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Il segreto di Hanging Rock 4/4




Dopo la rapidissima "introduzione al Tempo del Sogno" che ho presentato nel secondo e nel terzo dei capitoletti del post precedente, possiamo adesso fare ritorno al nostro Capitolo 18 e vedere ciò che accade a Miranda e Marion a Hanging Rock, in questi termini: diventano, entrambe loro, incarnazioni di spiriti-antenati che hanno nella Roccia il loro centro vitale e spirituale.
Per quanto riguarda invece la McCraw è lecito supporre, come fa Yvonne Rousseau, che il suo antenato totemico, il granchio che abita i billabong, sia stato portato in volo e lasciato cadere su Hanging Rock dalla stessa aquila che volteggia in alto a più riprese sopra la Roccia.
Irma non sembra avere, dal canto suo, nessun corrispettivo totemico in quel luogo e non è quindi soggetta a una trasformazione "fisica", né riesce a completare il viaggio e accedere, come fanno invece le sue tre compagne di avventura, a una dimensione ulteriore, quella che Miranda definisce semplicemente come "luce". Alla fine viene anche "espulsa" dal Tempo del Sogno e fa ritorno alla realtà fisica ordinaria. In termini fisici: a differenza delle altre, Irma viene ritrovata e soccorsa sulla roccia.

1. Il Sogno del Picnic

Ma l'incipit del Capitolo 18 indica anche, allo stesso tempo e in modo inequivocabile, la fondazione di un nuova mitologia connessa alla Roccia, in cui sono coinvolte indelebilmente tutte e quattro le donne.
Alla fine, forse, è proprio questo il vero mistero di Hanging Rock: su quale base Joan Lindsay ha creato questa nuova mitologia, che potremmo chiamare "Il Sogno del Picnic a Hanging Rock"? Il suo è stato solo un gioco letterario o era davvero venuta a conoscenza di qualcosa?

Sono domande che resteranno probabilmente per sempre senza risposta, tuttavia almeno una fonte di ispirazione diretta e accertata esiste, ed è la stessa Lindsay a nominarla nel Capitolo 3 di Picnic a Hanging Rock, per bocca di Miranda:
"Ho l'impressione che debba esserci un sentiero da qualche parte, quassù" disse Miranda. "Mi ricordo che mio padre mi fece vedere un quadro con della gente vestita all'antica in un picnic alla Roccia. Mi piacerebbe sapere dove era stato dipinto".

Il quadro in questione è quello mostrato qui sotto: At Hanging Rock, dipinto nel 1875 da William Ford.


Come si vede, però, il quadro è tutt'altro che rivelatore e anticipa ben poco delle tematiche e dell'atmosfera del romanzo. Non ci resta così a disposizione che un ultimo "indizio" a cui possiamo aggrapparci per non restare totalmente a bocca asciutta, e questo indizio si trova nella parte conclusiva di The Invisible Foundation Stone di John Taylor:
Un giorno lei [Joan Lindsay] mi mostrò altre lettere di persone che avevano condotto ricerche infruttuose in vecchi quotidiani, sperando di rintracciare gli eventi "reali". Accennai al fatto che era un peccato che perdessero così tanto tempo. "Sì" disse Joan - e poi, in modo assente: "Ma qualcosa accadde". Se quel qualcosa accadde nei quotidiani, in qualche aneddoto che aveva ascoltato, o nelle interconnessioni della sua immaginazione con altri mondi o altri tempi, non avevo idea - e non ci tenevo a saperlo.

E' pur sempre meglio che niente. E ben difficilmente sarà possibile spingersi oltre.


* * *

2. Per chi vuole approfondire

Non mi riferisco in questo caso a Picnic a Hanging Rock, ma al Tempo del Sogno e alle sue Songlines o Vie dei Canti. Ho deciso, per chiudere questa lunga serie di post, di consigliare almeno un libro e un film dedicati all'argomento.

