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Solve et Coagula - Nota al capitolo 4: Storia dell’occhio di Bataille /2




E’ chiaro che il mondo è puramente parodistico, qualsiasi cosa si guardi è la parodia di un’altra, o ancora la stessa cosa sotto una forma ingannevole.
Georges Bataille, L'ano solare, pag. 11


La metafora dell'Occhio

Vladimir Kush - Flight of the sun 
Storia dell'occhio sembra essere stato modellato essenzialmente dal suo autore su una struttura binaria. Da un lato c'è il racconto dei giochi erotici che intercorrono tra Simone e il narratore, e tra loro e gli altri personaggi del libro; dall'altro ci sono le varie epifanie dell'oggetto "occhio" che si manifestano nei momenti salienti della vicenda.
Ma l'oggetto "occhio" ha anche la proprietà di evocare una varietà di oggetti che gli sono affini, con il risultato di formare una catena associativa.
In realtà, Roland Barthes individua nella Storia dell'occhio due diverse catene di associazioni, una primaria e una secondaria, che lui sceglie di chiamare, nella sua veste di linguista e semiologo, "catene di metafore". E anche questa duplicità appare un'ulteriore conferma, al livello della forma stavolta, dell'esistenza di una struttura binaria nel racconto.

Delle due catene individuate da Barthes, la primaria, o catena dell'occhio, ha come sua variazione iniziale quella dell'uovo e permette così di introdurre la bianchezza e la rotondità come invarianti. Una volta stabilito questo, si creano poi altre associazioni ("estensioni metaforiche" nella terminologia di Barthes), come la scodella del latte del gatto, che serve al primo gioco erotico di Simone, o i testicoli (spellati) del toro. Ma niente vieta di allungare la catena individuata da Barthes inserendo altri elementi del libro, come per esempio la calotta cranica o l'arco della via lattea.
Da questa catena primaria ne deriva poi una, secondaria, che Barthes definisce catena del pianto, rappresentata nel libro da tutte le varie epifanie del liquido: lacrime, latte, tuorlo d’uovo, sperma, urina. Anche questa catena inoltre, come la precedente, può essere tranquillamente estesa dal momento che perfino il matador, con la sua linea affusolata, viene descritto da Bataille come “simile a uno zampillo” (SO, 127).
Le due catene non si limitano in oltre a procedere parallele tra loro, ma si intersecano creando delle associazioni incrociate tra "bianchezza e rotondità"  da una parte e "liquido" dall'altra. Nelle parole di Barthes:
Basta però che nel campo metaforico tracciato, a guisa di aruspice da Bataille, il sole sia disco, poi globo, perché la sua luce scorra come liquido: luminosità molle; liquefazione urinaria del cielo. (MO; SO, 159)

Barthes circoscrive infine ancora un artificio, una disarticolazione in questo caso, derivata dall'associare agli elementi di una delle due catene gli atti appropriati agli elementi dell'altra catena.
E questo è riferito nello specifico a un passo della Storia dell’occhio in cui il narratore parla di una qualità della sua compagna di avventure Simone:
Giocava allegramente con le parole, dicendo a volte rompere un occhio, a volte cavare un uovo, tenendo insostenibili ragionamenti. (SO, 114)

Ho qui finora volutamente trascurato, in questo rapido riassunto delle sue tesi, la terminologia tecnica di cui Roland Barthes fa ampio uso. Rimando chi fosse interessato a leggere di sintagmi, metonimie e quant'altro direttamente al saggio integrale La metafora dell'Occhio, pubblicato come postfazione al volume Storia dell'occhio della ES. A me premeva soltanto, nell'utilizzarlo, trovare motivi a sostegno della mia idea di una struttura binaria dell'opera (di cui potrei fornire, se avessi abbastanza spazio a disposizione, altri esempi), e dare un'idea sommaria del contenuto del libro.
Barthes si limita in ogni caso a sottoporre il testo unicamente a una "critica formale", adombrando anche l'ipotesi che sia la sola lecita (poiché secondo lui la Storia dell'occhio è "...una letteratura a cielo aperto, situata al di là di ogni decifrazione..."), mentre a mio avviso il racconto si presta altrettanto bene a essere letto come una prefigurazione di concetti chiave della futura filosofia di Bataille quali sono i concetti di "esperienza del limite", di "male" e, soprattutto, di "sovranità".
Ed è anche irrilevante, da questo punto di vista, l'obiezione, ancora espressa da Barthes, che:
Bataille stesso ha reso parzialmente vano ogni sforzo per decifrare il suo poema dando (alla fine del libro) le fonti (biografiche) della sua metafora. (MO; SO, 160)

* * *

La sovranità e il "male"

Balthus, Therese (1938)
In realtà, se solo lo consideriamo da un punto di vista diverso da quello della "critica formale", il gioco di associazioni e scambi a cui Bataille sottopone l'oggetto del suo libro, l'occhio, rimanda prima di ogni altra cosa alle associazioni e scambi, di parole e immagini, cari a certa psicologia ma anche ai giochi d'infanzia. E Bataille sottolinea a più riprese, nella sua produzione saggistica, come il bambino partecipi della sovranità a un livello ben maggiore rispetto all'adulto.
Caratteristiche della sovranità sono infatti l'assenza di progetto, l’accento sul momento presente e "il potere di ascendere al di sopra delle leggi che assicurano la conservazione della vita”. E il bambino non è né interessato alla conservazione della vita, né ad alcun progetto di salvezza. Libero da ogni preoccupazione nei confronti della società e del futuro, può permettersi di godere liberamente del momento presente con tutti i suoi sensi.

