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Tre pianeti in Scorpione e altri messaggi da Pacific Palisades /1




... scrivevo nel modo in cui credevo che uno scrittore dovesse scrivere. Con i Tropici mi son detto: "Al diavolo tutto questo, farò quel che mi piace, buono o cattivo che sia".
Henry Miller


Introduzione

E' il 1975 quando l'editore francese Christian de Bartillat si reca, per la seconda volta a distanza di un anno, a casa di Henry Miller a Pacific Palisades.
De Bartillat è uno degli editori europei di Miller e la sua intenzione stavolta è quella di rivolgere allo scrittore americano una lunga serie di domande. L'esito finale di questa conversazione tra i due, svolta in francese, sarà la stesura e la pubblicazione di un libro-intervista in tre parti intitolato Flash-back. Entretiens à Pacific Palisades.
Conversazioni a Pacific Palisades, dunque. Questo testo, che ho letto tra venerdì e sabato della scorsa settimana, è la prima intervista a Henry Miller che leggo in assoluto e l'esperienza è stata così folgorante che ho sentito subito la necessità di tradurla in un articolo in due parti. La prima metà, racchiusa in questo post, può essere vista come una rapidissima carrellata sulle tematiche milleriane; nella seconda mi soffermerò invece su qualcosa di più circoscritto, e di decisamente più inconsueto, che darà anche spiegazione del perché del titolo dell'articolo.

1. Enfance

Miller è, al tempo dell'intervista, ottantatreenne e il suo aspetto è quello noto, da vecchio saggio orientale, delle sue foto più tarde.
Ecco come lo descrive de Bartillat all'inizio del libro (pag. 11):
Pacific Palisades, una seconda volta. Henry Miller è sdraiato. Arrivato a una certa beatitudine che non è affatto il nirvana, egli è ora il Buddha: triste per il suo mondo e quasi felice con se stesso. Sembra trovarsi già in un'altra vita, che è tutt'altra cosa che la morte. Alla sua età ricorda l'infanzia con folgorante precisione: essa è presente in lui più di tutto il resto.

Un quasi Buddha colmo d'infanzia fino all'orlo. E' l'immagine che io stesso ho sempre avuto del vecchio Miller e sono felice di ritrovarla condensata in queste parole. Ed è proprio all'infanzia, che gioca un ruolo così fondamentale nella narrazione milleriana, che è dedicata la prima delle tre sezioni di cui si compone il libro-intervista.

Henry Miller condivide con Marcel Proust un'idea fondamentale, che ribadisce anche nel corso dell'intervista (pag. 122):
...la memoria è più viva di quanto lo sia la realtà. Ancora più forte, ed è un'idea curiosa.

E soprattutto lo è, un'idea curiosa, se si considera che entrambi gli scrittori, sia Miller che Proust, hanno sempre visto nell'eterno presente l'unica vera dimensione del reale.
Quanto al presente, quest'asse che si fonde simultaneamente nel passato e nell'avvenire, solo coloro che si preoccupano dell'eternità lo conoscono e vivono in esso sapendo che esso è tutto. (Henry Miller, Domenica dopo la guerra; Cit. pag. 137).

Ma è questa una contraddizione solo apparente, poiché tempo ritrovato ed eterno presente sono in realtà una sola e unica cosa. E chi ricorda nella sua interezza il proprio passato ricorda se stesso.

2. Dal furore dionisiaco alla quiete apollinea

C'è poi una ricorrenza curiosa in questo mio blog, ed è il riaffiorare di quando in quando nei post della dicotomia nietzscheana dionisiaco-apollineo. E' successo con il libro di Donna Tartt, Dio di illusioni, e ogni volta che ho affrontato temi legati alla filosofia di Georges Bataille. Adesso devo parlarne di nuovo perché l'autore Christian de Bartillat ha pensato bene di scorgere, nel percorso biografico e letterario di Miller, due fasi distinte, la dionisiaca prima e l'apollinea dopo.
La fase dionisiaca si situerebbe nel periodo che va da Tropico del Cancro (1934) a Tropico del Capricorno (1939); dopodiché ci sarebbero, a fare da cerniera, il viaggio in Grecia con il libro Il colosso di Marussi; infine, a seguire, la fase apollinea comprendente tutte le opere successive.
E' una forma di classificazione dell'opera milleriana a cui non mi sarebbe mai venuto di pensare, per la verità, e lo scrittore stesso mi sembra l'accolga nell'intervista con una certa neutralità. Salvo poter considerare un possibile avallo queste sue parole sull'esperienza-cerniera del viaggio in Grecia descritto nel libro-cerniera Colosso (pagg. 81-82):
La Grecia era la manifestazione ordinata di tutto ciò che avevo pensato e sognato, e che vedevo allora nella realtà.
...
Voi, in Francia, parlate tanto della 'misura', la giusta misura, ma è qualcosa di alquanto esile al confronto della Grecia.

