Juke Box #1: Mezzogiorno sulle Alpi
Lungo ritorno a casa e La recessione sono le due canzoni di Alice con cui ho scelto di inaugurare l'Operazione Juke Box, una serie di post musicali che, come ho annunciato nei giorni scorsi, ci terrà compagnia di qui all'epifania. Entrambe le canzoni sono tratte da uno stesso disco della cantante forlivese: Mezzogiorno sulle Alpi, un raffinatissimo album del 1992 che vede nell'organico strumentisti del calibro di Gavin Harrison alle percussioni e Paolo Fresu alla tromba.
Come ho spiegato altrove, l'O.J.B. è nata dalla mia volontà di mantenere vivo questo spazio anche nel periodo natalizio, ma con dei post leggeri, che mi lasciassero il tempo di occuparmi di altri aspetti del blog che ho negletto nel corso di questo primo anno. Questo non vuole però significare che io consideri tutto ciò un semplice riempitivo, altrimenti avrei preferito di gran lunga prendermi una pausa dalle pubblicazioni.
La prima delle due canzoni di questo post, per esempio, io la considero un po' la canzone-manifesto del mio blog, nel senso che ne racchiude l'essenza forse meglio di qualunque altra. Non a caso l'ho scelta come brano inaugurale.
Diverso è invece il discorso per la seconda canzone, che ho scelto in primo luogo perché il suo testo è stato scritto da quel gigante della nostra cultura che è Pier Paolo Pasolini. Si tratta inoltre di una canzone più che mai attuale, nonostante i quattro decenni trascorsi dalla data della sua composizione (1974), imbevuta, come molti altri testi di Pasolini, di un autentico spirito di profezia.
Aggiungo soltanto, prima di lasciarvi all'ascolto di queste due meravigliose canzoni, che ho modificato leggermente l'impostazione iniziale del progetto: anziché un brano al giorno, presenterò ogni due giorni un post con due brani, per un totale di sette post e quattordici canzoni. In fin dei conti era una caratteristica dei dischi dei vecchi juke-box quella di avere un lato A e un lato B.
A. Lungo ritorno a casa
(Alice/Messina/Cosentino)
- Testo -
Il cielo è ancora chiaro,
il sole sta scendendo.
Ti siedi fuori calmo,
lontano dal lavoro,
lo sguardo teso sulla tua memoria
per vedere più lontano:
ritrovi ancora nel silenzio
gli anni della primavera.
L'attesa si colora
d'impressioni antiche
quando i tuoi passi lenti,
nell'ombra del giardino,
sollevano la polvere dai sensi
e il buio arriva piano.
Così rinasce in te la nostalgia:
scoprire il tuo passato.
Ritrovi ancora nel silenzio
gli anni della primavera.
B. La recessione
(Pasolini/De Martino)
- Testo -
Vedremo calzoni coi rattoppi
rossi tramonti su borghi
vuoti di macchine
vuoti di macchine
pieni di povera gente
che sarà tornata da Torino o dalla Germania.
I vecchi saranno padroni dei loro muretti
come poltrone di senatori
e i bambini sapranno che la minestra è poca
e cosa significa un pezzo di pane.
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremo i grilli o i tuoni
e forse qualche giovane
tra quei pochi tornati al nido
tirerà fuori un mandolino.
L'aria saprà di stracci bagnati
Tutto sarà lontano
Treni e corriere passeranno ogni tanto
come in un sogno.
Le città grandi come mondi
saranno piene di gente che va a piedi
con i vestiti grigi e dentro agli occhi una domanda
che non è di soldi ma è solo d'amore
soltanto d'amore.
Le piccole fabbriche
sul più bello di un prato verde
della curva di un fiume
dal cuore di un vecchio bosco di querce
crolleranno un poco per sera
muretto per muretto
lamiera per lamiera.
E gli antichi palazzi
saranno come montagne di pietra
soli e chiusi come erano una volta.
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremo i grilli o i tuoni
e forse qualche giovane
tra quei pochi tornati al nido
tirerà fuori un mandolino.
L'aria saprà di stracci bagnati
Tutto sarà lontano
Treni e corriere passeranno ogni tanto
come in un sogno.
I banditi avranno i visi di una volta
coi capelli corti sul collo
e gli occhi di loro madre
pieni del nero delle notti di luna
e saranno armati solo di un coltello.
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra
leggero come una farfalla,
e ricorderà ciò che è stato
in silenzio
il mondo
il mondo
e ciò che sarà.
* * *
Non conoscevo nessuno dei due brani, nella mia immensa ignoranza.