E' per questo che la sovranità esige immancabilmente una certa quantità di "male", necessario a opporsi alle interdizioni della società, che mirando al "bene" reprime a sua volta la sovranità individuale in nome dell'utile e del futuro. Il "male", è bene ribadirlo, non ha in questo caso una connotazione morale, ma è pertinente alla sovranità nei limiti in cui questa rappresenta una violazione dell'interdetto dalla società.
Lo stesso Bataille cita al riguardo (LM, 186) una formula di Breton, definendola una delle migliori approssimazioni alla sovranità:
...là dove la vita e la morte, il reale e l'immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l'incomunicabile, l'alto e il basso, cessano di essere percepiti in modo contraddittorio...

Si tratta in pratica di una coniunctio oppositorum analoga a quello del misticismo, che è in effetti un altro dei domini della sovranità, sebbene la sovranità del mistico non sia mai in realtà assoluta. Perché se anche si sottrae all'ambito della società utilitaristica, il mistico non rinuncia al suo progetto di salvezza (il nirvana nel buddhismo e il paradiso nel cristianesimo). E per il conseguimento di questo progetto si mutila di una parte di sé, cioè esattamente di quella parte di sé che sarebbe oggetto delle interdizioni della società profana. E questo comporta che:
...se l'ascesi è un sacrificio, assai lo è soltanto di una parte di sé che si perde in vista della salvezza dell'altra. Ma volersi perdere interamente: ciò è possibile solo con un movimento da baccanale, in nessun modo a freddo.
...
Da una parte si fa appello all'eccesso delle forze, a moti di ebbrezza, di desiderio. E dall'altra, per disporre di forze in quantità, ci si mutila. ...Se si tratta di salvezza ci si mutili pure.... Ma il viaggio ai limiti del possibile esige la libertà di umore, quella di un cavallo mai montato.
...
L'uomo che ignora l'erotismo non è meno estraneo al limite del possibile di quanto lo sia senza esperienza interiore. Bisogna scegliere la vita ardua e movimentata - quella dell'"uomo intero", non mutilato. (EI, 56-57)

E' esattamente questo "movimento da baccanale" che segna il ritmo della Storia dell'occhio e che permette al narratore e a Simone, decidendo della loro "vita ardua e movimentata", un accesso, sebbene ancora una volta parziale, al dominio della sovranità. Parzialità che va forse in questo caso attribuita a una eccedenza di "male", male che la sovranità esige necessariamente come limitato, che fa sì che il solco che separa Simone e il narratore dal pieno accesso alla sovranità non si richiuda mai del tutto, in nessuna parte del libro. Ed è in questa apertura o semiapertura che va ravvisata a mio avviso l'origine di quella "gioia folgorante" che l'autore vi riconosce. E di cui ha reso così gioiosamente partecipe il lettore.


Balthus, Therese revant (1938)


* * *

Legenda delle abbreviazioni

SO = Storia dell'occhio
MO = La metafora dell'occhio
LM = La letteratura e il male
EI = L'esperienza interiore

Note e crediti

Roland Barthes, La metafora dell'occhio. Critique, 1963. In: Georges Bataille, Storia dell'occhio. ES, 2005.
Georges Bataille, Storia dell'occhio (1928, 1967). ES, 2005.
Georges Bataille, La letteratura e il male (1957). SE, 1987.
Georges Bataille, L'esperienza interiore (1941). Edizioni Dedalo, 1978, 2002.
Georges Bataille, L'ano solare (1926). ES, 1993.
L'immagine in alto sotto il titolo è: Vladimir Kush, Sunrise by the ocean.


Commenti

  1. Devo dire che ho qualche difficoltà nel seguire il discorso delle due catene dell'occhio. Mi lasciano un po' perplesso.

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    1. Cosa è che non ti torna esattamente Marco? Ho riletto la parte interessata del post e non ho trovato niente di strano...

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    2. Non so... sono delle associazioni strane. Occhio - uovo -scodella del latte - testicoli. Sinceramente io non vedo una correlazione. E anche la seconda: l'unica associazione è che siano dei liquidi? (Tra l'altro il tuorlo non lo è nemmeno). E perchè epifanie? Cioè "manifestazioni", in che senso? No, sono proprio perplesso! Mi dà l'impressione di quei critici che vedono significati nascosti e reconditi in opere d'arte, quando probabilmente non ne hanno nessuna e sono buttate giù a caso. Boh!

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    3. In realtà, Marco, è lo stesso Bataille a stabilire la correlazione. Lo fa in un commento al suo scritto. Per esempio, racconta che durante la scrittura del libro si era chiesto cosa c'entrassero i testicoli del toro, perché se li immaginava di colore scuro, poi informandosi ha scoperto che una volta spellati (e lui nel libro li descrive appunto spellati) sono bianchi proprio come l'uovo e il globo oculare. Allora ha compreso che la loro comparsa nel testo aveva un senso.

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  2. Nell'ambito della simbolistica cristiana, mi è venuto in mente leggendo il post anche l'uovo che pende sopra il capo della Madonna nella mirabile Pala di Brera (o Pala di Montefeltro) eseguita da Piero della Francesca. Là è il simbolo di nascita a una nuova vita.

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  3. Dimenticavo: mi è piaciuto molto anche il passaggio sulla sovranità come coniunctio oppositorum, tipica dei bambini. Se ci pensiamo, hanno sempre qualcosa di regale.

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    1. Riguardo a Piero della Francesca, ho ben presente l'opera che citi, ma non credo che Bataille ne abbia tratto qualche ispirazione per la sua "Histoire". L'elemento base del suo racconto è l'occhio, o meglio ancora il bianco dell'occhio, e l'uovo vi è richiamato per associazione di idee.

      La Sovranità è senza dubbio uno dei temi più affascinanti della filosofia bataillana, insieme alla sua particolare concezione del male, a cui è collegata.

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