta di copertina:

Gli anni ’70 del secolo scorso volgono ormai al termine quando un ex studente d’arte dà inizio, con il suo migliore amico, a un viaggio in autostop dall’Italia verso la favoleggiata Irlanda, da lui vista come una terra di miti e folklore ancora viventi. Troverà però presto ad attenderlo, nella parte francese del tragitto, un crescendo di situazioni tale da costringerlo, nel giro di un paio di giorni appena, a un rapido ripensamento e a un ritorno forzato. Ridimensionare poi le proprie ambizioni, e orientarsi sulla vicina costa tirrenica come meta di ripiego, gli sembrerà la miglior soluzione da prendere per salvarsi le vacanze estive. Non può certo sapere che la breve distanza non servirà a metterlo al riparo da un nuovo imprevisto, nella forma stavolta di cinque giovani vacanzieri con cui si trova a dover condividere, su un vagone di treno, uno stesso scompartimento. Basterà infatti che i cinque, due ragazzi e tre ragazze, decidano a un certo punto di coinvolgerlo nelle loro interazioni, perché si avvii anche, per lui, un susseguirsi di esperienze ben più decisive e sorprendenti di quelle vissute nel precedente viaggio.

Vissute attraverso gli occhi del loro principale protagonista, le vicende de L’Estate dei Fiori Artici evocano un insieme di temi che spaziano dal culto del viaggio e dei poeti maledetti all’educazione sentimentale, dall’esoterismo e le riflessioni letterarie alla cultura pop. Il tutto sullo sfondo lontano di un’epoca di passaggio che, mentre da un lato sembra dar consistenza ai sogni e alle aspirazioni eredità dei due decenni precedenti, dall’altro anticipa già, con la profondità delle sue crisi e trasformazioni, le disillusioni prossime a venire.


E chiudo con l'incipit del romanzo (in realtà i primi tre paragrafi, corrispondenti a una pagina di libro):

L'aria e la luce in cui mi trovai immerso, uscendo di casa nell'ultimo venerdì di luglio del '79, ventisettesimo giorno del mese, erano le più tipiche del periodo. E avrebbero certo destinato quel mattino, nella mia memoria, a confondersi con molti altri mattini estivi, se non avessero fatto anche da scena al concretizzarsi - dopo mesi trascorsi a contemplarlo - del mio progetto di raggiungere l’Irlanda, per almeno quattro settimane di vacanza. L'appuntamento, di lì a pochi minuti, lo avevo con il mio amico Daniele, di fronte alla sua abitazione, e mi ci incamminai a passo veloce. Mosso però dall’euforia nervosa che mi agitava fin dalla sera prima e non certo dal timore di non arrivare in tempo, con i duecento metri scarsi di strada che ci separavano.

La comparsa dell’edificio, di là da una breve schiera di pini, mi distrasse solo per un istante dalla vista del mio compagno di viaggio, che individuai già a una seconda occhiata: in piedi sul ciglio della strada e intento a rollarsi una sigaretta con cartina e tabacco. Come d’abitudine e con la consueta calma, dovetti constatare. Sembrò poi anche sul punto di accendersela, la sigaretta così preparata, ma si accorse di me e subito la ripose nel taschino della sua inseparabile giacca nera. Per ultimo, mentre già attraversavo da un marciapiede all'altro, mi cadde l'occhio sul rettangolo di cartone che lui, munito di bristol bianco, colla e pennarello, si era incaricato di preparare giorni prima: brillava nel sole, appoggiato ritto a terra contro il suo zaino.
Raggiungere poi insieme la fermata più vicina, salire sul primo autobus in arrivo, e scendere al confine della nostra periferia in prossimità del casello autostradale, mi sembrò come il preludio, in tono minore ma in crescendo, al nostro irrompere nella cornice del viaggio vero e proprio. Il cui inizio ci si presentò in un modo felice al di là di ogni previsione. Bastò infatti soltanto che alzassimo i pollici, e mettessimo il cartone con la scritta NORD in bella vista, per esser presi a bordo, quasi al volo, da un provvidenziale sconosciuto e coprire, con un unico passaggio in auto, l’intero tratto di autostrada compreso tra Firenze e Genova.

* * *


Per le due citazioni di apertura:

Marcel Griaule, Dio d’acqua (Dieu d’eau, 1948). Bollati Boringhieri, 2002. A cura di Barbara Fiore. Traduzione di Giorgio Agamben.

Luigi Aurigemma, Il segno zodiacale dello Scorpione. Giulio Einaudi editore, 1976.

Commenti

  1. Quando uscirà il tuo romanzo mandami il press kit che te lo segnalo volentieri sul blog.
    Un abbraccio.

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    1. Ti ringrazio molto della gentilezza, Nick.
      Un abbraccio altrettanto :-)

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  2. L'incipit promette bene. In bocca al lupo 🍀

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    1. Grazie mille per l'apprezzamento e gli auguri, Giulia :-))

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  3. Sembra una storia interessante. Mi unisco agli "in bocca al lupo". :)

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    1. Grazie mille anche a te per l'interesse e gli auguri, Grazia :-))

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  4. Un romanzo che stiamo aspettando ormai da secoli e che finalmente sembra essere in procinto di bussare all'uscio. So già che questa attesa non sarà stata vana e sarà un piacere tornare a leggerti dopo questo silenzio blog che sembra protrarsi all'infinito. Chi ti legge da sempre dovrebbe tuttavia aver già raccolto abbastanza frammenti da poter leggere "L'estate" dalla prima all'ultima pagina senza subire grossi scossoni. In fondo quello che hai raccontato di te fra le righe di questo blog è già molto di più di quanto non credi (e me lo conferma l'indice dei contenuti da te anticipato un paio di mesi fa).
    L'unica cosa che potrebbe sorprendermi, ma anche no, sarebbe girare l'ultima pagina e scoprire che hai omesso il capitolo finale, posticipandolo di qualche decennio come omaggio a Joan Lindsay.

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    1. Ahahah, Grande Obsidian! E ben ritrovato su queste pagine! Tranquillo, la storia ha un inizio, uno svolgimento, e anche una fine regolare, sebbene rimanga aperta la sottotrama, legata al discorso su Shaula, una sorta di "corrente di fondo" destinata a legare tra loro i volumi previsti della "saga". Il prossimo, se ricordi, è "Gli occhi di Modì".
      Il file del testo è attualmente in revisione da Amazon, dopo che me lo hanno bocciato una prima volta per violazione di diritti... avevo messo troppe citazioni tratte da libri ancora sotto copyright. L'alternativa che mi hanno offerto era tra richiedere un permesso scritto da tutti gli editori coinvolti o riscrivere le parti in questione. Ho scelto la seconda. Spero non ci siano altri inconvenienti e il volume possa ora finalmente uscire.
      Grazie mille per il commento e per le belle parole. Spero solo di non deludere più di tanto le tue aspettative. E una volta uscito il volume, comincerò anche a dedicarmi al recupero dei tuoi post... almeno di quelli legati a Orizzonti del reale, che mi son visto passare sotto il naso, e al Re in giallo. In compenso ho letto il monumento funebre al tuo gatto. Probabilmente nessun felino della storia ha mai goduto di tanta gloria postuma, neppure il Little Sam Perkins di Lovecraft!
      Un grande saluto anche a Simona.

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