RispondiEliminaIl primo non mi sembra nemmeno così anni '70, il secondo lo è di più. Musicalmente sono molto simili, con un tappeto musicale tipico da canzone italiana classica.
Buon Natale, Ivo!^^
Moz-
Il primo pezzo è del 1992. E' il secondo, di Pasolini, del 1974.
EliminaDavvero il tappeto musicale del primo brano ti sembra quello della canzone italiana classica, con il ritmo di chiara estrazione tribale che apre il pezzo e la tromba che riecheggia, oltre al jazz, l'avanguardia americana stile Reich o Hassell?
Buon Natale, Miki! ^^
Ah, ecco: è degli anni '90, volevo dire!
EliminaSì, comunque: non sono quali siano le influenze, ma il tappeto musicale è quello della musica leggera di classe italiana... ovviamente di un trentennio fa^^
Moz-
Aggiudicato! ^^
EliminaIo che sono estremamente ignorante in musica, anche perché ne ascolto molto molto poca, la divido in bella e brutta :D
RispondiEliminaIl secondo brano mi ha lasciato indifferente mentre per il primo è stato molto piacevole ascoltarlo, tantè che mentre ero al pc a fare cose, l'ho messo come sottofondo musicale riascoltandolo più volte
Sono contento, Michele, che ti sia piaciuto "Lungo ritorno a casa", un brano che io amo tantissimo (altrimenti non sarebbe qui^^).
EliminaPer quanto mi riguarda trovo bellissimo anche il secondo brano (idem come sopra^^), ma è ovvio che ognuno ha i suoi gusti personali ;D
Stupende entrambe, Ivano!
RispondiEliminaSinceramente non le conoscevo però hanno un valore più profondo di quello semplicemente musicale. Sono storie, momenti di vita.
Grazie per avermele fatte conoscere.
E proseguirò su questa scia, Patricia... Con canzoni che sono anche storie, frammenti di vita. Grazie a te per averle gustate così a fondo :D
EliminaBellissimo il quadro di Segantini.
RispondiEliminaAlice invece la riscopro, nel senso che anche se appartengo a una generazione che l'ha conosciuta bene io sono rimasto fermo ai suoi hit più famosi e basta.
La Alice migliore viene dopo il periodo dei suoi hit. Non a caso dal bellissimo Park Hotel in poi il suo non è mai più stato un successo di massa.
EliminaSono d'accordo: il quadro di Segantini è una meraviglia!
Alice *__* Voce e interpretazione!
RispondiElimina(a me non dispiace nemmeno in alcuni hit più commerciali a dire il vero: Il vento caldo dell'estate, per esempio).
Bellissimo il dipinto scelto ^^
Non è stato difficile scegliere il dipinto, Glò, visto che Alice vi si è ispirata per il titolo del suo album ^^
EliminaAnche a me piace l'Alice degli inizi, volevo solo dire che ha fatto un salto di qualità dalla metà degli anni ottanta.
Meraviglia questo omaggio musicale ad una artista che non mi pare di conoscere e meraviglia le canzoni: la prima lirica, una visione, un momento di pausa, 'un tempo del sogno', appunto; la seconda reale, concreta, attuale come se l'Italia avessi vissuto negli ultimi 50 anni solo una storia a perdere, che poi è la realtà.
RispondiEliminaParliamo tanto di come il Giappone sia un paese a metà fra tradizione ed omologazione repentina agli standard occidentali dopo il dopoguerra, ma l'Italia cosa è adesso? Ha rinunciato a se stessa per tuffarsi in un'Europa fasulla come come il fac-simile di una moneta, fasulla nell'intento, fasulla nell'animo e fatta solo per affondare il debito pubblico del nostro paese (e di tanti altri più in difficoltà!) che però ha una responsabilità forte in questo naufragio: nei mal governi, nel piegamento a 90° (e scusa la scurrilità) nei confronti della Germania, degli Stati Uniti e di chiunque abbia la parvenza dei moneys stampata sulla propria bandiera... uno schifo globale.
Scusa lo sfogo, ma la nostra situazione politica ed economica mi fa venire veramente da vomitare e poi dobbiamo sorbirci ogni anno le menzogne vestite a festa dei discorsi presidenziali... ma andate a gsfdjgsjfgsaugf, che la gente non campa con le parole sporche.
Ecco, scusami. ^^
Non devi scusarti, Alessia, io la vedo esattamente come te.
EliminaQueste due canzoni rappresentano per me anche i miei due diversi modi di essere nel mondo: da una parte c'è la dimensione ineludibile della ricerca interiore, dall'altra l'esigenza altrettanto ineludibile di non chiudere gli occhi davanti allo "schifo globale".