The Studio Section 3 - Berni Wrightson /9
...Bern, Mike, Jeff * e io. Alla fine nulla più di una banda di ragazzi, ancora teenager o appena ventenni, tutti di parti diverse della nazione, e ognuno di noi finito, per qualche strano disegno del fato, a New York nello stesso periodo di tempo degli altri. E tutto era dovuto, in gran parte, all'aver letto Creepy e Eerie in passato nei nostri posti d'origine.
Bruce Jones
* * *
Bernie Wrightson si godette per quasi due anni la profumata paga di James Warren, insieme al ritrovato senso di libertà che gli dava creare storie autoconclusive anziché più episodi di una stessa serie. Ma era anche felice che le pagine fossero stampate in bianco e nero, circostanza che gli risparmiava l'inconveniente di avere i propri disegni colorati da altri o di non sapere, fino all'ultimo, quale sarebbe stata la resa tipografica dei colori che aveva messo giù di sua mano. In quanto ai frontespizi degli albi Warren, erano sì quasi sempre a colori, ma essendo anche riprodotti su carta di qualità migliore non presentavano inconvenienti. Wrightson finì per realizzarne venticinque in quei due anni: tredici per Creepy e dodici per Eerie. Le storie a fumetti furono invece solo otto. Le tre che videro la luce su Creepy le ho citate nel precedente post e sono, nell'ordine, The Black Cat (Creepy #62, da Edgar Allan Poe), Jenifer (Creepy #63, su testi di Bruce Jones) e Clarice (Creepy #77, ancora su testi di Bruce Jones), le cinque realizzate per Eerie, che non sono né meno belle né meno importanti, le presento adesso.
La prima, The Pepper Lake Monster, è una variazione sul tema del mostro di Loch Ness, con un bizzarro finale a sorpresa, ed è apparsa sul numero 58 di Eerie, lo stesso mese in cui The Black Cat vedeva la luce su Creepy.
Si tratta, stavolta, di un soggetto originale di Wrightson, che si occupò anche di scrivere i testi. Ma più che per quel che raccontano, le nove pagine di questa storia sono significative per lo stile del disegno. Wrightson imita con le sue chine lo stile delle antiche illustrazioni realizzate a incisione su lastra; una tecnica che l'artista raffinerà ulteriormente negli anni successivi e che gli consentirà di raggiungere risultati eccelsi anche nel campo dell'illustrazione. In The Pepper Lake Monster Wrightson sembra guardare in particolare al Gustave Doré de La ballata del vecchio marinaio di Coleridge.
Si tratta, stavolta, di un soggetto originale di Wrightson, che si occupò anche di scrivere i testi. Ma più che per quel che raccontano, le nove pagine di questa storia sono significative per lo stile del disegno. Wrightson imita con le sue chine lo stile delle antiche illustrazioni realizzate a incisione su lastra; una tecnica che l'artista raffinerà ulteriormente negli anni successivi e che gli consentirà di raggiungere risultati eccelsi anche nel campo dell'illustrazione. In The Pepper Lake Monster Wrightson sembra guardare in particolare al Gustave Doré de La ballata del vecchio marinaio di Coleridge.
Splendida sotto ogni punto di vista è la successiva Nightfall (su Eerie #60, dell'ottobre 1974), disegnata da Wrightson su testi di Bill Dubay, all'epoca caporedattore della Warren. La storia è una rivisitazione in chiave horror di Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay, uno dei più grandi classici dei primordi del fumetto, apparso in più fasi, tra il 1905 e il 1927, nei supplementi domenicali a colori del New York Herald (1905-1911, 1924-1927) e del New York American (1911-1913).
Anche qui, come in Jenifer e altrove, Wrightson si affida, per le atmosfere da incubo della storia, a un altro degli artifici stilistici da lui prediletti: i mezzi toni.
Anche qui, come in Jenifer e altrove, Wrightson si affida, per le atmosfere da incubo della storia, a un altro degli artifici stilistici da lui prediletti: i mezzi toni.
Dopo Poe, era forse inevitabile che Wrightson decidesse di affrontare anche l'orrore di H. P. Lovecraft. Lo fa adattando il racconto Cool Air, primo, a suo dire, di una serie di adattamenti a sua firma dei classici dell'horror. Una promessa assai difficile da mantenere per un nomade del fumetto come lui, che infatti non ne farà di niente.
Con la quarta storia per Eerie, The Muck Monster (sul #68 del settembre 1975), Wrightson torna alla sua ossessione preferita: il mostro di Frankenstein. Non si tratta - non ancora - dell'originale ottocentesco, ma Wrightson fa un altro passo in avanti nel suo cammino di allontanamento, iniziato con il libro da colorare The Monsters, dalla versione cinematografica della creatura di Mary Shelley.