Il libro è il già citato Le vie dei canti di Bruce Chatwin, pubblicato in Italia da Adelphi. Che è, come dice la nota in quarta di copertina, "Il libro che Chatwin inseguì per anni e che fece appena in tempo a scrivere".
Scritto con profondità di intenti e di pensiero, ma anche con la fluidità e la leggerezza di un romanzo, è la lettura ideale per chi voglia comprendere l'essenziale del Tempo del Sogno in modo piacevole e a tratti divertente.
Tutt'altra cosa, cioè, dai libri di A.P. Elkin, che consiglio sicuramente ma che essendo testi di natura scientifica possono rappresentare per molti una lettura non abbastanza comoda.
Mi sento invece di sconsigliare la lettura di un altro libro "facile" e a suo modo anche "blasonato": E venne chiamata due cuori di Marlo Morgan, che offre a mio avviso una visione distorta, alla maniera tipica del new age, della materia.

Un discorso analogo si può fare per il cinema: consiglio vivamente la visione del bellissimo film Dove sognano le formiche verdi di Werner Herzog, mentre sconsiglio, spiace dirlo, L'ultima onda di Peter Weir, un film dello stesso regista di Picnic a Hanging Rock, che pur affrontando stavolta in modo scoperto la tematica del Tempo del Sogno, lo fa, a mio avviso, in modo puramente spettacolare.

Dove sognano le formiche verdi (1984) è invece, sempre a mio avviso, un film costruito in modo intelligente. E anche se è fondamentalmente basato sul tema dello scontro di civiltà, riesce ad aprire almeno una fessura attraverso la quale sbirciare nelle tematiche di cui mi sono occupato in questi post.
La storia che racconta è inoltre ispirata a un evento reale: la prima causa intentata dagli aborigeni australiani contro una compagnia mineraria per violazione di un loro luogo sacro. La causa fu vinta alla fine dalla compagnia mineraria, ma proprio come Herzog ci mostra nel suo film, il giudice espresse dopo il verdetto il proprio rammarico per essere stato costretto ad applicare la legge in contrasto a quello che lui personalmente riteneva giusto.

Dove sognano le formiche verdi ha molti retroscena interessanti, a cominciare dalla mitologia che dà il titolo al film, creata dallo stesso Herzog, che si era consultato con i membri di una tribù aborigena per vedere fin dove gli era consentito spingersi nella sua creazione.
Anche gli attori aborigeni facevano parte di questa tribù, che viveva in realtà presso il golfo di Carpentaria, cioè oltre 2000 chilometri più a nord dell'insediamento minerario di Coober Pedy dove è stato effettivamente girato il film. Una scelta all'apparenza strana, ma dettata dal fatto che a differenza degli aborigeni dell'outback australiano, costoro mantenevano ancora intatta la loro struttura sociale.

Un altro aneddoto interessante è che durante le riprese del film, Herzog ha avuto la possibilità di incontrare Bruce Chatwin, che si trovava in Australia per le sue ricerche sul nomadismo che sarebbero poi sfociate ne Le vie dei canti.
Chatwin era solito viaggiare con una borsa apposita per i libri (che ne conteneva cinque o sei, fra cui le immancabili Metamorfosi di Ovidio), e pare che avesse con sé, in occasione di quel viaggio, proprio un libro scritto da Herzog. E fu proprio al regista tedesco che Chatwin lasciò infine in dono, prima di morire, la sua borsa da viaggio per i libri.

Commenti

  1. La via dei canti di Chatwin per me è strepitoso, molto più bello di In Patagonia

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  2. Concordo in pieno :) Secondo me è il suo libro più bello!

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  3. La via dei canti... mi hai incuriosito.
    Però prima viene Picnic, a questo punto.
    Dunque, i misteri resteranno irrisolti ma risolvibili... e forse sai che è proprio questa cosa ciò che rende un'opera immortale?

    Moz-

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    1. Sono contento di averti fornito due spunti di lettura, Miki. Tra l'altro sono due opere entrambe valide ma di stile molto diverso tra loro. Si può dire che le accomuni solo l'ambientazione australiana.

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  4. Hai incuriosito anche me. L'aver visto il film a questo punto non basta, devo approfondire l'argomento con qualcuno dei libri o dei film che hai citato.

