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The Studio Section 3 - Berni Wrightson /7




Per me è un pensiero terrificante l’idea di avere 45 anni e al risveglio dover chiamare Roy Thomas per chiedergli del mio assegno. Mi spaventa sul serio. Quello che devo chiedermi è perché sono qui. Sono qui per fare un lavoro al meglio delle mie possibilità, per fare del mio meglio e continuare a migliorarmi, o sono qui per raggiungere un certo livello di competenza e adagiarmi sugli allori per il resto della mia vita? Spiacente, non ce la posso fare. Finché so di star crescendo, continuerò a crescere e niente e nessuno potrà fermarmi.

Berni Wrightson

* * *


Gli anni del lavoro professionale alla National Periodical (o DC Comics) furono, per Berni Wrightson, anche quelli dei primi riconoscimenti ufficiali. Nel 1972 gli viene assegnato, dalla Academy of Comic Book Artists, il premio di artista dell’anno, mentre nel 1973 riceve quello di artista professionale preferito dal mondo del fandom. Ma il triste epilogo dell’esperienza su Swamp Thing lo conduce a trarre alcune conclusioni. Sente che è tempo per lui di liberarsi dall’abbraccio mortale delle grandi case editrici, che con l'uniformità di tempi e di stile loro pubblicazioni imposte dalle logiche di mercato, gli impediscono di sperimentare e maturare artisticamente. È la stessa crisi che hanno attraversato, o stanno attraversando, alcuni dei suoi più stretti amici e colleghi. Nel 1974 Barry Smith fonda, lo abbiamo visto in un precedente post della serie, la sua personale casa di stampe d’arte Gorblimey Press; e una scelta non troppo diversa la fa di lì a breve Mike Kaluta, iniziando a collaborare con la Christopher Enterprises. Anche Wrightson, come loro, si scopre sempre più attratto dalla promessa di una maggiore libertà artistica.

L’immagine singola non era in realtà qualcosa di totalmente nuovo per lui. Dalla fine degli anni ’60 Wrightson realizzava illustrazioni per fanzine, e anche mentre esercitava da professionista del fumetto aveva avuto occasione di illustrare - per conto della Warner Communications, una divisione della stessa DC Comics - due libri di racconti horror scritti da Jack Oleck, oltre che di creare illustrazioni, di genere umoristico, per le riviste Esquire e National Lampoon.
Ma è Phil Seuling (1934-1984) a offrirgli la prima vera opportunità. Professore di Inglese al liceo, Seuling era un appassionato di fumetti molto noto negli anni ’70 soprattutto come organizzatore della convention del fumetto di New York, ma a lui si deve anche l’invenzione della fumetteria, luogo di vendita dei fumetti alternativo all’edicola.
Nel luglio del 1974, durante i quattro giorni del raduno newyorkese, Seuling si rende conto dell’enorme popolarità che gode Wrightson tra gli appassionati e decide di cogliere la palla al balzo. Avvicina il disegnatore e gli propone di realizzare un album di mostri da colorare. Lo stesso Seuling avrebbe provveduto a scrivere una breve poesia umoristica di accompagnamento a ogni immagine.

I due raggiungono l'accordo e il risultato è The Monsters, un portfolio di 16 immagini in bianco e nero, stampato nello stesso formato dei disegni originali e venduto al prezzo popolare di 4 dollari.
La galleria dei personaggi è così composta:
The Wendigo (in copertina), The Vampire, The Blob, The Ghoul, The Mummy, The Werewolves, The Alien, The Cyclops, The Axe Murderer, The Plant Monster, The Zombie, The Goblins, The creeping Dead, The Frankenstein Monster, The Old Witch, The Swamp Creature.

Propongo adesso, secondo lo schema che ho usato nei due post precedenti, una rassegna veloce di The Monsters, con l'utilizzo di alcune delle immagini e dei commenti dello stesso Berni Wrightson.

Il vampiro (a lato). Non sono granché interessato ai vampiri. Tendono a essere spocchiosi e di fatto amano essere vampiri. La maggior parte delle volte, il vampiro è rappresentato come una figura scolpita, piuttosto magra e spigolosa. Immagino che sia così che appare quando ha bisogno di sangue. Dopo che hanno fatto una buona faccia, sembrano più giovani. Il vampiro nel libro da colorare ha trascorso una bella nottata. Una nottata molto fruttuosa.

Blob. Questo disegno mi è stato ispirato dai film horror degli anni ’50. Sono tra i film più idioti mai fatti, ma io ci sono cresciuto insieme e li amo.

Il ghoul. È il primo della serie che ho realizzato. E uno di quelli che mi piacciono meno. Avevo cominciato in modo troppo serioso e ne è risultata un’immagine troppo poco intensa.

La mummia (a lato). Questo disegno ha avuto molto successo. Insieme a La vecchia strega è uno dei pochi piani ravvicinati presenti nel libro. Credo che il suo successo sia dovuto al formato, quasi di dimensioni naturali. È un po' come guardare in uno specchio.