Sembra proprio di sentir riecheggiare qui, aggiungo io, i versi 66-70 della Seconda Elegia di Duino di Rainer Maria Rilke:
Non vi stupì nelle attiche stele la cauta
misura del gesto umano? Amore e congedo
non posava sì lieve sugli omeri, come fosse d'altra
materia che tra di noi? Rammentate le mani
che poggiando non premono, seppure nei torsi sia forza?

In conclusione, per il tramite della Grecia (della quale Dioniso è pur sempre figlio al pari di Apollo), la tempesta francese dei Tropici avrebbe lasciato il posto alla quieta misura di Big Sur, allo zen e all'insegnamento di Ramakrishna.

3. Duemila libri per una vita umana

Credo sia noto a tutti: ogni cosa che Miller ha scritto è, con rarissime eccezioni, di genere autobiografico.
Ecco, nelle sue parole, come tutto ebbe inizio (pagg. 88-89):
...ho avuto, per un po' di tempo, un posto al servizio parchi e giardini. Uno dei miei giovani amici mi aveva procurato questo lavoro, e un giorno ho avuto un'autentica illuminazione e mi son detto: "Stasera resto qui, non torno a casa, e scrivo tutto quella che mi passa per la testa al momento". E questi sono gli appunti che mi sono serviti per tutti i miei libri, e io li ho buttati sulla carta in una notte, quella notte là. Mi sono addormentato verso le cinque del mattino, per terra, sul pavimento dell'ufficio. Avevo finito di scrivere i miei appunti, circa trenta o quaranta pagine dattilografate. Sì, in una sola notte tutta la storia della mia vita! Mi ero ricordato di tutto, di tutto... perché ne avevo già l'architettura in testa. Una pagina e mezza di appunti ed ecco il Capricorno; eppure il Capricorno è un libro alquanto voluminoso.
...
tutto è contenuto nei miei appunti; solo gli avvenimenti sono annotati, ma quando descrivo l'avvenimento questo dà vita a un libro.
E non abbiate paura, nel caso vogliate accingervi anche voi al compito della scrittura autobiografica, di restare a corto di materiale. Poiché, come dice ancora Henry Miller, non bastano duemila libri a esaurire il contenuto di un'esistenza umana.

4. Lo scrittore del sesso

Personalmente considero una fortuna l'essermi io avvicinato all'opera di Miller in modo all'apparenza del tutto accidentale, attraverso la lettura di un capitolo di un suo libro posto a prefazione di un libro di un altro scrittore, H.Rider Haggard. Perché in questo modo ho potuto liberarmi di colpo dei sentito dire e inoltrarmi nella lettura dei due Tropici sapendo già che Miller era molto di più che "lo scrittore del sesso".
Cioè, che Miller scriva di sesso è indiscutibile, ma confinare la sua fama di scrittore a questo ambito, come accade nell'opinione comune, è a dir poco riduttivo. Prendiamo per esempio la trilogia della Crocifissione in rosa: Sexus-Plexus-Nexus. E' vero, anzi verissimo, che le cinquecento e passa pagine di Sexus mantengono fede al titolo e ne trasudano, ma è altrettanto vero che le successive cinquecento e passa pagine della trilogia (Plexus) non hanno una riga in cui si parli di sesso. Eppure la scrittura non ne risente minimamente, al punto che si può affermare con sicurezza che proprio Plexus rappresenta una delle vette della vasta produzione milleriana.
E a proposito di vette aggiungo, a chiusura di questa parte, che proprio Christian de Bartillat propone nel suo libro-intervista un percorso di lettura a sei tappe/titoli in grado di permettere, a chi vuole, di farsi un'idea esauriente di Miller scrittore senza dover diventare a ogni costo un millerologo e leggere gli oltre cinquanta titoli della sua bibliografia.
Ecco, in ordine si può dire obbligato, il percorso:
  1. Tropico del Cancro (1934)
  2. Tropico del Capricorno (1939)
  3. Sexus (1949)
  4. Plexus (1952)
  5. Nexus (1960)
  6. Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch (1957)
E' una buona idea per un regalo di Natale, no?


* * *

Note e crediti

Tutte le citazioni sono tratte da: Henry Miller, Conversazioni a Pacific Palisades con Christian de Bartillat. Ugo Guanda editore, 1992. Traduzione di Dolores Musso.
Eccetto: Rainer Maria Rilke, Elegie Duinesi II,66-70. In: Poesie 1907-1926. Giulio Einaudi editore, 2000. Traduzione di Anna Lucia Giavotto Künkler.

L'immagine di apertura del post è: Henri Cartier-Bresson, Henry Miller in California (1947).

Commenti

  1. Eheh, sei tornato a parlare anche della trilogia in -us!
    Mi aveva incuriosito già all'epoca, questo trittico di opere...

    Moz-

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    Risposte
    1. Pensa che la trilogia in -us figura sia nella mia Top Ten letteraria che in quella di Obsidian Mirror. Credo che piacerebbe anche a te.
      Inoltre, se non sei interessato a farti un'idea globale del percorso di Miller scrittore puoi benissimo leggere soltanto la trilogia e trascurare gli altri tre titoli.