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    1. Come ho scritto nell'articolo, Ariano, "Le vie dei Canti" di Chatwin e "Dove sognano le formiche verdi" sono sicuramente due ottimi punti di partenza (ma volendo anche di arrivo, se uno non vuole spingersi più oltre). Tra i film ti consiglio però anche lo splendido "Walkabout" di Nicholas Roeg (1971) nel caso tu non lo abbia visto.

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  5. Quante cose da dire su un solo capitolo, eh? Che praticamente nemmeno esiste! Ed è questo il più grande mistero: ciò che poteva essere, e non è stato.

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  6. Il capitolo in realtà esiste; è solo che non è stato accolto nella versione ufficiale e a quanto ne so anche le nuove edizioni ne sono sprovviste. Sarebbe poi molto interessante un remake del film che lo comprendesse, con l'utilizzo delle nuove tecnologie.

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  7. Non sapevo dell'esistenza di quel dipinto. Sento come un brivido salirmi lungo la schiena....

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    1. Eh sì, TOM, quello che si vede dovrebbe essere proprio l'inizio del sentiero che hanno preso le ragazze per risalire la Roccia.

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  8. Ho letto di furiose reazioni al "capitolo 18".Per molti fans si tratterebbe di un falso,un apocrifo non scritto dalla Lindsay (costoro dicono che la prosa del capitolo ha uno stile diverso).
    Personalmente credo che il capitolo 18 sia autentico.
    Vorrei capire però se la "metamorfosi" zoomorfa è l'esito finale,o se invece è soltanto un mezzo per passare ad un altro piano astrale.
    Se non ho letto male il capitolo 18,mi sembra di aver capito che le "piccole creature" esito della trasformazione non sono interamente animali,ma mantengono qualche tratto dell'aspetto originario,quindi credo probabile che la metamorfosi sia solo momentanea,o che quantomeno dove le tre stanno andando la forma sia mutevole e cangiante.
    E' interessante notare che Peter Weir,che non conosceva il capitolo 18, girò un finale poi eliminato (è visibile nel disco 2 del DVD director cut del film ) in cui sposava una spiegazione sovrannaturale,anche se diversa.
    Alla fine del film la direttrice Ms. Appleyard dopo aver provocato con la sua insensibilità il suicidio di Sarah,rovinata dallo scandalo della sparizione delle sue allieve,sale scarmigliata sull'Hanging rock,e giunge esattamente al punto in cui le ragazze sono sparite.
    Dalla fenditura della roccia appare una figura,è Sarah,che la guarda con aria di sfida.
    Ms. Appleyard si getta dalla rupe suicidandosi.

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    1. Grazie del tuo intervento, molto accurato e interessante. Sono convinto anch'io che il capitolo XVIII sia autentico.
      Per quanta riguarda la metamorfosi, come ho scritto nel post la si può spiegare secondo me solo in senso totemico. Le ragazze si ricongiungono al loro totem e questo significa la possibilità di assumere la forma dell'animale che lo rappresenta. Allo stesso tempo questo vuol dire anche passare dalla nostra dimensione fisica a quella più astratta del Tempo del Sogno - una dimensione dove probabilmente è il pensiero a dettare legge e dove è quindi possibile che la forma sia appunto qualcosa di "mutevole e cangiante". In ogni caso entrano in gioco almeno altre due dimensioni fisiche: la quarta e quinta.
      Non sapevo del finale eliminato da Weir. Cercherò di rintracciarlo. Grazie mille!