I licantropi. Mi è piaciuto disegnarli. Puoi sempre provare della simpatia per un licantropo. Hai presente quei vecchi film con Lon Chaney? Era sempre a dire a tutti: “Voglio solo morire. Non voglio fare quello che faccio. Preferisco piuttosto esser morto”. Molto strappalacrime. Quel poveretto non aveva chiesto che gli accadesse una cosa simile. Mi sono sempre sentito toccato. Ho qualcosa di sepolto da qualche parte nella mia infanzia che ha a che fare con dei lupi nella neve. In ogni modo, è un’immagine che mi affascina molto.

L’alieno. Uno dei disegni peggio riusciti. E non è neanche un vero mostro.

I ciclopi. Questo è uno dei miei preferiti. Mi sono divertito un sacco a disegnarlo. È una delle immagini che ho realizzato pensando ai possibili colori. In qualche strano modo, a ispirarlo è stato probabilmente il film Il settimo viaggio di Sinbad. Non lo diresti mai a guardarlo, ma avevo in mente quel film quando l’ho disegnato.

L’assassino con l’ascia (a lato). È uno dei disegni meglio costruiti. Mi piace disegnare le asce. Hanno una forma molto estetica, molto definita. Mi piacciono gli assassini con l'ascia.

La pianta mostruosa. Quando ero bambino ho ordinato una pianta carnivora dopo aver visto la pubblicità su una rivista. Ho seguito le istruzioni alla lettera ma i semi non hanno mai germogliato. Mi vendico con questa immagine.

Lo zombi. Avevo oltrepassato i limiti del tempo a mia disposizione e questo era l’ultimo disegno. Ero di fretta e si vede. Le mie scuse agli appassionati di zombi.

I folletti (a lato). Me lo ha suggerito Phil Seuling e io l’ho fatto. Mi ci sono impegnato molto ed è tra i disegni meglio riusciti del libro. L’idea mi stimolava.

I morti che escono dalle tombe. Avrei voluto realizzare un cielo molto scuro, un cielo nero con tante stelle che brillano. Ma era un libro da colorare e non potevo farlo.

Il mostro di Frankenstein. È uno dei miei primi tentativi di allontanarmi dalla classica versione hollywoodiana del mostro e provare a entrare in contatto con le vere intenzioni di Mary Shelley. Non molto tempo dopo aver fatto questo disegno, ho raggiunto la conclusione che lei non considerava il mostro un composto di pezzi ricuciti insieme. Era stato ottenuto chimicamente (in realtà alchemicamente – nel libro la scienza odora di magia nera). Il mostro è il prodotto di una crescita cellulare chimicamente indotta, come in una coltura.

La vecchia strega (a lato). È uno dei miei favoriti e credo il favorito di molti altri. Ancora una volta, è un piano ravvicinato, praticamente a dimensioni reali. Riflette da vicino la vecchia strega degli albi della EC Comics, ma non avevo in mente di copiare. L’immagine è uscita così.

La creatura della palude. Phil ha insistito che la facessi, ma avevo disegnato mostri della palude per due anni e non volevo più saperne. Alla fine l’ho fatta ma è venuta molto male. Non sentivo il minimo trasporto mentre la disegnavo.


The Monsters fu premiato da un grande successo di vendite, sebbene come coloring book si sia rivelato un autentico fiasco. Quasi nessuno comprava il portfolio con l'intenzione di colorarlo davvero. Eppure avrete forse notato che alcune delle immagini qui riprodotte sono a colori. Il che si spiega con il fatto che Wrightson era spesso costretto a vendere i suoi disegni originali per arrotondare i guadagni e far quadrare il bilancio, e altrettanto dovette fare con gli originali di questa serie. Ma non si fece sfuggire l'occasione di tirar su qualche soldo extra proponedo agli acquirenti di colorare l'immagine in cambio di una somma equivalente all'acquisto del disegno. Come racconta lo stesso Wrightson:
Se pagavano 250 dollari per il disegno, io lo avrei colorato per altri 250 dollari. Avevo messo il prezzo così alto perché non ci tenevo a colorarli davvero. Nella maggior parte dei casi non li avevo neanche concepiti per essere a colori. Non furono in molti ad accettare. Su sedici immagini ne colorai cinque.

* * *


Per le citazioni: A Look Back. Underwood-Miller, 1979, 1991; Edited by Christopher Zavisa.

L'immagine in alto sotto il titolo è: Berni Wrightson, Moonpool (1978, detail).



Commenti

  1. Tratto lieve e tavole luminose per il bianco e nero, uno stile davvero eccellente. Il colore non so se dipenda interamente dal disegnatore o subentrino altri professionisti, colgo l'occasione per chiederlo a te che sei sicuramente più preparato di me su questo argomento.

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    1. Felice di ritrovarti Ariano... spero che tu ti stia ricaricando al meglio ^_^
      Per rispondere alla tua domanda, posso dirti che le immagini di questo post sono state tutte senza dubbio colorate dallo stesso Wrightson eccetto, credo, la copertina del volume National Lampoon.