Wrightson conclude la sua collaborazione su base stabile con la Warren Publishing con due ultime storie, la più volte citata Clarice e un'opera disegnata a quattro mani con un altro grande del fumetto, Howard Chaykin. La storia si intitola Reuben Youngblood: Private Eye! Beware: The Scarlet Combine, e ha per protagonista un investigatore privato. Ambientata nel 1932, nel periodo dell'ascesa del Nazismo, è un misto di detective story e horror e, contrariamente a quel che può far pensare il titolo, non è un episodio di una serie con uno stesso protagonista ma un one shot. Mentre i disegni mi sembrano un chiaro omaggio ai fumetti del decennio in cui si svolge la storia, e in particolare al maestro Alex Raymond.
Quello di Berni Wrightson alla Warren non sarà proprio un addio definitivo, ma quasi. Ogni successiva collaborazione sarà infatti su base puramente occasionale, sebbene su tutti i livelli: storie, frontespizi, copertine. Ma di tutto questo ci occuperemo al momento dovuto.
Per il momento l'artista, nella sua continua ansia di miglioramento e ricerca di nuove strade, passa oltre. E lo fa, come già abbiamo visto succedere con Barry Smith e Mike Kaluta, sganciandosi dalla formula sequenziale del fumetto per privilegiare, d'ora in avanti, l'immagine singola.
Per il momento l'artista, nella sua continua ansia di miglioramento e ricerca di nuove strade, passa oltre. E lo fa, come già abbiamo visto succedere con Barry Smith e Mike Kaluta, sganciandosi dalla formula sequenziale del fumetto per privilegiare, d'ora in avanti, l'immagine singola.
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* Si tratta, naturalmente, di Berni Wrightson, Mike Kaluta e Jeff Jones.
Per la citazione di Bruce Jones: Creepy Presents Bernie Wrightson. Dark Horse 2011.
L'immagine in alto sotto il titolo è: Berni Wrightson, A Look Back (preparatory drawing, c. 1978, detail).
Per la citazione di Bruce Jones: Creepy Presents Bernie Wrightson. Dark Horse 2011.
L'immagine in alto sotto il titolo è: Berni Wrightson, A Look Back (preparatory drawing, c. 1978, detail).
Post molto interessante, di cui ti ringrazio molto!
RispondiEliminaGrazie mille a te per il gradimento del post, Tenar. Son soddisfazioni! ^_^
EliminaGrazie Cassidy! Tra un paio di giorni arriva il decimo e conclusivo post di questo primo ciclo dedicato al Maestro. Poi si riprende a settembre, dopo la pausa di rito, con la Section Four, cioè con un nuovo artista.
RispondiEliminaInteressante la tecnica ispirata ai vecchi incisori :O Le tavole sono tutte fantastiche (la preferita questa volta è quella tratta da Nightfall *__*)
RispondiEliminaSono d'accordo! Anch'io voto per Nightfall. Una storia notevole anche per i testi *__*
EliminaA me che ho ripreso il disegno e l'illustrazione in queste settimane, osservare queste bellissime tavole è festa per gli occhi.
RispondiEliminaRicordo bene il post dove ne davi notizia, Luz. Anche il post successivo a questo, che ho pubblicato oggi, potrebbe piacerti molto ^_^
EliminaGuarda, mi hai fatto venire voglia di fare ricerche sui grandi illustratori per l'infanzia. Un mondo vastissimo, per altro.
EliminaSe ci metti anche i contemporanei, si può dire più che vastissimo, quasi infinito.
EliminaQueste tavole in bianco e nero sono magnifiche! Quella di Little Nemo è particolarmente angosciante, mi ha fatto ricordare le tavole che ho sul mio volume "I primi eroi" che presenta la serie di Little Nemo, quella classica.
RispondiElimina(Ti segnalo che nelle pagine Tutti i post divisi per serie/categorie, cliccando sul 9 per Ben Wrightson porta al numero 6.)
La serie di "Little Nemo in Slumberland" era molto affascinante. Non ricordo bene, ma forse l'ho scoperta anch'io per la prima volta nel volume "I primi eroi".
EliminaGrazie mille per la segnalazione. Provvedo subito alla correzione. Chissà cos'è successo!
Quello di Little Nemo è un mondo dalle tinte pastello veramente onirico... ricordo un'avventura in cui al letto di Little Nemo crescevano le gambe in modo smisurato e si metteva a camminare. Da una parte era seducente e dall'altra metteva una sottile inquietudine.
EliminaE' una tavola che ho ben presente quella che descrivi, Cristina. Certo non in ogni dettaglio... ma immagino che basterebbe una ricerca su internet per trovarsela davanti.
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