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  2. Vaah bellissimo questo articolo!
    Ho fatto bene ad aspettare e leggerlo a mente rilassata!
    Prima di tutto mi accorgo sempre di più di come tu abbia un universo letterario molto particolare che mi piace sempre scoprire e di come Miller sia uno degli scrittori cui fai più spesso riferimento.
    Poi... che dire? Stavolta non voglio mettere parole a caso e voglio solo seguirti nella tua speculazione!! :D

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    Risposte
    1. Ciao Alessia! Mi fa molto piacere che l'articolo ti sia piaciuto così tanto. Ti confesso che anch'io stavolta ero più contento del solito ;) anche se temo che la seconda parte potrà risultare scioccante per più di una persona *_*
      In effetti è vero che il mio universo letterario ha dei confini ben delineati, che si espandono con molta gradualità ed è anche indubbio che Miller sia uno dei suoi astri più luminosi ^-^

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  3. Confesso che Henry Miller è uno dei classici moderni che mi manca. Probabilmente è giunto il momento di colmare questa lacuna, prenderò come riferimento i titoli che consigli.

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    Risposte
    1. Credo proprio che se ti risolvi a farlo non te ne pentirai, Ariano.
      E sai quante lacune da colmare avrei io? Se guardo gli scaffali della mia libreria, con tutti quei meravigliosi autori che aspettano il loro turno per essere letti, a volte da anni, mi viene male :P

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  4. Finalmente ho trovato l'idea per farmi il regalo del non Natale( scusami ma sono controcorrente...)
    Conoscere meglio Miller e incominciare a leggere seriamente qualche suo libro..
    Grazie come sempre caro Ivano, un bacio!

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    1. Allora vorrà dire che noi due ci scambieremo gli auguri di non Natale, cara Nella. E anch'io mi farò un regalo, controcorrente, degno della non ricorrenza.
      Un bacio a te e arrivederci presto su questi schermi.
      Comunque poi a giugno ti interrogo su Miller per vedere se hai studiato ^_^

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    2. Sono prontissima per l'esame e anche prima!!!ahahaha che peccato di superbia!
      Bacio!

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    3. Dopotutto sono poche migliaia di pagine, ahahah!
      Bacione!

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  5. Ecco! Grazie mille per questo post, perché mi ha chiarito alcune idee che avevo, preconcette, su Miller.
    Non ho mai avuto intenzione di leggerlo :P Un primo stimolo mi è derivato dalla tua lista e da quella di TOM relativa ai dieci libri preferiti, citavate entrambi la "trilogia".
    Confesso di aver curiosato, troppi anni fa ormai, Il Tropico del Cancro, ma probabilmente non ero in grado di leggerlo.
    Il percorso letterario, che si fa anche di vita da quel che ho capito, che si snoda nel passaggio tra dionisiaco e apollineo è molto interessante (un poco, Nietzsche, l'ho curiosato nel tempo ^^).
    L'idea del tempo come eterno presente è un po' anche il mio modo di intenderlo :P Questo, per colpa del professore di filosofia del liceo! ^_^
    Bellissimo incontro con Miller, attendo la seconda parte!
    Complimenti Ivano ^^

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    Risposte
    1. Grazie mille Glò per i complimenti :D
      Tropico del Cancro non è certo un libro che si legge facilmente. E neanche Tropico del Capricorno. La trilogia ha una prosa molto più lineare anche se non priva di sperimentalismi.
      Come ho scritto nel post, la suddivisione dionisiaco-apollineo non mi sembra del tutto fondata nel caso di Miller. Al massimo, secondo me, si può riferire al cambio di stile. Mentre per i contenuti, già nel Capricorno c'è una buona dose di apollineo e la trilogia conserva una buona parte di dionisiaco.
      Riguardo poi al tempo come eterno presente, lo si può anche teorizzare come idea astratta e filosofica, ma è soprattutto una condizione esistenziale.
      La seconda parte sarà molto diversa da questa e può darsi che qualcuno ne sia anche disturbato, ma saranno problemi loro non certo miei ;D

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  6. Disturbare è sempre una buona cosa ^^ permette l'esercizio neuronale!

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  7. Mi accorgo solo leggendo il tuo post che Miller era uscito con "Big Sur" tre anni prima di "Nexus", nonostante "Big Sur" narri di avvenimenti autobiografici successivi, se non mi sbaglio...

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    1. Non sbagli,... narra avvenimenti successivi ma è uscito prima ;)

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  8. Ciao ma questo non è l'elenco che mi avevi dato in occasione del salone del libro? Nell'ordine mi svevi anche detto.
    Ora non ho tempo ma appena riesco se ne hai voglia ne riparliamo
    Ciao

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    Risposte
    1. Ciao!
      Sì, esatto, è lo stesso elenco. Diciamo che se uno vuole leggere solo l'essenziale di Miller più di così non si può scendere.

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