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    2. Quindi, (quasi) tutto realizzato dall'artista dall'inizio alla fine, questo sì che è talento. Non aver imparato a disegnare è una delle cose che rimpiango. Per fortuna la mia piccolina sembra aver ereditato la mia passione ma con molta più volontà e vederla disegnare è un piacere per me.

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    3. Sì, tutto realizzato da lui, tranne, ora posso confermartelo, i colori della copertina National Lampoon.

      Il guaio degli attuali disegnatori in erba è che tendono tutti a conformarsi agli stili imperanti, in particolare a quello dei manga. Secondo me per pigrizia e/o mancanza di una adeguata educazione alla storia del medium artistico figurativo, sia a livello del fumetto, che dell'illustrazione e della pittura. Mi auguro che la tua pricipessa sia più propensa a seguire il "consiglio" di Wrightson nella citazione all'inizio di questo post.

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  2. Ciao Ivano. interessante, sai che amo il fumetto, purtroppo non ho tutte le conoscenze che hai tu. Devo dire che guardando le ultime due tavole ho trovato delle similitudini con il buon vecchio Magnus, il tratteggio dei volti, le rotondità, ovviamente è solo una mia percezione. Articolo godibilissimo. Un salutone, spero di rientrare presto a pieno regime nella blogosfera.

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    1. E' vero che l'immagine dei folletti può ricordare Magnus nel segno e nell'uso delle chine, ma non mi risulta sia mai stato un punto di riferimento per Wrightson.
      Ciao e grazie per il gradimento! Attendo il tuo ritorno in cattedra ^_^

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  3. See cattedra, ho un angolino generalista tutto lì. Per il resto non credo nemmeno io che si possa parlare di punti di riferimento tra i due meravigliosi artisti, ho solo notato delle caratteristiche comuni in alcuni tratti. E' però vero il contrario, lessi tempo fa di autori Italiani (ad esempio il mio concittadino Marco Torricelli) che ebbero come termine di paragone per la propria arte il genio di Wrightson.

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    1. Ho cercato qualcosa di Torricelli nel web e ho visto che ha in realtà uno stile abbastanza variabile; tavolta sembra rifarsi a Moebius.

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    2. Vero, cambia quando si è cimentato con tex, piuttosto che Dampyr ecc... mi riferivo al suo (loro) considerarlo un Maestro (letto in scampoli di interviste, parole loro).

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  4. Wrightson non ha mai nascosto la sua insoddisfazione per come andò a finire l'esperienza con la serie di Swamp Thing ed anche per la sua collaborazione con la D.C. L'unica cosa che ricordava con piacere è il fatto che spesso gli fossero assegnate delle copertine. Grazie a quello -raccontava Wrightson- poteva lavorare solo qualche ora al giorno e poi, una volta terminato, andare a giocare a frisbee a Central Park senza preoccupazioni.

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    1. Vero, Nick. Per un po' di tempo Wrightson aveva seguito la filosofia di lavorare quel minimo che gli bastava a raggranellare i soldi per tirare avanti. Non è nulla di strano che poi, in certi momenti, abbia potuto provare della nostalgia per una simile vita con tanto tempo libero a disposizione da dedicare allo svago. Credo che sia capitato a molti.

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  5. Quante difficoltà, pare quasi impossibile che artisti simili possano arrivare a tanto (mi riferisco al colorare dietro corrispettivo -_-).
    L'album è davvero bello, rispetto alle tavole che ci hai proposto ovvio! La tavola dedicata all'ascia è notevole :D

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    1. Il successo è un misto di talento, perseveranza e fortuna. Wrightson è riuscito ad avere dalla sua tutte e tre le cose e, per fortuna, pian piano è arrivato dove voleva.
      Delle sedici immagini, almeno dieci meritavano la pubblicazione ma ho scelto di limitarmi a sei ^_^

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  6. Se ho capito bene, Phil Seuling era una specie di mecenate?

    Curiosa l'idea degli album da colorare con questi soggetti, forse perché li associo in automatico a prodotti per i bambini. La tavola dell'assassino con l'ascia è molto originale, mi piace molto anche per l'impostazione (stavo per dire "il taglio" opss!) che ha dato, con il viso della donna coperto e l'ascia in primo piano.

    Un'altra cosa che mi ha colpito nel post è la lucidità, e anche la severità, con cui l'autore giudica il proprio lavoro.

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    1. Phil Seuling non era un mecenate in senso stretto, visto che cercava un ritorno economico nelle sue iniziative. Diciamo che aveva trasformato la sua vera passione in un lavoro (o secondo lavoro).
      Per una buffa coincidenza, ho frequentato per anni una persona che insegnava (e credo insegni tuttora) inglese in un liceo della mia città e aveva una passione sfegatata per la Disney. Da anni come lavoro (o forse secondo lavoro) si occupa della sua passione e cura i redazionali degli albi Disney Italia.

      E sai che credo che da bambino sarei impazzito dalla gioia nel trovarmi tra le mani un coloring book come quello? *__*

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