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  9. E' nell'edizione Italiana del director cut,nel disco 2,insieme ad altri extra interessantissimi.
    La sequenza è molto suggestiva,ed anche se con il senno di poi Weir ha fatto bene ad eliminarla,conclude molto bene la storia,lasciando però lo spettatore libero di decidere: (la Appleyard ha avuto un allucinazione,o lo spirito di Sarah si è davvero ricongiunto alle sue amiche,e sopratutto allo spirito affine di Miranda, sull'Hanging rock)?
    La recitazione,fatta solo di sguardi,mette i brividi e commuove.
    Meno felice è invece un altra scena tagliata in cui Michael Fitzhubert seduto in giardino vede in lontananza Miranda apparirgli dentro una grotta nelle sembianze della Venere del Botticelli (anche questa scena è visibile negli extra).
    Io credo che se il capitolo 18 fosse un falso noi oggi lo sapremmo,visto che è uscito alla fine degli anni 80 e che in tutto questo tempo il falsario sarebbe stato smascherato o avrebbe confessato.
    Inoltre,non credo che un falsario avrebbe inventato un finale del genere.
    Probabilmente le differenze di stile nella prosa (se effettivamente esistono) sono dovute alla difficoltà di "dire l'indicibile",di comunicare un avvenimento così arcano.
    Tutto il libro ed il film riconducono ad un finale soprannaturale; una semplice caduta in una buca o un omicidio,non avrebbero senso e risulterebbero ancora più stonati.
    Del resto come si diceva,Weir intuì perfettamente che ci si muoveva in quel campo; la cosa straordinaria è che il suo film,per come è girato potrebbe finire tranquillamente e in maniera del tutto naturale col capitolo 18.
    Il suo finale con la rediviva Sarah dimostra qual'era la conclusione del regista circa il destino delle ragazze: esse abitavano ancora in qualche forma Hanging rock,come se il nume che presiedeva alla roccia non avesse sopportato che tanta grazia e bellezza andassero perdute col passare del tempo umano e dovessero invece essere preservate eternamente (e guardando l'attuale aspetto di Miranda negli extra del DVD,o delle altre ragazze in foto reperibili sul web,non può non sorgere questo desiderio).
    In ultimo però vorrei dire che se oggi parliamo di quel libro e di quel film è perchè in fondo tutti siamo "presi per incantamento"" da Miranda; la Miranda che Peter Weir ha saputo evocare in un modo così magico e "numinoso".

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    1. Mi hai fatto davvero venire l'acquolina in bocca con queste descrizioni degli speciali. Mi procurerò al più presto l'edizione.
      Poi condivido al 100% questo parte del tuo commento: Probabilmente le differenze di stile nella prosa (se effettivamente esistono) sono dovute alla difficoltà di "dire l'indicibile",di comunicare un avvenimento così arcano.
      E che dire dell'incantamento prodotto da Miranda? Non c'è dubbio che dia un contributo determinante a quello più generale prodotto dal film nel suo insieme.

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  10. Da "Meriggio" di Gabriele D'annunzio:

    ......Perduta è ogni traccia
    dell'uomo. Voce non suona,
    se ascolto. Ogni duolo
    umano m'abbandona.
    Non ho più nome.
    E sento che il mio vólto
    s'indora dell'oro
    meridiano,
    e che la mia bionda
    barba riluce
    come la paglia marina;
    sento che il lido rigato
    con sì delicato
    lavoro dell'onda
    e dal vento è come
    il mio palato, è come
    il cavo della mia mano
    ove il tatto s'affina.

    E la mia forza supina
    si stampa nell'arena,
    diffondesi nel mare;
    e il fiume è la mia vena,
    il monte è la mia fronte,
    la selva è la mia pube,
    la nube è il mio sudore.
    E io sono nel fiore
    della stiancia, nella scaglia
    della pina, nella bacca,
    del ginepro: io son nel fuco,
    nella paglia marina,
    in ogni cosa esigua,
    in ogni cosa immane,
    nella sabbia contigua,
    nelle vette lontane.
    Ardo, riluco.
    E non ho più nome.
    E l'alpi e l'isole e i golfi
    e i capi e i fari e i boschi
    e le foci ch'io nomai
    non han più l'usato nome
    che suona in labbra umane.
    Non ho più nome nè sorte
    tra gli uomini; ma il mio nome
    è Meriggio. In tutto io vivo
    tacito come la Morte.
    E la mia vita è divina.

