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Solve et Coagula - Pagina 51



Capitolo 4 - parte 13

Fortunatamente per lei, la sua amica Giulia, forse proprio a causa di questa nebbia, era sempre rimasta all’oscuro dell’esistenza di quel patto scellerato. Le aveva solo detto che la sua inquilina chiudeva sempre la stanza a chiave perché era gelosa del suo spazio e del sua privacy.
«E tu glielo permetti?» aveva replicato l’amica con la consueta foga.
«Perché non dovrei?» si era difesa Luisa «Dopotutto è il suo unico neo. Per il resto è l’inquilina che ho sempre sognato di avere: non sporca, non lascia niente in giro, non fa rumore e, soprattutto, è puntuale nei pagamenti».
Naturalmente non era scesa troppo nei dettagli. Non poteva certo dire a Giulia, come del resto a nessun altro, che Alessandra non usava praticamente mai né la cucina né il bagno.

Poi, un giorno, era accaduto l’inevitabile. Alessandra era uscita dalla sua stanza nello stesso momento in cui Giulia era nell’appartamento e Luisa le aveva, almeno nelle sue intenzioni, presentate.
«È peggio di quanto pensassi…» commentò poi l’amica, non appena furono di nuovo sole.
«Che vuoi dire?».
«Non fare la finta tonta, Lu’. Non puoi non esserti accorta che è malata… deve essere autistica o qualcosa del genere. Quando ti guarda non ti guarda veramente e la stessa cosa vale per quando ti parla».
«Be’, allora questo spiega perché si rinchiuda sempre nella sua stanza» aveva osservato tranquilla Luisa, lasciando esterrefatta e senza parole l’amica.
Luisa si accorse all’improvviso del suono di passi in avvicinamento che veniva dal corridoio. Proprio vero, pensi al diavolo e ne spuntano le corna, si disse. Un istante dopo Alessandra comparve nel soggiorno, ancora nella sua camicia da notte. Ebbe, come sempre, l’impressione di trovarsi di fronte una vera e propria bambola da salotto in carne e ossa.
«Niente scuola oggi?» le chiese.
«Niente scuola oggi» le confermò Alessandra.
Più o meno come avere in casa un merlo indiano, pensò ancora Luisa, mentre la osservava dirigersi, a piccoli rapidi passi, verso la cucina.
Dopo un paio di minuti, la ragazza ricomparve nel soggiorno. Luisa la osservò di nuovo attraversare la stanza nella direzione opposta, ma un attimo prima che potesse varcare la soglia dell’ingresso chiamò il suo nome.
Alessandra si arrestò di colpo, quindi si voltò lentamente a guardarla con i suoi immensi occhi blu.
«Va tutto bene?» le chiese Luisa.
Ma proprio gli occhi della ragazza, a quella domanda, assunsero una strana luce gelida che la fece rabbrividire fin nelle ossa.
«Ti interessa veramente saperlo?» replicò dopo un breve silenzio.
«Sì, ovvio che mi interessa, altrimenti non te lo avrei chiesto» quasi balbettò Luisa in risposta.
Alessandra stirò allora le labbra in una specie di sorriso che ebbe su di lei un effetto persino più raggelante e Luisa si percepì improvvisamente come sperduta in un vuoto gelido e infinito. Credette di crollare a terra, poi, per fortuna, nello stesso momento in cui la ragazza si voltò e uscì dalla stanza, la sensazione la lasciò di colpo.

(Il dedalo delle storie, 13 novembre 2013)

Adesso puoi scegliere se andare alla >> Nota al Capitolo 4 - parte prima

Oppure direttamente a >> Pagina 52

Commenti

  1. Nota di collegamento con il tuo recente post sui generi cinematografici che prediligi. Non amo il genere horror perché sono una fifona, e già leggere questa puntata della blog novel mi ha messo i brividi. Figuriamoci se la vedessi rappresentata! :-)

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    Risposte
    1. Ci sono parti più fifose di questa nel seguito. Sei avvertita ;-D

      Elimina

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