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    1. Molto suggestivo il finale. Non la conoscevo, ma la cosa non mi sorprende :D

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  11. Anche senza la presenza del Cap. XVIII, anche ammettendo sia un falso, a me è sempre sembrato evidente che si facesse riferimento al soprannaturale, ai miti degli aborigeni. La cesura si avverte netta nel libro: ovviamente io ho sempre pensato alla volontà di non-dire della scrittrice, forse per aumentare l'effetto di straniamento e tensione nel lettore, forse per impossibilità di narrare determinati fatti.
    Però è affascinante l'ipotesi di una volontaria "censura" per i motivi detti nei tuoi posto.
    Bellissimo approfondimento! ^_^

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    1. Ti ringrazio per l'apprezzamento, Glò! :) Per me la scoperta del capitolo XVIII è stata una vera benedizione. Era molto più di un sequel, perché l'intento che guidava la penna era chiaramente lo stesso del resto del libro.

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  12. Sono davvero felice di aver letto questi post dedicati in maniera specifica al diciottesimo capitolo. Non sapevo bene come rapportarmi ad esso: ho creduto che le tre ragazze fossero incappate in una sorta di buco spazio temporale (?), ma non ero del tutto convinta; credevo mi fosse sfuggito qualcosa... La teoria del Tempo del sogno è interessante e valida. Continuo a pensare che a me il finale "tagliato" comunque non dispiaceva. Mi sembrava anche giusto da un certo punto di vista che il mistero rimanesse velato. ^^

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    1. Neanche a me, sai, dispiaceva il finale tagliato. Inoltre ci ha permesso di goderci un altro pezzo di Picnic a molti anni di distanza, quando uno ormai non si aspettava più niente di nuovo ^_^
      Comunque che c'entrasse il Tempo del Sogno lo avevo subodorato già alla vista del film di Peter Weir, che ho visto prima di leggere il libro. So che anche del film esiste una parte tagliata che cerca di spiegare qualcosa, ma è comunque completamente scollegata dal capitolo XVIII perché Peter Weir era all'oscuro della sua esistenza. Non sono ancora riuscito a vedere questa parte tagliata ma spero di rimediare presto.
      Peter Weir ha poi ripreso il tema del Tempo del Sogno l'anno dopo Picnic, nel film L'ultima onda, ma ha voluto diree mostrare troppo e ha combinato, secondo me, un vero pastrocchio :P
      Ciao a presto :)

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  13. Il dipinto è chiaramente ispiratore per il film. Ricordo di averlo visto molti anni fa ed essendo ragazzina ne rimasi fortemente impressionata. Mi incuriosisce il libro!

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    1. Sono entrambi tra i miei preferiti, il libro e il film. Il film l'ho visto diverse volte, il libro letto due volte :)

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  14. Sinceramente, un finale a questa vicenda non lo trovo necessario. Il film è straordinario cosí com'è, il libro devo ancora leggerlo. Il famoso capitolo XVIII a me personalmente non piace, nè come possibile spiegazione nè come finale della storia. Preferisco propendere per la possibilitá di un varco spazio-temporale aperto da intelligenze superiori (alieni?):)

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    1. Benvenuto o benvenuta, Shimaine :)
      Immagino sia una questione di prospettiva. Per me quella offerta dal Tempo del Sogno (a cui tra l'altro il blog è dedicato) è di gran lunga la più coerente con il contesto e quindi la più plausibile. Per questo trovo che lo straordinario epilogo alla storia racchiuso nel capitolo XVIII sia il migliore possibile.

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  15. Sinceramente, un finale a questa vicenda non lo trovo necessario. Il film è straordinario cosí com'è, il libro devo ancora leggerlo. Il famoso capitolo XVIII a me personalmente non piace, nè come possibile spiegazione nè come finale della storia. Preferisco propendere per la possibilitá di un varco spazio-temporale aperto da intelligenze superiori (alieni?):)

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  16. Hai poi visto l'esizione speciale DVD col director cut?

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    1. Non ancora... l'avevo cercata ma senza successo nei giorni immediatamente successivi al tuo commento. Poi me ne sono dimenticato. Magari ci riprovo. Grazie del "memorandum".

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  17. Penso che la chiave di volta di questo capolavoro estetico, esistenziale e metafisico, sia proprio nell'incipit del film, la vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno. Proprio nel mistero della dimensione onirica, secondo me c'è la soluzione di tutto.

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